SABATO XXVI^ SETTIMANA SANTI ANGELI CUSTODI – Matteo 18,1-5.10 “Chi accoglierà un solo bambino come questo, nel mio Nome…”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Matteo 18,1-5.10

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

 

I SANTI ANGELI CUSTODI

Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli.

Figure celesti presenti nell’universo religioso e culturale della Bibbia – così come di molte religioni antiche – e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l’origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelòs =messaggero.

Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell’Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli.

Ma il contesto biblico chiarisce che la presenza dell’Angelo indica che la relazione del popolo con Dio è ancora imperfetta, deve progredire.

Dio non può rivelarsi pienamente, non può mettere il popolo in relazione immediata con sé stesso perché è un popolo peccatore, ribelle, che si trova soltanto all’inizio del lungo cammino che lo condurrà alla Terra promessa, alla diretta presenza di Dio.

L’Angelo è come un intermediario, colui che fa camminare verso Dio e che contemporaneamente, in un certo senso, protegge dalla sua terribile presenza, fino a quando il popolo sarà in grado di reggere di fronte alla sua maestà.

L’Angelo ci fa ascoltare la voce di Dio; secondo la Bibbia la sua presenza accanto a noi non ha altro scopo che di metterci in relazione con lui. E Dio dice: “Ascolta la sua voce, non ribellarti a lui; egli non ti perdonerebbe, perché il mio nome è in lui“.

Se siamo docili a questa voce interiore, che è la voce stessa di Dio, siamo condotti progressivamente a una unione profonda con il Signore, simboleggiata nella Bibbia dalla entrata nella Terra promessa, il paese dove scorrono latte e miele, dove Dio prepara tutti i beni della salvezza.

Anche il Vangelo di oggi parla del rapporto con Dio “…Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli“.

Gesù stesso ci dice come dobbiamo rapportarci gli uni agli altri e che, per rispettare veramente le persone, per avere rapporti cristiani, dobbiamo anzitutto pensare al loro rapporto con Dio. Avvicinando qualsiasi persona dobbiamo pensare che Dio l’ama, che ha dei progetti su di lei, che l’aiuta a corrispondere a questi progetti.

Uno dei primi Gesuiti, il beato Pietro Fabre, che viaggiava molto e doveva incontrare tante persone, avvicinare tante autorità nella sua lotta contro l’eresia protestante, aveva molta devozione agli Angeli. Quando passava nelle città, quando si preparava ad incontrare qualcuno, pregava l’Angelo custode di queste città, di queste persone e otteneva grazie mirabili.

La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.

Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).

Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angelologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.

Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.

Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

Come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.

(CCC art. 336) “Dal suo inizio (Mt 18,10) fino all’ora della morte (Lc 16,22) la vita umana è circondata dalla loro protezione (Sal 34,8; 91,10-13) e dalla loro intercessione. (Gb 33,23-24; Zc 1,12; Tb 12,12) «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita». (San Basilio Magno, Adversus Eunomium) Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio”.

CCC (358), “Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio”. Le tentazioni, però, che il demonio ci prepara per impedirci di raggiungere la salvezza eterna, possono farci deviare. Ed è proprio la separazione da Dio, causata dal peccato, l’origine dell’infelicità umana.

L’uomo, essendo creato a due dimensioni, anima e corpo, non può accontentarsi di appagare i sensi, ma ha bisogno di vivere una dimensione di unione col suo Creatore, e questo stato lo si può vivere innanzitutto con la preghiera: ecco il senso della Movida Spirituale che stiamo facendo. L’Angelo Custode ci aiuta nella preghiera: stimola in noi il desiderio di fare silenzio e dedicare del tempo al Padre; è vicino a noi, prega con noi e offre la nostra preghiera a Dio.

Gesù ci ricorda che certe tentazioni si vincono solo con la preghiera e il digiuno (cfr. Mt 17,21).

Ecco che l’Angelo Custode ci suggerisce il desiderio di fare qualche sacrificio per renderci più attenti contro le tentazioni. Inoltre ci difende dalle manovre del demonio, da soli infatti non potremmo resistergli, dato che è pur sempre un’intelligenza angelica superiore alla nostra.

Quando pecchiamo l’Angelo smuove le nostre coscienze inducendoci al pentimento per ottenere il perdono di Dio tramite il sacramento della riconciliazione, (quindi per chi ne ha la necessità, don Mauro è disponibile in fondo alla chiesa), ci protegge dai pericoli, ci ispira buone idee, ci sprona a compiere buone azioni.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Oggi la Chiesa celebra la festa degli angeli custodi, preziose anime create direttamente da Dio cui siamo affidati, amici sinceri che vogliono il nostro bene. È pieno di angeli il mondo della Bibbia E L’UNIVERSO.

E noi sappiamo che solo una minima parte dell’universo è soggetta ai nostri sensi e, nonostante i poderosi progressi della scienza e della tecnica, conosciamo ben poco del mistero della vita che ci abita.

La Bibbia, ben consapevole di questa evidenza, cerca di dare delle risposte fissando lo sguardo al di là del visibile. Ma noi sappiamo che esiste anche una realtà invisibile che ci circonda: siamo composti da corpo e anima e in noi abita una parte immortale e invisibile.

E sappiamo che esistono anche delle creature che sono puri spiriti: GLI ANGELI. Massicciamente presenti nella Scrittura, questi amici di Dio ci invitano a scoprire la nostra parte più autentica.

Essi esistono e agiscono per condurre i nostri passi verso la pienezza della conoscenza di Dio, esistono, creati da Dio come puri spiriti e a ciascuno è affidato un amico interiore che, nel pieno rispetto della nostra libertà, ci consiglia e ci incoraggia.

Come già sperimenta il popolo d’Israele, ad ognuno di noi è chiesto: abbi rispetto della sua presenza, dà ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui. Il problema è che, spesso, nemmeno sappiamo della loro esistenza e li lasciamo inattivi

A ciascuno di noi Dio assegna la protezione e il consiglio di un angelo che sempre ci accompagna.

Ragion per cui impariamo a ricorrere a lui: preghiamolo quotidianamente chiedendogli aiuto e compagnia.

Ci sono gli angeli grandi, quelli delle grandi azioni e delle grandi battaglie. E quelli piccoli, nascosti, del quotidiano. Sono gli angeli custodi che oggi ricordiamo.

Anche se oggi il tema degli Angeli, PURTROPPO è quasi scomparso dalle meditazioni e dalle omelie. Stranamente, misto ai demoni, per creare confusione, satana lo fa riapparire nelle fiction, ove abbondano angeli, demoni, lucifero, vampiri e chi più ne ha ne metta, in versione new age, addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l’aspetto estetico e formale.

E gran parte della letteratura sugli Angeli, presente nelle librerie, è purtroppo di matrice esoterica, occultistica, New Age o cabalistica.

Oggi ritorna l’interesse per l’angelo, forse perché le persone, proprio perché dotate di un’anima oltre che di un corpo, sentono il bisogno di spiritualità, di un contatto con il trascendente, insomma hanno fame di eternità. Ma la figura dell’angelo spesso è ridotta a uno strumento nelle mani dell’uomo, il quale può servirsene in modo egoistico per interessi personali.

Oggi più che l’angelo del Bene, incontriamo L’ANGELO DEL BENESSERE, che promette protezione e felicità terrene, un angelo che è quasi ridotto a talismano.

Cresce quindi la tentazione, ovvero l’illusione dell’uomo di salvarsi da solo con le proprie forze. Ritorna purtroppo anche l’interesse per il demonio, che esercita grande fascino fra i giovani, come simbolo di ribellione, aspettandosi potere, sesso, ricchezza e dominio sugli altri.

Come fare per sfuggire alle trappole dei falsi maestri? Per non essere preda degli imbroglioni, si deve scegliere il Maestro (quello con la M maiuscola). Per evitare scelte soggettive e di comodo, bisogna affidarsi a Gesù, però come ce lo insegna la Chiesa. Bisogna quindi accettare Gesù come maestro, accettare ogni sua parola come parola di vita eterna, ma accettarlo attraverso la Chiesa che è garante della Verità.

MA VENIAMO AL TESTO EVANGELICO.

La preoccupazione dei discepoli su chi tra loro fosse da considerarsi il più grande non ha segnato solo il primo gruppo dei credenti in Cristo.

Ma è da sempre una tentazione ricorrente, soprattutto per chi, nella Chiesa, ritiene di dover fare carriera, o quanto meno, se non è un ecclesiastico, di apparire migliore degli altri, di essere consultato e ascoltato prima e più degli altri, di fare più degli altri…

Questa fame di potere, questa furia di comandare è da sempre un principio di distruzione nella famiglia, nella società, nella convivenza tra i popoli.

Gesù si colloca a una distanza abissale da tutto questo e continua a dirci “…se uno vuol essere il primo si faccia servo”. Ma non basta, c’è un secondo passaggio “…servo di tutti”, senza limiti di gruppo, di famiglia, di etnìa, di bontà o di cattiveria.

E non basta ancora «…Ecco io metto al centro un bambino», il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole e il più amato!

Ecco ciò che ai nostri occhi offuscati dalla potenza e dalla prevaricazione arrogante, appare INAUDITO: proporre un bambino come modello del credente. Per noi il bambino non sa nulla e non conta nulla… la nostra mancanza di amore ci dice che LO DOBBIAMO PLASMARE COME NOI

E ci dimentichiamo cosa può insegnarci un bambino:

  • la semplicità,
  • Il gioco,
  • il vento delle corse,
  • la dolcezza degli abbracci.
  • Non sa di filosofia,
  • di teologia,
  • di morale
  • di interessi che corrompono l’anima.

Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre nella fede.

I bambini danno ordini al futuro, danno gioia al quotidiano. Questo cucciolo d’uomo, parabola vivente, piccola storia di vita che Gesù fa diventare storia di Dio. “E chi lo abbraccia”, dice “Gesù abbraccia me!

Bellissima immagine che ci mostra come il volto di un Dio non sia solo da ricercare nella sua onnipotenza, MA IN UN DOLCISSIMO ABBRACCIO, apparentemente insignificante dinanzi alla nostra ottusa stoltezza.

Alda Merini diceva: “ci si abbraccia per tornare interi”, stupenda immagine.

Da essa apprendiamo che neanche Dio può stare solo, non è “intero” senza noi, senza i suoi amati. Chi accoglie un bambino accoglie Dio! Parole mai dette prima, mai pensate prima.

L’Altissimo e l’Eterno in un bambino? Se così è, come effettivamente è, Dio è come un bambino. Ciò significa che dobbiamo prendercene cura, accudirlo, nutrirlo, aiutarlo, accoglierlo, gli dobbiamo dedicare tempo e cuore.

Premesso questo, Gesù, CHE SA LEGGERE NEI NOSTRI CUORI, sposta la nostra attenzione su altre considerazioni, e ci fa capire che non conta chi è più grande, MA CHI SI FA PIÙ PICCOLO.

Spesso diciamo ai bambini che devono imitare i grandi, che devono seguire il loro esempio. Se questo può essere vero per le cose umane, PER LA VITA DI GRAZIA ACCADE L’ESATTO CONTRARIO: siamo noi adulti a doverci convertire, perché possiamo diventare semplici e puri di cuore come i bambini.

A riprova di ciò, Gesù ci insegna che gli angeli custodi dei bambini vedono sempre il volto del Padre.

Ciò implica che il nostro angelo custode è legato a noi con vincoli di carità così forti che il nostro comportamento influisce in qualche modo anche su di lui.

Non che il nostro peccato contamini il nostro angelo – il che è impossibile.

Forse possiamo pensare che, se siamo in peccato mortale, il nostro angelo non possa presentare a Dio le nostre necessità con quello slancio, derivante dalla certezza di essere ascoltato, con cui lo farebbe se fossimo in STATO DI GRAZIA.

Gli angeli hanno un ruolo molto importante nel cristianesimo ed è triste constatare come oggi vi sia poca devozione verso gli spiriti celesti.

Il Papa Benedetto XVI ha affermato

  • «…Toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui» (Angelus del 1° marzo 2009).
  • Cristo Gesù ha sempre manifestato la sua preferenza nei confronti dei più piccoli (cfr Mc 10, 13-16). Lo stesso Vangelo è permeato in profondità dalla verità sul bambino. Che cosa significa infatti «…Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli » (Mt 18,3)? Gesù non fa forse del bambino un modello, anche per gli adulti? Nel bambino vi è qualche cosa che non dovrebbe mancare mai a chi vuole entrare nel Regno dei cieli. Il cielo è promesso a tutti coloro che sono semplici come i fanciulli, a quanti, come essi, sono pieni di uno spirito di abbandono nella fiducia, puri e ricchi di bontà. Essi soltanto possono trovare in Dio un Padre e diventare, grazie a Gesù, figli di Dio. Figli e figlie dei nostri genitori, Dio vuole che siamo tutti suoi figli adottivi per grazia (Esortazione Apostolica postsinodale Africae munus, n. 68).

Ma chi sono i “piccoli” di cui ci parla la Sacra Scrittura? Sono coloro che sono consapevoli di non avere nulla, di non poter disporre neppure della propria vita. MA SANNO PERFETTAMENTE CHE OGNI COSA VIENE DA DIO COME IL SEGNO DELLA SUA BONTÀ E DELLA SUA PROVVIDENZA.

Però il nostro cuore spesso si inganna e si attacca alle cose e ci abitua a gestire le risorse e il tempo, dimenticando che sono UN DONO CHE CI È AFFIDATO IN AMMINISTRAZIONE. Il bambino non fa mai questo calcolo sbagliato. Una solo cosa sa, granitica e immutabile: che la sua vita dipende dalla mamma e dal papà. PER QUESTO SI LASCIA PRENDERE PER MANO PER FARSI GUIDARE E PROTEGGERE IN OGNI CIRCOSTANZA, IN OGNI MOMENTO.

Prendiamone esempio per ricordarci SEMPRE che LA VITA DEL CRISTIANO È UN CAMMINO VERSO IL RICONOSCERSI FIGLI AMATI E PROTETTI DA DIO, FIGLI CHE IL PADRE GUARDA CON AMORE E MISERICORDIA INFINITA.

Gli angeli ci custodiscono lungo questo cammino. Qualunque sia la nostra situazione, non dobbiamo avere timore perché Dio mai si dimenticherà di noi che siamo suoi figli.

Ogni battezzato dovrebbe coltivare con fede la sua amicizia con il proprio angelo custode.

Molti santi sono stati devoti all’angelo custode e hanno avuto con lui un rapporto tutto particolare: pensiamo a santa Gemma Galgani o a san Pio da Pietrelcina.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!