S.IRENEO – LUNEDI’ XIII T.O. – Mt 8,18-22 Seguimi

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 8,18-22

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Dice la Orazione Colletta della celebrazione Eucaristica di oggi “…O Dio, che al vescovo sant’Ireneo hai dato la grazia di confermare la tua Chiesa nella verità e nella pace…”, indicando l’opera compiuta da questo santo vescovo della Chiesa di Lione nel Il secolo.

All’epoca la dottrina cristiana era minacciata dallo gnosticismo, tendente a ridurre tutto a concetti astratti; Ireneo, con la sua predicazione e le sue opere, ne tutelò l’integrità, approfondendo la conoscenza delle Scritture e dei Misteri della Fede: la Trinità, Cristo centro della storia, l’Eucaristia che nutrendoci del corpo e del sangue di Cristo “rende la nostra carne atta alla visione di Dio”.

Promotore della verità, Ireneo lo fu anche di pace nella Chiesa, facendosi mediatore di riconciliazione nella controversia sulla data della Pasqua, questione ben poco importante, ma che minacciava l’unità e la pace dei cristiani in quel secolo.

Ma veniamo al testo evangelico. Siamo chiamati a passare all’altra riva dove, storicamente, abbiamo visto nelle meditazioni precedenti, abitavano i pagani.

Tutta la nostra vita è un percorso, un cammino, un passaggio di luce in luce, di gloria in gloria. Come i discepoli di allora, siamo chiamati ad annunziare il Vangelo a chi non crede, a chi ancora non conosce. Siamo chiamati a passare all’altra riva, perché non ci chiudiamo nel nostro orticello, credendo di avere capito, di sapere, pur essendo magari su posizioni sante, anche quelle di fede. La fede NON DEVE ESSERE UN COMODO RIFUGIO, in cui nasconderci e proteggerci dal male.

Troppe volte nelle nostre comunità troviamo persone che si dicono cristiane solo per avere delle certezze, convinte di dover essere accolte ad ogni condizione, perché Gesù ha ordinato di voler loro bene. E così temono il confronto, fuggendo quel mondo che il Maestro, invece, ancora percorre senza stancarsi. Per passare all’altra riva dobbiamo anche lasciare il nostro clan, i fortissimi legami familiari che sono un bene solo se rapportati a Dio.

Troppe nostre parrocchie, invece di diventare un porto di mare che offre rifugio alle tante vite in difficoltà, diventano dei piccoli ghetti autoreferenziali, impermeabili al mondo reale, tutte ripiegate su loro stesse, incapaci di essere testimoni di nulla. Per diventare discepoli il Signore ci chiede di lasciare il gruppo in cui si sta bene ma che rischia di diventare un cimitero, senza idee e senza scosse.

Il Signore ha bisogno di persone che, come lui, non abbiano dove posare il capo, ma che sappiano osare, andare oltre le simpatie e le parentele, le logiche dello star bene nel gruppo, per costruire un modo alto e altro di essere umanità attraverso un’esperienza di Chiesa.

Ecco la richiesta addolorata del Signore che viene a mettere in grave difficoltà la nostra idea di un cristianesimo sociale, che si adatta all’aria che tira, che non scuote troppo le coscienze, che conferma le nostre piccole certezze… ma che ci piace tanto… perché droga la nostra coscienza, anestetizzandola, e ci fa star bene…

È incredibile l’insegnamento che ci deriva da questo brano evangelico.

Un uomo manifesta a Gesù il desiderio di seguirlo “…Maestro, ti seguirò dovunque tu vada” non sapendo che Gesù è diretto sul Golgota per essere Crocifisso. Il Maestro gli risponde, usando un parallelismo, che gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, le volpi le loro tane, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. Non solo. Chi vuole seguirlo deve prendere il suo bastone da viaggio con infinita disponibilità, perché si sa da dove si parte, ma non si sa dove si va. LA STRADA LE DECIDE LO SPIRITO SANTO.

Se Gesù ha dato allo scriba questa risposta, significa che le parole da lui pronunziate non corrispondevano alle sue intenzioni. Lo scriba pensava: Seguirò Gesù, perché così sulla terra sarò tranquillo. Aveva una doppia intenzione, faceva vedere di voler seguire Gesù, ma voleva la sicurezza sociale. Ma Gesù gli dice …Se mi vuoi seguire, non devi pensare ad avere un vantaggio umano.

È vero che Gesù ha anche detto “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29), però questa è una sicurezza di fede, non una sicurezza sociale.

Praticamente Gesù dice …devi fare tre rinunzie:

  1. devi rinunziare alle ricchezze,
  2. all’amore umano
  3. e alla tua volontà,

…perché devi fare ciò che ho fatto io, che ho rinunziato ai beni, ad una donna e alla mia volontà PER FARE QUELLA DEL PADRE MIO.

Il Signore Gesù, rispondendo a questo giovane scriba, gli ha voluto dire: Io voglio la sincerità, non accetto la doppia intenzione.

Il Figlio deve tornare nella casa eterna dal padre. Che ha lasciato per venire sulla terra per salvarci, ma potrà farlo solo lasciandosi inchiodare sulla croce. E se quest’uomo vuole seguirlo dovrà dimenticare desideri, corpo, volontà, aspirazioni, vizi e ogni comodità di questo mondo e incamminarsi dietro il Maestro, costruendo la sua vita su quella di Gesù, senza alcuna differenza.

Si dovrà abbandonare alla volontà di Dio.

Un altro dei discepoli chiede a Gesù il permesso di andare prima a seppellire suo padre. Ovvero prima vengono gli obblighi della tradizione umana. Poi sarà pronto per seguire Gesù. Gli viene detto “..Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.

Tra Gesù e il discepolo non dovrà esistere nessun’altra cosa se non la sequela, il camminare dietro il Maestro. Quanto intralcia la sequela, va abbandonato, lasciato. Se si intromettono tra il discepolo e il Maestro i pensieri la sequela finisce, muore.

Con questa affermazione il discepolo non voleva dire che il padre era morto e che quindi doveva andarlo a seppellire, infatti Gesù non ha negato mai a nessuno di fare il funerale a un genitore, anzi ci ha detto di osservare il comandamento di onorare i genitori. Egli voleva dire: Signore, lascia che io stia a casa mia finché mio padre muore, per risolvere i miei problemi familiari.

Gesù rispondendogli “..Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti” (Mt 8, 22), gli dice: Nessuna scusa è valida dinanzi a Dio. I tuoi problemi li risolverò io! Chi rimane a casa risolverà i problemi di tuo padre; tu interessati dei miei problemi.

In altri termini, nessuna scusa è valida dinanzi a Dio, neppure le scuse che riguardano le cose più sacre, come quella di assistere i propri genitori, perché ai doveri più sacri ci penserà il Signore, per mezzo di altri uomini. Io traduco questo pensiero di Gesù così: nessuna scusa è valida per rimandare la risposta affermativa al proprio Dio.

Bisogna fare il proprio esame di coscienza: Nel mio modo di agire c’è la seconda intenzione, che non faccio mai sapere agli altri? Se c’è, bisogna toglierla! Ho rimandato i doveri verso Dio, con la scusa di compiere quelli verso il prossimo? Sono stato fedele alla mia vocazione?

Gesù ci dice: Tu bada a me ed io baderò a te! Ricordate l’episodio di santa Teresa d’Avila? Chiedeva a Dio nella preghiera di risolvere un suo problema familiare, poi chiamava i suoi parenti e dava loro le sue direttive. Alla fine il Signore le apparve e le disse …TERESA, O TI PREOCCUPI TU DI QUESTO PROBLEMA O MI PREOCCUPO IO!

Teresa capì la lezione e pensò solo a pregare, così il Signore le risolse il problema.

 

Gesù non serve a rassicurarci, ma a darci un motivo per cui affrontare tutta la precarietà della vita. Il Dio che tiriamo fuori nel momento del bisogno scompare immediatamente dopo aver risolto il nostro bisogno, ma il Dio di Gesù Cristo, il Dio VERO non ci lascia mai non soli sia nella cattiva sorte, che nella buona.

La Sua non è una luce che ci immaginiamo per affrontare il buio, ma è una luce che è con noi anche in pieno giorno. Non è un modo per evitare la vita, ma esattamente un modo per prenderla di petto.

Si può essere Suoi discepoli solo facendo in modo che Egli sia nostro compagno di viaggio.

E dobbiamo farlo ADESSO!

Noi invece diciamo che ci sarà un giorno in cui potremmo farlo. Certamente sarebbe bello farlo. Però questo giorno non è mai oggi ma è sempre “domani”. In ogni giorno troviamo un “valido” per rimandare la decisione. E ci RASSICURIAMO che Lo prenderemo sul serio, APPENA avremo finito di “seppellire una faccenda” in sospeso “…Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti”.

Attendere in questo caso non è pazienza ma fallimento.

Sia Lodato Gesù, il Cristo!