SACRATISSIMO CUORE DI GESU’-VENERDI’ X^ T.O. – Gv 19,31-37 Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Giovanni 19,30-31

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato – chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La SOLENNITÀ DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ ci rivela che al centro della vita e della fede cristiana vi è l’amore incondizionato e totale di Dio CHE SI È RESO VISIBILE ALLA STORIA DELL’UOMO, SULLA CROCE DI CRISTO. Realizzando un evento UNICO: UN AMORE MISTERIOSO CHE AFFRONTA LA MORTE PUR DI SALVARE L’UOMO.

E dopo la crocifissione, nulla ormai poteva essere come prima, per Israele come per il resto del mondo, perché sulla croce c’era la vittima dell’espiazione, che aveva offerto liberamente tutta la sua vita, IN UNA UNICA ETERNA VOLTA SOVRABBONDANTE RISPETTO AL PECCATO DELL’UMANITA’.

La devozione affonda le sue radici nel testo evangelico:

  • NELLA PAROLA DI GESU’, riportata da Matteo, al capitolo 11,28-29:
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di CUORE e troverete ristoro per le vostre anime.»
  • NEL GESTO DELL’EVANGELISTA GIOVANNI, grande diffusore di questa devozione, che posò addirittura il suo capo sul cuore di Gesù.

I primi impulsi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo medioevo. Tuttavia la grande fioritura della devozione si ebbe nel corso del XVII secolo, prima ad opera di Giovanni Eudes (1601-1680), poi per le rivelazioni private della monaca dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, Margherita Maria Alacoque, diffuse dalla Compagnia di Gesù.

La beata Maria del Divin Cuore, contessa Droste zu Vischering, dotata di doni mistici, ispirò il Papa Leone XIII a promulgare l’enciclica ANNUM SACRUM, con cui si effettuava la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù.

Durante il XVIII secolo si accese un forte dibattito circa l’oggetto di questo culto: nel 1765 la Congregazione dei riti affermò essere il cuore carneo, simbolo dell’amore. I giansenisti interpretarono questo come atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale, ma metaforico; papa Pio VI, nella bolla AUCTOREM FIDEI, confermò la dichiarazione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.

Importanti nello sviluppo della devozione al Sacro Cuore sono tre encicliche: ANNUM SACRUM di Leone XIII, MISERENTISSIMUS REDEMPTOR di Pio XI e soprattutto HAURIETIS AQUAS di Pio XII.

La festa del Sacratissimo Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia probabilmente nel 1672 e divenne universale per tutta la Chiesa cattolica solo nel 1856. Cade il venerdì dopo la seconda domenica dopo Pentecoste e coincide pertanto con l’ottavo giorno dopo il Corpus Domini se quest’ultimo si festeggia di giovedì. Si tratta perciò di una festa mobile, la cui data, che dipende dalla data della Pasqua, può variare tra il 29 maggio e il 2 luglio.

Il giorno seguente, di sabato, si celebra la MEMORIA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA (nella Forma straordinaria si ricorda invece il 22 agosto), che in alcuni anni risulta impedita da un altro ufficio concomitante, sebbene di differente “priorità” e classe liturgica

Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica rende culto di LATRIA (che è il culto di adorazione), intendendo per tale motivo onorare:

  • la causa materiale della corporeità umana, che ha diritto all’adorazione, in quanto indissolubilmente unita da sempre con la Divinità;
  • l’amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il suo cuore.

Per tali ragioni, nella sua iconografia esso è rappresentato INCORONATO DI SPINE, SOVRASTATO DALLA CROCE E FERITO DALLA LANCIA IN ETERNA MEMORIA DEL PIÙ ALTO GESTO D’AMORE: il sacrificio di Gesù per la salvezza dell’uomo; è infine circondato dalle fiamme in riferimento all’ardore misericordioso che Cristo prova per i peccatori.

Questa festa non è stata istituita solo a gloria di Dio, ma anche per aiutare l’uomo che cammina sulle strade della storia, ad approfondire quell’amore di Cristo per noi che lo ha portato a non opporre resistenza al male: quel vero male che avevano deciso contro di Lui i suoi persecutori.

Anzi, questo suo Amore senza confini lo ha spinto all’accettazione piena del sacrificio cruento sul patibolo infamato della croce.

Così tutto quello che è storicamente avvenuto acquista un significato profondo, oltre a quello che già dice l’evento in sé stesso.

Questo è quanto vuol ricordare la festa del Cuore di Cristo: talmente capace di amare fino a darsi preda alla morte per riscattare la nostra vita.

La legge ebraica voleva che, quasi a conseguire assoluta certezza della morte avvenuta in croce per i criminali, essa fosse garantita al cento per cento.

Erano a quel tempo i romani ad occupare la Palestina fu uno di loro a spezzare le gambe di coloro che erano appesi alla croce: i due ladroni e Gesù.

Gesù però aveva subito tale vituperio durante tutto l’iter della passione, che la certezza della sua morte era assoluta ed evidente.

Uno di loro però estrasse repentinamente una lancia e l’affondò nel fianco del Signore. L’Evangelista Giovanni, certamente testimone della scena, scrisse ciò che deve aver colto: “Dalla ferita usci sangue e acqua” (Gv 19,34)

Tutto qui. Il racconto è quasi scarno, essenziale.

Chiede solo che, con l’aiuto dello Spirito Santo, anche noi partecipiamo spiritualmente all’evento.

Nel gesto del Lancino, l’anonimo soldato che colpisce il costato di Gesù morto, da cui sgorgano sangue ed acqua, si riassume il suo sacrificio: nel sangue e nell’acqua vediamo simboleggiati e mirabilmente espressi i sacramenti fondamentali per la nostra vita cristiana: Battesimo (acqua viva che ci purifica) ed Eucarestia (cibo e bevanda che ci nutrono).

La vita nuova del cristiano sgorga dal cuore stesso di Gesù: un “cuore che ha tanto amato gli uomini”, come aveva detto il nostro Redentore, apparendo a s. Margherita Maria Alacoque, che ci ha riconciliati col Padre e ci ha reso fratelli e sorelle tra noi.

“Il nome di chi propagherà questa devozione SARÀ SCRITTO NEL MIO CUORE E NON SARÀ MAI PIÙ CANCELLATO”, disse Gesù a Santa Margherita.

Il nome sarà scritto addirittura nel cuore di Gesù e non solo nel libro della vita. E il Maestro stesso ci assicura che non verrà mai più cancellato.

Che vogliamo di più?

Diceva Gesù ai 72 discepoli mandati in missione “…rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei Cieli”.

Il nome scritto nel cielo è un tema caro all’Apocalisse. È il nome nuovo scolpito nel libro della vita, oltre che nel Cuore di Gesù, è quella pietruzza bianca, è “essere ciò che avremmo sempre voluto essere e non siamo mai riusciti”.

Il rovescio del tappeto

Diceva Francesco Forgione, detto PADRE PIO: questa vita è il rovescio del tappeto, pieno di nodi, la cui trama inestricabile di prove e sofferenze, ci impedisce di vedere il bellissimo disegno che si va formando sul diritto. Ecco, Fratelli e Sorelle. Noi quel disegno lo vedremo solo dopo, E SARÀ IL NOSTRO NOME NUOVO, SCRITTO NEL LIBRO DELLA VITA E NEL CUORE DI DIO CHE NON VERRÀ MAI PIÙ CANCELLATO.

Sarà il nostro nome vittorioso, che avremo forgiato quaggiù col nostro cammino doloroso, che ci introdurrà al banchetto celeste. Il Libro dell’Apocalisse al capitolo 2 ci ricorda: “Al vincitore darò la manna nascosta…”.

Sarà il nostro nome eterno che porteremo scritto in fronte, davanti al trono di Dio e dell’Agnello, di cui contempleremo gli splendori per i secoli eterni.

Nella Santa Messa celebriamo col Messale Romano, nella Orazione Colletta di questa Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù dicendo:

“Padre di infinita bontà e tenerezza, che mai ti stanchi di sostenere i tuoi figli e di nutrirli con la tua mano, donaci di attingere dal Cuore di Cristo trafitto sulla croce la sublime conoscenza del tuo amore, perché rinnovati con la forza dello Spirito portiamo a tutti gli uomini le ricchezze della redenzione. Per il nostro Signore Gesù Cristo”.

Sia Lodato Gesù, il Cristo!