… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…
Dal Vangelo secondo Marco 12,13-17
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero «Di Cesare». Gesù disse loro «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore
Mediti…AMO
San Giustino arriverà a conoscere Dio a tu per tu, partendo da lontano, da pagano. Incontra un anziano, col quale discute sull’idea di Dio. Lo sforzo di approdare alla definizione perfetta si infrange però sullo scoglio di una considerazione fatta dall’anziano: se un filosofo non ha mai visto né udito Dio, come può elaborare da solo un pensiero su di Lui?
Il dialogo tra i due allora si sposta sui Profeti: loro nei secoli avevano parlato di Dio e profetizzato in suo nome sulla venuta del Figlio nel mondo. È la svolta. Giustino si converte al cristianesimo e verso il 130, a Efeso, riceve il Battesimo.
È un uomo dalla mente acuta e dall’anima ancora più affilata, che nella Samaria del primo secolo dopo Cristo, cresce nutrendosi di filosofia. I maestri del pensiero greco sono la luce che indirizza la sua ricerca verso quell’Essere infinito la cui conoscenza lo seduce e che, se potesse, vorrebbe afferrare e spiegare con la forza della razionalità.
A Roma apre una scuola filosofica e diventa un instancabile annunciatore di Cristo agli studiosi pagani. Scrive e parla del Dio che ha finalmente conosciuto utilizzando le categorie e il linguaggio dei filosofi. Soprattutto usa l’ingegno e la destrezza dialettica in difesa dei cristiani perseguitati, come dimostrano le sue due Apologie.
Giustino attacca soprattutto i calunniatori di mestiere, ma l’urto in pubblico col filosofo Crescente – rabbioso anticristiano appoggiato dal potere – gli è fatale. Giustino viene incarcerato, ironia della sorte, come “ateo”, cioè un sovversivo, un nemico dello Stato. Viene decapitato con altri sei compagni intorno al 165, sotto Marco Aurelio.
La fama del missionario-filosofo – cui si deve la più antica descrizione della liturgia eucaristica – si fissa per sempre. Perfino il Vaticano II richiama il suo insegnamento in due pilastri conciliari: la “Lumen Gentium” e la “Gaudium et Spes”.
Per Giustino, il cristianesimo è la manifestazione storica e personale del Logos nella sua totalità. Per questo dirà: “Tutto ciò che di bello è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani”.
Coi libri che ci ha lasciato, ma più ancora col suo eroico sacrificio, egli proclama anche oggi che gli uomini non vengono salvati dalla loro saggezza, né dall’ostentazione di segni straordinari. VENGONO SALVATI DALLA CROCE, FOLLIA E SCANDALO PER GLI UOMINI, POTENZA E SAPIENZA DI DIO.
Ma ora veniamo al testo evangelico che oggi la Liturgia ci regala come pietra preziosa.
L’odio nei confronti di Gesù SI È ORMAI STRUTTURATO, mettendo insieme due partiti che fino ad allora erano inconciliabili:
- i farisei, rigidi nell’applicare le norme religiose,
- e gli erodiani, che, utilizzavano la religione per fini politici.
Ma Gesù va eliminato perché i “guai” da lui causati, alla religione dei padri, sono ormai irreparabili.
Ma in verità Gesù non ha generato nessun “guaio”. Ha solo fatto la differenza tra il vero modo di parlare ed agire secondo il Dio dei Padri, ed il falso, immorale, modo di parlare della stessa religione fatto da scribi, farisei, sacerdoti, anziani del popolo.
E, ovviamente, se Gesù è vero, loro sono falsi e viceversa. Ma siccome essi vogliono apparire PER FORZA VERI, necessariamente devono uccidere Cristo Gesù, eliminando così alla radice il problema
Essi però sanno che debbono apparire sempre giusti e santi dinanzi al mondo intero e alla Legge.
E quindi non possono uccidere Gesù senza alcuna colpa da parte sua.
Ma la loro diabolica astuzia, visto che non esiste, li porta a costruire un FALSO CASTELLO DI ACCUSE. Facendo bene attenzione, in questa costruzione, di essere giusti.
Quindi si mettono a costruire la colpa in modo ingegnoso e poi chiedono a Gesù che la commetta.
Ma facciamo attenzione Fratelli e Sorelle. Non si tratta di una colpa di azione, ma di parola. A quei tempi una sola parola contro Dio, contro il sommo sacerdote bastava per mettere a morte una persona.
E loro ormai sono certi che questa volta la trappola scatterà, e per Gesù sarà la fine. Non saranno loro a condannare Cristo: SARÀ STATA LA SUA STESSA PAROLA A CONDANNARLO.
Ma occorre anche che Gesù si pronunci senza alcuna titubanza.
Lo dichiarano, sapendo di mentire, uomo dalla purissima verità, che non teme il giudizio degli uomini, anzi che è pronto anche di andare al martirio, pur di annunziare la verità secondo Dio: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità”.
Dinanzi ad un simile elogio, un qualsiasi uomo non pienamente colmo di Spirito Santo sarebbe caduto nella loro trappola.
Avrebbe risposto o con il sì o con il no. Ma sappiamo che essendo Gesù stracolmo di Spirito Santo, non cadrà nella loro trappola, perché risponderà con la Sapienza di Dio.
Un’altra cosa manca: prima deve perdere la faccia davanti al popolo e alle autorità umane. Occorre distruggere prima della persona, LA SUA IMMAGINE. Oggi in politica si fa lo stesso. Prima si delegittima un uomo e poi lo si uccide. Sennò diventa un martire ed è peggio.
Allora viene scelto il mezzo che lo avrebbe condannato alla croce: la presenza di Roma e delle sue imposte:
- se Gesù chiedesse di pagare le odiatissime tasse, avrebbe assecondato l’occupazione romana, perdendo la stima dei patrioti e si sarebbe fatto alleato degli erodiani,
- ma se avesse rifiutato di pagare le tasse si metterebbe nella schiera dei tanti che, nella storia, hanno galoppato il populismo e lo scontento, facendosi alleato dei farisei.
Un infame tranello: Pensavano di averlo incastrato perché si sarebbe dimostrato simpatizzante dei romani, o al contrario, un anarchico disobbediente.
Ma Gesù non si lascia trarre in inganno: chiede ai farisei, che non dovrebbero tenerla, una delle monete romane con impressa l’effigie dell’imperatore, la osserva e risponde “da Dio”… dice loro di pagare le tasse restituendo la moneta al legittimo proprietario, la cui effige riporta appunto il ritratto…
E ammonisce seriamente: non giochiamo con Dio, non giochiamo con Cesare!
Dobbiamo imparare a distinguere i vari livelli senza confonderli, dando a Dio ciò che gli è proprio, senza fare di Cesare un dio o di Dio un servo di Cesare.
E questo perché i soldi non appartengono a Dio e quindi vanno dati alla storia. Lo spirito e l’anima appartengono a Dio e a LUI vanno dati secondo la sua Legge. Ora è proprio della Legge e Parola di Dio la permissione della sottomissione del suo popolo ad una potenza straniera.
Questa sottomissione finirà non quando lo vuole l’uomo, ribellandosi ad essa, ma solo quando l’uomo avrà dato a Dio ciò che è di Dio, cioè la purissima obbedienza alla sua Legge. Il popolo dia a Dio piena osservanza alla sua Parola e ogni occupazione finirà all’istante.
Sia Lodato Gesù, il Cristo!