LUNEDI’ 5^ SETTIMANA DI PASQUA – Ss FILIPPO E GIACOMO – Gv 14,6-14 Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

 

Dal Vangelo secondo Giovanni 14,6-14

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, PERCHÉ IL PADRE SIA GLORIFICATO NEL FIGLIO. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Fin dal secolo VI nei libri liturgici latini viene associato il culto dei due apostoli Filippo e Giacomo il Minore.

  • FILIPPO, di Betsaida come Pietro e Andrea, probabilmente discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi ad essere chiamato da Gesù, al quale egli portò poi Natanaele (Bartolomeo) dicendo a quest’ultimo «Abbiamo trovato Colui del quale scrissero Mosè e i profeti».

Lo ritroviamo sul lago di Tiberiade, mentre conta quanto costerebbe sfamare la folla accorsa ad ascoltare Gesù. Nell’Ultima Cena chiede a Gesù: “Mostraci il padre tuo”, ma questi gli risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre” e dopo l’Ascensione, nella Pentecoste riceve con gli altri apostoli lo Spirito Santo.

La leggenda posteriore lo vuole apostolo in Scizia e Frigia. In Scizia fu imprigionato dai pagani che volevano obbligarlo a sacrificare alla statua di Marte; ma dal piedestallo della statua uscì un drago che terrorizzò tutti. Filippo cacciò il drago e convertì i presenti. Fu poi crocifisso, secondo alcune versioni a testa in giù, e lapidato.

Filippo avrebbe evangelizzato la Frigia e sarebbe morto martire sotto Domiziano a Gerapoli, crocifisso a testa in giù.

Filippo è rappresentato con la croce e le pietre; a volte con il drago.

  • GIACOMO di ALFEO, detto IL MINORE, o “IL GIUSTO” per distinguerlo dall’omonimo apostolo (GIACOMO, FIGLIO DI ZEBEDEO), a cui succede alla guida della Chiesa di Gerusalemme, dove nel 50 presiede un importante Concilio in cui si parla di questioni assai importanti per l’epoca, come la circoncisione. È lui che viene informato dalla miracolosa liberazione di Pietro ad opera dell’Angelo.

Fu il primo vescovo di Gerusalemme, e primo fra gli Apostoli celebrò la Messa.

Nei Vangeli di Matteo e Marco, perché somigliantissimo al Signore, fu chiamato “cugino del Signore” (e poi sua madre era cognata della Madonna).

Negli Atti degli Apostoli occupa una posizione di rilievo: viene informato dalla miracolosa liberazione di Pietro ad opera dell’Angelo; partecipa al concilio di Gerusalemme proponendo alcune norme per una pacifica convivenza fra i cristiani di origine giudaica e quelli di origine pagana; infine, dà suggerimenti pratici a san Paolo rientrato a Gerusalemme dopo il suo terzo viaggio missionario.

Sua è la prima delle 7 lettere che nel catalogo del Nuovo Testamento sono dette “cattoliche”. È l’autore della prima Lettera Apostolica, indirizzata alle “dodici tribù disperse nel mondo”, ossia ai cristiani di origine ebraica viventi fuori della Palestina. L’apostolo tratta della necessità e dell’efficacia della preghiera con assoluta fiducia a Dio, dell’origine e della natura delle tentazioni, dell’esercizio continuo della carità affermando che «la fede senza le opere è morta». Giacomo morì per ordine del sommo sacerdote Hannan II, che approfittò dell’assenza del procuratore Festo, ma per questo fu poi esautorato dal re Agrippa. Dopo essere stato precipitato dal pinnacolo del Tempio, essendo ancora in vita, fu finito a colpi di bastone. Il martire perdonò ai suoi carnefici, suscitando l’ammirazione tra i Giudei più assennati.

Giacomo è in genere rappresentato con il bastone del martirio, oppure con il libro che allude alla Lettera apostolica

….E la Provvidenza li ha messi insieme, Filippo, il più straniero fra gli apostoli e Giacomo di Alfeo, il più conservatore, per ricordarci ancora una volta che la Chiesa non è quella nostra immagine che ci siamo costruita nel cuore, ma la manifestazione piena della creatività e della fantasia di Dio che non respinge nessun uomo che porti nel suo cuore LA LUCE E IL DESIDERIO DI INFINITO…

Ma veniamo al testo evangelico:

verso la sua fine, troviamo un particolare sulla preghiera, davvero interessante. Gesù dice “…PERCHÉ IL PADRE SIA GLORIFICATO NEL FIGLIO”. E subito, vittima della mia conclamata ignoranza, mi chiedo ma perché ogni preghiera va elevata al Padre per mezzo del Figlio?

Il fatto che noi ci rivolgiamo a Dio in preghiera presuppone anzitutto che noi “crediamo in Lui” che noi abbiamo fede in Lui, ossia che noi abbiamo fiducia che Dio ci risponderà.

Una preghiera rivolta a Dio senza fede non è nemmeno una preghiera e non ha speranza di essere esaudita, così come una preghiera fatta non in accordo con la volontà di Dio non troverà adeguata risposta, come ci insegna anche l’Apostolo Giacomo: “domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Gc 4:3).

Affinché la nostra preghiera sia efficace e ottenga la giusta risposta da Dio, deve possedere alcune caratteristiche, che ora analizzeremo.

Nel IV° Evangelo, quello secondo Giovanni, vediamo l’immagine di Gesù come quella di una scala che unendo il Cielo e la terra, mette in comunicazione il Padre suo e l’uomo. NIENTE DISCENDE DAL CIELO SULLA TERRA SE NON PER MEZZO DI CRISTO GESÙ. NIENTE DALLA TERRA SALE FINO AL CIELO, SE NON PER MEZZO DI LUI. Non vi sono altre scale.

Anche nel cielo tra il Padre e tutti i beati del Paradiso l’unica scala che raggiunge il cuore del Padre è il cuore di Cristo. TUTTO SI COMPIE IN CRISTO, PER CRISTO E CON CRISTO.

Nel Vangelo di Matteo viene affermata la stessa verità e si va un poco più in profondità: tutto è stato dato dal Padre suo, a Gesù (ogni Grazia, ogni Verità, ogni Rivelazione, ogni Mediazione), COMPRESO L’ASCOLTO DELLA PREGHIERA che si innalza dal cuore dell’uomo.

E noi sappiamo benissimo che SE SI PREGA IN CRISTO, CON CRISTO, PER CRISTO, IL PADRE CI ASCOLTA.

Gesù è quella scala che ci serve per arrivare a Dio: è il mediatore.

E qui nasce subito un’altra domanda: perché la mia ignoranza dilaga senza argini: COME SI PREGA IN CRISTO, CON CRISTO, PER CRISTO? Amando Cristo innanzitutto (“«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre o amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” ci dice Gv.14,23).

Ecco come pregare in Cristo, con Cristo e per Cristo: dobbiamo pregare DIMORANDO NELLA PAROLA, VIVENDO LA PAROLA, VIVENDO PER LA PAROLA.

Cristo e la sua Parola sono inseparabili in eterno. È in Cristo chi è nella sua Parola. La Parola è la scala, la CHIAVE, che ci fa entrare nel cuore di Cristo e ci introduce nel cuore del Padre. Quel PADRE\AMORE che vuole che si sappia che Lui nulla fa senza il Cristo.

Chi vuole trovare Lui, il Padre, lo può trovare solo nel Figlio. Chi lo vuole amare, lo può amare solo nel Figlio. Chi vuole essere da Lui ascoltato, potrà esserlo solo nel Figlio per il Figlio. Senza il Figlio il Padre neanche vuole essere invocato, lodato, pregato, celebrato. Tutto deve avvenire nel Figlio suo, nel suo Amato, nel suo “Agapethòs”.

Anche santa Teresa d’Avila, 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori «Voglio vedere Dio» e più tardi ha scoperto LA VIA DELLA PREGHIERA COME «UN INTIMO RAPPORTO DI AMICIZIA CON DIO, COLUI DAL QUALE CI SENTIAMO AMATI» (Libro della vita, 8, 5). La stessa cosa è accaduta a un contadino di Ars che diceva al santo Curato del suo paese: QUANDO SONO IN PREGHIERA DAVANTI AL TABERNACOLO, DAVANTI AL CRISTO «IO LO GUARDO E LUI MI GUARDA». Ovviamente ATTRAVERSO IL CRISTO, CONTEMPLAVA IL VOLTO DEL PADRE.

Sia Lodato Gesù, il Cristo!