MARTEDI’ XXXIII^ SETT.TO 16.11.2021 – Lc 19,1-10 “Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù aveva incontrato il cieco avvicinandosi a Gerico Ed oggi, essendo in essa, entrato attraversava Gerico da un capo all’altro, per vedere se c’era in essa qualche figlio di Dio. E incontra Zaccheo. L’ andare di Gesù non è mai inutile: prima o poi dà i suoi frutti. Se il Cristo non venisse incontro, nessuna ricerca di Dio sarebbe premiata, ma allorché Egli viene in mezzo a noi, qualcuno finalmente viene sempre raggiunto dall’annunzio di quella salvezza che, se accolta, può salvare.
Gerico, situata a -240 m s.l.m., nella depressione del Mar Morto, è la città posta nella più bassa altitudine del pianeta.
Ma essa è la porta d’ingresso nella terra promessa, è la città che il popolo d’Israele incontra al termine del lungo esodo dalla schiavitù alla libertà.
Questa città e i suoi dintorni ha accolto Gesù nei momenti decisivi della sua vita, momenti che hanno determinato in maniera definitiva l’indirizzo della sua missione:
- da una parte la preghiera, il digiuno e le tentazioni nei 40 giorni nel deserto
- e dall’altra il Battesimo e l’esperienza dello Spirito.
Stupendo il simbolismo del racconto. Sono due momenti che configurano definitivamente la “novità” di Gesù.
Quella di un Dio che si incarna e di “svuota” di tutto.
Uno “svuotamento”, teologicamente chiamato “kenosys”, che è visibile anche in questo luogo dove “l’abbassamento” del mondo, è gridato anche dalle pietre!
Ecco lo stile di Dio… preghiera, lotta contro il male, riconoscimento dell’essere Figlio e umile Misericordia!!
In questi due episodi del Vangelo, Gerico rappresenta anche, oltre all’abbassamento:
- il luogo della “tenebra squarciata”, per il cieco
- il luogo “del desiderio di vedere” per Zaccheo.
E in questo scenario, Zaccheo “si spoglia” della sua vecchia vita nel peccato e il suo “desiderio di vedere” gli cambia definitivamente il vecchio cuore di pietra, in un cuore di carne.
E questo desiderio di Zaccheo diventa quindi SALVEZZA grazie a quella “accoglienza piena di gioia” che rivolge al Signore che lo aveva chiamato per nome.
Di Zaccheo si dice che era un capo dei pubblicani e che era ricco: un uomo importante dunque agli occhi dei suoi simili, ma molto di più per Cristo. Per la sua condizione sociale? Niente affatto. Ma perché era alla ricerca del Salvatore (…” E cercava di vedere Gesù chi fosse”).
Questo è quello che unicamente vale davanti a Dio: cercare il volto del Figlio suo. Per questo e solo per questo il nostro nome è degno di memoria nella comunità dei santi.
Zaccheo ha sentito parlare di Gesù, ma non si ferma a quello che dicono gli altri: vuol vedere con i propri occhi e conoscere di persona la salvezza che scende in questo mondo e che si fa finalmente vicina.
Mi scendono le lacrime, quando penso che, in Zaccheo, DIO REALIZZA, grazie a Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, quell’antica profezia di Ezechiele 36,26-27:
- “26 vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27 Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi”.
Ma pensiamo anche alla folle grandezza di Gesù. Il Maestro salva colui che nessuno VOLEVA salvare, che nessuno POTEVA salvare, CHE NESSUNO AVREBBE SAPUTO come salvare.
Eccetto Dio.
Accade, certo che accade. Accade che Zaccheo, capo dei peccatori, curioso, salga su un albero per vedere senza essere visto. E Gesù lo stana come si stana un predatore nascosto.
Perché non può sfuggire, agli occhi del Signore, colui che chiede aiuto al cielo per vederlo.
Ma perché il Cristo guarda in su, ci si potrebbe chiedere?
Perché il cielo e non la terra è luogo d’incontro fra gli occhi del Creatore e quelli della creatura. Finché tutto si gioca su questa terra e per questa terra, non vedremo alcun Salvatore.
Non si aspettava nessuna salvezza, Zaccheo, abituato agli sguardi gonfi di odio dei suoi concittadini, impassibile davanti agli sputi che i farisei gli rivolgevano. Impassibile e indurito finché non ha incontrato l’unico sguardo che non lo giudicava, dimostrandogli amore.
- “Gesù alzò lo sguardo e gli disse «Zacchèo, scendi subito”
Scende Zaccheo, e scende in fretta, perché il Maestro vuole andare a casa sua, fregandosene delle condizioni, dei giudizi della gente e dei moralismi.
Zaccheo scende perché si sente amato, accoglie perché si sente accolto. Gesù fa fretta, Zaccheo corre incontro a lui in fretta.
È QUESTO IL VERO AMORE: NON PERDE TEMPO, VUOLE SUBITO CONOSCERE L’ALTRO.
E si scava la fossa con le sue mani: andrà in rovina restituendo tutto ciò che ha rubato. Ma che gli importa, ora, che finalmente si sente accolto, amato, uguale agli altri figli di Dio.
E Zaccheo diventa così il modello di ogni discepolo del Signore. Proprio lui, l’insalvabile, colui che assommava in sé ogni peccato: era persino il capo dei pubblicani, forse il più ricco e il più ladro ladro.
Tutti lo temevano per i suoi legami con l’oppressore romano, ma tutti lo odiavano.
Gli esattori delle tasse non risultano mai simpatici, ma imporre una tassa a nome e per conto dell’invasore è davvero troppo. E GUADAGNARCI SOPRA FACENDO “LA CRESTA”, COME SI SUOL DIRE, È ANCOR PIU’ INSOPPORTABILE.
Eppure Zaccheo ha qualcosa che i pii farisei non hanno. Ha una curiosità profonda, radicale, esistenziale. Ha sentito parlare del rabbino di Nazareth, delle sue strane frequentazioni, dei suoi miracoli. Si è informato ed ora sa che finalmente passa lì vicino.
Ma…, c’è sempre un “ma”…
La Scrittura ci dice che è così “piccolo”, che non riesce a vederlo: la folla diventa come un muro che si frappone fra lui e il Signore.
Ma Zaccheo osa, non si vergogna, non si abbatte e sale su un albero che è lì vicino, un sicomoro, da cui può poter vedere da lontano il Signore!
E il Signore lo vede: non pone condizioni, si fa accogliere in casa sua e, così facendo, gli ribalta la vita.
- “7 E vedendo tutti mormoravano dicendo: È entrato ad alloggiare da un uomo peccatore”.
La gioia e l’intesa è sempre fra i due. In quanto agli altri sono fuori dal gioco e nulla importa dei loro pettegolezzi e delle loro cattiverie. Chi non conosce il vero amore, altro non può fare che buttar fuori l’amaro che ha nel cuore. Gli uomini preferiscono il parlare male al parlare bene. Quando poi si tratta di Cristo e dei suoi discepoli, fanno a gara in mormorazioni piene di malizia.
- “8 Ma essendosi alzato” dal suo stato di peccato, da una vita che è morte…
- “Zaccheo disse al Signore: Ecco, Signore, do la metà dei miei beni ai poveri”
Non c’è altro modo per sdebitarsi verso il Signore che alleggerire la propria borsa.
FINCHÉ NON SI DÀ QUALCOSA CHE INTERESSA E CHE STA A CUORE, L’AMORE È SOLO A PAROLE.
Di solito è Gesù che chiede di dare, questa volta è l’uomo che si offre per dare.
La proposta di Gesù è sempre per una totalità, la proposta dell’uomo è per salvare qualcosa.
Così è fatto il nostro cuore: Se non c’è una richiesta molto precisa per il tutto, preferisce non osare troppo.
Cristo non respinge e mostra di gradire. Perché anche nella fede c’è una gradualità del comprendere e del dare.
La logica del tutto o niente appartiene propriamente a Dio che vede la nostra vita con gli occhi dell’assoluto.
Per noi peccatori le cose vanno diversamente e procediamo poco a poco, passo per passo. Meglio i propositi fondati ed adeguati alle proprie capacità dei colpi di testa assurdi e senza futuro.
È vero che altrove Gesù comanda di dare ai poveri tutto quello che si possiede. Ma se il metro di giudizio fosse questo, quanti e quali saranno trovati di Cristo?
È già un miracolo se qualcuno è trovato generoso per Gesù ed in nome di Gesù. Cominciamo col dare ciò che possiamo, anche se è poco in confronto a quello che dobbiamo. Il resto verrà da solo. Non arriva al tanto chi non dà neppure il poco.
- “e se qualcuno ho frodato di qualcosa restituisco il quadruplo”.
Questa volta l’offerta è veramente molto generosa e mette a repentaglio la vita. Chi ragiona in questo modo si troverà ben presto al verde e non potrà più fare conti.
Promesse da marinaio? Può essere. Ma escono da un cuore sincero ed innamorato di Cristo.
Non sempre si mantengono certi propositi; non per questo l’amore è finito. Può anche continuare, con cadute e slanci di generosità, con abbandoni e ritorni. Raramente l’uomo si mantiene all’altezza di una chiamata: più spesso ha alti e bassi.
Altrove è detto “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Così parla Dio, ma è nell’ottica della grazia che lui vuol dare, non in quella della grazia che noi vogliamo avere.
- 9 Gli disse allora Gesù: Oggi è avvenuta la salvezza per questa casa, poiché anche lui è figlio di Abramo.
Zaccheo nulla ha operato per la salvezza, ed ecco è già avvenuta.
Per quale ragione? Perché anche lui è un figlio di Abramo, cioè figlio della salvezza che viene non dalle opere, ma dalla fede in Cristo.
Trovato peccatore davanti a Dio e davanti agli uomini, Zaccheo è pure trovato secondo LA FEDE NEL SALVATORE. Se l’uomo guarda al peccato per escludere, Dio guarda alla fede in Gesù per mettere nel novero degli eletti “…poiché anche lui è figlio di Abramo”.
Terminati i tempi dei tristi traffici della Legge, sembra proprio CHE SI DEBBA CONTINUARE A TRAFFICARE PER DIO ED IN NOME DI DIO.
Di traffico si tratta pur sempre, ma lo spirito è ben diverso.
Perché l’amore di Dio si è manifestato. Le nostre mani hanno toccato, i nostri occhi hanno visto il Salvatore d’Israele.
Dobbiamo ancora metterci all’opera per il Signore, ma non per quello che deve venire, ma per quello che è già venuto, che è morto e risorto per noi e che ritornerà alla fine del tempo e dei tempi per portarci nel regno del Padre.
Nella casa dei servi tira un’aria diversa. C’è la promessa di un’adozione a figli e la certezza di un dono che è per tutti. Nessuno è escluso dalla grazia del Signore.
La voce di un testimone Jean Vanier, (1928–2019) filosofo e filantropo canadese. Fondatore di L’Arche (L’Arca) e ispiratore del movimento Foi et Lumiere (Fede e Luce in Italia) è stato membro de Pontificio consiglio per i laici.
- “Forse quello che farete più fatica a comprendere è che anche il forte ha bisogno del debole. È proprio di questo che vorrei parlarvi, del fatto che noi abbiamo bisogno di chi è piccolo, abbiano bisogno di colui che è vulnerabile. Forse abbiamo bisogno del povero per scoprire la nostra povertà. Abbiamo bisogno di lui per poter riuscire a non vivere come un’élite, come gente che si crede migliore degli altri”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!