… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 13,1-9
Quel giorno Gesù uscì di casa e SEDETTE in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli SALÌ SU UNA BARCA E SI MISE A SEDERE, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questa parabola si legge nei tre vangeli sinottici (Matteo 13,1-23, Marco 4,1-20 e Luca 8,4-15) e nel Vangelo di Tommaso (Tommaso 9), sintomo di una tradizione unica che parte, storicamente, da Marco. Quale tradizione? Quella che doveva trovare una risposta teologica ad una domanda alquanto delicata: se Gesù è il Cristo, il Messia Figlio di Dio, come possono gli uomini rifiutare di accettare la sua Parola di salvezza? È una parabola di Gesù raccontata. In altri termini, il problema non era l’universalità della Parola, ma il fatto che non venisse riconosciuta universalmente. E questo, in fondo, è il grande mistero della Parola e della Verità.
Siede Gesù, come fanno i rabbini, come fa ogni buon Maestro. Siede perché sa insegnare, perché sa dove portare. Siede perché vuole restare, non fugge come fanno i tanti opinionisti che ci illudono per poi rintanarsi nelle loro effimere e vuote vite private. Resta, spiega, condivide. Senza paroloni, senza alzare la voce, senza usare argomenti raffinati, senza sottolineare le distanze, senza sbattere in faccia la sua conoscenza.
Usa esempi che tutti possono cogliere, usa le parabole. Davanti ad una parabola si resta liberi, possiamo coglierne il significato profondo, lasciarci scuotere oppure tenerla come un simpatico aneddoto, oppure svelarne il mistero, la morale, l’insegnamento in essa contenuto che può toccare nel profondo chi ascolta. E, nello stesso tempo, non aggredisce.
Gesù è un grande oratore. Sa incuriosire, affascinare, far innamorare del Padre Suo e Nostro. Sa bene che la massa degli uomini non ama i discorsi lunghi e complessi, si stanca presto e se ne va prima ancora che siano finiti.
Non ama i piedistalli e quella gloria, che spesso pervade noi uomini di Chiesa: Dobbiamo recuperare umiltà, amore per la PAROLA e, innanzitutto, scendere dal pulpito e dal piedistallo del nostro effimero sapere e imparare a metterci sullo stesso piano di chi ascolta. Gesù parlava di semi con i contadini, di pesci con i pescatori e di tasse con Levi.
NON SI AMA LA PAROLA DI DIO PERCHÉ LA SI COMPRENDE, MA LA SI COMPRENDE PERCHÉ LA SI AMA.
E chi ama la Parola di Dio non si arrende facilmente, ma è perseverante NELL’ASCOLTO E NELLA SEQUELA, PERCHÉ VUOL CONOSCERE L’AMORE DI DIO, A TUTTI I COSTI, NONOSTANTE LA PROPRIA POVERTÀ.
RICORDIAMOCI FRATELLI E SORELLE CHE NON SARANNO DELUSI I CUORI CHE CERCANO IL SIGNORE: IDDIO DARÀ LORO L’INTELLIGENZA DELLA PAROLA, NEI TEMPI E NEI MODI OPPORTUNI.
Invece saranno delusi coloro che pretendono di comprendere la Parola, senza accogliere colui che è Parola.
Vediamo alcune curiosità: perché Gesù esce da casa, sale su una barca e si siede?
- Dice San Girolamo “
…Il popolo non poteva essere introdotto nella casa di Gesù, né essere presente dove gli apostoli udivano i misteri; per questo il Signore misericordioso e compassionevole esce dalla sua casa e siede presso il mare di questo secolo, in modo che le folle gli si possano stringere intorno” …
- Dice sant’Ilario vescovo:
“La barca è figura della chiesa, all’interno della quale si trova e viene predicato il Verbo della vita, incomprensibile per coloro che sono al di fuori e si distendono accanto sterili e inutili come la sabbia”.
Gesù sale sulla barca perché tutti possano vederlo, in un luogo diverso, ed ascoltarlo in modo diverso, come Colui che Signore della vita, siede sulla barca che conduce alla salvezza, per additare la via della salvezza. Non c’è approccio autentico a Cristo ed alla sua parola, se non nell’accettazione della Sua diversità e del suo porsi in modo diverso rispetto all’uomo.
“Ecco uscì il seminatore a seminare”.
- Dice San Giovanni Crisostomo:
“È uscito dalla casa del Padre, portando con sé i doni dello Spirito Santo e per seminare nei nostri cuori la parola che dà la vita. “Da dove uscì, o come uscì, colui che è presente ovunque e che tutto riempie? Sta di fatto che quando il Signore si è avvicinato a noi, incarnandosi, non lo ha fatto certo passando da un luogo all’altro, ma assumendo la natura umana e mettendosi in un rapporto, in un contatto nuovo con noi. Poiché infatti noi non potevamo entrare là dove Dio abita, dato che i nostri peccati erano come una muraglia che ci sbarrava la strada per andare a lui, egli stesso è venuto a noi…”.
La parabola del seminatore è una parabola che consente un insegnamento particolarmente efficace: chi ascolta si interroga sul suo modo di accogliere e di ascoltare il seme della parola che Dio semina con generosità nei nostri cuori.
L’ambientazione in cui si svolge la scena è speciale: nulla è lasciato al caso. Gesù è sulla riva del mare e la prima parabola parla di una semina; meraviglioso contrasto! Gesù chiede di vedere l’invisibile e di fidarsi del suo amore.
Il secondo contrasto è che mentre la gente deve immaginare, Gesù esorta ad ascoltare attentamente. Questo perché lui è il vero tesoro e in lui è aperto il regno dei cieli, si dirà ai successivi vv. 51-52, dello stesso capitolo 13, che oggi non leggiamo:
- <<51Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero «Sì». 52 Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Cerchiamo di “leggere” in senso figurato gli elementi contenuti nella parabola.
Con tono solenne Gesù insegna e con tono riservato spiega ai discepoli il senso delle parabole:
- Egli esce di casa e parla per raggiungere i cuori,
- come il seminatore esce dalla sua abitazione per raggiungere il campo della semina.
- Gesù è colui che è “uscito dal Padre” (Gv 16,28)
- ma è anche la Parola del Padre (Gv 1,1-18).
È stranissima questa parabola, se ci pensate, perché GESÙ È TUTTI GLI ELEMENTI CHE COMPONGONO LA NARRAZIONE:
- è il seminatore che sparge il seme della Parola;
- è il seme perché egli è la Parola del Padre;
- è il terreno perché la sua vita è il campo d’amore e di vita offerta;
- è infine il frutto perché la sua risurrezione è il germoglio nuovo della creazione rinnovata e ci fa vivere per sempre.
Ma il seme È LA PAROLA DI DIO e CRISTO È LA PAROLA DEL PADRE. Il fatto che Dio semini con tanta generosità e abbondanza, significa l’assunzione della nostra realtà umana così com’è. La similitudine è presente nella Scrittura:
- Is 55,10-11 la Parola di Dio è l’acqua che feconda la terra e fa produrre il seme. LA PAROLA POSSIEDE UNA CAPACITÀ VITALE E CREATRICE DIFFUSA IN OGNI OPERA DI DIO.
- 1Pt 1,23 il seme della Parola di Dio ci rigenera alla vita eterna. CRISTO HA PIANTATO IN NOI UN SEME CHE FA GERMOGLIARE UN FRUTTO SECONDO LA NATURA DI DIO.
- 1Cor 3,9 noi siamo il campo di Dio. OGNUNO È DISCEPOLO E APOSTOLO DEL SIGNORE E COLLABORA ALLA CRESCITA DEL REGNO E TUTTI SIAMO VIVIFICATI DALL’UNICO DIO PADRE.
Ci stupisce la quantità di seme gettato dal seminatore. MA IL SEME È ABBONDANTE PERCHÉ ABBONDANTE È LA PAROLA DI DIO, CHE DEVE ESSERE SEMINATA, GETTATA COME UN SEME, SENZA PARSIMONIA.
Perché il predicatore che la annuncia sa bene che ci sono innanzitutto ascoltatori i quali la sentono risuonare ma in verità non l’ascoltano. Superficiali, senza grande interesse né passione per la Parola, la sentono ma non le fanno spazio nel loro cuore, e così essa è subito sottratta, portata via.
Ci sono poi ascoltatori che hanno un cuore capace di accogliere la Parola, possono addirittura entusiasmarsi per essa, ma non hanno vita interiore, il loro cuore non è profondo, non offre condizioni per farla crescere, e allora quella predicazione appare sterile: qualcosa germoglia per un po’ ma, non nutrito, subito si secca e muore.
Altri ascoltatori avrebbero tutte le possibilità di essere fecondi; accolgono la Parola, la custodiscono, sentono che ferisce il loro cuore, ma hanno nel cuore altre presenze potenti, dominanti: la ricchezza, il successo e il potere. Questi sono gli idoli che sempre si affacciano, con volti nuovi e diversi, nel cuore del credente.
QUESTE PRESENZE NON LASCIANO POSTO ALLA PRESENZA DELLA PAROLA, CHE VIENE CONTRASTATA E DUNQUE MUORE PER MANCANZA DI SPAZIO (ecco i rovi).
Ma c’è anche qualcuno CHE ACCOGLIE LA PAROLA, LA PENSA, LA INTERPRETA, LA MEDITA, LA PREGA E LA REALIZZA NELLA PROPRIA VITA. Certo, il risultato di una semina così abbondante può sembrare deludente: tanto seme, tanto lavoro, piccolo il risultato…
MA LA PICCOLEZZA NON VA TEMUTA: CIÒ CHE CONTA È CHE IL FRUTTO VENGA GENERATO! Perché la PAROLA “CIOÈ IL VANGELO, è LA POTENZA DI DIO” (Rm.1,16).
Spesso ci dimentichiamo che questa parabola non è un vecchio racconto che interessava solamente il popolo di Israele, ma riguarda anche NOI, che siamo il popolo dei discepoli di Gesù. Come loro, anche noi abbiamo il cuore indurito, gli orecchi chiusi, gli occhi accecati, e così non solo non comprendiamo ma neppure facciamo discernimento della PAROLA DEL SIGNORE e, di conseguenza non mettiamo in campo nessun tentativo di conversione, di ritorno a Dio, che sempre ci attende per guarire i nostri orecchi e i nostri occhi. Basterebbe riconoscere e affermare “Siamo ciechi, siamo sordi, parlaci Signore!”
Eppure quella dei giorni terreni di Gesù era:
- “un’ora favorevole” (2Cor 6,2),
- l’ora della visita di Dio (cf. Lc 19,44),
- l’ora della misericordia del Signore (cf. Lc 4,19).
Perciò Gesù dice ai discepoli che lo circondano “Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti dell’antica alleanza hanno desiderato di essere presenti nei giorni del Messia, hanno sognato di vederlo in azione e di ascoltare le sue parole, ma a loro non è stato possibile. Voi invece, voi che ho chiamato e che mi avete seguito, avete potuto vedere con i vostri occhi e ascoltare con i vostri orecchi”. Addirittura il discepolo amato potrà aggiungere, con audacia: “Avete potuto palpare con le vostre mani la Parola della vita” (1Gv 1,1).
Non un’idea, non un’ideologia, non una dottrina, non un’etica, ma un uomo, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, venuto da Dio! “Voi lo avete incontrato e ne avete fatto esperienza con i vostri sensi. Sì, beati voi!”.
Sia Lodato Gesù, il Cristo!