VENERDI’ XII^ SETTIMANA T.O. – Mt 8,1-4 Se vuoi, puoi purificarmi
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 8,1-4
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi rasentiamo l’assurdo, il nemmeno lontanamente concepibile per un pio ebreo anticotestamentario.
Il Libro del Levitico al capitolo 13,45-46 è chiarissimo e ineludibile “…il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate, il capo scoperto, velato fino al labbro superiore, andrà gridando: «Impuro! Impuro!». Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento”.
Questo povero uomo dunque, è un impuro colpito dalla legge di Dio e dagli uomini. È e diventa causa di impurità per tutti coloro che hanno la sventura di incontrarlo, ed è di conseguenza costretto a vivere al bando della società. È una larva umana evitata da tutti.
Questa la contestualizzazione storico-religiosa dell’episodio in cui si trova ad agire Gesù. E in questa cornice il racconto evangelico acquista un significato speciale …Gesù tocca un intoccabile!
Immagine stupenda e inaudita del Regno di Dio inaugurato da Gesù che non tiene più conto delle barriere del puro e dell’impuro: che va ben oltre! Mostrando al mondo che non esistono più uomini da accogliere e altri da scartare.
E CHE FEDE HA QUESTO LEBBROSO. DICE SAN GIROLAMO “Chi supplica la volontà, non dubita del potere.” Non si può adorare il Signore e non desiderare di essere liberati dalle piaghe del peccato, se non per compiacere alla Sua volontà. È necessario amare il Signore al di sopra di ogni creatura e di ogni cosa e rimettere nelle sue mani la nostra vita, perché Egli abbia cura di noi.
“Se vuoi…” perché Dio non ha nessun obbligo verso di noi, se non quello in virtù del Suo Amore.
Dice San Giovanni Crisostomo che questo lebbroso che viene ad adorare il figlio di Dio, prostrandosi davanti a lui, fa conoscere qual era la sua fede e l’idea che egli aveva della grandezza di Gesù Cristo.
La maniera con cui gli domanda la propria guarigione è ammirevole. Non gli dice: “Se tu preghi Dio per me”, perché riconosceva lui stesso per Dio e neppure gli dice: “Signore guariscimi”; ma gli dice solamente: “Se vuoi tu puoi mondarmi”; cioè adorandolo come Dio, non dubitava del potere che egli aveva di guarirlo ma si abbandonava interamente alla volontà di lui riguardo alla sua guarigione, sapendo benissimo che essa dipendeva unicamente da questa volontà. E questa è la maniera con cui l’apostolo San Giacomo ci insegnò poi a pregare, dicendo che dobbiamo chiedere con fede e senza esitare; perché chi dubita è simile ai flutti del mare che sono sempre agitati e trasportati qua e là dalla violenza del vento”.
Di fronte all’umile supplica, colma di fede, di quell’infelice prostrato davanti a Gesù, racchiusa in quel «Se vuoi, puoi purificarmi», balza in primo piano quella risposta PIENA DI MISERICORDIA del Salvatore, che senza esitare dice …lo voglio: sii purificato!». E lo toccò!
Con questa perentoria affermazione Gesù accoglie il lebbroso che chiede di essere purificato, prima ancora di essere guarito, perché la lebbra era ancora vissuta come una punizione divina a causa dei peccati commessi.
Certamente una visione di Dio drammatica che, pure, ancora oggi alberga nel cuore di molti, anche cristiani e che non corrisponde affatto al cuore di Dio.
Davanti alle disgrazie della vita, ai fallimenti e alle malattie, ancora oggi pensiamo di essere puniti da Dio per ciò che abbiamo commesso. Allo stesso modo, con più veemenza, il lebbroso viveva la propria malattia con un enorme senso di colpa, che manifesta il suo urgente bisogno di purificazione, la sua impellente necessità di cambiamento.
È questo il motivo per cui Gesù lo accoglie, lo ascolta ed esprime con forza il suo desiderio: egli vuole che quest’uomo sia purificato!
Dio desidera ogni istante che il nostro cuore diventi puro, cioè che si liberi dalle tenebre e dalle ombre del peccato o dal nostro passato per recuperare la propria dignità e tornare ad essere liberi.
Ma Gesù sa bene che Israele vive ancora nell’Antica Alleanza. E di conseguenza era obbligato non solo ad osservare Lui tutti gli obblighi della Torah vigenti, ma anche, come vero Maestro era chiamato ad insegnarli ad ogni altro uomo che come Lui vive sotto il regime della Legge Antica.
Per questo comanda a colui che è stato guarito dalla lebbra perché vada dal sacerdote ed osservi quanto imposto dalla Legge del Levitico, che al capitolo 14,1-20 prescrive ogni suo più piccolo dettaglio:
“il Signore parlò a Mosè e disse: «Questa è la legge che si riferisce al lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto al sacerdote. Il sacerdote uscirà dall’accampamento e lo esaminerà: se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, ordinerà che si prendano, per la persona da purificare, due uccelli vivi, puri, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo. Il sacerdote ordinerà di immolare uno degli uccelli in un vaso di terracotta con acqua corrente. Poi prenderà l’uccello vivo, il legno di cedro, il panno scarlatto e l’issòpo e li immergerà, con l’uccello vivo, nel sangue dell’uccello sgozzato sopra l’acqua corrente. Ne aspergerà sette volte colui che deve essere purificato dalla lebbra; lo dichiarerà puro e lascerà andare libero per i campi l’uccello vivo. Colui che è purificato si laverà le vesti, si raderà tutti i peli, si laverà nell’acqua e sarà puro. Dopo questo potrà entrare nell’accampamento, ma per sette giorni resterà fuori della sua tenda. Il settimo giorno si raderà tutti i peli, il capo, la barba, le ciglia, insomma tutti i peli; si laverà le vesti e si bagnerà il corpo nell’acqua e sarà puro. L’ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un’agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina, impastata con olio, come oblazione, e un log di olio; il sacerdote che compie il rito di purificazione presenterà l’uomo che si purifica e le cose suddette davanti al Signore, all’ingresso della tenda del convegno. Il sacerdote prenderà uno degli agnelli e lo presenterà come sacrificio di riparazione, con il log d’olio, e li offrirà con il rito di elevazione davanti al Signore. Poi scannerà l’agnello nel luogo dove si scanna la vittima per il peccato e l’olocausto, cioè nel luogo santo. Come il sacrificio per il peccato, anche quello di riparazione spetta al sacerdote: è cosa santissima. Il sacerdote prenderà del sangue della vittima per il sacrificio di riparazione e lo metterà sul lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, sul pollice della mano destra e sull’alluce del piede destro. Poi, preso un po’ d’olio dal log, lo verserà sulla palma della sua mano sinistra; intingerà il dito della destra nell’olio che ha nella palma sinistra, con il dito spruzzerà sette volte quell’olio davanti al Signore. Quanto resta dell’olio che tiene nella palma della mano, il sacerdote lo metterà sul lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, sul pollice della mano destra e sull’alluce del piede destro, insieme al sangue della vittima del sacrificio di riparazione. Il resto dell’olio che ha nella palma, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica; il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio davanti al Signore. Poi il sacerdote offrirà il sacrificio per il peccato e compirà il rito espiatorio per colui che si purifica della sua impurità. Quindi scannerà l’olocausto. Offerto l’olocausto e l’oblazione sull’altare, il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio e sarà puro”.
Inviare il lebbroso dal sacerdote era investirlo di una missione: quella di evangelizzare quel sacerdote, facendolo partecipe della presenza del Messia Salvatore in mezzo a Israele. Perché avere quel sacerdote dalla propria parte, significava creare una breccia in quel muro sacerdotale che compatto, che si rifiutava di riconoscere il Figlio dell’Uomo.
Inoltre lo invia dal sacerdote PERCHÉ’ NON VUOLE CHE DIVULGHI IL MIRACOLO, perché non vuole che si separi il miracolo dal frutto che esso deve produrre: LA FEDE NELLA SUA PAROLA, NELLA SUA PERSONA, NEL SUO MISTERO, NELLA SUA MISSIONE.
È facile cercare i miracoli. Difficile invece è cercare la Fede. I miracoli tutti li vogliono. La fede non la vuole quasi nessuno.
Ecco il mistero dell’agire di Cristo! Ogni opera da lui compiuta ha uno scopo ben preciso: aprire i cuori ad una retta, perfetta ed esaustiva Fede sulla verità della sua persona e della sua missione. Soprattutto quelli dei più duri, come appunto quelli induriti dei sacerdoti del tempio.
Gesù usa la sua Parola che fa nuova ogni cosa, perché il cuore di OGNI UOMO si apra alla Fede. Tutti i miracoli sono altamente significativi. Essi mostrano ognuno una verità di Cristo. Lui è luce, pane di vita, risurrezione, sorgente di acqua zampillante, amore sempre nuovo, verità che crea verità, grazia che risana.
Le sue non sono opere di un uomo, sono invece azioni di Dio, del nostro unico e vero Dio. E nulla è cambiato, anche se Egli, col suo corpo mortale, non è più in mezzo a noi. Infatti ancora oggi il Cristo viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza, perché l’uomo, per questo dono della sua Grazia, ANCHE LA NOTTE DEL DOLORE SI APRE ALLA LUCE PASQUALE.
Sia Lodato Gesù, il Cristo!