sabato XV^ Settimana T.O. – Matteo 12,14-21 …ed Egli guarì tutti

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 12,14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ED EGLI LI GUARÌ TUTTI e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi il Vangelo ci presenta Gesù proprio come il servo mite e umile di cuore. E umile il Figlio di Dio che, di fronte ai farisei che tramano “per toglierlo di mezzo”, non contende, ma si allontana; è mite il Figlio di Dio che guarisce tutti.

REALIZZA PIENAMENTE E DEFINITIVAMENTE LA FIGURA DEL SERVO DI DIO CHE DISARMA LA VIOLENZA, CON LA MITEZZA, di colui di cui Isaia, nel capitolo 61,1-2, ha detto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi”.

Lo Spirito Santo… la PERSONA TRINITARIA PIU’ SCONOSCIUTA AL POPOLO DI DIO E MENO PREGATA. Io lo definisco “IL MOTORE TRINITARIO”. “Egli aleggiava sulle acque” già prima della Creazione: ERA GIA’ IN AZIONE, INSTANCABILE COME SEMPRE, ci ricorda il Libro della Genesi. Ed è presente anche nell’ultima frase del Libro dell’Apocalisse, nel capitolo 22,17-20 “17Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita”.

Nessuno potrà mai compiere una sola opera di Dio, se non è pervaso di potenza, di forza, saggezza, verità, consiglio, che SOLO lo Spirito Santo può dare.

Nulla opera il Padre senza il suo Santo Spirito. Nulla potrà mai operare l’uomo, che, in definitiva, è solo uno strumento, come una cornamusa, o un sacco vuoto. Per emettere dei suoni l’uomo deve riempire costantemente la sua vita, dell’alito di vita che gli dona lo Spirito Santo e solo così sarà UNO STRUMENTO CHE SA SUONARE MIRABILMENTE LA GRANDE SINFONIA DI DIO.

Il Gesù terreno ne è l’archetipo, l’esempio: il profeta Isaia lo vede infatti tutto ricolmo di Spirito Santo. Lo vede avvolto, pervaso, immerso nello Spirito del Signore. Lui è lo strumento, lo Spirito, l’Agente per antonomasia.

Bene lo chiarisce Isaia, al capitolo 61,1-3 “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”.

Tutta la potenza dello Spirito Santo versata dal Padre sul Cristo, è stata trasformata, dal Verbo Incarnato, in una sorgente di acqua zampillante che viene data -gratuitamente e senza limite alcuno- a chiunque vuole essere strumento di Dio per concorrere alla redenzione dell’uomo.

Il cristiano attinge quotidianamente lo Spirito da Gesù Signore. La dipendenza da Lui è vitale, necessaria, indispensabile. E il Cristo, grazie allo Spirito Santo realizza definitivamente la salvezza dell’uomo, riversandolo nel loro cuore, perché si aprano alla fede in Cristo.

Più il cristiano attinge la forza che gli deriva dallo Spirito, che ci ha donato Gesù, più è in grado di produrre frutti, grazia al suo amore. Più sarà mosso dallo Spirito Santo, più sarà parte di una meravigliosa orchestra spirituale, destinata a realizzare la missione della salvezza. Perché la dinamicità missionaria è mossa dallo Spirito Santo.

Ma vediamo anche un’altra prospettiva.

Il vangelo di oggi riporta le parole del famoso capitolo 42 del Profeta Isaia, che nell’ottavo secolo a.C. annunciò, fra altre cose, così il futuro Messia: il “servo di Dio”, mansueto e docile al volere del Padre “Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante”.

Adoro questa immagine. E mi chiedo: che cosa c’è di più debole di una canna rotta o di un lucignolo fumigante? Una canna cresce nella palude, ma se un’anatra selvatica vi si appoggia, essa si spezza. Se il piede di un uomo la colpisce, si rompe. Anche il vento che soffia sul fiume la fa piegare fino a terra. E io non so immaginare nulla di più fragile e di più inconsistente dell’immagine di una canna rotta.

E il lucignolo fumante è il RICORDO DI UNA FIAMMA. Esso ha ancora una fiammella, è vero, ma manda un chiarore debolissimo. Il respiro di un bambino potrebbe spegnerlo. Niente ha un’esistenza precaria come i resti della sua fiamma.

Ebbene, di queste cose deboli Gesù dice che “non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumigante”.

Alcuni figli di Dio sono resi forti per compiere opere per Lui. Dio ha qui e là i Suoi “Sansoni” che possono abbattere le porte di Gaza e trasportarle in cima alla collina. Ha alcuni uomini forti come leoni, ma molti dei Suoi sono gente timorosa; se viene la tentazione essi sono come uccelli presi in una rete.

Se la prova li minaccia, la loro grandezza in un attimo è nella polvere. Come fragile imbarcazione sono sbattuti da ogni onda, sono trascinati dai flutti come un uccello marino: divengono cose deboli senza forza, senza saggezza e prudenza.

Eppure, deboli come sono, anzi proprio perché sono tali, sono eredi della promessa. Se consideriamo il brano odierno, al versetto 20 e teniamo presente ciò che è scritto al versetto 15, troviamo un dato di fatto «Egli li guarì tutti».

Infatti Gesù non era venuto per dare il «colpo di grazia» a chi già era stato colpito pesantemente nella vita, e nemmeno voleva spegnere le ultime speranze di chi le aveva perse quasi completamente tutte. In questo consiste l’amore e la tenera considerazione che ci mostra la compassione di Gesù. E noi non dobbiamo mai sottrarci al Suo tocco. Non dobbiamo temere una parola dura da parte Sua. Anche se potrebbe giustamente rimproverarci per la nostra debolezza, Egli non lo fa.

Essendo venuto “per servire e non per essere servito”, ovvero per servire Dio e per servire gli uomini Egli incarna appieno queste parole. Egli è venuto per amare e donare conforto e la sua vita è consacrata totalmente al disegno del Creatore.

E come il servo preannunziato dal profeta Isaia, Egli sarà l’esempio perfetto del “servo sofferente“, deriso e torturato dall’ostilità del suo popolo, perché il Maestro non è gradito a chi ha il potere perché disturba, perché ridà il giusto senso alle regole, abbiamo visto nella meditazione dei giorni scorsi.

Tutto lo conduce inevitabilmente verso la sofferenza. Ma il Signore è pronto, perché è ricolmo dello Spirito di Dio, e così diventa Colui che porta la Parola all’uomo, porta la giustizia, porta la speranza al mondo. Il canto del “servo di Dio” di Isaia serve a darci una splendida visione della persona di Gesù. Ciò che più colpisce, in questo brano del profeta, è l’accostamento di due modi di agire che potrebbero sembrare in contrasto:

  1. il servo è mansueto
  2. ma allo stesso tempo fermo, deciso, perché annuncerà la giustizia finché non trionfi fra le genti.

Gesù è stato proprio così: dolce, pieno di compassione, tenero, pietoso, pronto ad accogliere tutti, a consolare tutti, ad amare tutti, ma nello stesso tempo non è mai venuto a compromessi, ha annunciato la parola di Dio e il suo regno in piena verità senza mai venire meno alla volontà del Padre, senza mai temere l’ostilità degli uomini.

Egli per primo ha creduto nel Padre. E mi tornano alla mente, facendomi scendere le lacrime, le parole di Paolo che scrive ai Cristiani che vivono a Roma. Siamo al Capitolo 8,31 di quella lettera stupenda ai Romani:

  • Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?

Dolcezza e forza lo hanno portato a non vacillare mai, ad andare fino in fondo alla sua missione, fino alla croce.

Ciò che ne viene fuori non è l’immagine pallida di un esasperato pacifista, come ce ne sono tanti. Ciò che viene fuori È LO STILE DI CHI NON HA BISOGNO DI LITIGARE, GRIDARE, COLPIRE, USARE VIOLENZA, PERCHÉ’ SA CHE DIO SISTEMERA’ OGNI COSA.

È lo stile di chi sa valorizzare ciò che è piccolo, ciò che è delicato, ciò che è messo ai margini. La fortezza a cui si allena Gesù è quella della croce in cui con una mitezza straordinaria Egli fa spazio alla debolezza e la eleva a strumento di salvezza.

NESSUNO È CAPACE DI SALIRE E RIMANERE SULLA CROCE se non si è allenato nelle piccole cose di ogni giorno. È nelle piccole cose che dobbiamo imparare a fare la differenza.

Gesù prima di affrontare la Sua passione REALIZZA tutto il bene possibile, in silenzio “…Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo”.

Egli fa il bene non PER FARSI PUBBLICITÀ, o PER FARE POST PER POI METTERLI SU FACEBOOK, come siamo soliti fare per ricevere “plauso e like”. Ma lo realizza come necessità di chi sa che l’amore vero è quello fatto nel segreto, quello che è gratuito.

I suoi miracoli non erano forme di “pubblicazione mediatica” del vangelo. Ovviamente lo dico nel senso più deteriore del termine, affinché anche io possa vergognarmi.

Erano la prova che Egli prendeva a cuore il dolore di ciascuno, le storie singole di ognuno, il dettaglio di ogni volto, perché OGNUNO\OGNI ALTRO È UN FRATELLO CARISSIMO A DIO.

Giovanni 13,1 ci ricorda che Gesù fu per i suoi discepoli un amico, che ama fino alla fine, fino all’ora estrema. «Ora, prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi, che erano nel mondo, li amò sino alla fine».

E questo AMORE, il Signore Gesù, essendo il Messia, lo pratica ancora oggi. Egli non vuole dare il colpo finale a chi già sta nei guai, né vuole vanificare le sue ultime speranze. Egli ha compassione anche oggigiorno. È pronto a curare chiunque crede in lui, come fa un buon pastore, un medico, un consulente e un amico, che ama.

A ciò si aggiunga che Egli può realizzare ciò, che altri non possono fare: dare il perdono, riconciliare con Dio, elargire riposo e pace, dare vita eterna e una speranza, che è ancorata in cielo e che nessuno può togliere, poiché la garantisce Egli stesso.

E allora, Fratelli e Sorelle carissimi, oggi stesso e affidiamoci a Lui!

Egli ci ha promesso «Colui che viene a me, io non lo respingerò» (Gv 6,37). E anche «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Gv 8,36) … NEL SUO ETERNO, INCROLLABILE, PERFETTO, UNICO AMORE.

Scriveva Charles de Foucauld

“E in questa vita, la tempesta è quasi continua,

e la vostra barca sempre sul punto di affondare.

Tuttavia, non dimenticatevi, io sono qui;

con me, questa barca è insommergibile!

Diffidate di tutto, e soprattutto di voi stessi,

però abbiate in me una fiducia totale che scacci ogni inquietudine”.

 

Sia Lodato Gesù, il Cristo!

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 12,14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ED EGLI LI GUARÌ TUTTI e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi il Vangelo ci presenta Gesù proprio come il servo mite e umile di cuore. E umile il Figlio di Dio che, di fronte ai farisei che tramano “per toglierlo di mezzo”, non contende, ma si allontana; è mite il Figlio di Dio che guarisce tutti.

REALIZZA PIENAMENTE E DEFINITIVAMENTE LA FIGURA DEL SERVO DI DIO CHE DISARMA LA VIOLENZA, CON LA MITEZZA, di colui di cui Isaia, nel capitolo 61,1-2, ha detto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi”.

Lo Spirito Santo… la PERSONA TRINITARIA PIU’ SCONOSCIUTA AL POPOLO DI DIO E MENO PREGATA. Io lo definisco “IL MOTORE TRINITARIO”. “Egli aleggiava sulle acque” già prima della Creazione: ERA GIA’ IN AZIONE, INSTANCABILE COME SEMPRE, ci ricorda il Libro della Genesi. Ed è presente anche nell’ultima frase del Libro dell’Apocalisse, nel capitolo 22,17-20 “17Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita”.

Nessuno potrà mai compiere una sola opera di Dio, se non è pervaso di potenza, di forza, saggezza, verità, consiglio, che SOLO lo Spirito Santo può dare.

Nulla opera il Padre senza il suo Santo Spirito. Nulla potrà mai operare l’uomo, che, in definitiva, è solo uno strumento, come una cornamusa, o un sacco vuoto. Per emettere dei suoni l’uomo deve riempire costantemente la sua vita, dell’alito di vita che gli dona lo Spirito Santo e solo così sarà UNO STRUMENTO CHE SA SUONARE MIRABILMENTE LA GRANDE SINFONIA DI DIO.

Il Gesù terreno ne è l’archetipo, l’esempio: il profeta Isaia lo vede infatti tutto ricolmo di Spirito Santo. Lo vede avvolto, pervaso, immerso nello Spirito del Signore. Lui è lo strumento, lo Spirito, l’Agente per antonomasia.

Bene lo chiarisce Isaia, al capitolo 61,1-3 “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”.

Tutta la potenza dello Spirito Santo versata dal Padre sul Cristo, è stata trasformata, dal Verbo Incarnato, in una sorgente di acqua zampillante che viene data -gratuitamente e senza limite alcuno- a chiunque vuole essere strumento di Dio per concorrere alla redenzione dell’uomo.

Il cristiano attinge quotidianamente lo Spirito da Gesù Signore. La dipendenza da Lui è vitale, necessaria, indispensabile. E il Cristo, grazie allo Spirito Santo realizza definitivamente la salvezza dell’uomo, riversandolo nel loro cuore, perché si aprano alla fede in Cristo.

Più il cristiano attinge la forza che gli deriva dallo Spirito, che ci ha donato Gesù, più è in grado di produrre frutti, grazia al suo amore. Più sarà mosso dallo Spirito Santo, più sarà parte di una meravigliosa orchestra spirituale, destinata a realizzare la missione della salvezza. Perché la dinamicità missionaria è mossa dallo Spirito Santo.

Ma vediamo anche un’altra prospettiva.

Il vangelo di oggi riporta le parole del famoso capitolo 42 del Profeta Isaia, che nell’ottavo secolo a.C. annunciò, fra altre cose, così il futuro Messia: il “servo di Dio”, mansueto e docile al volere del Padre “Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante”.

Adoro questa immagine. E mi chiedo: che cosa c’è di più debole di una canna rotta o di un lucignolo fumigante? Una canna cresce nella palude, ma se un’anatra selvatica vi si appoggia, essa si spezza. Se il piede di un uomo la colpisce, si rompe. Anche il vento che soffia sul fiume la fa piegare fino a terra. E io non so immaginare nulla di più fragile e di più inconsistente dell’immagine di una canna rotta.

E il lucignolo fumante è il RICORDO DI UNA FIAMMA. Esso ha ancora una fiammella, è vero, ma manda un chiarore debolissimo. Il respiro di un bambino potrebbe spegnerlo. Niente ha un’esistenza precaria come i resti della sua fiamma.

Ebbene, di queste cose deboli Gesù dice che “non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumigante”.

Alcuni figli di Dio sono resi forti per compiere opere per Lui. Dio ha qui e là i Suoi “Sansoni” che possono abbattere le porte di Gaza e trasportarle in cima alla collina. Ha alcuni uomini forti come leoni, ma molti dei Suoi sono gente timorosa; se viene la tentazione essi sono come uccelli presi in una rete.

Se la prova li minaccia, la loro grandezza in un attimo è nella polvere. Come fragile imbarcazione sono sbattuti da ogni onda, sono trascinati dai flutti come un uccello marino: divengono cose deboli senza forza, senza saggezza e prudenza.

Eppure, deboli come sono, anzi proprio perché sono tali, sono eredi della promessa. Se consideriamo il brano odierno, al versetto 20 e teniamo presente ciò che è scritto al versetto 15, troviamo un dato di fatto «Egli li guarì tutti».

Infatti Gesù non era venuto per dare il «colpo di grazia» a chi già era stato colpito pesantemente nella vita, e nemmeno voleva spegnere le ultime speranze di chi le aveva perse quasi completamente tutte. In questo consiste l’amore e la tenera considerazione che ci mostra la compassione di Gesù. E noi non dobbiamo mai sottrarci al Suo tocco. Non dobbiamo temere una parola dura da parte Sua. Anche se potrebbe giustamente rimproverarci per la nostra debolezza, Egli non lo fa.

Essendo venuto “per servire e non per essere servito”, ovvero per servire Dio e per servire gli uomini Egli incarna appieno queste parole. Egli è venuto per amare e donare conforto e la sua vita è consacrata totalmente al disegno del Creatore.

E come il servo preannunziato dal profeta Isaia, Egli sarà l’esempio perfetto del “servo sofferente“, deriso e torturato dall’ostilità del suo popolo, perché il Maestro non è gradito a chi ha il potere perché disturba, perché ridà il giusto senso alle regole, abbiamo visto nella meditazione dei giorni scorsi.

Tutto lo conduce inevitabilmente verso la sofferenza. Ma il Signore è pronto, perché è ricolmo dello Spirito di Dio, e così diventa Colui che porta la Parola all’uomo, porta la giustizia, porta la speranza al mondo. Il canto del “servo di Dio” di Isaia serve a darci una splendida visione della persona di Gesù. Ciò che più colpisce, in questo brano del profeta, è l’accostamento di due modi di agire che potrebbero sembrare in contrasto:

  1. il servo è mansueto
  2. ma allo stesso tempo fermo, deciso, perché annuncerà la giustizia finché non trionfi fra le genti.

Gesù è stato proprio così: dolce, pieno di compassione, tenero, pietoso, pronto ad accogliere tutti, a consolare tutti, ad amare tutti, ma nello stesso tempo non è mai venuto a compromessi, ha annunciato la parola di Dio e il suo regno in piena verità senza mai venire meno alla volontà del Padre, senza mai temere l’ostilità degli uomini.

Egli per primo ha creduto nel Padre. E mi tornano alla mente, facendomi scendere le lacrime, le parole di Paolo che scrive ai Cristiani che vivono a Roma. Siamo al Capitolo 8,31 di quella lettera stupenda ai Romani:

  • Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?

Dolcezza e forza lo hanno portato a non vacillare mai, ad andare fino in fondo alla sua missione, fino alla croce.

Ciò che ne viene fuori non è l’immagine pallida di un esasperato pacifista, come ce ne sono tanti. Ciò che viene fuori È LO STILE DI CHI NON HA BISOGNO DI LITIGARE, GRIDARE, COLPIRE, USARE VIOLENZA, PERCHÉ’ SA CHE DIO SISTEMERA’ OGNI COSA.

È lo stile di chi sa valorizzare ciò che è piccolo, ciò che è delicato, ciò che è messo ai margini. La fortezza a cui si allena Gesù è quella della croce in cui con una mitezza straordinaria Egli fa spazio alla debolezza e la eleva a strumento di salvezza.

NESSUNO È CAPACE DI SALIRE E RIMANERE SULLA CROCE se non si è allenato nelle piccole cose di ogni giorno. È nelle piccole cose che dobbiamo imparare a fare la differenza.

Gesù prima di affrontare la Sua passione REALIZZA tutto il bene possibile, in silenzio “…Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo”.

Egli fa il bene non PER FARSI PUBBLICITÀ, o PER FARE POST PER POI METTERLI SU FACEBOOK, come siamo soliti fare per ricevere “plauso e like”. Ma lo realizza come necessità di chi sa che l’amore vero è quello fatto nel segreto, quello che è gratuito.

I suoi miracoli non erano forme di “pubblicazione mediatica” del vangelo. Ovviamente lo dico nel senso più deteriore del termine, affinché anche io possa vergognarmi.

Erano la prova che Egli prendeva a cuore il dolore di ciascuno, le storie singole di ognuno, il dettaglio di ogni volto, perché OGNUNO\OGNI ALTRO È UN FRATELLO CARISSIMO A DIO.

Giovanni 13,1 ci ricorda che Gesù fu per i suoi discepoli un amico, che ama fino alla fine, fino all’ora estrema. «Ora, prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi, che erano nel mondo, li amò sino alla fine».

E questo AMORE, il Signore Gesù, essendo il Messia, lo pratica ancora oggi. Egli non vuole dare il colpo finale a chi già sta nei guai, né vuole vanificare le sue ultime speranze. Egli ha compassione anche oggigiorno. È pronto a curare chiunque crede in lui, come fa un buon pastore, un medico, un consulente e un amico, che ama.

A ciò si aggiunga che Egli può realizzare ciò, che altri non possono fare: dare il perdono, riconciliare con Dio, elargire riposo e pace, dare vita eterna e una speranza, che è ancorata in cielo e che nessuno può togliere, poiché la garantisce Egli stesso.

E allora, Fratelli e Sorelle carissimi, oggi stesso e affidiamoci a Lui!

Egli ci ha promesso «Colui che viene a me, io non lo respingerò» (Gv 6,37). E anche «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Gv 8,36) … NEL SUO ETERNO, INCROLLABILE, PERFETTO, UNICO AMORE.

Scriveva Charles de Foucauld

“E in questa vita, la tempesta è quasi continua,

e la vostra barca sempre sul punto di affondare.

Tuttavia, non dimenticatevi, io sono qui;

con me, questa barca è insommergibile!

Diffidate di tutto, e soprattutto di voi stessi,

però abbiate in me una fiducia totale che scacci ogni inquietudine”.

 

Sia Lodato Gesù, il Cristo!