SABATO XVIII^ SETTIMANA T.O. – Matteo 17,14-20 – Se avrete fede, nulla vi sarà impossibile
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 17,14-20
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile». Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e Sorelle, la necessità della salvezza trova conferma nell’attualità del momento storico. La Chiesa terrena è ancora malata e attende di essere salvata dal potere del Maligno, dal Cristo.
Siamo ancora nel tempo dell’attesa dell’Avvento definitivo del Salvatore e nel tempo della supplica, perché venga al più presto a liberarci dai tormenti del Satana.
QUESTA È LA VERA CHIESA, QUELLA CHE GUARDA A CRISTO E SI GETTA AI SUOI PIEDI E INVOCA IL SUO AIUTO E LA SUA SALVEZZA, NON QUELLA CHE SOGNA LA GLORIA ETERNA, SCAVALCANDO E IGNORANDO IL DISCORSO DELLA CROCE. Cosa possono fare gli apostoli di fronte alla preghiera di chi chiede la liberazione del Maligno? Nulla, assolutamente nulla, se non mettersi nelle mani del Signore.
Il miracolo odierno non è la guarigione impossibile o un segno prodigioso, fine a sé stesso, ma la FEDE che quel miracolo ha generato.
Di fronte al fallimento di ogni soluzione umana, di fronte allo smarrimento, di fronte al dolore, IL MIRACOLO È QUESTO PADRE CHE SI GETTA IN GINOCCHIO DAVANTI A GESÙ E RICONOSCE IN LUI LA FONTE UNICA DELLA SALVEZZA E DELLA VITA VERA.
Una cosa che mi fa com-muovere è come quest’uomo non si arrenda davanti alla guarigione chiesta e non ottenuta da parte dei discepoli di Gesù…
Non si perde di animo…non fa come me, come noi… va alla fonte, si rivolge a Gesù stesso, ed è esaudito.
Se la nostra fede fosse così forte…se riuscissimo a non fermarci davanti a niente, nemmeno davanti a tutti gli ostacoli, che satana mette fra noi è Dio… se ci ricordassimo che abbiamo un grande unico mediatore che è il Cristo, allora potremmo orgogliosamente dire che abbiamo fede come un granello di senape…
Ma la nostra povera, fragile umanità è più forte della nostra Fede. E allora ci arrabattiamo, chiediamo, preghiamo, ci sforziamo di credere sempre di più, ma non raggiungiamo mai quella santità che ci è richiesta, perché ci rende veri discepoli di Gesù.
I santi, invece, operano miracoli in vita e anche dopo, perché riescono ad essere un tutt’uno con il Cristo Gesù. Noi leggiamo di loro, ma non riusciamo a penetrarne il segreto della Fede, non riusciamo ad abbandonarci a Dio come hanno fatto loro. Eppure altro non erano che uomini come noi.
Eppure restiamo qui, ancorati alla nostra preghiera stanca e inconcludente, mentre il Signore ci mostra come la vera fede trasfigura. E allora ci rendiamo conto che le domande “che cosa dobbiamo fare” o “perché non ci siamo riusciti”, non sono quelle giuste da porci.
Nel Vangelo di Matteo, l’avere fede viene ad assimilarsi al pregare/digiunare. Lo si comprende dalla lettura della pericope evangelica parallela del Vangelo di Marco, al capitolo 9,29:
- “28 Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 29 Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera»”.
Dice il mio Amico, Sant’Ilario di Poitiers, che ci accompagna in questo cammino:
- “Gli apostoli, pur avendo creduto, non avevano ancora tuttavia una Fede perfetta. Infatti, mentre il Signore stava sul monte, essi erano rimasti con la folla, e una specie di torpore aveva rilassato la loro fede. E se dice loro “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi”? è PERCHÉ, IN SUA ASSENZA, ERA SUBENTRATA L’INCLINAZIONE ALL’ANTICA INCREDULITÀ. Egli insegna loro così che non possono offrire la salvezza se, nel tempo tra i Vangeli e la sua seconda venuta, si allontanano dalla fede, come se il Signore fosse assente”.
Umanissimo dubbio, quello dei Discepoli, ai quali Gesù aveva trasmesso ai suoi il potere di sanare gli infermi e cacciare i demòni (Mt 10,6-8; Mt 10,1; Mc 3,14-15; Lc 9,1):
- 6 rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7 E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8 Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
- «Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”» (Mc 16,17-18).
Guarire le infermità del corpo: malattie che conducono ad una morte prematura, o che causano invalidità permanenti.
Ma ancora di più, curare le infermità dello spirito: paralisi di ogni tipo, che rendono incapaci di amare e di servire; indurimenti del cuore, che generano separazioni; depressioni, che intristiscono il volto; vizi, che schiavizzano nel peccato.
Tutti noi possiamo cacciare i demoni in virtù della potenza della PAROLA quale si manifesta nella preghiera che è conforme all’unica PAROLA, e in virtù di quella GRAZIA COMUNICATA E COMUNICANTE CHE SI MANIFESTA ALLORCHÉ L’UOMO SI FA OBBEDIENTE ALLA PAROLA DI DIO. È questo l’unico e vero digiuno, che nasce dall’obbedienza al Vangelo e che va ben oltre la semplice astensione dal cibo.
Occorre allora la FEDE ALLA PAROLA DI CRISTO, che è composta da due dimensioni:
- quella della verità che si accoglie
- e quella dell’amore con cui la si accoglie.
La verità della Parola che genera la FEDE, può essere accolta in modo superficiale, indegno della sua importanza, relegandola come ai margini della vita. Oppure può diventare il centro motore di tutta quanta la vita «…Il giusto vivrà per fede » (Rm 1,17; Ab 2,4; Gal 3,11; Eb 10,38).
Noi spesso dimentichiamo quello che amo ripetere ai miei discenti:
- IL SACRAMENTO, QUANDO È VALIDO, COMUNICA LA GRAZIA.
- LA PREDICAZIONE, QUANDO È ORTODOSSA, COMUNICA LA VERITÀ.
- Ma l’efficacia è assicurata solo dall’amore con cui la verità è comunicata e ricevuta.
- La verità-amore, l’amore-verità opera i miracoli.
Ma questo potere, quando viene mal esercitato non giunge a nessun fine.
Gesù, infatti, nel testo, ci dice chiaramente che i miracoli, SPECIE QUELLI CONTRO IL MALIGNO, non si ottengono con parole magiche o poteri acquisiti una volta per tutte, ma con la costanza nella preghiera e nel digiuno. Con questi strumenti eletti, infatti, ci si affida a Dio e con il Suo intervento sarà Dio che agirà, rendendo operativa la sua Parola “…Nulla ci sarà impossibile” perché “…a Dio nulla è impossibile”.
Basta dunque un minimo di abbandono della nostra anima, nella FEDE a Dio: piccolo come un “granellino di senape”, pregni di umiltà e di Fede, possiamo essere latori di grandi opere e messaggi che realizzeranno i segni del regno di Dio. Ma è difficile da comprendere, anche per i Discepoli, figuriamoci per noi, CHE SIAMO GENTE DI POCA FEDE!
Noi dimentichiamo che la Fede è sapere in pienezza, è essere completamente consapevoli, senza il minimo dubbio, del fatto che l’energia che deriva dal fidarsi di Dio rende possibile anche l’impossibile. La Fede è una componente che può far fluire l’energia divina nelle mani e nel cuore dell’uomo, rendendolo capace di realizzare ogni desiderio e ogni aspirazione, senza limiti.
A Gesù, infatti, viene chiesto di guarire un giovane ammalato di epilessia. La sua risposta immediata “O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me“, ci fa capire che Gesù è come se fosse stanco di questa generazione. Essa infatti è una generazione incredula e perversa, che non vive più secondo la verità di Dio, ma secondo le necessità infinite dell’uomo.
Sembra l’analisi della nostra generazione. Uguale a quelle che si sono succedute e, Dio non voglia, come quelle che si succederanno.
Gesù è stanco di servire l’uomo secondo l’uomo, PERCHÉ È STATO MANDATO PER SERVIRLO SECONDO DIO. Ma quest’ultimo tipo di servizio però è rifiutato da quella generazione incredula e perversa, che preferisce un Dio che è a servizio dell’uomo e che esaudisce ogni suo desiderio.
Gesù però non si lascia vincere dallo scoraggiamento, dalla stanchezza. Esaudisce la preghiera di questo povero uomo che si era rimesso, con i suoi bisogni, nella sua Fede, nelle mani di Cristo e lo guarisce.
Ecco cosa sono stati chiamati a fare i Discepoli ed ecco cosa siamo chiamati a fare noi, senza perderci mai d’animo: servire l’uomo con le idee e il cuore di Dio, perché la legge dell’Incarnazione ci obbliga ad espletare un servizio sempre eccellente. Anche se l’umanità si serve così come essa è: incredula e perversa. Si serve per le cose del corpo, della terra, di questo tempo, sapendo che anche questo è amore, purissimo amore.
ATTRAVERSO QUESTO AMORE SORGERÀ ANCHE L’ALTRO, QUELLO PER LA VERITÀ, LA GRAZIA, LA GIUSTIZIA, LA VERA CONVERSIONE NECESSARIO PER IL RITORNO A DIO.
Mai dobbiamo dimenticare che il Figlio prodigo tornò dal Padre Misericordioso per avere un tozzo di pane. Non intraprese la via del ritorno per purissimo amore verso colui che gli aveva dato, che è la sua vita.
Ma quel Padre, icona del nostro ETERNO PADRE CELESTE, non disprezzò quest’amore interessato.
Di esso si servì per ridargli quella sua dignità che aveva persa e per RI-ACCOGLIERLO nel suo cuore a pieno titolo, come se nulla fosse accaduto.
La reazione di Gesù è però importante per noi, perché ci rivela tutta la sua sofferenza nel non poter servire l’uomo secondo Dio dal principio alla fine. Ci mostra anche la sua forza e la sua determinazione per rimanere nell’amore SEMPRE, senza mai venire meno.
Gesù ci dona il Cielo, noi con il Cielo dentro il cuore possiamo rinnovare la vita di ogni nostro fratello, mostrandogli la via della vera salvezza.
Possiamo, in un momento di umanissimo sconforto, come Gesù, gridare il nostro dolore per lo sconforto, ma poi come Gesù dobbiamo assumere oggi e sempre la croce del servizio per amare l’uomo secondo l’uomo, sapendo che solo attraverso questo ministero sarà possibile che gli altri si aprano alla vera fede, accolgano il vero servizio della salvezza.
Il potere di guarigione, e la guarigione stessa, non è una delega in bianco che Dio ci dà, ma è un dono che assimiliamo nella misura in cui c’è una relazione profonda con Lui, e che ci cambia interiormente.
Come i cinque pani e i due pesci sono insufficienti per sfamare tutta la folla, così non bastano le cose che sappiamo di Dio, le preghiere che facciamo o le elemosine che elargiamo.
Gesù richiede un contatto vero, diretto, forte: «portatemelo qui». Come i pani e i pesci sono offerti a Gesù perché diventino cibo per tutti, così nella preghiera ci presentiamo davanti a Dio insieme con le persone che vorremmo aiutare. Con questo gesto offertoriale della presentazione, si vuole significare che ogni cosa che proviene da Dio è un dono da custodire e promuovere, non un qualcosa su cui esercitare il nostro personale potere.
Ricordiamoci che non possiamo i doni del Padre senza avere Fede nella Sua potenza. Altrimenti ricadiamo nell’errore degli apostoli, che hanno confidato in se stessi, quasi fossero loro gli artefici della liberazione dal Maligno.
Coloro che confidano nelle proprie forze e capacità non vedranno le meraviglie del Signore.
Un’ultima precisazione sul digiuno. Per poter scacciare il Maligno non basta la preghiera occasionale, la cui frequenza aumenta e diminuisce secondo i nostri umori e secondo le nostre necessità, ma bisogna entrare nello spirito della preghiera continua ed ininterrotta, che ogni momento cerca ed invoca il suo Signore.
Il Maligno scacciato da una porta cercherà, altrimenti, di entrare da un’altra e troverà mille occasioni durante la giornata per riprendere possesso del nostro cuore. Basta molto poco per far vacillare la fede in Cristo.
Gli impegni e il lavoro eccessivi, il tempo perso inutilmente in chiacchiere, passatempi, spettacoli: tutto questo ci fa abbassare la guardia e ci rende molto vulnerabili di fronte agli attacchi del Maligno.
È un dato di fatto: QUANDO CI DISTRAIAMO DALLA PREGHIERA, IL MALIGNO CI TROVA INDIFESI E IMPOTENTI. Per questo ad uno spirito di continua preghiera si deve accompagnare uno spirito di continuo digiuno, NON LA SEMPLICE ASTINENZA DAL CIBO, MA QUELLA SOBRIETÀ NEL FARE, QUEL DIGIUNO NEL PARLARE, NEL POSSEDERE, CHE FACILITA E RENDE POSSIBILE PREGARE IN CONTINUAZIONE, SENZA ESSERE DISTRATTI.
È molto restrittivo, se non addirittura fuorviante, intendere il digiuno come la semplice astinenza dal cibo, con le inevitabili conseguenze psicofisiche, non sempre volute dal Signore.
È altro il digiuno di cui abbiamo bisogno, e ognuno di noi sa molto bene in che cosa deve digiunare, quali cibi non deve più mangiare, e quali deve mangiare con sobrietà, per non assopire il proprio cuore. Non si possono fare delle regole di preghiera e di digiuno uguali per tutti: ognuno deve vedersela in prima persona col Signore, altrimenti faremmo della preghiera e del digiuno un’altra Legge e saremmo di nuovo farisei.
Ragioniamoci sopra….
Sia Lodato Gesù, il Cristo!