Mercoledì seconda settimana PAA – Mc 3,1-6

Il Vecchio Fariseo… Pietro Saltarelli

 

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Dal Vangelo secondo Marco 3,1-6

 

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: “Mettiti nel mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: “Stendi la mano!”. La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore

Mediti…AMO

Ci troviamo in quello che viene chiamato “libretto delle dispute o conflitti”, avvenute durante la missione di Gesù in Galilea e radunate da Marco in 2,1-3,6. Ce ne sarà un’altra serie durante la missione a Gerusalemme (Mc 11-12).

Gesù non fu avversario di nessuno, SALVO DEL DEMONIO, ma trovò invece nella sua vita terrena molti oppositori, tra cui naturalmente innanzitutto lo spirito malvagio.

Tra questi avversari vi è la “crema” del popolo.

E quella di oggi è l’ULTIMA DELLE CINQUE DISPUTE GALILAICHE, che abbiamo affrontato nei giorni scorsi:

  1. BESTEMMIA… PERDONA I PECCATI (Mc 2,1-12)
  2. MANGIA CON I PECCATORI (Mc 2, 13-17)
  3. I SUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO (Mc 2,18-22)
  4. I SUOI DISCEPOLI DI SABATO STRAPPANO LE SPIGHE (Mc 2,23-28)
  5. IL SIGNORE GUARISCE IL SABATO (Mc 3,1-6)

E oggi analizziamo l’ultimo dei cinque conflitti che Marco presenta all’inizio del suo vangelo (Mc 2,1 a 3,6):

  • i quattro conflitti precedenti sono stati provocati dagli avversari di Gesù.
  • QUEST’ULTIMO È PROVOCATO DA GESÙ STESSO E RIVELA LA GRAVITÀ DEL CONFLITTO ESISTENTE CON LE AUTORITÀ RELIGIOSE DEL SUO TEMPO. È un conflitto che è ragione di vita e morte che Gesù ha con i farisei e i seguaci di Re Erode. Ossia con le autorità religiose e civili.

Quando Marco scrive il suo vangelo negli anni 70, molti avevano ancora vivo il ricordo della terribile persecuzione degli anni 60, perpetrata da Nerone contro le comunità cristiane. Nell’udire che Gesù stesso era stato minacciato di morte e come si comportava in mezzo a questi conflitti pericolosi, I CRISTIANI INCONTRAVANO UNA FONTE DI CORAGGIO E DI ORIENTAMENTO PER NON SCORAGGIARSI LUNGO IL CAMMINO.

Gli avversari osservano per vedere se Gesù guarisce in giorno di sabato, per accusarlo. Il secondo comandamento della Legge di Dio, infatti, ordinava di “santificare il sabato”. Ovvero era proibito lavorare in quel giorno, ci dice il Libro dell’Esodo al capitolo 20,8-11. E I SOLERTI FARISEI INSEGNAVANO CHE CURARE UN MALATO ERA LO STESSO CHE LAVORARE.

Mettevano la legge al di sopra del benessere delle persone. Di conseguenza Gesù era una presenza scomoda, perchè lui metteva il benessere delle persone al di sopra delle norme e delle leggi. Ma il vero scopo dei farisei e degli erodiani non era zelo per la legge, bensì volontà di accusare e di eliminare Gesù.

La forma letteraria usata viene detta dagli studiosi apoftegma, che SIGNIFICA PRONUNCIAMENTO SOLENNE, pari ad UNA SENTENZA GIUDIZIARIA.

Abbiamo appena detto che LA LEGGE, ma anche LA TRADIZIONE DEI PADRI RACCOLTA NEL TALMUD, ordinano che nel sabato SI POSSA SALVARE LA VITA DI UNA PERSONA, MA NON DI POSSA FARE ALCUNA ATTIVITA’ MEDICA, ovvero CURARE UNA PERSONA MALATA.

Gesù non condivide questa logica del bene a rate! Si ha così un crescendo culminante e conclusivo:

  • sia nel messaggio di Gesù: CURARE LA VITA È SALVARLA, E SALVARE LA VITA È BENE, IL BENE CHE DIO SI ASPETTA SEMPRE ANCHE DI SABATO;
  • sia nell’opposizione degli avversari: FANNO UN COMPLOTTO PER FARLO MORIRE! E, AHIME’, SIAMO ANCORA AGLI INIZI DEL MINISTERO.

E poi, oltre a Gesù e ai suoi accusatori, nella sinagoga, in questo triste sabato troviamo un povero paralitico.

Partecipa anche lui alla liturgia del sabato nella sinagoga di Cafarnao, forse per mendicare, perché gli era difficile lavorare con una mano paralizzata.

Ci parla di lui e di ciò che dice nella sinagoga il Vangelo degli Ebrei e Nazarei. Questo antico testo apocrifo è un corpus indefinito di testi riguardanti la vita e la predicazione di Gesù di Nazareth e risalenti ai primissimi gruppi dei suoi seguaci (le cosiddette comunità “giudaico-cristiane”), scritti con ogni probabilità in aramaico, forse successivamente tradotti in lingua greca ma poi, nel corso del tempo, andati completamente perduti.

Questo testo racconta che questo uomo si rivolge a Gesù e gli dice: “ERO MURATORE E MI GUADAGNAVO DA VIVERE CON IL LAVORO DELLE MIE MANI. TI PREGO GESÙ, RESTITUISCIMI LA SALUTE, PERCHÉ NON ABBIA A SUBIRE LA VERGOGNA DI MENDICARE UN PO’ DI CIBO”. Ad ogni modo, anche se non parla, QUESTO INFELICE È UNA INVOCAZIONE VIVENTE, a cui Gesù corrisponde mettendolo, come fa spesso, al centro del dibattito, con quella povera mano distesa, testimone inoppugnabile, in carne ed ossa, del valore della vita agli occhi di Gesù e dunque di Dio.

Mi piace osservare nel testo originario il verbo che Gesù usa, dicendo al disabile di “mettersi in mezzo”. Il verbo adoperato è “EGHEIRE”, il VERBO DELLA RISURREZIONE. Nella guarigione di Gesù appare un prodigio di risurrezione, qualcosa di nuovo, di inedito: l’uomo, specie se indigente, deve stare al centro, dentro la sinagoga e di sabato, CIOÈ NEL LUOGO E TEMPO DELL’INCONTRO UFFICIALE CON DIO E AL CENTRO DELL’INTERESSE DI DIO PER L’UOMO.

Gesù infatti pone al centro la persona e pensa che farla vivere corrisponda all’intenzione vera di Dio e dunque alla SUA VERA LEGGE.

Possiamo dire che sia la traduzione di quell’affermazione “non l’uomo è stato fatto per il sabato, ma il sabato è stato fatto per l’uomo” che Gesù aveva pronunziato con grande veemenza precedentemente (Mc 2,27).

E vorrei chiudere con una nota triste. Molto triste, che serve a farci riflettere, fratelli e sorelle.

Dobbiamo osservare con tristezza la grande cecità degli avversari del Cristo. Che, a domande così lineari, tacciono, non perché non conoscono la risposta (sono scribi, dottori della legge), né perché riconoscono la sconfitta e si pentono (infatti vanno SUBITO a fare un complotto),.

Ma raffigurano IL SILENZIO DELL’OSTINAZIONE, o meglio, della “DUREZZA DI CUORE”: in greco POROSIS (cioè pietra porosa, tufo), che, come il tufo DETERMINA L’IMPENETRABILITÀ DELL’UOMO ALLA LUCE DI DIO.

È una qualità negativa di Israele tante volte condannata nella Bibbia (Ger 3,17;7,24; 9,13; Rom 11,7.25; 2 Cor 3,14).

È ultimamente l’incapacità di uscire dai propri schemi e convertirsi al volere di Dio.

I FARISEI MOSTRANO DI ESSERE ESPERTI DELL’UOMO SECONDO L’ANALISI DEI LORO LIBRI, NON SECONDO LA SUA REALTÀ.

IN DEFINITIVA SI TRATTA DEL RIFIUTO TOTALE DI DIO, ATTRAVERSO IL CATTIVO UTILIZZO DELLA SUA LEGGE CHE È AMORE.

E così la teologia ESCE dalla vita dell’uomo…

Quanta tristezza Fratelli e Sorelle! Quanto siamo lontani dal cuore di Dio….. e sapete perché?

PERCHÉ LA PAROLA DI DIO E LA SUA CORRETTA INTERPRETAZIONE, NON È QUALCOSA CHE SI VA AD AGGIUNGERE ALLA VITA DEL CRISTIANO, COME UN OPTIONAL. MA È QUELLA CONDIZIONE SENZA LA QUALE NON C’È VITA CRISTIANA.

E noi tutti, ammesso che la leggiamo, siamo al massimo convinti che:

  • la Parola di Dio sia un bel racconto che scalda il cuore,
  • o se siamo in uno stadio più avanzato, ma ahimè nemmeno embrionale, sia una devozione in più da praticare, perché al limite non fa mai male far qualcosa in più….

Sia Lodato Gesù Cristo!

 

Diacono Pietro Saltarelli