SABATO XXII^ SETTIMANA T.O. – Luca 6,1-5 il Figlio dell’Uomo è signore del sabato

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 6,1-5

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La pratica del sabato appare nei testi più antichi della Bibbia. È DURANTE IL SETTIMO GIORNO CHE DIO CREATORE SI È RIPOSATO.

E, giustamente per la religione ebraica e per noi, è un giorno molto importante, in cui osservare il riposo di Dio e la SANTIFICAZIONE DEL GIORNO FESTIVO che ne discende. Di qui il rigore di Israele, nell’esigere il rispetto del riposo in questo giorno, nel quale è proibito fare legna, preparare del cibo, accendere il fuoco e persino camminare a lungo…

Ma, MAI SI DEVE DIMENTICARE che l’UOMO è IMMAGINE DI DIO. Non è un oggetto che può essere manipolato. E nemmeno il sabato stesso può tiranneggiarlo. Perché il SABATO ha valore nella misura in cui rispetta e onora la l’uomo.

Spesso nei Vangeli le pratiche legate all’osservanza del sabato diventano motivo di polemica e di scontro tra Gesù e i farisei. Rispetto ad esse, Gesù manifesta infatti una grande libertà che nasce dal suo desiderio di restituire al sabato il suo vero significato.

E questa libertà ha evidentemente contagiato anche i suoi discepoli che, di sabato, spinti dalla fame, strappano delle spighe e le sfregano con le mani, compiendo una delle azioni proibite.

Ma a questo punto, i farisei li interrogano chiedendo loro il perché della trasgressione.

Non sono però i discepoli a rispondere, ma Gesù stesso che, rievocando un fatto biblico, testimonia che la vita dell’uomo con i suoi bisogni, anche i più elementari come nutrirsi, viene prima dell’osservanza della norma.

Purtroppo ci sono sempre state e sempre ci saranno persone che vivono ogni istante della loro vita, appiccicate alle regole, che confondono la Fede con un becero regolamento condominiale.

E dimenticano sempre che LA NORMA ESPLICITA E INCARNA L’AMORE. Ma dimenticano anche che È DAVVERO DIFFICILE CREDERE NELL’AMORE DI UNA PERSONA CHE NON CONCRETIZZA LE PROPRIE EMOZIONI D’AMORE, RENDENDOLO VISIBILE, ATTRAVERSO SCELTE CONCRETE. MANIFESTANDOLO. E così facendo la svuotano di contenuto.

I farisei sono molto attenti al fatto che i discepoli di Gesù, OLTRE A NON DIGIUNARE (cosa, che invece essi fanno per farsi vedere nelle piazze), PASSEGGIANO FRA I CAMPI E COLGONO ALCUNE SPIGHE PUR ESSENDO SABATO (compiendo quindi lavorando). E così facendo trasgrediscono il precetto del riposo!

I Farisei hanno fatto della regola la loro religione. Gesù cerca inutilmente di convincerli citando dalla Scrittura, l’episodio in cui Davide, fuggendo da Saul, giunge con i suoi compagni a Nord e chiede ed ottiene di cibarsi del pane delle offerte. Insomma: anche la regola più stretta ha le sue eccezioni.

Gesù, così facendo, oltre a dimostrare una sconfinata pazienza manifesta una grande conoscenza della Parola e della sua interpretazione e, soprattutto, ci insegna che ogni norma va inserita nel suo contesto: Dio vuole dei figli liberi non dei sudditi ossessionati dalle regole!

Figli che dotati di buon senso, che rispettando la Legge nella sua essenza, non si lasciano travolgere dal “legalismo”. E non confondono le grandi intuizioni della Parola di Dio con le beghe insignificanti in cui continuamente si infilano i farisei di ieri E NOI, FARISEI DI OGGI.

Il sabato è un dono prezioso, che va rispettato perché ricorda a Israele che è il “popolo santo di Dio”, composto da esseri radunati da Dio nella libertà di quell’AMORE che li ha liberati dalla schiavitù materiale e spirituale. Il vero e unico significato del sabato è che il sabato è un dono di Dio al suo Popolo.

Gesù alludeva anche al loro modo di osservare la Legge, quel tipico modo assurdo contro il quale Paolo si scaglierà instancabilmente nelle sue lettere.

Ma ciò che è assurdo e che è davvero interessante notare a questo riguardo è che gli antichi rabbini erano CONSAPEVOLI CHE LA GLORIFICAZIONE DEL SABATO, L’INSISTENZA SULL’OSSERVANZA STRETTA AVREBBE POTUTO CONDURRE A DEIFICARE LA LEGGE. Infatti afferma un antico testo rabbinico (Mekiltà su 31,13) “…IL SABATO È STATO DATO A VOI, NON VOI AL SABATO”.

Quegli antichi rabbini colsero il senso vero del sabato e si espressero, anzitempo, con le stesse parole di Gesù.

Dio stesso aveva detto “Se rinunzi a lavorare di sabato, il mio santo giorno; se lo consideri un giorno di gioia da rispettare perché è consacrato a me […] allora troverai la tua gioia in me, il Signore. Ti porterò in trionfo ovunque”. – Is.58:13,14.

Di conseguenza Gesù dopo aver citato l’esempio biblico e averne dato la spiegazione, rende autorevole quanto ha detto, affermando: “Il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”. Chi più di lui, il messia, ‘per mezzo del quale tutte le cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, tutto, per mezzo di Lui e per Lui’ (Col 1:16), poteva farlo?

Il Maestro sapeva come doveva essere rispettato il sabato, CIOÈ UBBIDENDO AL COMANDAMENTO. Aveva l’autorità per dirlo e lo disse, a quei farisei che secondo la loro usanza imponevano ben 65 regole molto rigide su cosa fare o non fare di sabato, E LO DICE A NOI, innestati nella storia della salvezza, in quel popolo.

È importante perciò che il sabato sia rispettato, per fare memoria della propria dignità e della propria chiamata. Ma va rispettato con intelligenza, come ancora oggi sanno fare gli ebrei praticanti, spegnendo il cellulare e il televisore per stare in famiglia ed intessere tra loro relazioni.

E da quest’ultimo atteggiamento dovremmo prendere spunto noi cristiani, CHE AL SABATO ABBIAMO AGGIUNTO LA DOMENICA, MEMORIALE DELLA RESURREZIONE DI CRISTO, PER FAR FESTA ED ANDARE SOLO A FARE WEEKEND AL MARE O IN MONTAGNA.

Anziché per ricordarci che non solo siamo liberi, ma anche figli di Dio, che in quel giorno SONO CHIAMATI A SANTIFICARE LA FESTA, PARTECIPANDO ALLE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE. Ed anche ad astenersi:

  • da ogni opera terrena e a non fare nulla che appartenga a questo mondo, ma a dedicarsi alle opere spirituali e ad andare in chiesa,
  • ad essere attenti alla lettura della Scrittura e alle spiegazioni che ne vengono date, serbando e meditando ogni cosa nel proprio cuore,
  • a pensare alle cose del cielo, occupandosi della speranza della vita futura, avendo davanti agli occhi il giudizio a venire, meditando, non sulle realtà visibili e presenti, bensì sulle realtà future e

Ma come sempre dobbiamo sempre fare attenzione ai particolari:

In questo testo, la prima cosa che scopriamo è che era sabato, e che era stato il Signore Gesù ad uscire e a portare i Suoi discepoli tra il grano. E questo ci deve far pensare, perché nell’Età della Legge, le leggi di Jahvè proibivano di uscire liberamente e di partecipare a qualunque attività di sabato.

Vediamo allora anzitutto della ragione per cui il Signore Gesù scelse di compiere questa azione proprio nel giorno di sabato. E con la sua azione cosa volesse comunicare alle persone che vivevano sotto la legge.

Dio aveva abbandonato l’Età della Legge e iniziato una nuova opera, che non imponeva l’osservanza del sabato. L’abbandono da parte di Dio delle limitazioni del sabato fu soltanto un’anticipazione della Sua nuova opera. Quella vera, grande opera che doveva essere realizzata attraverso il Figlio, che IN NESSUN MODO era legato alla legge, né poteva essere influenzato da essa. Infatti operò come al solito anche di sabato e, quando i Suoi discepoli ebbero fame, poterono cogliere le spighe e mangiarle.

Tutto ciò era assolutamente normale agli occhi di Dio.

Ed è questo il momento in cui vuole portare l’umanità in una nuova fase dell’opera della salvezza.

E ciò non potrà avvenire se le persone continuano ad agire secondo i vecchi detti o le vecchie regole, oppure continuano ad aggrapparvisi. Quando Dio inizia una nuova opera, si manifesta all’umanità con un’immagine, e in un modo totalmente inediti, cosicché le persone possano vedere diversi aspetti della Sua indole e di ciò che Egli realmente ha ed è.

Egli porta all’umanità libertà ed emancipazione, perché egli non è un “eidolòn”, una idea, MA UN DIO VIVO, UN DIO CHE ESISTE REALMENTE. È vivo e vibrante, e le Sue parole e la Sua opera portano agli esseri umani vita, luce, libertà e amore, perché EGLI È LA VERITÀ, LA VITA E LA VIA.

Ed è per tale ragione che il Signore Gesù poté uscire tranquillamente e operare di sabato, perché nel Suo cuore non c’erano regole né conoscenze o dottrine che provenissero dall’umanità. Ma è venuto perché l’uomo potesse vivere nella luce dell’Amore di Dio.

Solo coloro che adorano idoli o falsi dei sono ogni giorno schiavi di Satana, e vengono limitati da ogni tipo di regole e di tabù e non c’è libertà nella loro vita. Sono come prigionieri in catene.

Che cosa rappresenta la “proibizione”? La proibizione rappresenta le restrizioni, i vincoli e il male. Non appena una persona adora un idolo, adora un falso dio, uno spirito maligno, ecco la proibizione: Non puoi mangiare questo o quello, oggi non puoi uscire, domani non puoi raccogliere le spighe, non puoi trasferirti in una nuova casa; ci sono giorni precisi per celebrare matrimoni e funerali, e persino per dare alla luce un bambino.

Essa è la schiavitù degli uomini, il giogo di Satana e degli spiriti maligni che li controllano e impongono restrizioni al loro cuore e al loro corpo.

Queste proibizioni esistono con Dio? NO!!!!

Quando parli della Sua santità, dovresti anzitutto pensare a questo: con Lui non ci sono proibizioni. Egli ha dei principi nelle Sue parole e nella Sua opera, ma non ci sono proibizioni, perché Dio Stesso è la verità, la via e la vita.

Non dimentichiamo comunque che Il sabato è stato istituito come un giorno sacro; tutti i santi e tutti i giusti devono celebrare il sabato… (il giorno festivo che per noi cristiani è LA DOMENICA):

  • «Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro» (Es 20,8-10).

Spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica vigente, ai numeri:

IL SABATO

  • 2168 Il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato: «Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore» (Es.31,15).
  • 2169 La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione: «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro» (Es.20,11).
  • 2170 La Scrittura rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto: «Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato» (Dt.5,15).
  • 2171 Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell’Alleanza perenne. Il sabato è per il Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche in favore di Israele.
  • 2172 L’agire di Dio è modello dell’agire umano. Se Dio nel settimo giorno «si è riposato» (Es.31,17), anche l’uomo deve «far riposo» e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, «possano goder quiete». Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. È un giorno di protesta contro le schiavitù del lavoro e il culto del denaro.
  • 2173 Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno. Egli con autorità ne dà l’interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc.2,27). Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male, salvare una vita anziché toglierla. Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell’onore di Dio. «Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc.2,28).

IL GIORNO DEL SIGNORE

  • «Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal.118,24).

IL GIORNO DELLA RISURREZIONE: LA NUOVA CREAZIONE

  • 2174 Gesù è risorto dai morti «il primo giorno della settimana» (Mc.16,2). In quanto «primo giorno», il giorno della risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto «ottavo giorno», che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore (Hê kuriakê hêméra, «dies dominica»), la «domenica»:
  • «Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno [dopo il sabato ebraico, ma anche il primo giorno] nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, nostro Salvatore, risuscitò dai morti».

LA DOMENICA – COMPIMENTO DEL SABATO

  • 2175 La domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana, cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la prescrizione rituale. Porta a compimento, nella pasqua di Cristo, la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell’uomo in Dio. Infatti, il culto della Legge preparava il mistero di Cristo, e ciò che vi si compiva prefigurava qualche aspetto relativo a Cristo: «Coloro che vivevano nell’antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza, non più guardando al sabato, ma vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per la sua morte».
  • 2176 La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell’uomo «di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini». Il culto domenicale è il compimento del precetto morale dell’Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo.

L’EUCARISTIA DOMENICALE

  • 2177 La celebrazione domenicale del giorno e dell’Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. «Il giorno di domenica in cui si celebra il mistero pasquale, per la Tradizione apostolica deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto».
  • «Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell’Epifania, dell’Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi».
  • 2178 Questa pratica dell’assemblea cristiana risale agli inizi dell’età apostolica. La lettera agli Ebrei ricorda: «Non disertando le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda» (Eb.10,25).
  • La Tradizione conserva il ricordo di una esortazione sempre attuale: «Affrettarsi verso la chiesa, avvicinarsi al Signore e confessare i propri peccati, pentirsi durante la preghiera […]. Assistere alla santa e divina liturgia, terminare la propria preghiera e non uscirne prima del congedo. […] L’abbiamo spesso ripetuto: questo giorno vi è concesso per la preghiera e il riposo. È il giorno fatto dal Signore. In esso rallegriamoci ed esultiamo».

L’OBBLIGO DELLA DOMENICA

  • 2180 Il precetto della Chiesa definisce e precisa la Legge del Signore: «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa». «Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente».
  • 2181 L’Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l’agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all’Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti) o ne siano dispensati dal loro parroco. Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave.
  • 2182 La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l’assistenza dello Spirito Santo.
  • 2183 «Se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla liturgia della Parola, se ve n’è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del Vescovo diocesano, oppure attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia, o, secondo l’opportunità, in gruppi di famiglie».

Se proviamo a leggere il resto del Vangelo di Luca per scoprire cosa fa Gesù di sabato, SCOPRIREMO CHE LA SUA SIGNORIA SU QUESTO GIORNO SI RIVELA NEL RESTITUIRE ALL’ESSERE UMANO UNA VITA PIENA E ABBONDANTE.

E se ci poniamo -con onestà- davanti al comportamento di Gesù dobbiamo chiederci se ciò che ci spinge ad agire è la sua stessa passione per la vita dell’uomo, il desiderio di contribuire affinché tutti possano godere di una vita “piena e abbondante”, OPPURE è LA NOSTRA MORMORAZIONE E LA VOGLIA DI ACCRESCERE IL NOSTRO PRESTIGIO PERSONALE, PREVALENDO SEMPRE E SOLO SUGLI ALTRI?

Abbiamo a lungo meditato sul fatto che gli Apostoli e Gesù uscirono, nel giorno di sabato, mentre secondo le usanze non avrebbero potuto farlo e accadde ciò che il brano oggi ci ha regalato.

MA IN VERITÀ C’È ANCHE PER NOI CRISTIANI UN LUOGO, DAL QUALE NEL GIORNO FESTIVO PARTICOLARMENTE, NON DOBBIAMO USCIRE, SE VOGLIAMO SANTIFICARE DAVVERO LA FESTA…

È LA DIMORA DELLA NOSTRA ANIMA, che deve essere sempre adorna della giustizia, della verità, della sapienza, della santità: TUTTO CIÒ CHE INSIEME È IL CRISTO CHE ABITA IN NOI, PER LA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO.

Da questa dimora non occorre uscire, se si vuole custodire il vero GIORNO DA SANTIFICARE. Per celebrare con sacrifici questo giorno di festa, SECONDO LA PAROLA DEL SIGNORE «Chi rimane in me, anch’io rimango in lui» (Gv 15,5).

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!