SANTA BRIGIDA DI SVEZIA -VENERDI XVI^ SETTIMANA T.O. – GIOVANNI 15,1-8 Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Ieri Maria maddalena e oggi santa Brigida: la Chiesa ha bisogno di riscoprire il carisma femminile che tanto ha caratterizzato certi momenti luminosi della sua storia.

Quando gli uomini di Chiesa, combinano pasticci e si allontanano da Dio, quando i re e gli imperatori se le danno di santa ragione per mostrare la loro virilità, ecco che lo Spirito Santo invia in mezzo a noi, donne brucianti d’amore e di verità come, tra le altre, lo fu Brigida.

Birgitta Birgersdotter (Finsta, 1303–Roma, 23 luglio 1373), religiosa e mistica svedese, fondatrice dell’Ordine del Santissimo Salvatore; fu proclamata santa da Bonifacio IX il 7 ottobre 1391. Patrona della Svezia per volere di Leone XIII, Giovanni Paolo II l’ha dichiarata compatrona d’Europa insieme a santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce, oltre ai Santi Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio. Sposata in giovane età, ebbe otto figli che educò con cura esemplare, al punto tale che la secondogenita, Caterina, fu anch’ella canonizzata.

Brigida, insieme al marito, il nobile Ulf Gudmarsson, studiò Sacra Scrittura, fondò un piccolo ospedale e assistette i poveri. Sia lei che il marito divennero terziari francescani.

Dopo la morte del marito, Brigida sentì la necessità di spostarsi dal suo paese natale per iniziare nuove missioni: lasciata la Svezia nel 1349, si stabilì a Roma assieme alla figlia Caterina. Nella città Brigida si dedica alla cura dei meno abbienti e cerca di far ritornare Papa Urbano V da Avignone.

Visitò molti luoghi italiani, soprattutto dove si trovavano reliquie di santi, come Milano, Pavia, Assisi, Bari, Ortona, Benevento, Arielli, Pozzuoli, Napoli, Salerno, Amalfi e il santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. L’ultimo pellegrinaggio la portò in Terra Santa tra il 1371 e il 1372, permettendole di recarsi negli stessi luoghi in cui predicò Gesù.

Fu destinataria di molte rivelazioni da parte di Gesù, dalla Vergine Maria e da alcuni santi. Tali rivelazioni furono dettate ai suoi padri spirituali e raccolte in seguito in otto volumi. Oggetto delle rivelazioni sarebbero anche i disegni di Dio sugli avvenimenti storici, i destinatari furono sia principi che pontefici. In esse non mancano dure ammonizioni in tema di riforma morale del popolo cristiano.

Brigida narra che, dopo che il Signore le ebbe rivelato di aver ricevuto 5480 colpi, le aveva rivelato, in un’altra apparizione, di aver versato più di trentamila gocce di sangue, insegnandole quindi altre 7 orazioni, che vanno recitate per 12 anni, con 7 Padre Nostro e 7 Ave Maria.

In proposito Giovanni Paolo II ha scritto “…riconoscendo la santità di Brigida, la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l’autenticità complessiva della sua esperienza interiore”. Fu accesa di passione ed iniziò a girare l’Europa ammonendo e consigliando. Ne aveva per tutti: re e principi e papi.

A Gerusalemme si ammalò, aggravandosi successivamente; tornata a Roma, morì il 23 luglio 1373, assistita dalla figlia Caterina alla quale aveva affidato l’Ordine del Santissimo Salvatore. Fu sepolta inizialmente nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, per essere poi trasferita nel monastero svedese di Vadstena, mentre alcune reliquie sono conservate a Roma, nelle chiese di San Lorenzo in Panisperna e di San Martino ai Monti.

Ma vediamo ora il testo evangelico.

CRISTO GESÙ È L’UNICA SOLA VERA VITE DEL PADRE. NON VI SONO ALTRE VITI VERE, perché i frutti che producono non sono quelli di Dio. Se è facile per una vite che è di Dio corrompersi e produrre di conseguenza frutti acerbi, o velenosi, figuriamo tutte quelle viti che si dicono di Dio e non lo sono.

Israele era vigna e vite di Dio, eppure si è corrotto nella sua iniquità, idolatria, malvagità.

Come fa un popolo o una nazione dirsi di Dio, se produce frutti contrari alla stessa natura di Dio CHE È ETERNA VERITÀ E DIVINA CARITÀ. L’odio, la vendetta, le ingiustizie, le guerre, gli omicidi, le stragi, i genocidi, ogni altra nefandezza e malvagità in nessun modo possono attribuirsi a Dio. Dio mai vuole l’uomo contro l’uomo. Vuole invece che l’uomo sia per l’uomo, anche a prezzo della sua vita.

Osserviamo la vite vera che è Cristo Gesù. Cosa Lui ha fatto nella sua vita?

È passato tra noi mostrando ad ogni uomo come si ama. Anche sulla croce, trafitto nelle mani e nei piedi, ci mostrò come si ama: PREGANDO E PERDONANDO. Per noi ha portato la croce, si è sacrificato fino a versare il suo Sangue ed è morto. Su di Lui si è abbattuto tutto il male, male che Egli non ha mai compiuto. Gesù ha sempre risposto al male CON IL BENE TOTALE.

Ogni discepolo di Gesù è un tralcio della sua vera vite. Se è tralcio in Lui, se da Lui viene al tralcio la linfa della vita, il cristiano mai dovrà produrre frutti cattivi, frutti di malvagità ed empietà, di crudeltà e cattiveria.

Questi li produce chi appartiene all’altra vite, quella di Lucifero e di Satana. Questa è però una vite malvagia e genera malvagità sempre.

Il cristiano deve sempre verificare se stia producendo frutti di falsità, menzogna, inganno, idolatria o iniquità, divenendo così tralcio separato da Cristo Gesù. Tralcio che il Padre quindi ha tagliato perché d’intralcio e di peso agli altri tralci.

L’albero si riconosce dai frutti, dice la Scrittura. E gli stessi rivelano a chi apparteniamo.

Fondati nel Cristo siamo anche fondati nella vita vera; ma è solo l’inizio di un cammino di redenzione. Il cambiamento ed il rinnovamento dei cuori non è dato una volta per sempre: quel che è dato una tantum è la possibilità di cominciare da capo in Cristo e per Cristo in questa esistenza terrena.

C’è chi coglie il dono, ma non persevera, ed il Padre lo toglie ed è destinato a morte eterna.

Chi rimane col Cristo deve percorrere un CAMMINO DI CRESCITA E DI PURIFICAZIONE che passa attraverso il travaglio della prova e della lotta.

Nessuno si può adagiare su ciò che è stato acquisito: è nella logica della vita un processo continuo di crescita e di cambiamento. Ogni fermata ed ogni battuta d’arresto è un momento di morte e di ritorno al passato.

Soltanto in virtù della correzione divina è impedita la ricaduta nella vita di un tempo, ed il male che facciamo può anche diventare il nostro bene. Non c’è alcun traguardo da raggiungere in questa esistenza, se non la perseveranza nell’obbedienza alla fede.

La perseveranza rende i cuori sempre più puri e dà frutti sempre più abbondanti.

Quale è dunque il cammino per la purificazione dei nostri cuori? Innanzitutto c’è l’ascolto della Parola. Chi accoglie la Parola è già entrato in un processo di rinnovamento agito dal Cristo. Ma non basta averla ascoltata una volta, bisogna ascoltare ogni giorno ed ogni momento il Cristo che parla al nostro cuore.

Rimanete in me ed io in voi”. Si rimane in Gesù quando si ascolta la sua voce e si fa la sua volontà. Il Figlio è stato a noi donato dal Padre una volta per sempre, e il suo rimanere in noi, dipende dalla nostra volontà ed è a noi comandato.

Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neppure voi se non rimanete in me. E corriamo pericolo ogni volta che confidiamo in noi stessi e nel nostro bene E DIMENTICHIAMO CHE NON IL FRUTTO PORTA L’ALBERO MA L’ALBERO PORTA IL FRUTTO.

Paolo ne parla ampiamente nella lettera ai Romani. NESSUNO RITORNI ALLO SPIRITO DELLA LEGGE: è arrivato il Salvatore dell’anima nostra. Attacchiamoci a Lui, come ad àncora di salvezza e non facciamoci trovare soli dal demonio: ci farebbe fuori in un sol boccone.

Gesù ce lo ripete: è lui la fonte della vita e non di una qualsiasi vita. Non siamo al mondo semplicemente per “vegetare”, ma per portare molto frutto. Perché una vita senza frutti è una vita sterile, senza discendenza e segnata da un destino di morte eterna. Specie se non produce quel frutto particolare che ci dona il Cristo: LA VITA ETERNA!

E SE LA MORTE CI COGLIE SEPARATI DA CRISTO, SARA’ TERRIBILE, perché saremo privati di qualsiasi residuo di vita ed allora non sarà semplicemente la fine, ma l’inizio di un fuoco inestinguibile. Non si muore per cadere nelle braccia del Nulla, misterioso dio creato dall’ottimismo di chi non crede: si muore per cadere nel fuoco della Geenna e per bruciare in eterno.

Il Nulla non esiste: è semplice possibilità creata dal pensiero ateo: è un’illusione, l’ultima illusione destinata a cadere.

Per chi non crede in Cristo, l’epilogo finale è infinitamente tragico, al di sopra del suo pensiero.

Che Dio ci aiuti a perseverare nel Suo Eterno Amore e ad esserne portatori credibili.

Sia Lodato Gesù, il Cristo!