LUNEDI’ XI^ SETTIMANA T.O. – Mt 5,38-42 Io vi dico di non opporvi al malvagio
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASACULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo Matteo 5,38-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella nostra natura umana, atavicamente è inscritta una legge antica molto semplice: AD OGNI AZIONE MALVAGIA NEI NOSTRI CONFRONTI DEVE CORRISPONDERE UNA REAZIONE UGUALE E CONTRARIA, possiamo dire, per usare termini mutuati dal terzo principio della legge della dinamica: “Occhio per occhio e dente per dente”.
E in un mondo come il nostro in cui ormai domina la logica della contrapposizione e si vive di meccanismi di reazione, anche nei rapporti internazionali, è importante fare qualcosa di diverso per rompere il corto circuito della malvagità inarrestabile.
Nel Vangelo odierno anche Gesù invita i suoi discepoli a vivere in modo sconcertante evitando di mettere persino in atto ciò che anche l’Antico Testamento aveva codificato, attribuendole a Mosè “…Occhio per occhio, dente per dente”.
Gli antichi erano riusciti a stabilire un principio di equità, di proporzione della pena: ad un’offesa ricevuta occorreva rispondere con un’azione simile. All’occhio corrispondeva l’occhio, al dente, il dente. Non potevo uccidere chi mi aveva rotto un dente!
Era la LEGGE DELLA RECIPROCITA’.
Era il tentativo di rimettere in piedi la GIUSTIZIA. Quella giustizia terrena che mai è comunque cambiata e, in nome della quale, IL MONDO COMPIE SPESSO CRIMINI ORRENDI.
Il Maestro insegna ai discepoli che d’ora in poi dovranno contrapporre al male, SOLO IL BENE. Nella logica del mondo sembra una cosa stupida, invece è l’atteggiamento più cristiano che ci sia, che possiamo mettere in atto solo attingendo alla GRAZIA DI DIO.
E se siamo miti, allora possiamo collegare questo nostro modo di essere in Cristo, all’idea di beatitudine, che significa essere beato, felice, benedetto. Non opporsi al malvagio è un modo per vivere la Parola benedetta di Dio, CREDENDO CHE IL BENE È PIÙ FORTE DEL MALE.
Allora, porgere l’altra guancia, non per viltà o debolezza, significa dimostrare che il male ha già il suo nefasto destino. Ma, dinanzi al nostro comportamento cristiano, il malvagio può liberarsi dalla sua attitudine alla violenza, rovesciarla e convertirsi.
La freschezza del Vangelo ci insegna che non si può dividere zizzania e grano, perché eliminare una significa togliere la vita anche all’altro. Si resiste al male permettendo alla benevolenza di esprimersi e arrivare, grazie alle nostre parole, e ai nostri gesti, al cuore del malvagio per indicargli la via della sua liberazione.
È l’ottica che diventa diversa: NON CI SI OPPONE, MA, SE È POSSIBILE, CI SI PONE AFFIANCO.
Certo, la pagina che abbiamo appena letto è una delle più difficili da accettare.
Eppure sono affermazioni come queste che danno sapore al sale e Gesù stesso ha dimostrato con la sua vita e la sua morte che è possibile metterle in pratica.
La logica della mitezza, la beatitudine della non violenza, l’uso del paradosso possono scardinare qualunque resistenza.
La norma biblica della “legge del taglione”, era già un grosso passo avanti rispetto a chi LAVAVA NEL SANGUE UN TORTO CHE AVEVA SUBITO. Ma ovviamente non bastava ed occorreva una visuale innovativa, destabilizzante, folle.
E Gesù propone un atteggiamento paradossale: offrire la guancia a chi ci schiaffeggia. Cosa che va capita bene, visto che spesso è utilizzata proprio per ridicolizzare i cristiani e per perseguitarli.
Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 18,23 Gesù stesso non porgerà l’altra guancia alla guardia che lo schiaffeggia davanti al sommo sacerdote! Non si ribellerà, ma chiederà il perché, per portare alla comprensione di ciò che fa, chi ti sta mortificando:
- Gesù gli rispose: «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»
Ma attenzione a non far confusione. Spezzare il circolo vizioso della violenza non ha nulla a che vedere col «buonismo», ovvero con un approccio spirituale arrendevole che, alla prova dei fatti, non ha nulla a che vedere con quanto predicato nel Vangelo.
Vi regalo un piccolo dato storico sul quale si fonda lo schiaffo sulla guancia e “il porgere l’altra guancia”.
Uno schiavo, ai tempi antichi, per essere adeguatamente punito, veniva colpito in volto dal suo padrone con il DORSO della mano, perché non si avesse a sporcare le mani. La guancia colpita era dunque la guancia DESTRA, tranne nel caso in cui il padrone non fosse stato mancino.
Porgere l’altra guancia, cioè la SINISTRA, a quel tempo significava, semplicemente, costringere il padrone a colpire con il palmo della mano e, quindi, a «sporcarsi» le mani, cosa che un pio israelita benestante non avrebbe mai fatto. Il voltare il viso dall’altra parte per porgere la guancia opposta, allora, era un modo per impedire al padrone di colpire ancora, per interrompere il sistema, e costringerlo a desistere.
Gesù ovviamente usa questo atteggiamento, elevandolo da semplice atteggiamento di difesa, A SEGNO DI MITEZZA CRISTIANA FINALIZZATA:
- ALLA REDENZIONE DEL VIOLENTO
- PER IMPEDIRE AL MALE DI TENERE L’ULTIMA PAROLA
- PER FAR SI CHE CON QUESTO ATTEGGIAMENTO IL CRISTIANO RIVELI AL MONDO IL VOLTO MISERICORDIOSO DEL PADRE.
Porgere l’altra guancia, significa allora buttarsi alle spalle il peggio di noi stessi, l’odore malsano della cattiveria; lasciare le cuciture di un abito che stringe, soffoca, umilia.
Porgere l’altra guancia, significa cingersi con i fiori del prato, significa cogliere dall’albero un diadema di ciliegie. Perché noi cristiano dobbiamo lasciare ai figli di questo mondo il veleno della rivalsa, porgendo l’altra guancia, essendo rivestiti con il meglio che Dio ha posto nel nostro cuore: da questo, che ancora non ci basta, ATTENDIAMO LA CONVERSIONE DI CHI CI COLPISCE.
Ma non dimentichiamo che anche facendo ciò siamo in un cammino cristiano limitato, visto che Gesù Cristo nel Vangelo afferma il bisogno di superare la vendetta con l’Amore. Così lo espresse Lui stesso quando, nella croce, intercedette per i suoi carnefici, dicendo «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Ma vediamo ora che, anche nel possesso delle cose materiali, Gesù ci indica il paradosso della vita apostolica e spirituale: il Signore ci lascia poveri e nelle difficoltà. Ma è proprio in esse che la GRAZIA si manifesta, lasciando risplendere nelle nostre opere, che compiamo in tal senso, la bellezza dell’Amore provvidente di Dio. Mai dobbiamo dimenticare che veniamo in questo mondo senza nulla e c e ne andiamo allo stesso modo…
Anche questo insegnamento possiamo leggerlo solo vedendo ciò che fa Gesù. Egli non diede solo la tunica, il mantello, MA TUTTO SÉ STESSO, TUTTO IL SUO CORPO, TUTTO IL SUO SANGUE, tutto il suo onore, la sua gloria, il suo Spirito.
Sulla croce, Gesù non tenne nulla per sé, neanche il suo respiro, perché PER AMORE, HA DONATO TUTTO.
Vedete, Fratelli e Sorelle, quando partecipiamo alla Santa Messa, dobbiamo cercare di concentrarci sulla Liturgia che si celebra, perché essa fa sua la parola del Vangelo.
Ad esempio il Prefazio della II^ Preghiera Eucaristica di Riconciliazione, dice:
“Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori,
perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano,
e i popoli si incontrino nella concordia.
Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese,
l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono”.
Ecco la condotta del cristiano: non cercare la rivincita, però mantenersi fermi; essere disposti al perdono e dire le cose con chiarezza. Certamente non è un’arte facile, però è l’unico modo di frenare la violenza E MANIFESTARE LA GRAZIA DIVINA A UN MONDO SPESSO PRIVO DI GRAZIA.
Ha scritto un vescovo e teologo greco antico, confessore e Dottore della Chiesa, primo dei Padri cappadoci, San Basilio Magno (329-379) «Fate caso e dimenticherete le ingiurie e gli oltraggi che vi giungano dal prossimo. Potrete vedere i nomi diversi che avrete l’uno e l’altro; a lui lo chiameranno collerico e violento, e a voi mansueti e pacifici. Lui si pentirà un giorno della sua violenza e voi non vi pentirete mai della vostra mansuetudine».
Sia Lodato Gesù, il Cristo!