MERCOLEDI’ 21^ SETTIMANA T.O – Matteo 23,27-32 Siete figli di chi uccise i profeti

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 23,27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Erano ormai quattrocento anni che la voce dei profeti non si faceva più udire.

Per Dio la «pienezza dei tempi» (Galati 4:4) era giunta.

Egli parlerà «mediante il Suo Figliuolo» e farà conoscere al suo popolo, al mondo, e a noi, la buona novella dell’Evangelo (Ebrei 1:1 e 2), che si riassume in poche parole: il dono del suo Figlio.

Attraverso il quale insegnerà all’uomo, quella VERITA’ CHE È L’AMORE DI DIO.

Sempre sconfitti sul terreno delle Scritture dal Cristo, i nemici della verità, guidati da Satana, ritorneranno alla carica. Quanta gente c’è che si impunta sulle proprie idee e rifiuta di sottomettersi agli insegnamenti biblici.

Gesù, dopo aver sventato tutti gli attacchi dei capi religiosi del popolo, mette ora in guardia contro loro i discepoli e la folla. Ciò che essi dicevano di fare era in generale buono ma, disgraziatamente, facevano tutto il contrario

MA GESÙ LI SMASCHERERÀ TUTTI (2 Tim. 3,8-9 “…Sull’esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli”).

Adempiendo questa antica profezia, con queste parole veementi, il Signore condanna solennemente ciò che ragionevolmente si può chiamare «il clero» che era in Israele.

Essi erano doppiamente colpevoli: questi uomini, non soltanto non entravano nel regno dei cieli, ma abusavano della loro posizione d’autorità per impedire agli altri di entrare.

Scrupolosi all’eccesso per cose piccolissime, trascuravano le principali: il giudizio (anzitutto su loro stessi), la misericordia, la fede.

E grazie alla loro maschera d’ipocrisia, essi ingannavano la fiducia dei semplici. Gesù, indignato, denuncia pubblicamente il loro vero volto: sono dei «sepolcri imbiancati» (morti internamente), dei figli di micidiali.

Perché c’è una cosa che non sopporta il Signore: L’IPOCRISIA, che è ben peggio del peccato, ben peggio dell’indifferenza, PERCHÉ È L’IPOCRISIA AD ESSERE UN OSTACOLO ALL’INCONTRO CON L’UNICO VERO DIO.

Ma esattamente cosa è l’ipocrisia? È essere falsi, finti, mascherati. Anche se sono maschere devote, anche se ci rendono belli davanti agli altri.

Gesù continua la sua opera per svelare le storture religiose dei suoi contemporanei e se la prende con scribi e farisei.

I farisei, pur essendo dei “pretoriani della fede”, dei credenti zelanti, rischiano di diventare dei burattini, preoccupati solo dell’esteriorità a scapito dell’interiorità.

E usa un’immagine forte, come è il suo solito, per far presa su coloro che ascoltano la Parola di Dio.

Nella dinamica che caratterizza l’ipocrisia quando essa condiziona l’essere e l’agire dell’uomo, emerge con forza il contrasto tra ciò che appare all’esterno e ciò che “abita” nel cuore.

Gesù ha descritto la rottura tra esteriorità e interiorità usando in altri passi evangelici l’immagine del bicchiere e del piatto, puliti all’esterno, ma all’interno «pieni di avidità e d’intemperanza» (Mt 23,25).

Continuando su questa linea, ora Gesù va ancora più a fondo su questo contrasto tra l’esterno e l’interno dell’uomo mediante una nuova immagine, ALTAMENTE SIMBOLICA: «Guai a Voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume».

Li paragona quindi a dei SEPOLCRI IMBIANCATI, che, come sappiamo, sono belli fuori ma marci dentro… davvero l’ipocrisia è un orribile misto di marciume e di putredine, ammantato all’esterno da veli seducenti.

È un’immagine molto forte che va al cuore del dramma di una vita e di un comportamento ipocrita. Si può apparire all’esterno avvolti di un alone di fedeltà, ligi alle esigenze di Dio espresse nei comandamenti, ma contenere dentro di sé, nel proprio cuore, ogni forma di malvagità che conduce alla morte: «Dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità».

È terribile questa situazione perché rappresenta il fallimento totale di una vita: essa è solo l’involucro illusorio di un cadavere, è solo luogo di morte.

Paolo applicherà la medesima espressione al sommo sacerdote, in Atti 23,3 (Allora Paolo gli disse: «Dio percuoterà te, parete imbiancata; tu siedi per giudicarmi secondo la legge e violando la legge comandi che io sia percosso?»).

Con essa, il Signore va d’un tratto alla radice del male “…il cuor vostro non è un tempio del Dio vivente, ma un sepolcro pieno di corruzione; e la vostra religione non è che un sottilissimo intonaco che lo ricopre“.

Giusta la legge cerimoniale Numeri 19,16 (“Chiunque, nei campi, avrà toccato un uomo ucciso da un’arma o morto per cause naturali, o delle ossa umane, o un sepolcro, sarà impuro per sette giorni”). Infatti, chiunque aveva toccato le ossa d’un morto o un sepolcro, era immondo per sette giorni.

PERCIÒ, AD IMPEDIRE CHE I VIANDANTI SI CONTAMINASSERO INVOLONTARIAMENTE COL CONTATTO DELLE TOMBE, I GIUDEI IMBIANCAVANO OGNI ANNO, AL 15 DEL MESE DI ADAR FEBBRAIO MARZO, NON SOLO I MONUMENTI, MA I LUOGHI STESSI DOV’ERANO LE TOMBE.

I rabbini appoggiavano questa costumanza sopra Ezechiele 39,15 (“Quando i viandanti passeranno per il paese, chiunque di loro vedrà delle ossa umane accumulerà là vicino un mucchio di pietre finché i seppellitori non le abbiano sotterrate nella Valle di Amon-Gog.”).

Così i sepolcri avevano sempre una piacevole apparenza esterna, mentre l’interno era pieno di morte.

Quanto era calzante quella immagine! A dispetto della loro apparenza di santità, anche i Farisei erano “pieni d’ipocrisia”.

Benché l’ipocrisia consista nell’assumere una falsa apparenza, il peccato stesso dell’ipocrisia è radicato profondamente nel cuore, SEDE DELL’AMORE.

Perché è solo in relazione all’amore si può allora comprendere il vero significato dell’ipocrisia.

Intesa come attaccamento apparente alla Legge di Dio, l’ipocrisia di fatto trasforma la vita in una negazione di ciò che vuole Dio poiché non giunge al cuore della Legge, al grande comandamento dell’amore, e rende così apparente ogni altra osservanza.

Qui la demarcazione avviene non tra il più o il meno, ma tra l’essere o il non essere, tra la realtà e la finzione, tra la verità e la menzogna, tra la vita e la morte.

In una vita senza amore la pretesa della fedeltà alle esigenze di Dio è fittizia e inesistente.

Usando l’immagine del sepolcro imbiancato, si potrebbe dire che il risultato di un’esistenza ipocrita è l’illusione di una vita che, paradossalmente, comunica morte.

Non c’è vizio infatti che metta radici così profonde, e che corrompa l’anima più che non faccia la falsità. In Luca 11,44, il Signore modifica un poco la figura, paragonando i Farisei non più ai sepolcri scavati nella roccia, ma a quelli che sono scavati nella terra “…Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono, e chi vi cammina sopra non ne sa niente”.

Ecco il grande insegnamento che Gesù regala ai suoi contemporanei e a noi.

Vale a dire: come si può inconsapevolmente camminare sopra un sepolcro invisibile, e, secondo la legge cerimoniale, contaminarsi senza accorgersene, così, a loro insaputa, si contaminano quelli che sono in relazione coi Farisei.

Quando prevale in noi l’idea di apparire belli e il desiderio di carpire l’altrui ammirazione senza avere le prerogative, ci dipingiamo di falsità e ci copriamo di maschere. Ma non riusciamo a celare la nostra vera identità, che emerge palesemente.

Dio preferisce il figlio svogliato e quello “prodigo”, ma autentico, a quello che è perfettino e ipocrita. A quello che dice subito di sì al Padre, ma poi non si alza a lavorare per il Regno di Dio!

DIO VUOLE CON SÉ DEI FIGLI, NON DEI GIUSTI!

Così i farisei erano molto attenti al loro EGO SPIRITUALE, sempre molto attenti a presentarsi con quell’aura di santità che la folla attribuiva loro.

Il discepolo è chiamato ad essere autentico e non ipocrita. E questo perché le persone che si avvicinano ai cristiani si accorgono da lontano se vivono ciò che professano, ciò che dicono…

Infine Gesù se la prende contro l’atteggiamento di chi loda i profeti del passato e non riconosce quelli del presente.

Ed è proprio così: quasi sempre la profezia non è accettata e riconosciuta, specialmente dalle autorità che la vivono con insofferenza e di malavoglia.

Dovremmo stare bene attenti a riconoscere i profeti LÀ DOVE SONO, NEL MOMENTO IN CUI VIVONO, SENZA CONTRASTARLI. Quante volte, anche nella Chiesa, erigiamo monumenti ai profeti che fino a ieri abbiamo ignorato e non abbiamo riconosciuto!

Possiamo anche scoprire di essere figli di profeti o di santi, ma se poi non siamo capaci di ripetere in noi le loro gesta rassomigliamo a coloro che vogliono adornarsi delle vesti altrui.

Potremmo anche incorrere nel peccato DI FAR MORIRE LA FEDE E LA SANTITÀ DI COLORO CHE CI HANNO PRECEDUTO E CI HANNO LASCIATO I LORO SPLENDIDI ESEMPI.

Sembra che una delle ragioni della crisi della nostra FEDE derivi proprio dal fatto che si è interrotta quella catena d’oro sulle cui maglie LA FEDE si è trasmessa attraverso la storia.

Manca infatti quella pratica cristiana che si è smesso di vivere e di testimoniare, in nome di una assurda laicità a-religiosa e di una opportunità pari con i diritti delle altre religioni, che non si capisce bene cosa siano e dove vogliono arrivare.

Vergognosa e “alla Ponzio Pilato” è la volontà di non professare le proprie radici cristiane della già cristianissima Europa. È detto che “l’Unione si mantiene neutrale rispetto al fenomeno religioso: non professa la superiorità di alcuna Chiesa o confessione ma neanche disconosce il contributo da queste fornito in quanto strumenti di coesione sociale all’interno dell’Unione europea. Separatismo, quindi, non significa totale e assoluta indifferenza; infatti, ai sensi del comma 3 dell’art. 17 TFUE, gli organismi europei sono chiamati a promuovere un percorso di dialogo e di confronto con le varie realtà del mondo dell’associazionismo religioso, nel rispetto delle diversità ma, pur sempre, in una prospettiva di condivisione degli obiettivi e dei valori fondamentali dell’Unione”.

Hanno “sapientemente e giuridicamente” ridotto la nostra FEDE BATTESIMALE IN CRISTO ad un mero problema di “ASSOCIAZIONISMO RELIGIOSO”.

Una vera VERGOGNA. Suscita perplessità, se non vero e proprio disagio per chi si riconosce in una delle principali religioni, anche la formale equiparazione, prevista dal secondo comma dell’art. 17, tra le diverse entità religiose e le organizzazioni filosofiche e non confessionali.

Ciò dimostra, soprattutto per chi ancora fosse convinto del contrario, che le Chiese dominanti non solo non rivestono alcuna posizione peculiare all’interno dell’ordinamento europeo ma, anzi, queste sono considerate alla stregua di qualsiasi associazione ideologica non confessionale.

Con dolore voglio evidenziare la generale incompetenza delle istituzioni comunitarie in materia di politica ecclesiastica.

Infatti sono frequenti le risoluzioni del Parlamento europeo su tematiche che toccano più da vicino la sfera etica e religiosa (aborto, fecondazione assistita, matrimonio omosessuale, eutanasia, ecc.).

Solo per citare l’ultima in ordine cronologico, con la risoluzione del 12 marzo 2015, la stessa Assemblea di Strasburgo, che solo poco tempo prima aveva applaudito Papa Francesco, ha approvato la “Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell’Unione europea in materia”.

Nella sezione del documento relativa ai c.d. “diritti LGBTI” (sigla che racchiude le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali), si afferma, tra l’altro, che il Parlamento incoraggia gli Stati membri:

  1. a) “a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili” (par 162);
  2. b) “a garantire procedure rapide, accessibili e trasparenti di riconoscimento del genere, che rispettino il diritto all’autodeterminazione” (par. 163). Inoltre, gli Stati membri sono invitati a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’autonomia decisionale “per quanto concerne, tra l’altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale” (par. 136).

L’attacco alla famiglia (E ALLA VITA) dimostra che, dietro il paravento di una presunta laicità pluralista e dialogante, l’Unione europea, PORTI AVANTI IN REALTÀ UN PROGETTO LAICISTA CHE MIRA A INDEBOLIRE, SE NON A DISTRUGGERE, L’IDENTITÀ RELIGIOSA, SPECIE QUELLA CRISTIANA.

Questa visione radicale della laicità, che privilegia il riconoscimento illimitato dei diritti individuali in nome della assoluta libertà di coscienza, è comunemente nota come “dittatura del relativismo” ed è stata più volte denunciata da Benedetto XVI.

La vera laicità, ci insegna Papa Ratzinger, ha bisogno della trascendenza: è quella che non si limita a tollerarla, ma anzi la promuove senza pretendere che i credenti rinuncino a professare pubblicamente la propria fede

Che Iddio ci perdoni!

Ma torniamo al testo.

Gesù ci dice cosa facevano gli Scribi e farisei:

<<Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri>>.

Scribi e Farisei costruivano monumenti sepolcrali ai profeti che erano stati perseguitati o uccisi dai loro antenati. E la realizzazione di queste costruzioni sepolcrali avevano un carattere espiatorio, perché attraverso di esse scribi e farisei volevano prendere la distanza dall’atteggiamento ostile e persecutorio dei loro padri.

Gesù smaschera l’ipocrisia nascosta sotto questa maschera di falsità.

In realtà, ricorda Gesù a scribi e farisei, e a noi quando ci comportiamo come loro, che sono e siamo degni discendenti degli assassini dei profeti, anzi ne prolunghiamo fino alle estreme conseguenze il comportamento fatto di falsità e di odio.

Si illudono, e ci illudiamo, che sia sufficiente onorare con un monumento il profeta davanti al quale si rimane increduli e ostili. Ecco un’altra forma di ipocrisia che può intaccare anche la vita di un cristiano, anzi di una comunità cristiana.

Si rifiuta il profeta che Dio invia, lo si emargina e si rimane chiusi in una durezza di cuore di fronte alla Parola di Dio che egli comunica.

E poi ci s’illude che sia sufficiente riconoscere, a posteriori l’autenticità del messaggio comunicato dal profeta, senza però conformare a esso la propria vita.

Ci sono tanti modi di innalzare sepolcri ai profeti, senza però rischiare la propria vita compromettendosi con la Parola di Dio che essi comunicano.

Ogni profezia autentica contiene il soffio dello Spirito e lo Spirito ci indica vie e cammini nuovi.

NON SI È FEDELI ALLO SPIRITO CUSTODENDO IN UN SEPOLCRO LA SUA PAROLA DI VITA; ESSA DEVE SOFFIARE CONTINUAMENTE NELLA NOSTRA ESISTENZA E NELLA VITA DI UNA COMUNITÀ CRISTIANA.

Dire a qualcuno ‘tu sei come un cimitero che fuori ha dei fiori freschi e profumati ma dentro è pieno di cadaveri’, diciamo che non è proprio il massimo della delicatezza.

Ma non si può essere delicati davanti all’ostinazione delle persone a cui si vuol bene.

Se Gesù è così duro con questa gente è perché la ama profondamente.

La sua è la parresia dell’amore, la chiarezza di chi sa che soltanto dicendo la nuda e cruda verità magari ci si può svegliare.

Ma delle volte è così dura la scorza che ci siamo costruiti intorno che nemmeno le martellate dell’amore possono demolire le nostre chiusure.

E Gesù comunque continua a bussare, a battere, a martellare, nella speranza che qualcuno alla fine capisca che una vita vissuta con la morte dentro e l’ipocrisia fuori non rende felice nessuno.

Tutta la nostra vita è un cammino verso l’autenticità, cammino che può anche diventare doloroso ma necessario.

Chiediamo al Signore di farci scoprire e riconoscere i nostri limiti, di non limitarci all’esteriorità (anche santa); di non essere giudicanti verso gli altri ma accoglienti e comprensivi, perché siamo tutti peccatori e tutti bisognosi di conversione.

Che non ci succeda di diventare dei fanatici zelanti come Saulo, dei sepolcri imbiancati belli fuori e putridi dentro. Il Signore preferisce un peccatore consapevole ad un presunto giusto tronfio e pieno di sé!

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!