Venerdì 1 settimana Quaresima Mt 5,20-26 Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

Il Vecchio Fariseo… Pietro Saltarelli

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Dal Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

Mediti…AMO

quel tempo di GRAZIA che Dio ci dona sotto il nome di Quaresima è soprattutto tempo di perdono e di riconciliazione con i fratelli. La Parola di Gesù nel Vangelo odierno ci ricorda perentoriamente che l’offerta del culto deve avere un riferimento essenziale alla riconciliazione con il proprio fratello: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».

La liturgia esige di essere vissuta nella comunione fraterna. Se questa è stata in qualche modo spezzata, deve essere SUBITO ristabilita, Perché non è possibile sperimentare una vera comunione di preghiera soltanto con Dio, escludendo i fratelli. Dio e i fratelli sono inseparabili. E davanti all’unico altare del Signore trovano posto solamente FIGLI E FRATELLI riconciliati fra di loro.

Questo invito perentorio di Gesù, a lasciare il proprio dono davanti all’altare e di andare prima a riconciliarsi con il fratello, è stato subito accolto con senso di grande responsabilità dalla prima comunità dei cristiani, tanto che il più antico documento patristico (la Didaché) vi fa’ chiaramente riferimento.: un culto senza RICONCILIAZIONE è UNA PROFANAZIONE.
Ma nel testo del vangelo di oggi Matteo ci offre anche altri spunti di riflessione. Ci indica, ad esempio, come Gesù interpreta e spiega la Legge di Dio. Gesù comincia dando l’assicurazione di non essere venuto ad abrogare la Torah, bensì a “compierla”, a svelarne il senso racchiuso, realizzandolo in primo luogo nella sua persona e rivelandone il pieno significato. Per Gesù resta vero che “Mosè ricevette la Torah sul Sinai, la trasmise a Giosuè, Giosuè la trasmise agli anziani e gli anziani ai profeti (Mishnah, Avot I,1); ma proprio in nome della sua autorità messianica egli ne dà l’interpretazione ultima e definitiva, dopo la quale non ce ne saranno altre.

Quella di Gesù non è dunque una “nuova legge”, una “nuova morale”, ma è l’insegnamento di Dio dato a Mosè, interpretato con autorità, risalendo all’intenzione del Legislatore stesso. Solo Gesù, il Figlio di Dio, poteva fare questo.

E L’ATTEGGIAMENTO DI GESÙ DINANZI ALLA LEGGE È, NELLO STESSO TEMPO, DI ROTTURA E DI CONTINUITÀ:

  • Rompe con le interpretazioni sbagliate,
  • ma mantiene fermo l’obiettivo che la legge deve raggiungere: la pratica della maggiore giustizia, che è l’Amore.

Per Gesù, la giustizia non viene da ciò che facciamo per Dio osservando la legge, bensì da ciò che Dio fa per me, accogliendomi come un figlio.

Ciò vuol dire: sarò giusto davanti a Dio quando cercherò di accogliere e perdonare le persone come Dio mi accoglie e mi perdona, malgrado i miei difetti e i miei peccati.

Ed è in questa linea che Gesù stigmatizza il comportamento degli scribi e dei farisei. La vera religiosità è animata dalla fede e dall’amore ed è tutta orientata alla gloria di Dio e all’assidua ricerca della sua santissima volontà. Gli stessi comandamenti di Dio possono essere deformati, sminuendo il loro vero significato e le implicazioni morali che ne derivano.

Si può uccidere il prossimo anche senza privarlo della vita fisica, cioè con le cattive parole che ledono il precetto dell’amore e che invalidano anche i momenti migliori della nostra vita religiosa.

Per cui se stiamo andando a portare la nostra offerta al Signore e la coscienza ci rimprovera un comportamento scorretto nei confronti del nostro prossimo, dobbiamo prima cercare la riconciliazione e poi tornare a portare il nostro dono.

Talvolta non è sufficiente un rapido esame di coscienza per scoprire la nostra vera situazione nei confronti di Dio e del nostro prossimo.

Non è sufficiente neanche lo scambio del segno della pace prima di accedere alla mensa eucaristica. Occorre ristabilire prima la pace piena e poi venire a godere della piena comunione con il Signore. Soltanto così siamo capaci di comprendere e vivere la vera giustizia, ovvero ciò che è giusto non secondo il nostro giudizio, ma secondo il volere di Dio. Questo è il culto che dobbiamo a Dio, questo è il candore che deve abbellire nostra anima prima di entrare nel banchetto di Dio. Non dobbiamo rischiare di essere i profanatori del tempio perché non siamo stati capaci di essere segno di perdono e di riconciliazione.

E perciò siamo chiamati ad essere una bella famiglia che vive nell’amore: amore verso il Padre, verso la Madre, e amore tra di noi, e proprio come ha fatto Gesù per noi: fino a dare la vita per tutti.

Amandoci e servendoci di vero cuore, evitando anche qualunque parola cattiva, ma servendo i fratelli e le sorelle sempre, con gentilezza fraterna e con amicizia sincera.

E vi lascio con un piccolo dono, che meglio di tanti discorsi ci dice quale dovrebbe essere il nostro rapporto con la Parola di Dio.

In un testo rabbinico si trova questa bella immagine: “La Torah (= la LEGGE) rassomiglia a una bella ragazza nascosta in una stanza del suo palazzo. Per amore di lei, l’innamorato osserva tutta la casa, guardando in tutte le direzioni, in cerca di lei. Lei sa tutto questo e apre un po’ la porta e lui solo la vede. COSÌ È LA PAROLA DELLA TORAH: CHE RIVELA SÉ STESSA AGLI INNAMORATI CHE LA CERCANO”. Solo chi ama sa leggere in modo corretto la Parola, che la misericordia di Dio ci offre. Il “tempo favorevole della Quaresima” arriva proprio per farci crescere e acquisire una familiarità profonda con essa, per essere trasformati nel cuore e nella vita.

 

Sia Lodato Gesù Cristo!

Diacono Pietro Saltarelli