MARTEDI’ XXIX^ SETTIMANA T.O. 19.10.2021 – Luca 12,35-38 “…Siate pronti”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 12,35-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

“…siate pronti…” ecco l’urgenza vera ed unica della nostra vita effimera, dove naufraghiamo ogni istante nei nostri eterni deliri di onnipotenza.

Perché il Signore viene quando meno ce lo aspettiamo, nei momenti meno probabili, viene nella vita di ciascuno DEFINITIVAMENTE, ma anche ordinariamente più volte.

Sempre l’Evangelista Luca al capitolo 12,20 ci ricorda ciò CHE NOI NON VOGLIAMO SENTIRE NEMMENO PER SCHERZO: LA PRECARIETA’ DELLA NOSTRA VITA:

Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita...

È già venuto nella storia, lo abbiamo visto, ma tornerà nella gloria, alla fine dei tempi.

Ma siccome non vogliamo sentirlo, Egli continua impercettibilmente a bussare alla nostra porta del nostro cuore, rispettando la nostra libertà umana: ma se sappiamo riconoscerlo ed aprirgli verrà e cenerà con noi.

Ecco perché siamo chiamati a rivedere le nostre priorità nel cammino della vita, a vegliare, a tenere desti i nostri cuori, “come quella sposa di un marinaio lontano, che fissa ogni giorno l’orizzonte per vedere se avvista il naviglio che riporta indietro il suo amore, perché il suo cuore, ogni istante, anèla a lui” (dice Sant’Ambrogio)

Siamo chiamati a stare ben attenti affinché non ci lasciamo travolgere dalle tante cose -spesso inutili- a cui ogni giorno dedichiamo tempo prezioso:

  • dalle preoccupazioni
  • dalle ansie
  • dalla paura
  • dallo scoraggiamento.

E SOPRATTUTTO NON DOBBIAMO DIMENTICARE DI ESSERE BATTEZZATI. DEI FIGLI DI DIO, CHE NEL CRISTO, HANNO RICEVUTO L’ADOZIONE A FIGLI E CHE SONO QUINDI CHIAMATI A VIVERE UNA VITA IN CRISTO, NELLA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO, PER RENDERE LODE A DIO PADRE!

Cosa che abbiamo dimenticato o che, peggio ancora, non vogliamo neppur sentire dire!

Perché una cosa è certa… la nostra vita spirituale è sprofondata in un sono PROFONDO e noi non ci curiamo più di nulla…

E se non ci scegliamo ci capiterà quello che capita ad un padrone di casa che, pur sapendo che nei dintorni si aggira un ladro, dorme tranquillo, e si ritrova al mattino con la casa scassinata: LA NOSTRA LA SCASSINA SATANA IN PERSONA!!!

Il Signore HA EFFUSO IL SUO SANGUE PER NOI, SULLA CROCE, PER AMORE, perché ci vuole svegli, pronti, determinati, decisi a VIVERE IN LUI, ALLA SUA SEQUELA.

E il Cristo ci promette che se ci lasciamo travolgere dall’amore di Dio, sorprendere dalla gioia, convertire dalla Parola, possiamo trasformare la nostra vita facendola diventare attesa dell’INCONTRO ETERNO, ULTIMO, CON LUI.

Fratelli e Sorelle, lo sapete bene! La vita umana può essere indirizzata alle cose della terra o a quelle del cielo.

Nel primo caso, man mano che ci scopriamo fragili e, soprattutto col passare degli anni, viviamo la precarietà di quella salute che in giovinezza sembrava eterna. Accusiamo il colpo delle nostre necessità materiali, dei pericoli della vita, e ci sentiamo spinti ad accumulare nei beni terreni la nostra sicurezza nel futuro.

Nella prospettiva soprannaturale invece, sappiamo che siamo chiamati a rimettere tutta la sua fiducia SOLO in Dio, PERCHÉ SAPPIAMO CHE IL PADRE DEL CIELO NON MANCHERÀ MAI.

Che tristezza!

Abbiamo ad esempio, dimenticato San Francesco, il poverello di Assisi, Santo Patrono della mia Parrocchia.

Non sono i BENI TERRENI che bisogna accumulare, MA I MEZZI UMANI “DA METTERE IN CANTIERE” per riuscire a vivere con dignità e semplicità, insieme ai nostri fratelli in cammino. Ben sapendo che se ci riusciamo non sarà merito nostro, ma di Dio “CHE SEMPRE PROVVEDE”.

Come insegna Sant’Ignazio, “dobbiamo fare tutto come se il risultato dipendesse solo da noi, ben sapendo e credendo, però, che alla fine tutto è concesso dal Signore”.

Ecco che significa “VIVERE ESSENDO POVERI, OGNI GIORNO COME SE FOSSE L’ULTIMO,

MA RICCHI DI SPIRITO”

Infatti, LA CONSAPEVOLEZZA DEL LIMITE DELLA NOSTRA MORTE IMMINENTE, ci rimette ognuno al nostro posto, perché abbiamo capito che i soldi non possono salvare nessuno e che il nostro soffio vitale dipende SOLO da Dio ed è Lui che decide il come e il quando.

E allora, Fratelli e Sorelle, alla luce del nostro ultimo traguardo, riflettiamo su noi stessi, e domandiamoci con sincerità se davvero confidiamo nella Provvidenza Divina o se, piuttosto, viviamo angosciati o attaccati ai beni terreni che oggi ci sono, ma domani non si sa.

E se abbiamo capito questo, abbiamo compreso davvero il senso della CARITA’, perché abbiamo finalmente chiaro il concetto cristiano che la nostra vita non dipende da ciò che possediamo, ma da ciò che ci viene donato e che siamo chiamati a donare ai nostri fratelli in difficoltà.

Ricordando che ciò che abbiamo di più, È GIÀ DEI POVERI PER DEBITO DI GIUSTIZIA. Non possiamo chiamare CIO’ CHE DIAMO AD ESSI UN DONO. Ma dovremmo chiamarlo GIUSTIZIA.

Di ciò che il Signore dona a noi per la nostra quotidiana esistenza, ci viene chiesto di condividerne anche con coloro che nulla hanno.

Questo è il vero amore, la vera misericordia, la vera Carità del cuore, che fa sì che l’altro si senta amato. Come si fa?

Ecco come: non si dona un abito usato perché noi ne abbiamo comprato altri nuovissimi. Si dona all’altro l’abito nuovissimo, lo si veste di nuovo, indossando noi gli abiti già usati, finché essi possono essere indossati. È vera misericordia.

Perché la MISERICORDIA DI DIO, è totalmente altro, da quello che noi pensiamo. Egli infatti provvede persino il “cibo al bestiame e ai piccioli del corvo che gridano a Lui…”

PERCHÉ LA MISERICORDIA SIA VERA, CIOÈ UN ATTO DI AMORE, COMPASSIONE, SOLIDARIETÀ, ESSA DEVE ESSERE FONDATA, PRIMA DI TUTTO, SU UN ATTO DI GIUSTIZIA.

Grande Luca! Che al capitolo 12,13-31, ci ricorda ancora che Gesù dice “Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. GUARDATE I CORVI: NON SÉMINANO E NON MIETONO, NON HANNO DISPENSA NÉ GRANAIO, EPPURE DIO LI NUTRE. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. SE DUNQUE DIO VESTE COSÌ BENE L’ERBA NEL CAMPO, CHE OGGI C’È E DOMANI SI GETTA NEL FORNO, QUANTO PIÙ FARÀ PER VOI, GENTE DI POCA FEDE. E VOI, NON STATE A DOMANDARVI CHE COSA MANGERETE E BERRETE, E NON STATE IN ANSIA: DI TUTTE QUESTE COSE VANNO IN CERCA I PAGANI DI QUESTO MONDO; MA IL PADRE VOSTRO SA CHE NE AVETE BISOGNO. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.”

Ecco cosa ci manca

Perché se nel cuore dell’uomo non c’è posto per il NOSTRO DIO, che è amore, carità e giustizia, l’uomo non entrerà nel regno dei Cieli, le cui caratteristiche sono COMUNIONE, CONDIVISIONE, SOLIDARIETÀ, COMPASSIONE, PIETÀ.

Certo, direte voi, il racconto di oggi è quanto meno folle o stravagante.

È infatti cosa mai udita è che un padrone, di notte, al rientro da una festa di nozze, non chiede di essere servito ma si mette a servire e si fa “servo dei suoi servi” per il solo fatto che questi hanno obbedito ai suoi ordini.

Un comportamento simile non rientra assolutamente nelle logiche e nelle prospettive umane; ma è un aspetto della parabola che rischiamo di trascurare perché per noi è troppo incomprensibile e strano.

Ma è proprio questa stranezza che invece dovrebbe attirare la nostra attenzione. Proprio perché ci rivela che siamo di fronte non a qualche cosa di umano ma SIAMO DAVANTI ALL’AGIRE DI DIO.

Siamo di fronte alla rivelazione del cuore di Dio, ed alla rivelazione delle follie che è disposto a compiere, per “quell’uomo che Egli ama”, come ci ricorda quel “GLORIA” che recitiamo a messa distrattamente e svogliatamente, senza nemmeno comprenderne il significato.

Follie che faremmo bene a cercare di comprendere, perché nel luogo in cui siamo diretti, o sapremo vivere secondo queste follie e saremo beati o non vi entreremo…

… e allora saranno guai, grossi ed irrimediabili.

Ma attenzione… la pericope evangelica odierna non ci chiede solo di ESSERE SVEGLI. Ma ANCHE E SOPRATTUTTO “DI ESSERE pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese.

La cintura ai fianchi indica che DOBBIAMO ESSERE PRONTI A PARTIRE E A SERVIRE.

Partire per andare incontro al Signore e servire sia il Signore, che il Signore nei nostri fratelli.

Le lucerne accese invece servono a rischiarare il cammino quando è ora di partire e a mantenere svegli quando è ora di aspettare, perché tutto lascia intendere che, sia l’attesa che la partenza avverranno di notte.

Che cosa significa in concreto prepararsi a partire? Significa prendere seriamente in considerazione l’idea di staccarci a poco a poco dai beni di questo mondo, per orientare sempre di più il nostro interesse ed il nostro affetto alle cose del Cielo.

È ormai un dato acquisito che la morte visita ora l’uno ora l’altro e che, un giorno, inesorabilmente, visiterà anche noi.

Dobbiamo allora chiederci: quando quell’ora arriverà, saremo ricchi o poveri? Tenendo presente che se saremo ricchi sfondati di beni materiali, questi non contano davanti a Dio.

In quell’ora, se nella nostra casa non si troveranno atti di amore di Dio e del prossimo, è come se un ladro, passando, ci avesse derubati dei beni più preziosi; ed ha potuto agevolmente farlo perché dormivamo.

Infatti, chi non si preoccupa di arricchire davanti a Dio è come se dormisse, anche se fosse molto sveglio nelle cose di questo mondo.

È bene, invece, che accogliamo l’invito del Signore e facciamo qualche sforzo per diventare saggi, come quei servi che con la cintura ai fianchi e le lucerne accese e si dispongono ad attendere il loro padrone che torna dalle nozze.

Vorrei dire anche qualche parola sulla lampada di cui oggi si parla, che DOBBIAMO TENERE SEMPRE ACCESA.

Come ben sappiamo, il compito di una lampada è far luce nel buio.

Così anche noi, nelle tenebre di questo mondo, abbiamo bisogno di tenere accesa una lampada, CHE È LA FEDE!!!

È PER FEDE che sappiamo che Dio esiste, che ci ha creati per un puro atto di amore, che è un Padre talmente amorevole da fare l’impossibile per rimediare ai guai in cui ci siamo cacciati.

Un Padre talmente amorevole e misericordioso da mandare suo Figlio sulla terra a condividere fino alla morte le conseguenze dolorose del nostro peccato.

Un Padre talmente amorevole da invitarci, nonostante tutto, a partecipare alla festa della vita, della gioia e dell’amore, che sta preparando per noi.

Fratelli e Sorelle, sono queste VERITÀ DI FEDE che sono luce nella notte. Che ci dicono chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, PERCHÉ LI’ SIAMO ATTESI.

Sono le uniche verità capaci di rispondere ai pensieri secondo cui la nostra vita sarebbe un’assurdità e un non senso.

Senza le verità di fede assomigliamo al vagabondo ubriaco nella “Leggenda del santo bevitore” (Die Legende vom heiligen Trinker) dello scrittore austriaco Joseph Roth, del 1939, che lascia dire al suo personaggio, Andreas “…Non sapevo di avere un fratello e non so dove la strada mi porta”.

Sono le VERITÀ DI FEDE che ci impediscono di scivolare verso la ricerca affannosa di ogni possibile stordimento nella speranza di dare senso e gusto alla nostra vita.

Solo le VERITÀ DI FEDE ci impediscono di cedere all’attrazione che, consapevolmente o inconsapevolmente, la morte ed il nulla esercitano su di noi. Da queste insidie tutti abbiamo bisogno di difenderci. L’attrazione verso la morte ed il nulla, la possiamo vedere rappresentata nella parabola dal fatto che i servi devono lottare contro il sonno mentre aspettano il rientro del loro padrone.

E la lampada ha un’altra caratteristica: DEVE ESSERE ALIMENTATA, attraverso la preghiera, i Sacramenti e la comunità dei credenti, che ci offre un modello affidabile e sicuro da guardare e da imitare: i santi, un potentissimo mezzo per conservare ed approfondire la FEDE.

Essi sono come una sorgente d’acqua viva nella calura di un deserto, emanano il buon profumo di Cristo e ci guidano verso di Lui.

Ci dicono che la vita cristiana, l’amore, la bellezza, la bontà, la felicità… sono possibili e ci indicano quella meta a cui tutti dovremmo tendere: LA SANTITÀ… E questo perché siamo chiamati a diventare gli amici intimi di Dio e a vivere eternamente nella sua casa, nonostante siamo peccatori, pur amando Dio, noi lo abbiamo messo in croce.

Ebbene, se nonostante tutto, Dio ha pensato questo per noi, vuol dire che con buona volontà, docilità e perseveranza, possiamo diventare santi.

Fratelli e Sorelle, ricordiamoci allora che il vero credente sa di muoversi nelle tenebre e non si illude, non si lascia abbagliare dalla mondanità, ma corre verso la vera luce. Perciò è beato, perché vede oltre, tiene desti i propri sensi spirituali e non si accontenta del “tutto e subito”.

Allora impegniamoci a riconoscere i barlumi di luce anche nelle giornate più buie e nebulose, quelli che il Signore non ci farà mancare, per alimentare la gioia e la speranza e trasfigurare in bene persino le nostre piccole pene.

Diceva un Padre della Chiesa, San Leone Magno, nei “Discorsi”:

  • “Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!