MERCOLEDI’ XXII^ SETTIMANA T.O. – Luca 4,38-44 E subito si alzò e si mise a servirli

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 4,38-44

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito SI ALZÒ in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gesù e i suoi primi quattro discepoli, usciti dalla sinagoga, vanno a casa di Pietro e Andrea.

Come c’era una dimensione pubblica della vita di Gesù, così ce n’era anche una privata: la vita vissuta con i suoi discepoli, o con i suoi amici, la vita in casa, dove si parlava, ci si ascoltava, si mangiava insieme e ci si riposava.

Anche queste sono dimensioni umane della vita di Gesù, alle quali purtroppo facilmente non prestiamo MAI attenzione, eppure fanno parte della realtà, del mestiere del vivere quotidiano…

ENTRATI IN CASA DI PIETRO E ANDREA, SI ACCORGONO CHE NESSUNO LI ACCOGLIE: dovrebbe essere compito della suocera di Pietro – che dunque era sposato –, ma una febbre la tiene a letto.

La febbre è un’indisposizione che accade sovente, e non è certo grave o preoccupante.

Gesù, informato della cosa, si avvicina a questa donna allettata, la prende per mano e la fa alzare.

Egli vuole incontrarla e, non appena le è vicino, compie gesti semplici, umanissimi, affettuosi: prende nella sua mano quella mano febbricitante, attua una relazione carica di affetto, e quindi con forza la aiuta ad alzarsi.

Questi sono i gesti di Gesù che guariscono: non gesti di un guaritore di professione, non gesti medici, né tantomeno gesti magici.

Se siamo attenti comprendiamo che, sull’esempio di Gesù, a un malato dobbiamo soltanto avvicinarci, renderci prossimi, toglierlo dal suo isolamento, prendendo la sua mano nella nostra, in un contatto fisico che gli dica la nostra presenza reale, e infine fare qualcosa perché l’altro si rialzi dal suo stato di prostrazione.

Ma non fermiamoci alla cronaca dell’azione di Gesù, ma cerchiamo di capire come Egli, IL VENIENTE con il suo Regno, è in lotta contro il male e contro la morte il cui re è il demonio, ovvero colui che vuole la morte e non la vita.

Gesù appare così come colui che fa rialzare, fa risuscitare – verbo “egheíro”, usato per la resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,41) e per la stessa resurrezione di Gesù (Mc 14,28 e 16,6) – ogni uomo, ogni donna dalla situazione di male in cui giace.

Egli vuole far entrare tutti nel regno di Dio, dove “non ci sarà più la morte, né il lutto, né il lamento, né il dolore, quando Dio asciugherà le lacrime dai nostri occhi” (vedete Ap 21,4 e Is 25,8).

Ciò che è messo in rilievo come frutto di quel “far rialzare” da parte di Gesù è l’immediato servizio, la pronta diakonía da parte della suocera di Pietro.

Rialzati dal male, a noi spetta il servizio verso gli altri, perché servire l’altro, avere cura dell’altro è vivere l’amore verso di lui: l’amore dell’altro è il volere e il realizzare il suo bene.

Nel caso presente questa donna, ormai in piedi, offre da mangiare a Gesù e ai suoi discepoli, servendo chi l’ha servita fino a farla stare in piedi.

E qui dobbiamo capire che la suocera di Pietro viene guarita per servire Cristo, ma per servire anche i fratelli che premono alla soglia.

Ecco il primo significato importante: Non è più la sinagoga il luogo dell’incontro con Dio, ma la casa.

Ed è la soglia IL LUOGO DELL’EVANGELIZZAZIONE, IL LUOGO DELL’ANNUNCIO.

LA CHIESA È CHIAMATA A DIVENTARE LA SOGLIA FRA IL MONDO E DIO. Da Gesù dobbiamo prendere esempio. Egli, rubando tempo al sonno, si ritira in preghiera per trovare forza nel Padre.

E anche noi siamo chiamati a fare la stessa cosa. Più siamo travolti dalle cose da fare e più dobbiamo avere il coraggio di trovare del tempo per stare con Dio e vivere di Lui.

Anche noi siamo chiamati ad imitare il signore: a diventare soglia di accesso a Dio, proprio perché guariti nel profondo, ad attingere in Lui la forza del nostro annuncio da una prolungata preghiera quotidiana, ad annunciare il Signore, OVUNQUE, senza costruirci un piccolo feudo in cui rassicurarci a vicenda PER DIVENTARE –ahimè– DEI PICCOLI PROFESSIONISTI DEL SACRO.

Ma ciò che è determinante è FARE SILENZIO NELLA NOSTRA vita piena di suoni e di parole, per lasciar RISUONARE LA PAROLA.

Perché è solo il silenzio che permette di incontrare Dio nella solitudine e nella preghiera, nella meditazione e nella lettura.

Ed incontrando Lui nella preghiera e nel silenzio, possiamo essere subito IN USCITA, per dare agli altri ciò che abbiamo ricevuto. E questo perché la PAROLA NON SIA RESA VANA DALLA SCLEROSI DEL NOSTRO CUORE, NON SIA SOPRAFFATTA, PERCHÉ INASCOLTATA, DALLE MILLE E MILLE INSIGNIFICANTI PAROLE DELLA QUOTIDIANITÀ E DELLA BANALITÀ.

Nel discepolo ci deve essere sempre quella santa inquietudine che lo tenga sempre pronto a partire. Perché è divorato dal desiderio di raccontare ad ogni uomo il volto bello di Dio.

Smettiamola, allora, di considerare la sinagoga, lo spazio sacro, come luogo unico, privilegiato dell’incontro. Gesù, col suo esempio, ci indica una strada completamente nuova, diversa, inattesa. Allora anche la casa, la piazza, il deserto ed ogni luogo POSSONO DIVENTARE, IN DIO, LUOGHI SANTI.

E la suocera di Pietro diventa così, sbattuta improvvisamente sul palcoscenico del mondo, l’immagine della nuova comunità che non si raduna nella sinagoga, frequentata anche da indemoniati, da persone, cioè, che fingono senza essere davvero credenti, ma in casa.

Il segreto dell’energia guaritrice del Signore è la sua preghiera intensa e solitaria. Il contatto notturno col Padre lo ristora e gli dona la capacità di ascoltare e di accogliere i tanti che si rivolgono a lui. Così è anche per noi: per dimorare nella fede, per servire, per poter guarire noi stessi e le persone che ci sono affidate siamo chiamati a dedicare spazio e tempo alla preghiera prolungata e alla meditazione della Parola.

Dobbiamo solo stare attenti a non credere di avere l’esclusiva su Gesù. A credere di possederne la conoscenza. Gesù è sempre altrove, avanti, orientato a diffondere la Parola ovunque sia possibile.

E COSÌ DOBBIAMO FARE ANCHE NOI, DISCEPOLI DI QUESTO MAESTRO CHE NON HA DOVE POSARE IL CAPO.

C’è una frase che merita un’attenzione particolare:

  • “chinatosi sull’ammalata, intimò alla febbre e la febbre la lasciò”.

È normale che trovi malata la suocera: ella raffigura in sé quell’umanità è malata e ha urgente bisogno di Colui che dice di essere ed è venuto non per i sani, ma per gli infermi, non per i giusti, ma per i peccatori.

Ovviamente accadde che, ascoltata questa notizia “tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui“. Con una bontà straordinaria Gesù ebbe cura di ciascuno di loro “..Imponendo su ciascuno le mani, li curava“.

Che splendore e che dolcezza mi restituisce questa attenzione personale di Gesù per ciascuno! Egli dirà più tardi “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”; il buon pastore “chiama le sue pecore per nome”, LE CONOSCE UNA PER UNA, …CONOSCE ME!!!!!

Un’altra riflessione sulla febbre: per estensione, se la febbre naturale blocca le attività ordinarie dell’uomo, quella spirituale fa altrettanto, MA PIU’ IN PROFONDITA’.

Innanzitutto la febbre spirituale si contrae per ignoranza, per negligenza, trascuratezza, perché siamo esseri umani, di carne, e può capitare che non sempre, per molte ragioni, siamo in grado di porre su noi stessi la vigilanza che dovremmo.

Di qui l’importante contenuto della preghiera del “Padre Nostro” “non esporci alla tentazione”, traduzione più corretta rispetto a quella più usata, “non abbandonarci”.

COME CRISTIANI, DOVREMMO AVERE IL CORAGGIO DI RICONOSCERE LA NOSTRA FEBBRE, POSSIBILMENTE QUANTO INIZIA APPENA AD INSORGERE, E CHIEDERE A DIO L’AIUTO PER USCIRNE.

Ma cerchiamo di entrare nel dettaglio:

Nella sinagoga c’era un uomo posseduto dal demonio, qui c’è una donna vittima di una grande febbre. Non si tratta di una malattia per la morte, ma certamente quanto basta per impedire l’ascolto della Parola del Signore. E chi non è in grado di ascoltare neppure è in grado di parlare. Per questo altri chiedono a Gesù per lei.

  • 39 Ed essendosi chinato su di lei sgridò la febbre ed essa la lasciò. Subito allora essendosi alzata serviva loro.

ALLORCHÉ GESÙ COMANDA, Satana è costretto a lasciare l’uomo da esso posseduto, ALLORCHÉ SGRIDA, la febbre se ne va dalla suocera di Simone.

La Parola che è giudizio e condanna per il Maligno è liberazione e vita per l’uomo.

Il primo miracolo è compiuto NELLA CHIESA DEI GIUDEI: è la vittoria del Cristo sul Maligno antico.

Il secondo è fatto NELLA NUOVA CHIESA, che è quella degli Apostoli e di Pietro: STA A SIGNIFICARE NON LA LIBERAZIONE DAL PECCATO, CHE È GIÀ AVVENUTA, UNA VOLTA PER SEMPRE, MA LA LIBERAZIONE DAL PECCATO CHE CONTINUAMENTE INSIDIA L’UOMO ANCHE DOPO LA SALVEZZA OPERATA DAL CRISTO.

Benché cacciato dal Cristo il diavolo cerca continuamente di far ritorno nell’antica dimora: può ancora portare ferita e far danno, ma è prontamente allontanato dalla PAROLA, non più lontana, ma vicina al nostro cuore. CHE CI SALVA, AFFINCHÉ POSSIAMO SERVIRE IL NOSTRO DIO, GRAZIE AL FATTO CHE SIAMO STATI RIMESSI IN PIEDI DALLA SUA MANO POTENTE.

  • 40 Tramontando poi il sole tutti coloro che avevano ammalati con malattie varie condussero essi da lui.

Orario insolito e momento non certo il migliore per cercare Gesù. Ma quando veramente si crede in Cristo, l’ora non ha importanza alcuna. Importa arrivare in qualsiasi caso e, soprattutto, condurre quelli che non sono in grado di andare da soli. Nessuno è rifiutato e nessuno è respinto, anche se l’ora è tarda.

C’è anche chi va a Gesù al tramonto del sole, quando la vita ormai non promette più nulla ed è stoltezza credere in un domani che non ci sarà. Nicodemo ne è un esempio.

  • Da molti uscivano anche demòni, gridando «Tu sei il Figlio di Dio!»

Allorché viene cacciato, il Diavolo urla ed impreca contro il Figlio di Dio.

È una attestazione di riconoscimento inequivocabile, riguardo al Suo nome, ed al contempo, una esplicita dichiarazione che Gesù è riconosciuto come Figlio di Dio.

Ma di ciò il Cristo ne fa volentieri a meno. Non si tirano in ballo le proprie certezze riguardo al Signore per inveire contro di Lui, ma solo per dare gloria al suo nome. Perciò, comandando, NON PERMETTEVA AD ESSI DI PARLARE, PERCHÉ SAPEVANO CHE EGLI ERA IL CRISTO.

C’è chi impreca contro Dio non sapendo e non conoscendo, c’è chi impreca con piena consapevolezza di verità.

L’imprecazione che sale dalla bocca di chi sa e conosce, non merita tolleranza alcuna da parte del Signore. Grave la bestemmia contro Dio creatore, ancor più grave quella contro il Figlio salvatore.

Satana ha la certezza dell’evidenza: Gesù Nazareno, è venuto a rovinare il regno di Satana PERCHÉ È DIO.

Che cosa manca, allora, ai demoni, che pur hanno chiara l’identità di Gesù Cristo più di tutti gli altri?

LA CARITÀ.

È la carità che ci avvicina a cuore di Dio, PERCHÉ DIO È AMORE, e Satana non la possiede.

L’amore ci fa conoscere Dio, perché Dio è amore.

Il comandamento dell’amore lo conosciamo bene: amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo tuo come te stesso.

L’uomo di fede invoca Dio e lo chiama nel proprio cuore, nella propria mente, nelle proprie forze, e riempiendosi dell’Amore e del Cuore di Dio, ne diventa pienamente ricco, e ama il prossimo servendolo nella giustizia. QUESTO, I DEMONI NON LO POSSONO E NON LO VOGLIONO FARE. Anzi, gridano con tutto l’odio possibile e immaginabile, CHE SI TROVANO DAVANTI AL FIGLIO DELL’ALTISSIMO.

Ma vorrei ricordarvi anche l’accento che il secondo evangelista, Marco, pone sulla questione demoni:

  • L’insistenza di Marco a proposito dell’espulsione dei demoni è molto grande.
  • Il primo miracolo di Gesù è l’espulsione di un demonio (Mc 1,25).
  • Il primo impatto causato da Gesù è dovuto all’espulsione di demoni (Mc 1,27).
  • Una delle cause principali dello scontro di Gesù con gli scribi è l’espulsione dei demoni (Mc 3,22).
  • Il primo potere che gli apostoli riceveranno quando sono mandati in missione è il potere di scacciare i demoni (Mc 16,17).

Uno degli obiettivi della Buona Novella di Gesù è proprio quello di aiutare la gente a liberarsi da questa paura.

La venuta del Regno significava la venuta di un potere più forte. Gesù è “l’uomo più forte” giunto per conquistare Satana, il potere del male, e rubargli l’umanità prigioniera della paura (Mc 3,27).

Per questo Marco insiste molto sulla vittoria di Gesù sul potere del male, sul demonio, su Satana, sul peccato e sulla morte.

Dall’inizio alla fine, con parole quasi uguali, ripete sempre lo stesso messaggio “E Gesù scacciava i demoni!” (Mc 1,26.27.34.39; 3,11-12.15.22.30; 5,1-20; 6,7.13; 7,25-29; 9,25-27.38; 16,9.17). Sembra quasi un ritornello!

Cosa significa nel Vangelo di Marco scacciare i demoni?

Ciò che Marco vuole dirci è questo “Ai cristiani è proibito avere paura di Satana!” MA IO VI IMPLORO: NON SOTTOVALUTATELO!

  • 42 Fattosi poi giorno essendo uscito andò in un luogo deserto;

Come è sua consuetudine Gesù va in un luogo deserto per stare in preghiera davanti al Padre, ma le folle lo cercavano e vennero fino a lui e lo trattenevano perché non se ne andasse da loro.

La fede che rincorre la salvezza, arriva fino a Gesù e, una volta che l’ha trovato, lo tiene ben stretto, perché non vuole perderlo.

Fratelli e Sorelle… SATANA CONOSCE DIO MEGLIO DI TUTTI E, PUR ODIANDOLO, NON PUÒ FARE A MENO DI PROCLAMARNE, ANCHE SE CON ODIO INFINITO, L’ONNIPOTENZA. Gesù è, infatti, «maestro di sapienza e liberatore dalle potenze del male».

  • 43 Egli allora disse a loro: Anche alle altre città è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio perché per questo sono stato inviato.

Se vogliamo Cristo solo per noi, Lui vuole sé stesso per tutti noi. Perché ogni uomo veda la salvezza che viene dal cielo.

  • 44 Ed annunciava alle sinagoghe della Giudea.

Nonostante l’esito infelice della predicazione in Giudea, Gesù non si arrende e ritorna ad annunciare al popolo eletto.

Un’ultima considerazione. In questa pericope evangelica appaiono due elementi quasi in sordina, come se fossero poco importanti: la sera che apre alla notte e la notte che apre al giorno.

Viene la notte, ma anche questa è fatta per operare: prima dell’alba Gesù esce di casa, va in un luogo solitario e là prega.

È la sua preghiera del mattino, preghiera che attende il sorgere del sole invocando il Signore e lodandolo per la luce che vince la notte.

Questa azione notturna non è secondaria, non è una semplice appendice al giorno.

È la fonte del suo parlare e del suo agire, è l’inizio del suo “ritmo” giornaliero, è ciò che gli dà la postura per vivere tutta la giornata nella compagnia degli uomini: perché egli è sempre l’inviato di Dio, colui che deve sempre “raccontare il cuore e il sorriso di Dio” (Gv 1,18) agli uomini, ovunque vada.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!