… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; E IL PADRE TUO, CHE VEDE NEL SEGRETO, TI RICOMPENSERÀ. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; E IL PADRE TUO, CHE VEDE NEL SEGRETO, TI RICOMPENSERÀ. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; E IL PADRE TUO, CHE VEDE NEL SEGRETO, TI RICOMPENSERÀ». Parola del Signore
Mediti…AMO
Dopo avere riflettuto su alcuni punti cardine della fede ebraica, Gesù analizza alcuni atteggiamenti dei credenti, mettendo in crisi i cristiani di tutte le epoche e, soprattutto noi cattolici, richiamandoci all’autenticità delle cose che facciamo e che diciamo. Perché lA FEDE È SEMPRE TRADUZIONE IN STORIA DELLA PAROLA e LA STORIA È VISIBILITÀ, corporeità, materia, relazioni di aiuto, tra uomo e uomo, e tra Dio e gli uomini.
L’ELEMOSINA, ad esempio, è una cosa positiva, perché ci fa accorgere del fratello e ci fa correre concretamente in suo aiuto. Ma se diventa ostentazione del gesto o manifestazione di superiorità, allora diventa sterile.
IL DIGIUNO può essere un modo per ribadire la priorità dell’anima sul corpo, strumento di disciplina e ascesi. Ma, anch’esso può anche diventare un modo di mettersi in mostra, mostrandosi agli altri come un cristiano devoto e mortificato. Il digiuno invece, Fratelli e Sorelle è una pratica a volte faticosa che non consiste solo nel rinunciare a qualche dolcetto, o nel saltare un pasto, ma anche nel combattere contro i vizi come il fumo, il bere, il divertimento vivace, il vociferare.
Papa Benedetto XVI, diceva nel 2011: “Il digiuno, in particolare, “significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria”, ma questo “è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio”.
Entriamo quindi nella nostra camera, chiudiamo la porta e preghiamo… Proviamo a fare come il Profeta Eliseo che riportò in vita il figlio della Sunnamita (un piccolo gioiello che vi invito a leggere nel 2 Libro dei Re, al capitolo 4, 33) e la nostra preghiera farà vivere la nostra anima. Il Signore infatti, che vede nel segreto, ci ricompenserà.
MA ANCHE LA PREGHIERA NON NE ESCE INDENNE. In essa vi è l’incontro intimo e personale con Dio e, se viene fatta insieme ad altri fratelli e diviene la celebrazione delle opere di Dio, che vengono riconosciute nella vita della comunità. Essa ha una componente pubblica da vivere con modestia, senza inutili esteriorità e deve essere sempre strumento di un atteggiamento più profondo e privato che Dio solo conosce. ESSA DEVE VIVERE E RESPIRARE IN UNA RELAZIONE AMOROSA, ESSERE L’INTIMA UNIONE FRA DUE ANIME (TRA L’AMANTE E L’AMATO): solo così esplicita la nostra intima unione con Dio. Ma la possiamo anche usare per secondi fini, per avere visibilità nella comunità ecclesiale e civile…
Quante volte ci preoccupiamo di avere i primi posti nelle cerimonie o celebrazioni pubbliche e rimaniamo umiliati, delusi e addolorati, quando non li otteniamo! Quante volte ci affatichiamo in mille opere e in svariate associazioni, solo per essere visti, lodati, ammirati… e così abbiamo già la nostra ricompensa. Dirà san Giacomo nel capitolo 4,4 della sua Lettera “….Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio”.
Qual è il segreto, allora, che dobbiamo scoprire per comprendere cosa fa essere l’opera sempre giusta e buona, secondo Dio? LA FEDE PURA! Significa mettere nel cuore una fede vera, rinnovata, ringiovanita, perché solo grazie ad essa si purificano le opere che compiamo e le fanno essere gradite a Dio. E di conseguenza tutta la religione si rinnova se viene rinnovata la fede. Invece spesso noi vogliamo rinnovare SOLO LE NOSTRE opere, lasciando intatta la nostra fede falsa che le sorregge e le esige, però per scopi personali.
Vuoi fare l’elemosina, Fratello? Vuoi pregare, vuoi digiunare, compiere qualsiasi altra opera buona? Allora la devi COMPIERE SOLO PER IL SIGNORE E NELLO SPIRITO DEL SIGNORE. Perché se la fai con altro scopo NON CRESCI IN GRAZIA, E DIMINUISCI IN SAPIENZA e ciò che hai fatto non ti gioverà né oggi e né nell’eternità. Perché hai compiuto un’azione da stolto, da idolatra di te stesso.
Se lo vogliamo, COME AIUTO, possiamo prendere Maria, Sua e nostra Madre e il Suo meraviglioso e umile nascondimento. Ella ci aiuterà a trasformare la fede in opere in funzione di DIO e noi no noi stessi. Ecco perché Gesù mette in guardia i suoi discepoli. Essi dovranno sempre tenere bene a mente se stanno operando per sé stessi, per il Padre celeste o malauguratamente –Dio mai voglia- per satana.
Gesù entra in questo argomento perché aveva visto una parte del mondo religioso intento a lavorare per la propria gloria. E aveva visto che anche il solo pregare serviva per pavoneggiarsi in mezzo alle piazze e il far elemosina per mostrare agli altri la larghezza delle proprie mani. Aveva visto che nei fatti ognuno cercava e cerca la sua piccola, meschina gloria, servendosi anche delle pratiche e delle ritualità più sante. È evidente che in tali attività, prettamente con scopi umani, il PADRE CELESTE in nulla è glorificato e in nulla li potrà ricompensare.
Mi piace osservare che Gesù, per ben tre volte nel testo odierno (e ve lo ho messo in MAIUSCOLO per renderlo più evidente), dice: “…e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Perché questa insistenza? Perché il Signore sa che facciamo “orecchio da mercante” e così, per essere sicuro che il Suo insegnamento non vada ai quattro venti, INSISTE PER TRE VOLTE. La considerazione o il biasimo degli uomini sarà la loro ricompensa. Nulla hanno fatto per il Signore e nulla riceveranno da Lui. Hanno operato vanamente. Questa è una verità eterna.
Il segreto sta “nel darsi completamente a Dio”, perché Dio per primo “si è dato completamente all’uomo”, senza riserve. E se lo abbiamo fatto “in novità e purezza di vita”, e con fedeltà, non ci si appartiene più. Si è dell’altro. Noi siamo del Signore. Il Signore è nostro.
Ogni cosa deve essere vissuta “ad maiorem dei gloriam”, diceva il 64’ Papa di Roma, Gregorio Primo, noto come San Gregorio Magno, nei suoi Dialoghi (1,2).
Anche se già nella Prima lettera ai Corinzi si trova già la frase “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Cor.10,31) per la più gloria del Signore.
Dio ci ha comprati a prezzo del sangue di Cristo, per essere ad esclusivo servizio del SUO SANTO NOME. E questo perché noi siamo chiamati a servire il SANTO NOME DI DIO. Non siamo noi a doverci preoccupare della gloria del nostro nome. Noi dobbiamo solo servirlo NEL SILENZIO E NEL NASCONDIMENTO.
Una grande mistica monaca benedettina, Hildegard von Bingen, meglio nota come SANTA ILDEGARDA DI BINGEN (1098 –1179), scrittrice e teologa tedesca, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, nel 2012 dichiarata DOTTORE DELLA CHIESA UNIVERSALE da papa Benedetto XVI, il 7 ottobre 2012, fu una donna dai numerosi talenti, (nella sua vita fu inoltre profetessa, guaritrice, erborista, naturalista, cosmologa, filosofa, artista, poetessa, drammaturga, musicista, linguista e consigliera politica E PREVIDE ANCHE LA DATA DELLA SUA MORTE). Ella in merito all’odierna riflessione, scrisse: “Dio ci dà volentieri appuntamento nella casa del silenzio”.
Il Maestro ci ricorda ogni istante che l’umiltà è essenziale per poter accedere al mondo di Dio, attraverso un’umiltà autentica, non disgiunta dalla consapevolezza del proprio valore e dei propri. Davanti a Dio non abbiamo bisogno di essere di maniera, diversi da quello che siamo.
Possiamo essere noi stessi con tutti i nostri limiti, senza paura di apparire sgraditi ai suoi occhi. Lasciamo che questa Parola ci interroghi sul serio, facciamo il punto della situazione sulla nostra generosità, sulla preghiera personale, sul digiuno che è la rinuncia al superfluo e cambiamo dove c’è da cambiare…
Jean Paul Charles Aymard Sartre (1905 –1980) filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese, Nobel 1964 per LA LETTERATURA, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo, scriverà: “La gratuità è l’ultimo fondamento della responsabilità, in quanto chi sceglie senza alcun motivo è il solo responsabile della sua scelta.”
Sia Lodato Gesù, il Cristo!