VENERDI’ XXIX^ SETTIMANA T.O. 22.10.2021 – Luca 12,54-59 “…questo tempo non sapete valutarlo”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 12,54-59

«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La verità dell’uomo, delle cose, della storia, non è in lui.

Se l’uomo fosse principio di verità, luce, giustizia, non avrebbe bisogno di Dio.

Invece l’uomo non è principio DI NULLA. Né di sapienza e né di intelligenza E PER QUESTO HA SEMPRE BISOGNO DI DIO.

Ogni uomo necessita di Dio, più della terra che necessita del sole dell’acqua, dei venti, di ogni altro elemento indispensabile perché possa produrre frutto.

Questa verità è mirabilmente insegnata dallo Spirito Santo che l’ha rivelata ai giusti dell’Antico testamento.

A coloro che sono nella fede e che hanno sperimentato nella loro vita l’agire del Signore, il Cristo annunzia che l’orologio del mondo presto vedrà l’arrivo della fine.

Presto suonerà l’ultima ora e la Sua Venuta è davanti alla porta. Purtroppo la PAROLA DI DIO non trova più cittadinanza in una buona parte dei viventi e sempre di più cala il numero di coloro che hanno FEDE.

Siamo cattolici per “accidente geografico”, perché siamo nati in Italia, e, di conseguenza, molto pochi attribuiscono CIO’ CHE MERITA ALLA SIGNIFICAZIONE DELLA PAROLA DI DIO. E la vita di noi tutti è a rischio.

Ma il Signore non parla della vita terrena, ma della vita spirituale, che è in pericolo. Perché se il giorno del Signore ci coglie impreparati, cadremo nella morte spirituale, e questa è molto peggio che la morte terrena che riguarda soltanto il corpo.

Certo non sappiamo quando arriverà e facciamo solo calcoli umani, dicendo “…ma tanto sono ancora giovane …ho una vita davanti”. E dimentichiamo che Dio calcola con un altro parametro di tempo.

E Satana ne approfitta e infuria con tutto il suo potere. I segni sono innegabili ed aumentano sempre di più.

Purtroppo l’umanità è attaccata al mondo e non vuole credere che per lei esista un termine in cui le sarà chiesto “che ne hai fatto della tua vita?

Ma gli uomini SONO SORDI e non badano neanche alla Voce Divina, E DA CIO’ NASCE LA LORO ROVINA.

Ma poi arriva infallibilmente il termine ultimo, affinché si adempia ciò che il Signore ci ha fatto annunciare tramite i profeti fino al giorno d’oggi. E guai a coloro che avranno lasciato inosservati tutti insegnamenti Divini, e rifiutato il Dono di Grazia e sono vissuti da irresponsabili sulla Terra.

Dimenticando che la Parola del Signore è Verità e TROVERA’ COMPIMENTO.

Noi non lo vogliamo credere, ma in questo mondo imperversa satana e miete vittime grazie alla nostra “apatia religiosa” e al nostro spiccato disinteresse.

Alla fine del mondo Satana verrà annientato, e la stessa fine faranno tutti coloro che lo seguono. Verranno giudicati nell’ultimo Giorno, e la loro sorte sarà la più profonda oscurità.

Ecco l’arduo compito assegnato a ogni uomo: cercare il senso della sua esistenza, cercare di comprendere i pensieri e il progetto di Dio, e cercare Dio.

Questa ricerca dovrebbe iniziare dall’esame dei segni che Dio ci offre, infatti, come ci sono dei segni premonitori dai quali possiamo comprendere l’andamento dei fenomeni meteorologici, così ci sono dei segni che ci aiutano a conoscere Dio e il suo progetto.

Questi segni sono:

  • in primo luogo lo splendore del creato,
  • poi la parola incandescente dei profeti,
  • e la vita luminosa dei santi.

Questi segni sono concessi a tutti gli uomini e in tutti i tempi.

Naturalmente Dio osserva anche cosa ne facciamo degli aiuti che ci offre.

Infatti il Salmo 53,3 ci dice che “Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio che cerca Dio”.

Purtroppo, di uomini saggi non ne trova molti.

Un altro motivo è dato sia dalla debolezza della nostra intelligenza rispetto al compito assegnato, sia dalla nostra inclinazione a schivare i compiti difficili.

Così, di solito, dopo qualche tentativo incerto e poco convinto, lasciamo perdere e cerchiamo riparo dal tormento che l’enigma dell’esistenza ci pone, adottando le soluzioni più facili che troviamo in circolazione.

In effetti, a breve termine queste soluzioni funzionano molto bene, MA A LUNGO TERMINE ASSOMIGLIANO A UNA CASA COSTRUITA SULLA SABBIA, che prima o poi, cade clamorosamente, lasciando senza riparo chi si era illuso di aver fatto un ottimo affare a buon mercato.

Il libro della Sapienza al capitolo 2,2. 6-9descrive bene queste soluzioni ampiamente diffuse in tutti i luoghi e in tutti i tempi:

  • Siamo nati per caso e dopo sarà come se non fossimo stati. Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza! Saziamoci di vino pregiato e di profumi, non ci sfugga alcun fiore di primavera, coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze, lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere, perché questo ci spetta, questa è la nostra parte”.

Anche San Paolo nella sua Prima Lettera che scrive ai cristiani che vivono a Corinto, al capitolo 15,32, riassume la stoltezza di questa filosofia con parole molto efficaci “Mangiamo e beviamo perché domani moriremo”.

Un ultimo motivo per cui non è facile valutare il significato di questo tempo, è dato dal fatto che in campo c’è anche un giocatore invisibile, a cui in genere non pensiamo

Un giocatore disonesto, che ha tutto l’interesse ad offrirci significati dell’esistenza verosimili e seducenti, pur di sviarci dal cammino che ci condurrebbe a trovare il suo vero significato.

Questo nemico, invisibile e “forte”, È IL DEMONIO: padre della menzogna e omicida fin dal principio (Gv 8, 44).

Il demonio è molto bravo ad offrirci soluzioni che sul momento ci entusiasmano, ma che alla fine sono la nostra rovina.

Queste sono le soluzioni a buon mercato descritte dal libro della Sapienza e da San Paolo, SOLUZIONI CHE CONTENGONO APPUNTO UNA MENZOGNA PERCHÉ NON SONO CONFORMI AL PROGETTO DI DIO; LA MENZOGNA POI, CONDUCE INEVITABILMENTE SU SENTIERI DI MORTE.

Ma ciò che ci è necessario per vivere veramente da uomini, e non semplicemente come animali, ossia sapere che senso ha il nostro esistere, non è facilmente a portata di mano, anzi, sembra un compito impossibile.

Il libro del Qohèlet, sembra avere il compito di non lasciarci aderire a tutti quei significati dell’esistenza in cui vorremmo volentieri rifugiarci, ma che non sono il suo vero significato.

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, al capitolo 1,2; 8,17, vanità delle vanità: tutto è vanità… ho osservato tutta l’opera di Dio, e che l’uomo non può scoprire la ragione di quanto si compie sotto il sole; per quanto si affatichi a cercare, non può scoprirla. Anche se un saggio dicesse di conoscerla, nessuno potrebbe trovarla”.

San Paolo considerando l’originalità del progetto di Dio esclama, al capitolo 11,33 della Lettera che scrive ai Cristiani di Roma “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie”.

E ancora, Giobbe, stupito, al capitolo 9,10 dice che Dio “fa cose tanto grandi da non potersi indagare, meraviglie da non potersi contare”.

E il libro dei Proverbi, al capitolo 25,2, dice inoltre che “È gloria di Dio nascondere le cose, è gloria dei re investigarle”.

Ogni uomo deve dunque fare i conti con una duplice esperienza:

  • la necessità vitale di trovare il senso dei suoi giorni,
  • ma anche l’impossibilità di trovare veramente il senso del suo esistere.

A questa difficoltà, che affligge soprattutto la ragione, se ne aggiunge un’altra simile che affligge soprattutto il cuore, anch’essa caratterizzata da una duplice insolubile esperienza:

  1. da un lato l’aspirazione alla felicità, alla gioia, alla beatitudine
  2. e dall’altro lato la nostra incapacità di raggiungere veramente una felicità degna di questo nome;

…ci ritroviamo così lacerati fra l’aspirazione alla gioia e la paura del dramma.

Stando così le cose siamo veramente dei “poveri disgraziati”.

Mi conforta però pensare che gli opposti si attraggono, per cui, in terra cristiana, LA “DISGRAZIA” ATTIRA LA “GRAZIA”.

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo è la risposta dall’alto a tutte le nostre disgrazie; ma se gli uomini di Dio non ascoltano LA PAROLA DI DIO, la Grazia non potrà avere efficacia.

Ecco perché il Signore raccomanda “…quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui…”

Non ci conviene, infatti, difendere una posizione che risulterà sicuramente perdente; non ci conviene fare gli stolti. Cone fece quel re che con diecimila uomini vuole vincerne uno che ne ha ventimila (Lc 14, 31-32).

Anche in quella parabola il Signore suggeriva come cosa migliore fosse la ricerca della pace.

Il significato “di questo tempo” è dunque quello in cui, a causa della nostra cocciutaggine e ottusità, è in atto una battaglia fra Dio e noi.

E fra Dio che vuole essere l’unico nostro bene e noi che cerchiamo il bene lontano da Lui.

Anche noi vogliamo la pace, siamo infatti -OGNI TANTO ALMENO TEORICAMENTE- degli inguaribili pacifisti, ma abbiamo paura di guardare in faccia la realtà.

Allora “IL SIGNORE DEGLI ESERCITI” ci avverte “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10, 34).

Noi sogniamo di stare tranquilli nei nostri errori, nelle nostre comodità, nella nostra tiepidezza, nella felicità che crediamo di aver raggiunto… ma se Dio ci ama veramente non potrà non ingaggiare una lotta spietata contro ogni errore che circola liberamente nella nostra mente.

Soprattutto contro quegli errori da cui dipendono le vie di morte che stiamo percorrendo.

Dio non potrà non combattere tutti i comportamenti barbari che abbiamo nelle relazioni con Lui e con i nostri fratelli.

Non potrà non combattere ogni tentativo che mettiamo in atto per difenderci dalla sua luce, che denuncia l’inconsistenza della nostra visione della realtà, delle nostre aspirazioni e del nostro amore.

Vi lascio come al solito con le parole di un Maestro di Spiritualità, San Francesco di Sales, che nella sua opera “FILOTEAl’Introduzione alla Vita Devota”, al cap. XXIII, dice:

Coloro che si intendono di agricoltura e di coltivazione di alberi da frutta assicurano che se si incide una parola su una mandorla intatta e poi si rimette nel suo nocciolo, si richiude e si salda a perfezione, e si pianta, tutte le mandorle che produrrà l’albero che ne nascerà porteranno scritta la parola incisa nella mandorla piantata“.

Un’ultima cosa:

Per curiosità vostra, “FILOTEA” è una parola che deriva dal greco antico Philotheos, composto da philòs, “amico” e theos, “dio“. Significa quindi “amico di Dio“. Gli stessi elementi compongono anche il nome Teofilo, solo che le parole sono disposte al contrario.

La forma femminile Filotea venne usata da san Francesco di Sales nell’opera “Filotea – Introduzione alla vita devota”, dove un’immaginaria “Filotea” rappresenta tutte le persone che vogliono amare Dio, dunque essere devote.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!