LUNEDI’ VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – Lc 1,39-56 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente, ha innalzato gli umili

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

 

Dal Vangelo secondo Luca 1,39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Conclude il mese di maggio la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta.

“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” è un meraviglioso saluto che Elisabetta rivolge alla Madre di Dio.

La Vergine Maria è portata dallo Spirito Santo e porta quello stesso Spirito nella casa di Zaccarìa, come profezia.

Ha tante significazioni questo Spirito che entra nella casa di Elisabetta. Ci ricorda allo stesso tempo quel “Rombo, come di vento che si abbatte gagliardo” di cui ci parla il Libro degli Atti degli Apostoli, ma è anche “quel mormorio di un vento leggero”, che percepì il Profeta Elia quando il Signore si manifestò sul suo Monte, l’Horeb.

Uscendo dal cuore Immacolato di Maria quel “Soffio divino” raggiunse l’orecchio di Elisabetta illuminandola sul mistero della Madre di Dio e santifica il bambino che anche lei porta nel suo grembo.

In questa visita la nostra Madre celeste ci rivela il mistero che si compie in chi nel seno porta Cristo e in Cristo porta lo Spirito Santo.

Nello Spirito di Dio, Maria vede Dio secondo verità, vede l’umanità governata dalla misericordia del nostro Dio, che interviene innanzando gli umili e abbassando i superbi, per ricordare ad ogni uomo che non c’è vita se non da Lui, per Lui, in Lui.

E ci insegna che ogni uomo deve plasmare la sua vita nella vita di Dio.

È questa la misericordia di Dio: dare tutta la sua vita perché ogni uomo divenga sua vita nella sua vita, sua verità nella sua verità, sua giustizia nella sua giustizia.

Se l’uomo si rifiuta di divenire vita di Dio nella vita di Dio, rimane nella sua morte. Nulla potrà fare il Signore per la sua salvezza. Perché in eterno avrà rifiutato la vita Vera.

Recita oggi, riassumendo in modo mirabile il senso della Festa odierna, l’Orazionale della Conferenza Episcopale Italiana 202:

  • Nella giovane figlia di Sion che visita l’anziana parente Elisabetta, celebriamo l’incontro del Nuovo con l’Antico Testamento, l’impegno missionario della Chiesa nell’annuncio del Vangelo, la meraviglia di ogni cuore che si apre alla sorpresa di Dio”.

E una stupenda ulteriore specificazione del senso la troviamo in questo testo bellissimo “LA DONNA NEL SUO POPOLO” a pag.77:

  • Il vangelo ci rivela che Maria è regina della comunicazione e dell’accoglienza. Il mistero della Visitazione, infatti, è il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza. Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l’attesa di un figlio. Elisabetta fatica a dirlo a causa dell’età, della novità, della stranezza. Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell’angelo.

Se Elisabetta ha vissuto, secondo il Vangelo, nascosta per alcuni mesi nella solitudine, infinitamente più grande è stata la solitudine di Maria. Forse per questo parte “in fretta”; ha bisogno di trovarsi con qualcuno che capisca e da ciò che le ha detto l’angelo ha capito che la cugina è la persona più adatta.

Quando si incontrano, Maria è regina nel salutare per prima, è regina nel saper rendere onore agli altri, perché la sua regalità è di attenzione premurosa e preveniente, quella che dovrebbe avere ogni donna. Elisabetta si sente capita ed esclama: “Benedetta tu tra le donne”. Immaginiamo l’esultanza e lo stupore di Maria che si sente a sua volta compresa, amata, esaltata. Sente che la sua fede nella Parola è stata riconosciuta.

Il mistero della Visitazione ci parla quindi di una compenetrazione di anime, di un’accoglienza reciproca e discretissima, che non si logora con la moltitudine delle parole, che non richiede un eloquio fluviale ma che con semplici accenni di luci, di fiaccole nella notte, permette una comunicazione perfetta”.

Maria santissima è un GIGANTE DELLA FEDE. “Beata te che hai creduto!” le dice Elisabetta. Quasi a voler dire: come hai potuto credere che Dio si incarni nel ventre di una ragazza appena quindicenne…

Rifletteva nel 450 d.C. un grande Vescovo della Chiesa, sant’Agostino: “Maria dovette concepire Gesù prima nella fede e poi nella carne”.

Anche per l’uomo che cammina nei secoli non è affatto facile credere che “nulla è impossibile a Dio”. A quel nostro Dio che rende feconda una donna sterile e che entra nel grembo di una ragazzina adolescente. Oltre a Elisabetta anche Giovanni il Battista, che è nel suo grembo SCALCIA DI GIOIA PERCHE’ ANNUNCIA IN TAL MODO LA PRESENZA DEL SIGNORE DELLA STORIA. È l’inaudito che diviene reale e concreto nella storia della salvezza dell’uomo.

Si è finalmente realizzato quello che era stato prefigurato nell’Antico testamento: il Dio di Israele ha scelto di venire, si è reso presente.

Non sono solo stanche promesse ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che con tristezza e malinconia, allo Shabbat, pregava tenendo tra le mani il vecchio rotolo del profeta Isaia.

Credere che Dio desidera diventare uomo e diventa uomo. Che abbandona il tempio di pietra per far diventare la casa un tempio. Un Dio che si fa carne, che diventa finalmente un Dio da abbracciare e coccolare, con cui giocare e parlare, di cui inorgoglirsi e con cui litigare… di cui gioire e per cui piangere lacrime amare e di sangue…

Nel canto in cui oggi Maria prorompe risuona già la voce di Gesù: la grandezza degli umili, la benedizione dei piccoli, il capovolgimento operato dalla mano del Signore nell’innalzare i poveri e nel rovesciare i potenti, la gioia di coloro che il mondo ignora…

Tutto ciò che oggi Maria annuncia nel suo canto è quanto Gesù ci regalerà nel discorso sulle Beatitudini e nel discorso della montagna.

Il Magnificat dice in anticipo, nel canto della Madre, quanto il Figlio dirà nel suo inno di lode al Padre, che riempie di grazia i piccoli e gli umili:

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli?» (Lc 19,21).

E vorrei chiudere regalandovi le parole di una scrittrice e teologa francese del nostro tempo France Quéré, 1936-1995. A questa donna si deve un grande riconoscimento perché attraverso un approfondito esame dei testi patristici, tenta di far giustizia di alcuni luoghi comuni, secondo i quali i Padri della Chiesa erano degli irriducibili misogini, che vedevano nella donna solo una pericolosa tentazione.

  • «Il Magnificat è il canto di tutte le meraviglie… Maria non si lascia andare a confidenze. Tesse insieme frammenti della Scrittura, presi nei libri di Samuele, nei Salmi, Isaia, Giobbe, Michea. Questa donna è una Bibbia aperta. Lei la sottrae al silenzio della pergamena e le presta la sua voce innocente e chiara. Le antiche parole sgorgano come giovani grida… Sì, il Magnificat merita il suo nome, è il poema di tutte le dilatazioni».

Sia Lodato Gesù, il Cristo!