… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 11,20-24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!». Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e sorelle…. ci si può abituare anche alle cose positive, e questo è terribile. Ci si abitua all’amore, alle tante cose che abbiamo e che non ci sono dovute, alle emozioni che dobbiamo sempre aumentare per caricarci di adrenalina.
Ci si abitua anche a Dio, purtroppo.
Lo sa Gesù, QUANDO VEDE IL SUO POPOLO RIDURRE LA FEDE ALLA SCRUPOLOSA ED INUTILE OSSERVANZA DI MILLE PRECETTI CREATI DAGLI UOMINI DEVOTI.
Lo sappiamo noi, che di quel Gesù siamo discepoli e che, pur non volendolo riconoscere, abbiamo fatto lo stesso errore, abituandoci alla Fede.
Io lo dico sempre nelle mie catechesi: siamo cattolici “per accidente geografico”, senza gloria, senza convinzione, E SIAMO TALI SOLO PERCHÉ SIAMO NATI IN ITALIA. Laddove fossimo nati in Marocco saremmo certamente, per “relativo accidente geografico” musulmani o saremmo taoisti se nati in Cina.
Gesù lo sa bene e cerca di scuotere quelle amorfe città ebraiche che non accolgono la novità del Regno. Egli con molto dolore, ha nel cuore quelle città pagane dannate, che invece si sono ravvedute, hanno creduto e si sono convertite per sempre. Invece di giudicare coloro che sono peggio di noi, vergogniamoci, convertiamoci e accogliamo la novità di Dio!
Gesù compie molti miracoli. Però vede che essi sono stati compiuti invano, non avendo prodotto alcun frutto di conversione o di fede nella sua Parola.
ESSENDO IL MIRACOLO PURISSIMA GRAZIA DI DIO, ATTESTAZIONE CHE GESÙ È VERO PROFETA MANDATO DAL PADRE, TUTTE LE CITTÀ CHE HANNO BENEFICIATO DELLA PRESENZA DI CRISTO, VENGONO AVVISATE.
PER OGNI GRAZIA NON TRASFORMATA IN FEDE E IN CONVERSIONE, NON FATTA DIVENIRE, PROFEZIA NEL CUORE, L’ACCOGLIENZA DELLA PAROLA DELLA DIVINA, SAREMO RITENUTI RESPONSABILI DINANZI A DIO NEL GIORNO DEL GIUDIZIO.
Il Signore giudicherà ogni uomo sul fondamento di ogni GRAZIA da Lui concessa. Più doni abbiamo ricevuto e più severo sarà il Giudizio di Dio!
Sodoma non ha avuto le grazie concesse a Betsàida e neanche Ninive. Ecco perché il giorno del giudizio per esse sarà meno duro. Per Cafàrnao, invece, il giudizio sarà simile a quello riservato da Dio a Babilonia, la città idolatra, distruttrice di Gerusalemme e del popolo del Signore.
Quando tutto procede bene, in serenità, in pace, senza contrasti, dobbiamo ALLARMARCI e chiederci se facciamo davvero la nostra parte per Cristo. Se rispondiamo davvero ancora al desiderio di Dio, se i talenti che egli ci dona fanno frutto attraverso la nostra opera e il nostro impegno, a vantaggio degli altri e per la maggior gloria di Dio.
E soprattutto dobbiamo sempre stare in guardia, perché il rischio di sentirsi “a posto”, arrivati e sistemati, c’è. È reale e ci colpisce tutti.
Lo vediamo quando incontriamo una coppia che si è assuefatta al proprio amore. Quando ci imbattiamo in chi dà per scontata un’amicizia di vecchia data.
E CI DIMENTICHIAMO CHE L’AMORE NON COLTIVATO, MUORE.
L’amicizia non rinsaldata diventa stanca ed inutile. La Fede che non CI STUPISCE PIU’ E CHE NON SA MERAVIGLIARSI, INVECCHIA INESORABILMENTE.
Tutto è vano se non si cammina di FEDE IN FEDE, DI VANGELO IN VANGELO, DI GRAZIA IN GRAZIA, DI OBBEDIENZA IN OBBEDIENZA.
Tiro ci insegna. Il profeta Ezechiele descrive nel suo Libro (Ez.27,3-11.25-36) la rovina di Tiro raccontando nei dettagli la sua catastrofe. Da regina dei mari e città indistruttibile, è ora un deserto.
Così dice il Signore Dio: Tiro, tu dicevi: “Io sono una nave di perfetta bellezza”. In mezzo ai mari è il tuo dominio. I tuoi costruttori ti hanno reso bellissima: con cipressi del Senir hanno costruito tutte le tue fiancate, hanno preso il cedro del Libano per farti l’albero maestro; i tuoi remi li hanno fatti con le querce di Basan; il ponte te lo hanno fatto d’avorio, intarsiato nell’abete delle isole di Chittìm. Di lino ricamato d’Egitto era la tua vela che ti servisse d’insegna; di giacinto scarlatto delle isole di Elisa era il tuo padiglione. Gli abitanti di Sidone e di Arvad erano i tuoi rematori, i tuoi esperti, o Tiro, erano in te, come tuoi piloti. Gli anziani di Biblo e i suoi esperti erano in te, per riparare le tue falle. Tutte le navi del mare e i loro marinai erano in te per scambiare merci. Guerrieri di Persia, di Lud e di Put erano nelle tue schiere, appendevano in te lo scudo e l’elmo, ti davano splendore. I figli di Arvad e il loro esercito erano intorno alle tue mura, vigilando sui tuoi bastioni; tutti appendevano intorno alle tue mura gli scudi, rendendo perfetta la tua bellezza.
Così divenisti ricca e gloriosa in mezzo ai mari. In alto mare ti condussero i tuoi rematori, ma il vento d’oriente ti ha travolto in mezzo ai mari. Le tue ricchezze, i tuoi beni e il tuo traffico, i tuoi marinai e i tuoi piloti, i riparatori delle tue avarie, i trafficanti delle tue merci, tutti i guerrieri che sono in te e tutta la turba che è in mezzo a te piomberanno nel fondo dei mari, il giorno della tua caduta. All’udire il grido dei tuoi nocchieri tremeranno le spiagge. Scenderanno dalle loro navi quanti maneggiano il remo: i marinai e tutti i piloti del mare resteranno a terra. Faranno sentire il lamento su di te e grideranno amaramente, si getteranno sulla testa la polvere, si rotoleranno nella cenere. Si raderanno i capelli per te e vestiranno di sacco; per te piangeranno nell’amarezza dell’anima con amaro cordoglio. Piangendo intoneranno su di te un lamento, su di te comporranno elegie: “Chi era come Tiro, ora distrutta in mezzo al mare? Quando dai mari giungevano le tue mercanzie, saziavi tanti popoli; con l’abbondanza delle tue ricchezze e del tuo commercio arricchivi i re della terra. Ora tu giaci travolta dai flutti nelle profondità delle acque: il tuo carico e tutto il tuo equipaggio sono sommersi con te. Tutti gli abitanti delle isole sono rimasti spaventati per te e i loro re, colpiti dal terrore, hanno il viso sconvolto. I mercanti dei popoli fischiano di orrore su di te, sei divenuta oggetto di terrore, finita per sempre”».
Questo modo di descrivere l’azione missionaria di Gesù era un’avvertenza chiara per i discepoli che con Gesù percorrevano la Galilea. Non potevano aspettarsi ricompense o elogi per il fatto di essere missionari di Gesù.
Ma la stessa avvertenza vale anche per noi che oggi leggiamo e meditiamo questo brano, poiché i vangeli sono scritti per l’uomo di tutti i tempi. E le Parole del Vangelo ci invitano a confrontare IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO con l’atteggiamento dei personaggi che appaiono nel vangelo e a chiederci se siamo:
- come Giovanni Battista (Mt 11,1-15),
- come la gente interessata (Mt 11,16-19),
- come le città incredule (Mt 11,20-24),
- come i dottori che pensavano di sapere tutto e non capivano nulla (Mt 11,25),
- come i farisei che sapevano solo criticare (Mt 12,1-45),
- o come la gente piccola che andava alla ricerca di Gesù (Mt 12,15) e che, nella propria umile saggezza, sapeva capire ed accettare il messaggio del Regno (Mt 11,25-30).
In questo passo Gesù nomina alcune città molto significative accorpandole in due gruppi distinti:
- Corazìn, Bethsaida (che sappiamo essere quella dove vivevano i primi quattro discepoli, cioè Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, appunto pescatori, oltre a Filippo che lì era nato.) e Cafàrnao (o Capernahum) da un lato,
- Tiro, Sidone e Sodoma dall’altro, note per la loro idolatria e il loro libertinaggio,
quindi tre (numero che potremmo definire “del compimento” o “dell’autonomia”) più tre per un totale di sei, numero dell’imperfezione.
Riguardo alle città del primo gruppo Matteo specifica “nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi”: a Capernahum fissò la sua temporanea residenza quando, all’età di circa trent’anni, giunse dopo aver lasciato Nazareth, ricevuto il battesimo da Giovanni e percorso la Samaria.
Ecco allora che, se Capernahum e Bethsaida indicano inequivocabilmente luoghi in cui Gesù aveva operato, Corazìn è l’immagine di ciò che è avvenuto realmente anche se ufficialmente non se ne sa nulla.
Citando queste tre città, Gesù intende dire CHE LUI SA CIÒ CHE NON SAPPIAMO E CHE IL SUO GIUDIZIO È PERFETTO, messaggio diretto a noi che, di Corazìn non ignoriamo tutto.
Se Gesù non l’avesse nominata, non sapremmo della sua esistenza a meno di non essere archeologi.
Capernahum, Bethsaida e Corazìn allora rappresentano il tutto, non solo un’area geografica precisa, definita, come intese chi ascoltò Nostro Signore allora.
Queste tre città sono un riferimento e le parole di Gesù sono un atto d’accusa verso tutti quei centri abitati che, nonostante il Vangelo sia annunciato lo hanno respinto.
Ma l’atto di accusa, il messaggio agli abitanti delle tre città non si ferma qui: Gesù condanna la durezza del cuore dei loro abitanti chiamando in causa altri luoghi la cui immoralità era nota, Sodoma più di tutte.
È GIUSTO SOTTOLINEARE CHE IL VERO PECCATO DI CAPERNAUM, BETSAIDA E CHORAZÌN NON FU IL NON AVER CREDUTO, MA L’INDIFFERENZA A FRONTE DI TUTTO QUANTO ERA STATO IN LORO DETTO E OPERATO, DEL PRENDERE ATTO SENZA CAMBIARE NULLA.
Sia Lodato Gesù, il Cristo!