… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Giovanni 1,47-51
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gli Angeli sono esseri misteriosi, e in forma misteriosa ne parla il profeta Daniele nella celebre profezia sul Figlio dell’uomo che la liturgia ci fa leggere oggi: “Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui; mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano“.
Daniele non nomina gli Angeli: parla di fuoco, di migliaia, di miriadi di miriadi… Sono veramente esseri misteriosi. Noi li rappresentiamo come uomini dal viso soave e dolce, nella Scrittura invece appaiono come esseri terribili, che incutono timore, perché sono la manifestazione della potenza e della santità di Dio, che ci aiutano ad adorare degnamente: “A te voglio cantare davanti ai tuoi angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo”.
Come preghiamo nel prefazio di oggi: “Signore, Padre santo, negli spiriti beati tu ci riveli quanto sei grande e amabile al di sopra di ogni creatura”.
Nella visione di Daniele non sono gli Angeli gli esseri più importanti: vediamo più avanti “uno, simile ad un figlio d’uomo” ed è lui, non gli Angeli, ad essere introdotto fino al trono di Dio, è a lui che egli “diede potere, gloria e regno”, è lui che “tutti i popoli serviranno”.
La stessa cosa vediamo nel Vangelo: gli Angeli sono al servizio del Figlio dell’uomo. “Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” dirà Gesù, facendo allusione sia a questa visione di Daniele sia alla visione di Giacobbe, che nel sonno vede gli Angeli salire e scendere sul luogo dove è coricato e che dà il senso della presenza di Dio in tutti i luoghi della terra.
Gli Angeli di Dio sono dunque al servizio del Figlio dell’uomo, cioè di Gesù di Nazaret; la nostra adorazione non è rivolta agli Angeli, ma a Dio e al Figlio di Dio.
Gli Angeli sono servitori di Dio che egli, nella sua immensa bontà, mette al nostro servizio e che ci aiutano ad avere un senso più profondo della sua santità e maestà e contemporaneamente un senso di grande fiducia, perché questi esseri terribili sono al nostro servizio, sono nostri amici.
Domandiamo al Signore che ci faccia comprendere davvero la sua santità e maestà infinite, perché ci prostriamo con sempre maggiore reverenza alla sua presenza, davanti ai suoi Angeli.
Gli angeli sono presenti nella Bibbia e nella realtà: amici di Dio che ci accompagnano nel nostro percorso di vita interiore (tra cui il nostro caro sempre più ignorato, ANGELO CUSTODE) e fra loro, oggi, celebriamo i più importanti.
Grazie a Dio, ci sono persone che non pensano che la vita si giochi tutta qui.
Persone che capiscono che non tutto ciò che vediamo è reale e che non tutto ciò che è reale è visibile.
Persone che non riducono l’uomo ad ammasso di connessioni nervose o di reazioni chimiche.
Persone che sanno che al di là del visibile esiste una realtà non popolata da streghe ma dalla presenza di Dio.
Gli autori della Bibbia sono fra queste persone e ci dicono che esistono dei puri spiriti creati da Dio cui veniamo affidati: gli angeli.
Oggi la Chiesa, fedele alla tradizione biblica, ci invita a pregare gli angeli e, in particolare, tre fra i più presenti nella Scrittura.
- Michele, il combattente che lotta contro la parte oscura della realtà, contro il male e il demonio. Il suo nome significa “Chi è come Dio?”. Egli è:
- l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9; Ap 12, 7; Zc 13, 1-2),
- difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21),
- protettore del suo popolo (Dn 12, 1)
- Gabriele, che Dio invia come messaggero nei momenti cruciali della storia della salvezza. Il suo nome significa “Forza di Dio”. Egli:
- È uno degli spiriti che stanno davanti a Dio (Lc 1, 19),
- rivela a Daniele i segreti del piano di Dio (Dn 8, 16; 9, 21-22),
- annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1, 11-20)
- e a Maria quella di Gesù (Lc 1, 26-38).
- E Raffaele, medicina di Dio, che ci accompagna nel lungo cammino spirituale che siamo chiamati a fare. Il suo nome significa “Dio ha guarito” Egli è:
- , anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; Ap 8, 2),
- accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.
- Chiediamo agli arcangeli di volgere il loro sguardo su di noi, di aiutarci a interpretare la volontà di Dio, di difenderci contro il maligno, di curare la nostra anima quando si ammala…Anzi:
- Sentiamo di essere in pericolo, attanagliati dalla tenebra? Invochiamo san Michele.
- Dobbiamo dare o ricevere qualche notizia o capire cosa voglia Dio dalla nostra vita? Ci sostiene san Gabriele.
Abbiamo necessità di una guarigione profonda dell’anima e del corpo? Interviene Raffaele. Non abbiamo paura di invocare il loro aiuto!
Ora veniamo al nostro testo evangelico.
Natanaele è uno studioso, conosce bene la Scrittura. E sa anche bene che Nazareth è l’unico paese che non è mai citato nella Bibbia!
Natanaele sa che il Messia deve venire da Betlemme, città di nascita di Davide), e si trova sotto un fico (Albero sotto cui si medita la Torah).
Noi lo definiremmo oggi “un linguacciuto”. I pregiudizi che si porta dentro su Nazareth sono abbastanza giustificati, poiché questo piccolo paese, non è un gran bel posto.
Ma ha una gran dote. Con grande entusiasmo cambia idea su Gesù!
Gesù, avvicinandosi esclama “Ecco un Israelita in cui non c’è inganno”.
Natanaele è una linguaccia e Gesù dice che è sincero. Ognuno di noi, sputasentenze, si sarebbe affrettato a dire ben altro su di lui.
Ma Gesù sottolinea il positivo di Natanaele, e …Natanaele si arrende.
Forse per la prima volta che qualcuno trasforma un suo difetto in un complimento!
Gesù è così: vede solo il bene, sa sottolineare solo il positivo di noi.
Non gli interessa l’apparenza, i difetti del nostro carattere. Uno può essere discepolo anche se ha, come Natanaele, un pessimo carattere…
Non dimentichiamo Pietro, Giacomo e Giovanni, Giuda Iscariota, e chi più ne ha, aggiunga…
Natanaele è il primo di una lunga schiera di santi, tra cui eccelle l’insopportabile Girolamo, che sono diventati santi malgrado il brutto carattere.
E io, povero inutile diacono ne sono felice, perché anche io ho una qualche speranza!
Ma tornando a Natanaele, noi sappiamo che egli è un cercatore di Dio. Lui sa bene che:
- al Dio della Scrittura sempre va aggiunto il Dio della storia
- è il Dio della storia che fa vero il Dio della Scrittura.
- è il Dio di oggi che dona pienezza di verità al Dio di ieri.
- Senza il Dio di Mosè, di Giosuè, di Davide cosa sarebbe il Dio di Abramo?
- Senza il Dio di Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele cosa sarebbe il Dio di Samuele o di Natan?
- Senza il Dio di Gesù Cristo cosa sarebbe il Dio dell’Antico Testamento? Sarebbe un Dio di ieri, senza oggi. Ora il Dio di ieri mai potrà esistere senza il Dio di oggi. Questa regola di verità vale anche per Cristo Signore.
- Cosa sarebbe il Cristo di Pietro senza il Cristo di Paolo?
- Cosa sarebbe il Cristo di Paolo senza il Cristo di Giovanni?
- Cosa sarebbe il Cristo di Giovanni senza i Concili Ecumenici di Nicea e Calcedonia e ogni altro che è venuto dopo nel corso della storia?
- È questa la bellezza della verità del Dio di oggi. Aggiunge verità piena alla verità di ieri. È questa la bellezza del Cristo di oggi: aggiunge verità più piena alla verità di ieri.
- Ogni profezia aggiunge verità alla profezia.
- Ogni verità aggiunge verità alla verità.
- Ogni Parola dona luce piena alla Parola.
- Sempre l’oggi deve dare pienezza a ciò che è stato ieri. Mai l’oggi deve distruggere ciò che è stato ieri.
Non sarebbe né nella logica e né nella verità della rivelazione del nostro Dio.
La Parola è come un grande albero: aggiunge sempre nuovi rami e nuove foglie per far sì che l’unico albero sia sempre più maestoso.
Natanaele ascolta le parole di Filippo: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i profeti: Gesù, il Figlio di Giuseppe, di Nazareth”.
Pur rispondendo “Da Nàzareth può venire qualcosa di buono?”, non rifiuta di passare per la via della storia, che è necessaria al farsi della rivelazione.
Sempre occorre che la storia sia affidata da Cristo Gesù allo Spirito Santo, perché lo Spirito la illumini ed in essa ci conduca a tutta la verità, ininterrottamente.
NATANAELE PUÒ FARE QUESTO PERCORSO DALLA SCRITTURA ALLA STORIA, DAL DIO DI IERI AL DIO DI OGGI, PERCHÉ IL SUO CUORE È SENZA FALSITÀ.
Natanaele è l’uomo che cerca Dio. Lo cerca nella Scrittura e sa che deve anche cercarlo nella storia.
Si lascia portare da Filippo nella storia ed è nella storia che lui trova ciò che cercava.
E non appena Gesù lo vede, parla al suo cuore. E lui ascolta e subito fa la sua professione di fede “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”.
Gesù lo rassicura “Non temere, Natanaele! Tu ancora nulla hai visto di me. La storia ancora ti sorprenderà. Ti sorprenderà così tanto da farti rivedere tutte le tue certezze su Dio. Essa ti convincerà che solo in me tutte le tue verità troveranno la loro verità piena, perfetta”.
Il Papa Benedetto XVI, nell’Udienza Generale del 4 Ottobre 2006, ha detto:
“Di Bartolomeo non abbiamo notizie di rilievo; infatti, il suo nome ricorre sempre e soltanto all’interno delle liste dei Dodici citate sopra e, quindi, non si trova mai al centro di nessuna narrazione.
Tradizionalmente, però, egli viene identificato con Natanaele: un nome che significa “Dio ha dato”.
Questo Natanaele proveniva da Cana (Gv.21,2) ed è quindi possibile che sia stato testimone del grande “segno” compiuto da Gesù in quel luogo (Gv.2,1-11).
L’identificazione dei due personaggi è probabilmente motivata dal fatto che questo Natanaele, nella scena di vocazione raccontata dal Vangelo di Giovanni, è posto accanto a Filippo, cioè nel posto che ha Bartolomeo nelle liste degli Apostoli riportate dagli altri Vangeli.
A questo Natanaele, Filippo aveva comunicato di aver trovato “colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti: Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret” (Gv 1,45).
Come sappiamo, Natanaele gli oppose un pregiudizio piuttosto pesante: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46a).
Questa sorta di contestazione è, a suo modo, importante per noi.
Essa, infatti, ci fa vedere che, secondo le attese giudaiche, il Messia non poteva provenire da un villaggio tanto oscuro come era appunto Nazareth (Gv.7,42).
Al tempo stesso, però, pone in evidenza la libertà di Dio, che sorprende le nostre attese facendosi trovare proprio là dove non ce lo aspetteremmo.
D’altra parte, sappiamo che Gesù in realtà non era esclusivamente “da Nazareth”, ma che era nato a Betlemme (Mt.2,1; Lc.2,4) e che ultimamente veniva dal cielo, dal Padre che è nei cieli.
Un’altra riflessione ci suggerisce la vicenda di Natanaele: nel nostro rapporto con Gesù non dobbiamo accontentarci delle sole parole.
Filippo, nella sua replica, fa a Natanaele un invito significativo: “Vieni e vedi!” (Gv 1,46b).
La nostra conoscenza di Gesù ha bisogno soprattutto di un’esperienza viva: la testimonianza altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni.
Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù…
Tornando alla scena di vocazione, l’evangelista ci riferisce che, quando Gesù vede Natanaele avvicinarsi esclama: “Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità” (Gv.1,47). Si tratta di un elogio che richiama il testo di un Salmo: “Beato l’uomo … nel cui spirito non c’è inganno” (Sal.32,2), ma che suscita la curiosità di Natanaele, il quale replica con stupore: “Come mi conosci?” (Gv.1,48a).
La risposta di Gesù non è immediatamente comprensibile.
Egli dice: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico” (Gv.1,48b).
Non sappiamo che cosa fosse successo sotto questo fico.
È evidente che si tratta di un momento decisivo nella vita di Natanaele.
Da queste parole di Gesù egli si sente toccato nel cuore, si sente compreso e capisce: quest’uomo sa tutto di me, Lui sa e conosce la strada della vita, a quest’uomo posso realmente affidarmi.
E così risponde con una confessione di fede limpida e bella, dicendo: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele” (Gv.1,49).
In essa è consegnato un primo, importante passo nell’itinerario di adesione a Gesù.
Le parole di Natanaele pongono in luce un doppio complementare aspetto dell’identità di Gesù: Egli è riconosciuto sia nel suo rapporto speciale con Dio Padre, di cui è Figlio unigenito, sia in quello con il popolo d’Israele, di cui è dichiarato re, qualifica propria del Messia atteso.
Non dobbiamo mai perdere di vista né l’una né l’altra di queste due componenti, poiché se proclamiamo di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di farne un essere etereo ed evanescente, e se al contrario riconosciamo soltanto la sua concreta collocazione nella storia, finiamo per trascurare la dimensione divina che propriamente lo qualifica.”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!