… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 21,12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Nella regione del Tonchino, Annam e Cocincina – ora Vietnam – ad opera di intrepidi missionari, risuonò per la prima volta nel sec. XVI la parola del Vangelo. Il martirio fecondò la semina apostolica in questo lembo dell’Oriente.
Dal 1625 al 1886, salvo rari periodi di quiete, infuriò una violenta persecuzione con la quale gli imperatori e i mandarini misero in atto ogni genere di astuzie e di perfidie per stroncare la tenera piantagione della Chiesa.
Il totale delle vittime, nel corso di tre secoli, ammonta a circa 130.000. La crudeltà dei carnefici, non piegò l’invitta costanza dei confessori della fede: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture nel carcere e nelle miniere fecero rifulgere la gloria del Signore, «che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio» (M.R., prefazio dei martiri).
Giovanni Paolo II, la domenica 19 giugno 1988, accomunò nell’aureola dei santi una schiera di 117 martiri di varia nazionalità, condizione sociale ed ecclesiale: sacerdoti, seminaristi, catechisti, semplici laici fra cui una mamma e diversi padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori.
Un nome viene segnalato: Andrea Dung-Lac, presbitero, martirizzato nel 1839 e beatificato nel 1900, anno giubilare della redenzione, da Leone XIII. Il 24 novembre è il giorno del martirio di alcuni di questi santi.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Gesù non illude, non fa promesse false, non chiama a seguirlo per dare posti di onore su questa terra.
Lui chiama perché ogni suo discepolo diventi SUA perfetta immagine in mezzo ai suoi fratelli.
Ma in cambio cosa gli ha reso il mondo per questo suo immenso amore che ha riversato nei nostri cuori?
Nulla. Se non perseguitarlo, calunniarlo, infangarlo, schiaffeggiarlo, deriderlo, sputarlo, flagellarlo, tradirlo, rinnegarlo, venderlo per pochi denari, crocifiggerlo come il più grande dei malfattori e sigillarlo, con estrema cura e con tanto di guardie, in un sepolcro perché non risorgesse e ritornasse in vita.
In questo contesto, chi si dichiara suo discepolo, vive per continuare nel mondo, fino alla sua consumazione, fino all’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova, a manifestare Cristo, contro il quale si abbattono tutte le potenze del principe di questo mondo.
Ovviamente, contro questo discepolo si scateneranno invidia, superbia, stoltezza, insipienza, empietà, falsa religione, falso culto, falsa pietà, falsa sapienza, durezza del cuore, menzogna, idolatria dello spirito, morte dell’anima.
Tutti frutti del peccato che imperversa nel mondo e che lo rende schiavo del male.
Quale dovrà essere l’atteggiamento del discepolo di Gesù dinanzi a questo “uragano” del male che si abbatte con violenza contro di lui?
Egli dovrà tenere lo stesso atteggiamento che fu di Gesù.
Ovvero dovrà totalmente affidarsi alla provvidenza serena e benigna, misericordiosa del Padre celeste.
A Lui dovrà consegnare la sua vita. Poi quello che succederà, succederà.
Ma tutto avverrà per la più grande gloria di Dio.
Se il discepolo soccomberà, lo farà sapendo di onorare DIO.
Se continuerà a vivere, vivrà con la coscienza retta di dover continuare a rendere ancora gloria al Padre suo che è nei cieli.
Sia che viva e sia che muoia, tutto farà per la più grande gloria di Dio.
È questo il mistero che dovrà compiersi -OGNI ISTANTE- nella vita di ogni discepolo di Gesù.
Chi appartiene pienamente al Signore vive già in questo tempo immerso nel mistero della Risurrezione del Cristo.
Partecipa della sua morte e in essa vede rilucere il bagliore della propria rinascita eterna. Sperimenterà quel segreto ineffabile di un eterno rigenerarsi a vita nuova, che si sperimenta sulla pelle.
Ma ovviamente non è tutto “rose e fiori”. Perché, prima di Gesù, mai nessuno aveva promesso tanti guai e tante sventure ai suoi discepoli.
Ma Egli ci propone anche alcuni atteggiamenti adatti per affrontare questi elementi avversi.
Il discepolo non deve temere chi può uccidere il corpo. “Questa paura conduce all’egoismo: al tradimento di Giuda, al rinnegamento di Pietro e alla fuga di tutti gli altri. Porta a perdersi nel tentativo di salvarsi“.
La promessa di Gesù sta nell’aiuto che ci viene dato dalla potenza dello Spirito Santo, che ci assisterà col suo dono di sapienza, a cui nessuno saprà resistere. Allora anche i deboli fra noi saranno capaci di vincere il male.
Gesù ci ha anche detto che quando siamo vittime di odio immotivato, dobbiamo subirlo e rispondere con l’amore, il perdono e la preghiera.
I veri discepoli del Signore saranno necessariamente sempre sottoposti a persecuzioni inconcepibili, prive di qualsiasi spiegazione umana.
È la nostra Fede e il nostro amore, a far scattare nelle persone cattive, una reazione incontrollata e folle.
Ma noi non dobbiamo condannare né dobbiamo replicare nello stesso modo con cui siamo stati attaccati
Noi porgiamo la guancia dell’amore, del perdono e della misericordia.
Ora, per noi, è quindi il tempo del martirio. Anzi, nella Chiesa che cammina col suo Signore, lo è sempre.
Non i primi secoli ma oggi, in questi spietati e tecnologici tempi, in cui facciamo a gara per non vedere la presenza di Dio.
Oggi, ora, adesso, migliaia di cristiani, dalla Siria alla Nigeria, dal Pakistan all’Iraq sono uccisi a causa della propria fede.
A me scuote la loro tragica testimonianza, e mi chiedo e vi chiedo: ma quanto grande deve essere il nostro amore verso Cristo, per metterci in condizione da preferire la morte ALLA PERDITA DELLA FEDE?
E di conseguenza ci corre l’obbligo di interrogarci sul mio e sul nostro essere cristiani “da quattro soldi”, o peggio, cristiani “di serie B”. Pieni solo di arroganza, di egoismo, di distinguo e di fragili appartenenze.
Usando il linguaggio di San Tommaso d’Aquino, amo dire che sono e siamo cristiani “PER ACCIDENTE” GEOGRAFICO, probabilmente solo perché siamo nati in Italia.
E non solo non conosciamo la nostra fede MA NEMMENO SIAMO IN GRADO DI RENDERE RAGIONE DELLA NOSTRA FEDE E DELLA SPERANZA CHE DOVREBBE VIVERE IN NOI.
Qual è la soluzione? Una sola: DOBBIAMO VIVERE CON FEDE IL NOSTRO BATTESIMO E I SUOI DONI.
Cerchiamo Cristo, ascoltiamo la sua Parola, lasciamola germogliare dentro di noi. Sentiamoci amati e amiamo. Solo così scopriamo l’immensa gioia di diventare Suoi discepoli per davvero.
Solo così potremo essere in grado di resistere a quelle persecuzioni che patiscono i cristiani, da duemila anni.
Persecuzioni che arrivano sempre dai nemici del Bene. Ovvero da coloro che non hanno pace interiore e sono mossi da pensieri diabolici.
Essi sono come bestie fameliche che cercano di cibarsi sempre di violenza. Vivono senza Dio, e sono perennemente accecati dall’odio e dalla cattiveria.
- “Sarete odiati da tutti a causa del mio Nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”.
Attenzione però al rischio è di vedere tutto nero, come se non ci fosse nessuna via di uscita.
Quelle di Gesù, sono parole dure, parole che vogliono svegliare le nostre anime dal sonno, CHE VOGLIONO DISTOGLIERCI DALLA PAURA DI CAMMINARE NELLA NOSTRA FEDE FATTA DI GESTI D’AMORE, FRUTTO DELL’ASCOLTO DELLA SUA PAROLA CHE CI AIUTA A PROGETTARE UN FUTURO MIGLIORE.
Occorre rivedere anzitutto i nostri rapporti con Dio nella preghiera, nei Sacramenti e nelle scelte quotidiane… il nostro rapporto interpersonale con i fratelli, a cominciare dai più vicini… la nostra capacità di accogliere chi è diverso da noi, chi non la pensa come noi…
Certo, tutto questo è davvero molto, ma necessario, per entrare davvero nella Storia che Dio ha progettato per noi.
Ma visto come vanno le cose, e vista l’insensibilità del nostro cuore, occorre davvero una rivoluzione che parta dalla Parola del Signore.
Solo avendo gli STESSI sentimenti di Cristo possiamo dare il nostro contributo a cambiare prima noi stessi e poi il mondo che ci circonda, E SAREMO IN GRADO DI FAR SI, che tutto ciò che di negativo accade attorno a noi, SERVE SOLO AD AUMENTARE LA NOSTRA FEDE.
E allora, quelle persecuzioni che oggi non mancano, e che inevitabilmente ci sono rivolte, saranno un’occasione per testimoniare l’amore in Gesù. E sapremo farlo, perché abbiamo un sicuro e irresistibile supporto che ci è dato dallo Spirito Santo, che ci dona la sapienza per poter agire alla maniera di Dio.
E poi risuona nelle nostre orecchie, dolce e consolante, quella parola che il Signore ha donato ai discepoli, MA CHE è DIRETTA A TITTI NOI “…nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”.
Questa deve essere la nostra certezza, l’uomo è la gloria di Dio e starà sempre con Lui.
È LA PERSEVERANZA NELL’AMORE CHE CI PERMETTERÀ DI ESSERE CON LUI NEL SUO REGNO, DA RISORTI, IN QUELLA VITA CHE NON HA FINE.
La nostra stella polare deve essere solo IL VANGELO.
SOLO LA PAROLA DEL SIGNORE, può esserci di guida lungo quel crinale della storia, che ha:
- da un lato il versante oscuro della violenza, il cuore di tenebra che distrugge;
- dall’altro il versante della tenerezza che salva: neppure un capello del vostro capo andrà perduto.
Il Vangelo non anticipa le cose ultime, ma svela il senso ultimo delle cose.
Dopo ogni crisi, ci fa vedere un tornante che ci conduce verso orizzonti nuovi.
Dice Gesù “Verranno guerre e attentati, rivoluzioni e disinganni brucianti, ansie e paure, MA voi alzate il capo, risollevatevi”.
Ma voi… è bellissimo questo «ma»: è una meravigliosa resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo.
Ma voi alzate il capo: agite, non rassegnatevi, non arrendetevi.
Il Vangelo ci convoca, senza sosta, verso un impegno tenace, umile, quotidiano, che dobbiamo tenere nel lavoro che portiamo avanti, per far vedere che ci prendiamo cura della terra e delle sue ferite, degli uomini e delle loro lacrime, scegliendo sempre ciò che è umano contro ciò che non lo è.
È la beatitudine di coloro, che ripieni dello Spirito Santo, hanno la capacità e la determinazione di opporsi, sapendo che il capo del filo rosso della storia è saldo nelle mani di Dio.
È la beatitudine nascosta dell’opposizione: nel mondo sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, ma con Dio c’è sempre un dopo, dopo vengono pareggiati i giusti.
L’antico sapiente di Israele, nel Salmo 58,12, cantava proprio questa certezza:
- “…C’è un premio per il giusto, c’è Dio che fa giustizia sulla terra!”
Beati gli oppositori, sono quelli che sanno custodire e coltivare speranza.
E quand’anche la violenza apparisse signora e padrona della storia, “voi rialzatevi, risollevatevi, perché nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”.
Una espressione straordinaria e di rara bellezza, ribadita da Matteo 10,30 “…i capelli del vostro capo sono tutti contati, non abbiate paura”.
Uomo e natura, sostenuti dal principe di questo mondo, possono certamente sprigionare tutto il loro potenziale distruttivo, MA NULLA POSSONO CONTRO L’AMORE, ETERNO E VINCENTE, DI DIO.
Davanti alla tenerezza di Dio sono impotenti.
Io sono chiamato ad avere questa certezza, che scaturisce dal mio Battesimo: PUR NEL CAOS DELLA STORIA, IL SUO SGUARDO È FISSO SU DI ME.
E Dio è il MIO custode, innamorato d’ogni mio più piccolo frammento.
La visione apocalittica del Vangelo è la rivelazione del nostro mondo, col suo ordine fondato sulla forza e sulla violenza, già però è rovesciato dalla Buona Novella.
La violenza si autodistruggerà.
Ciò che deve restare inciso negli occhi del cuore è l’ultima riga del vangelo:
· “…risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Luca 21:25-28.34-36)
E il Signore ci vuole in piedi, a testa alta, liberi, coraggiosi e ci dice:
- “Sollevate il capo, e guardate lontano, perché la realtà non è solo questo che si vede: c’è un Liberatore, il suo Regno viene, verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme” (vi invito a leggere Malachia 3,19-20, il Salmo 97;2, la Lettera ai Tessalonicesi 3,7-12 e il Vangelo di Luca 21,5-19).
E vi lascio con queste stupende parole, che si fanno preghiera gradita al cuore di Dio, di Santa Teresa di Lisieux, nota come SANTA TERESINA DEL BAMBINO GESÙ (1873-1897), una suora carmelitana che mai si mosse dal Monastero di Lisieux, ove morì di tubercolosi a 25 anni, DOTTORE DELLA CHIESA E PATRONA DELLE MISSIONI, assieme a San Francesco Saverio.
Ambrogio Damiano Achille Ratti, noto come Papa Pio IX’, 259’ Vescovo di Roma e 1’ Sovrano del nuovo S.C.V., che ebbe a beatificarla (1923) e poi a proclamarla santa (1925) la considerava “la stella del suo pontificato”.
Poche righe, che raccontano l’itinerario spirituale di un’anima eccelsa, a dispetto dell’umiltà e del nascondimento della sua vita terrena.:
- “Spirito Santo, anima della mia anima, illuminami, traimi, fammi conoscere la tua volontà e fa’ che io la segua sempre”.
Ricordate, Fratelli e Sorelle, che gli attacchi del demonio ci saranno fino alla fine dei tempi.
MA ALTI NEL CIELO, VEDREMO SEMPRE I SEGNI DEL SIGNORE.
E DIO, CON LA SUA AZIONE D’AMORE, VINCERA’ IL MONDO CON LA SUA IMPERSCRUTABILE ONNIPOTENZA DIVINA, CHE INCARNERÀ IN UN NEONATO NUDO E INDIFESO: quel Gesù, vero uomo e vero Dio, neonato e uomo, MA CHE PORTA IN SÉ, IL CORPO GLORIOSO DELLA RESURREZIONE.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!