Venerdì seconda settimana PA – Mc 3,13-19

Il Vecchio Fariseo… Pietro Saltarelli

 

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Dal Vangelo secondo Marco 3,13-19

 

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici che stettero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, vale a dire figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gesù“salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui”.

Non serve a nulla simbolicamente, cercare di localizzare questo monte, perché nel vangelo di Marco, «il monte» indica soprattutto il luogo delle rivelazioni, dell’alleanza e dell’intimità con Dio, come avviene per il Sinai e per il monte Moria del sacrificio di Isacco.

Nella realtà Gesù si trova vicino al Lago di EL-GHUWEIR, meglio conosciuto come il Lago di Genezareth, che è circondato da piccole colline. È probabile che geograficamente sale su una di queste alture e la gente lo segue. E da quel “monte” Gesù, dalla massa di persone che lo seguono, e chiama a sé quelle che Egli “volle”.

Questo “volle” non deve attribuirsi tanto all’idea di “quelli che gli erano venuti in mente”, ma piuttosto, secondo il significato del verbo ebraico, di “quelli che lui aveva nel cuore”. Gesù quindi chiama quelli che vuole, non in base a loro qualità particolari, ma perché li ha nel cuore e li predilige.

QUESTO CI VUOL SIGNIFICARE CHE SI DIVENTA APOSTOLI NON IN VIRTÙ DEI PROPRI MERITI, MA PER INIZIATIVA DI DIO. OGNI CHIAMATA PRESUPPONE L’AMORE VERSO CHI È CHIAMATO. E questo vale anche per le persone di cui noi ci circondiamo.

La stessa cosa era avvenuta per la scelta del popolo ebraico. Si dice nel libro del Deuteronomio al capitolo 7,7 “il Signore si è legato a voi e vi ha scelti non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli, siete infatti il più piccolo di tutti i popoli, MA PERCHÉ IL SIGNORE VI AMA ed ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri”. Ma attenzione: il privilegio dell’antico e del nuovo Israele non è però motivo di esclusione di altri, BENSÌ DIVENTA OGGETTO DI MISSIONE VERSO TUTTI, perché l’amore che il Padre Celeste ha si deve estendere ai tutti i figli.

Più avanti si dice “ed essi andarono a lui”. Marco non usa “seguirono” (ovvero il seguire fisicamente Gesù che precede), ma dice “andarono a lui” per indicare una nuova forma di intimità. Ma attenzione. Significa di fatto METTERSI DALLA PARTE DI QUALCUNO, non soltanto andare fisicamente verso qualcuno. È un andare che porta a STARE INSIEME, A CONDIVIDERE. Il cristianesimo non è un’ideologia, ma è un rapporto da persona a persona con Gesù, che coinvolge tutti i nostri sensi e le nostre capacità.

E, ancora “…ne costituì Dodici che stessero con lui – che chiamò apostoli”.

“Dodici” come LE TRIBÙ D’ISRAELE, come I PATRIARCHI.

Questi Dodici, dirà Paolo ai Galati 2,9, sono le “colonne” della Chiesa. E ai Corinti dirà (1Cor 3,11) e in “nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”.

Marco in 6,7 dice che gli Apostoli “li mandò due a due”, in coppia per sostenersi reciprocamente, mostrando in modo visibile di vivere da fratelli, perché già in due c’è l’inizio di una comunità.

Infatti Gesù dirà: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, sono in mezzo a loro”. Ma vediamoli, uno ad uno:

  • “Simone, al quale impose il nome di Pietro”: Pietro appare in testa a tutte le liste, ma solo l’evangelista Matteo lo qualifica esplicitamente come “primo” per autorità, perché il primo ad essere chiamato è stato Andrea, suo fratello. È primo non solo della lista, ma per il suo ruolo di pietra, che confermerà nella fede i suoi fratelli, dopo aver sperimentato la sua debolezza.
  • “Giacomo e Giovanni” significano rispettivamente “Dio protegge” e “Dio è benigno”, chiamati anche “Boanerghes” = “figli del tuono”, forse per il loro carattere focoso…
  • “Andrea”, nome greco che significa “uomo maschio, virile”, nel vangelo di Matteo è citato con Pietro suo fratello.
  • “Filippo”, significa “amante dei cavalli”
  • “”Matteo” è chiamato “il pubblicano”, perché è esattore delle tasse per conto dell’oppressore romano.
  • “Tommaso”, chiamato in Giovanni 20,24 “didimo”, che significa “gemello”, indica il nostro essere suoi gemelli per la nostra difficoltà a credere, identica alla sua.
  • “Simone il Cananeo” è sinonimo di “Zelota”, di “guerrigliero”, che lotta per l’indipendenza dai romani.
  • “Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì”: sempre ricordato per ultimo e come uno dei Dodici. Alla sua morte la sua funzione sarà presa da un altro (Atti 1,20), ma la sua persona è insostituibile.

Questo indica due cose:

  1. che l’amore e la chiamata di Dio sono irrevocabili per lui, come per Israele e per tutti NOI.
  2. che la struttura portante della Chiesa è intrinsecamente zoppicante fin da principio, sempre aperta al tradimento e al rifiuto del Signore. Giuda e Pietro ne sono la figura emblematica. E il nuovo Israele (la Chiesa) non è per nulla diverso dal primo.

Per la Bibbia ogni nome dato ad una persona gli conferisce una identità ed una responsabilità. Il nome non è mai una formalità, MA È UN IMPEGNO, UNA MISSIONE. La missione corrisponde sempre al proprio nome, alla propria storia. Cosi:

  • Mosè, “salvato dalle acque”, salverà dalle acque i fratelli.
  • Elia, “il mio Dio è JHWH” testimonierà a tutti che solo JHWH è Dio.
  • Giosuè, (Yehoshu’a), che vuol dire “YHWH è salvezza”. Dal nome ebraico si ricavò poi la forma abbreviata Yeshua, che appartenne a Gesù Cristo e che, in greco e in latino, si trasformò in Iesus.
  • Giovanni, “dono o grazia di Dio- JHWH-, ma anche JHWH ha esaudito, JHWH è misericordioso”. Giovanni dovrà mostrare a tutti l’amore e la misericordia di Dio.
  • Gesù, “Dio – JHWH- salva”, salverà il popolo dai suoi peccati. Per la Bibbia il mio vero nome, qualunque sia il nome che mi è stato dato, indica la mia vocazione e la mia missione (come mi sento responsabile di altri fratelli).

Gli Apostoli non sono né sapienti, né perfetti, non appartengono né alla categoria degli scribi né a quella dei farisei o dei sacerdoti (potenti), non sono dotti che conoscono la legge né pii che la osservano sempre.

Gesù è riuscito a mettere insieme fino a formare una comunità di uomini tra loro così diversi come:

  • Ebrei e Greci (Andrea e Filippo),
  • pubblicani (amici dei romani), Matteo,
  • zeloti (partigiani nemici dei romani), Simone il Cananeo (non Simone detto Pietro),
  • pescatori poveri e ricchi (Simone e Andrea erano semplici pescatori, Giacomo e Giovanni lavoravano in un’azienda ittica 4,18-22).

Sono una squadra umanamente assurda, nessun uomo si sarebbe sognato di metterla insieme.

Sono persone qualunque, alcune poco raccomandabili, per lo più incompatibili tra di loro.

Gesù non poteva prendere uomini più disparati; ognuno è rispettato per quello che è, chiamato ad accogliere e rispettare l’altro nella sua diversità.

Le tre caratteristiche dei Dodici saranno le stesse della Chiesa: essere con lui, essere inviati ad annunciare e a vincere il male.

Dio non seleziona secondo criteri di bravura, cultura o efficienza: è semplicemente il Padre di tutti che, attraverso il Figlio, ci chiama ad essere suoi figli e fratelli tra noi. Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi, perché noi possiamo essere con lui. Il discepolo fa parte di una comunità, incentrata su Gesù, sempre aperta verso tutti.

La Chiesa è necessariamente cattolica, aperta ai buoni e ai cattivi, a persone con idee e culture diverse, anche se è sempre tentata di fare il contrario. La lista dei Dodici si chiude con colui che tradisce Gesù per indicare che la Chiesa è un’unione sempre insidiata dal Divisore, che vede in questa unione la sua sconfitta.

  • Nasce così la prima comunità del Nuovo Testamento, comunità modello che va crescendo attorno a Gesù lungo i tre anni della sua attività pubblica. All’inizio, sono appena quattro (Mc 1,16-20). Poi la comunità cresce nella misura in cui aumenta la missione nei villaggi della Galilea. Arrivano al punto di non avere tempo per mangiare e per riposare (Mc 3,2). Per questo, Gesù si preoccupa di dare un riposo ai discepoli (Mc 6,31) e di aumentare il numero dei missionari e delle missionarie (Lc 10,1).

Rivelatori della bontà del Padre sono per vocazione tutti i cristiani che vivono in pienezza il senso della loro chiamata e traducono in carità concreta verso i fratelli il segno di amore espresso nell’Eucaristia.

Sia Lodato Gesù Cristo!

 

Diacono Pietro Saltarelli