Terza domenica del tempo ordinario – Mc 1,14-20

Il Vecchio Fariseo… Pietro Saltarelli

Leggi….AMO

 

Dal Vangelo secondo Marco 1,14-20

 

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. PAROLA DEL SIGNORE

 

MEDITI… AMO

Ora di Giovanni il Battista non c’è più bisogno, ha ultimato il suo compito era quello di essere voce, quello di preparare la strada. Ora inizia il tempo di Gesù. Il Battista, l’uomo portatore di speranza e disponibile al nuovo, che ha compiuto un cammino e ha invitato gli altri a farlo, viene messo nelle condizioni di tacere. È il destino dei profeti. Sarà la sorte anche di Gesù. Questo deve farci riflettere: IL MALE RIMANE SEMPRE.

Per i farisei la venuta del Regno dipendeva dal loro sforzo, consistente nell’osservare la legge, mentre Gesù dice il contrario: “Il Regno è vicino”. È già qui! Indipendentemente dallo sforzo compiuto! Cioè già era lì. Ciò che tutti aspettavano, era già presente nella loro vita, e loro non lo sapevano, non lo percepivano (Lc 17,21). Solo Gesù lo percepì, poiché leggeva la realtà in modo diverso. Ed è in questa presenza nascosta del Regno in mezzo alla gente che Gesù si rivela ai poveri della sua terra. Ed è questo il seme del Regno che riceverà la pioggia della sua parola ed il calore del suo amore.

IN GESÙ GLI UOMINI SONO CHIAMATI A PRENDERE PARTE ALLA VITA DIVINA, attraverso di Lui. Il Regno di Dio, infatti, è la persona stessa di Gesù, nel quale si rivela il mistero invisibile del Padre e nel quale tutti gli uomini sono chiamati alla divinizzazione.

E la venuta del Regno in ogni uomo accade, secondo l’evangelista Marco, tramite tre passaggi:

  1. Convertirsi credendo al Vangelo, attraverso il cambiamento di mente, e attraverso il cambiamento di strada. Si determina attraverso di essi la necessità di cambiare l’impostazione della propria vita, di mutarne l’asse portante.

E non si tratta solo di assumere costumi, comportamenti nuovi, ovvero di un mutamento nella condotta morale, ma di dare interiormente un nuovo orientamento alla propria esistenza. La conversione riguarda anzitutto la nostra fede. Il Vangelo infatti dice convertitevi e credete al Vangelo. Non è una specie di aggiunta, ma la spiegazione del contenuto della conversione: convertitevi, cambiate vita, cioè credete al Vangelo.

  1. Seguire Gesù Gesù precede, sta davanti, indica la strada. Lo dicono bene l’originale greco e il latino. Essere discepoli credenti significa tenere lo sguardo del cuore fisso su un altro e non distoglierlo mai. Il Maestro è Lui, e solo Lui. Una volta di più comprendiamo che una Chiesa discepola è Cristocentrica. Si tratta di seguire la Sua persona, non un’immagine che di Lui ci siamo fatti. Seguire Lui, il Crocifisso. È Lui che chiama, non siamo noi che decidiamo. I rabbini contemporanei di Gesù si comportavano diversamente. Non cercavano discepoli – ancor più non li cercavano in queste circostanze, mentre gettavano le reti in mare – ma i giovani ebrei si candidavano presentandosi al rabbino da loro scelto. Con Gesù si è scelti, e scelti mentre si conduce la più ordinaria esistenza. Non si danno autocandidature. Inoltre il punto non è semplicemente lasciare le reti, le barche e la famiglia, ma tutto ciò di cui queste realtà possono essere simbolo. Si tratta di lasciare il sicuro per l’insicuro. E seguire Gesù di Nazareth vuol dire lasciare tutte le immagini di Dio che ci portiamo dentro e che sovente nascono dai nostri bisogni o dalle nostre paure, per conoscere in Gesù il volto vero e nuovo del suo e nostro Dio.

E per finire, ricordiamoci che seguire non è imparare. Mentre i comuni rabbini trasmettono una dottrina ai loro discepoli perché la insegnino ad altri, con Gesù non è così. Non è in primo piano una dottrina da imparare e poi da insegnare, ma una persona con la quale rimanere, per entrare con Lui in un progetto nuovo di esistenza. Seguire Gesù significa diventare intimi a Lui e testimoniare questa nostra intimità tramite la nostra vita.

  1. Diventare pescatori di uomini. Il verbo “vi farò diventare” contiene l’idea d’una certa opera personalizzata e diretta, come quella dell’artigiano che dalla creta fa uscire un vaso o dal legno fa emergere col suo scalpello un volto. È come se Dio dicesse “Ci penserò io a cambiarvi. Non preoccupatevi. A voi è chiesto di consegnarvi a me e collaborare con me, al resto provvedo io”. Quel diventare indica un percorso lento, paziente: non ci si improvvisa né discepoli né apostoli. La metafora del pescatore è dedotta dal mestiere dei quattro chiamati: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Questo fatto ci consente una riflessione sul metodo di Gesù circa le chiamate che Egli rivolge. La chiamata è indubbiamente sua e consiste nel seguirlo, rimanendo con Lui, per lasciarsi da Lui plasmare e diventare apostoli. Ma Egli ci plasma e ci fa diventare apostoli tenendo conto della nostra persona (indole, attitudini, storia). Se Gesù avesse chiamato dei guardiani di greggi forse avrebbe detto “Vi farò diventare guardiani o pastori di uomini”. Ogni forma di vita cristiana si manifesta con una propria modalità apostolica. Non c’è un solo modo di essere apostoli, né esiste una sola modalità della Chiesa per essere presente nel mondo.

Il laico, il religioso, il prete hanno modi diversi di essere apostoli. Pensiamoci, fratelli e sorelle……

Sia Lodato Gesù Cristo!

 

Diacono Pietro Saltarelli