LUNEDI’ XV^ SETTIMANA T.O. – Mt 10,34-11,1 Sono venuto a portare non pace, ma spada
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 10,34-11,1
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; SONO VENUTO A PORTARE NON PACE, MA SPADA. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù è il Messia di Dio. Applicando a Lui la profezia di Isaia, tutti avremmo potuto pensare che con Lui sarebbe ritornata la pace sulla terra.
LA PROFEZIA È ANNUNZIO DI PACE. Ma di una pace escatologica, eterna, che si otterrà quando i due regni, quello della luce e quello delle tenebre saranno separati per sempre.
La pace di cui parla Gesù è sicuramente quella falsa quiete che gli uomini costruiscono sull’ignavia e sulla passiva rassegnazione alla mediocrità. L’avvento del regno implica una radicale trasformazione nella mentalità degli uomini, implica l’affermazione del primato assoluto di Dio e il superamento di tutti gli ostacoli che ad esso si frappongono. Questo è il prezzo della pace vera: il dono di Dio agli uomini, come frutto della redenzione.
La presenza di Gesù, i segni che egli pone, la sua parola, tutta la sua missione segnano uno sconvolgimento reale nelle coscienze degli uomini. “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”. Ecco come l’autore della lettera agli Ebrei ci offre la chiave di lettura della spada, ecco ancora la causa della libera adesione a Dio o il rifiuto con tutte le inevitabili lotte e divisioni che ne conseguono.
Finché i grandi luminari brilleranno nel cielo, il bene camminerà affianco al male. E la pace il cristiano dovrà sempre viverla inchiodato sulla croce della sua obbedienza al Signore.
È una pace di croce, sulla croce, vissuta per amore ed offerta per la conversione del mondo. Questa via fu di Cristo, è questa sarà la via di ogni suo discepolo, fino alla fine dei secoli.
Il cristiano è nella pace quando sa salire, al momento richiesto, su ogni croce per GRAZIA di Cristo.
È questa la forza di Dio in noi: l’assunzione di ogni avversità, compreso il martirio, PER TRASFORMARE OGNI COSA IN UN SACRIFICIO DI REDENZIONE E DI SALVEZZA, PERCHÉ GLI UOMINI SI CONVERTANO E CREDANO NEL VANGELO.
Con la conversione si esce dal mondo del male, si entra in quello della luce, si diviene operatori di pace verso ogni uomo.
Ma c’è un altro aspetto da tenere presente, per vivere il nostro essere cristiani, alla luce del Vangelo. È una spada la PRESENZA DEL SIGNORE, una lama che ti squarcia l’anima, che ti inquieta, che ti impedisce di stare tranquillo. È una spada, non un calmante, non una tisana alla camomilla.
È una spada che ci scardina l’anima e ci interpella ogni istante, perché vuol sapere che cosa ne abbiamo fatto della nostra fede? E se è diventata un’abitudine di essere cristiani?
Vediamo ogni giorno la nostra fede che langue sempre di più, che ci vede ancora frequentare le chiese ma che non “contagia” la nostra vita, ma soprattutto che cerca Dio, per adattarlo alle nostre esigenze umane. Perché Dio certamente lo vogliamo, ma non è che deve poi pretendere troppo da noi in cambio. Perché ormai siamo abituati a vivere il cristianesimo, a mo’ di anestetico, che ci tranquillizza e ci fa stare bene…
E abbiamo certamente dimenticato che il Signore del tempo e della storia, viene in noi con la potenza di una spada affilata e ci chiede di combattere una battaglia continua per cacciare il nostro uomo vecchio, che ormai ha preso il sopravvento su di noi.
È una spada perché Gesù pretende di essere più della più grande gioia che possiamo vedere. Pretende di poter colmare il nostro cuore come quando ci innamoriamo o prendiamo fra le braccia i nostri figli. PERCHÉ EGLI È LA SORGENTE DI OGNI AMORE E DI OGNI PATERNITÀ.
Possiamo usare l’immagine del fuoco, per immaginare il nostro incontro con Dio. L’Altissimo è un fuoco che divora e illumina le nostre resistenze, che consuma e spaventa le nostre fallaci certezze umane.
E il Signore non è certo privo del dono della chiarezza! Dopo avere inviato i suoi si preoccupa di prepararli alle difficoltà e alle persecuzioni che inevitabilmente dovranno affrontare…
E ricorda loro, senza mezzi termini, che non è venuto per dare carezze o per proporre una Fede annacquata e fondata sul buon senso, ma di voler portare il fuoco sulla terra.
Ecco perché allora la Parola diventa davvero una spada che taglia a metà le nostre certezze, che ci giudica, che illumina le tenebre, rendendo evidente e manifesto il peccato.
Ma ne vale davvero la pena, ci dice il Signore. E basta solo convertire il nostro vecchio cuore alla novità di Dio, per aprirci gli occhi ad un modo nuovo di vedere le cose.
Come può mantenere ciò che promette, chiedendo così tanto all’uomo? Duemila anni di Chiesa e di discepolato sono qui a dirci che sì, ne vale proprio la pena. Milioni di uomini e donne confermano quanto sostenuto dal Signore: giocare tutta la propria vita sul vangelo è più grande di qualsiasi altra gioia che possiamo sperimentare…
E ne avremo una ricompensa infinitamente sovrabbondante: chi accoglie i suoi discepoli, chi accoglie “questi piccoli che credono” e lui, accoglie il Padre. “Verremo a lui e faremo dimora presso di lui”, scrive Giovanni nel suo Vangelo. E nulla andrà perduto: anche un bicchiere di acqua dato per amor suo avrà la sua ricompensa.
Il Signore ci dice che è venuto per separare. Infatti la sua Parola separa chi l’accoglie da colui che la rifiuta. Non può camminare sulla stessa direzione chi prende la via del bene e chi invece prende la via del male. Non c’è comunione di vita tra chi pensa secondo Cristo e chi pensa secondo il mondo.
È evidente che Gesù non esige che si giunga in un solo giorno a queste altezze di obbedienza alla sua Parola.
I maestri antichi di ascetica proponevano un cammino di tre tappe:
- La prima era quella del superamento del peccato mortale. Si entra così nello stato permanente di grazia santificante.
- Poi si inizia la seconda tappa che deve condurci all’eliminazione di ogni peccato veniale, anche di pensieri non desiderati.
- La terza tappa è il cammino di perfetta conformazione a Cristo Signore nella sua offerta al Padre di tutta la sua vita.
Oggi alla moderna ascetica è stato tolto il fine da raggiungere e appare quasi normale che coabitino peccato e GRAZIA.
Fratelli e sorelle, cerchiamo di tener sempre presente quanto queste parole dividono e uniscono nello stesso tempo nei giorni nostri… e ci provocano ad una presa di posizione per il mondo di oggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!