… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore
Mediti…AMO
L’azione dello Spirito, che soffia dove vuole, con l’apostolato di un generoso manipolo di laici è alla radice della santa Chiesa di Dio in terra coreana.
Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico coreano nel 1784 al suo ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla metà del secolo XIX dal martirio che vide associati 103 membri della giovane comunità. Fra essi si segnalano
Andrea Kim Taegon (Solmoi, 21 agosto 1821 – Saenamteo, 16 settembre 1846) presbitero sudcoreano.
È stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 1984 nella cattedrale di Seul ove riposano le sue spoglie.
Con san Paolo Chong Hasang, laico, il capofila dei 103 santi martiri coreani, religiosi e laici cattolici, vittime delle persecuzioni religiose avvenute in Corea tra il XVIII e il XIX secolo, riposano assieme gran parte di costoro. Fu il primo sacerdote coreano a essere martirizzato; fu infatti decapitato a Seul il 16 settembre 1846.
Il Martirologio romano fa memoria della passione di sant’Andrea Kim Taegon al 16 settembre; la memoria dei santi martiri coreani, di cui è capofila, è nel calendario romano generale al 20 settembre. In tale giornata si festeggiano in un’unica celebrazione anche i 103 martiri che testimoniarono con fermezza la loro fede cristiana.
Le persecuzioni che infuriarono in ondate successive dal 1839 al 1867, anziché soffocare la fede dei neofiti, suscitarono una primavera dello Spirito a immagine della Chiesa nascente.
L’impronta apostolica di questa comunità dell’Estremo Oriente fu resa, con linguaggio semplice ed efficace, ispirato alla parabola del buon seminatore, dal presbitero Andrea alla vigilia del martirio.
Nel suo viaggio pastorale in quella terra lontana il Papa Giovanni Paolo II, il 6 maggio 1984, iscrisse i martiri coreani nel calendario dei santi.
La loro memoria si celebra nella data odierna, perché un gruppo di essi subì il martirio in questo mese, alcuni il 20 e il 21 settembre.
Il loro sacrificio ci ricorda che compete al Missionario la responsabilità di seminare in ogni cuore il Vangelo di Dio. E compete all’uomo la gravissima responsabilità di accoglierlo. Se non lo accoglie sarà responsabile in eterno del dono rifiutato. Gli erano state aperte le porte della vita e lui ha preferito percorrere sentieri di morte.
La Parabola del seminatore che esce e che semina il suo buon seme su ogni terreno, sulla strada, tra i sassi, tra le spine e infine su terra buona, è raccontata da Gesù proprio per i suoi Missionari.
Per dare ad essi speranza, certezza, garanzia. Il seme da loro sparso non rimarrà senza frutto. Essi non lavoreranno invano.
Se tre quarti del seme si perdono, un quarto produce in abbondanza. Questa Parabola deve infondere una infinita certezza nel loro cuore. Anche nel luogo che apparentemente sembra duro granito, vi è un angolo di terreno buono sul quale poi maturerà un buon frutto. La grazia di Dio sempre opera quando la Parola viene seminata.
Il Seminatore si dovrà sempre ricordare che Dio non garantirà mai la parola dell’uomo. Questa sarà sempre infruttuosa.
Lui garantirà solo la sua Parola. Solo al suo Vangelo Lui aggiungerà la GRAZIA della conversione dei cuori. Spesso se molta conversione non si compie, non è certo perché Dio manca nella sua promessa di accompagnare il dono del Vangelo con il suo Santo Spirito, ma perché il predicatore non dice se non parole dell’uomo, parole della terra, parole di morte.
Ora Dio mai potrà fecondare di vita eterna una parola che è di morte. Mai potrà trasformare in LUCE una parola di tenebre. Questa verità dovrà sempre illuminare la mente del Missionario del Vangelo.
Una piccola parentesi, visto che ho accennato alla Luce.
Mai dobbiamo dimenticare che la luce ricevuta dal vangelo deve illuminare tutta la nostra vita, contagiare le nostre scelte, cambiare il nostro modo di essere e le nostre decisioni, e convertirci.
Inoltre la caratteristica della luce è che si vede.
Se non si vede, dice il Signore, non è un buon segno, significa che abbiamo paura della luce, che finiamo col mettere la potente luce del vangelo sotto lo sgabello invece che sul lampadario, ed essa non serve più a nulla.
Ma la luce ha anche un aspetto simbolico: si accende grazie all’ascolto di quella Parola che ci cambia nel profondo e che, una volta accolta, porta frutto.
Ma c’è, come sempre un rischio: quella di ascoltare la PAROLA superficialmente, perché, magari dall’alto della nostra supponenza crediamo di credere, o siamo convinti che conosciamo già a sufficienza le cose di Dio. E allora cosa c’è ancora da imparare?
LA PAROLA, INVECE, VIVE DI VITA PROPRIA. Va serbata nel cuore e letta e riletta mille e mille volte. E se abbiamo il coraggio di spalancare il nostro cuore, allora illumina le nostre profondità.
Tutti noi siamo chiamati come Chiesa e come singoli cristiani, ad interrogarci sulla Parola e a lasciarci interrogare dalla Parola.
Dopo questa parentesi rientrando nel discorso della missionarietà, dobbiamo dire che Vangelo e comprensione avvengono per purissimo dono dello Spirito Santo. È lo Spirito Santo che fa incontrare l’uomo e il Missionario del Vangelo.
Ma è anche lo Spirito Santo che dona la comprensione al cuore e allo spirito della Parola che è stata seminata.
A chi dona lo Spirito del Signore questa comprensione o intelligenza o sapienza della Parola? LA DONA A CHI È UMILE, MITE, PURO DI CUORE E DESIDERA ARDENTEMENTE CONOSCERE IL SIGNORE, E LA SUA VERITÀ.
E la dona a chi è disposto a convertirsi per iniziare un cammino nuovo, nel rinnegamento di sé per essere un vero discepolo di Gesù Signore.
A chi invece è superbo, gonfio d’orgoglio, a chi si crede sapiente e intelligente questa grazia viene negata e la luce del Vangelo si spegne per sempre. E coloro a cui era diretta, rimarranno in eterno al di fuori della comprensione e dell’intelligenza del Parola che salva. E SARANNO PERSI.
E a nulla serve aver ricevuto un giorno il Battesimo, quando a ciascuno di noi è stata consegnata una candela, accesa al cero pasquale, simbolo di Cristo risorto, perché vivessimo come figli della luce e, accogliendo il messaggio evangelico, fossimo vigilanti nella fede, speranza e carità.
Quando la Parola, ricevuta nel Battesimo, abbondantemente seminata nel nostro cuore, germoglia e porta frutto, anche chi ci è attorno beneficia della sua bontà e se ne nutre.
Se davvero la Parola ci abita e orienta le nostre scelte, NON SIAMO SOLO NOI A GIOIRE E GODERE DELLA VITA NUOVA IN CRISTO MA ANCHE CHI CI STA ATTORNO.
E quando ciò accade, è come se nella nostra vita si accendesse una luce che ci rischiara l’anima ed essa si mette a brillare e così rischiara anche l’ambiente che ci sta attorno.
Ma, perché ciò accada, ci ammonisce Gesù, occorre mettere la lampada sul lampadario, in alto.
Se la nostra fede, le nostre scoperte, la nostra vita interiore resta nascosta, abitualmente perché ci vergogniamo del giudizio altrui, pensiamo di non essere pronti o capaci nel difendere le novità che abbiamo scoperto, difficilmente riusciremo a portare luce. Intendiamoci: Gesù non ci chiede di girare con pesanti croci appese al collo come dei profeti apocalittici, ma di far vedere a tutti che la tenerezza del vangelo emerge da ogni nostra singola scelta.
Il nostro volto che emana luce, fede e speranza, è la più bella testimonianza evidente di una vita vissuta nel Vangelo.
E vorrei dire due parole anche sulla frase “perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”.
ACCOGLIENDO LA PAROLA DEL SIGNORE, LASCIANDOCI TRASFORMARE DAL SUO AMORE DIVENTIAMO SEMPRE PIÙ CAPACI DI AMARE, APERTI E DISPONIBILI. PERCHÉ COLORO CHE CAMMINANO NEL SENTIERO INDICATO DAL SIGNORE, E SI APRONO A LUI SENZA ALCUN TIMORE, RAGGIUNGERANNO IL REGNO DEI CIELI.
È una sorta di circolo virtuoso che si autoalimenta. Chi invece chiude il suo cuore all’ascolto della Parola, chi non dà spazio all’amore, alla benevolenza, al perdono ricevuti da Dio interrompe quel circolo, si autoesclude dalla dolcezza dell’amore di Dio, muore pian piano dentro di sé, e si trova senza più nulla.
NON HA PIÙ NEMMENO QUELLO CHE CREDEVA DI POSSEDERE. ED È DIVENTATO ARIDO E VUOTO.
Gesù quindi ci invita ad avere fede, che è aprirsi all’amore di Dio e vivere di conseguenza. Ad alimentare il nostro desiderio di bene, il nostro desiderio di lui. Perché se lo facciamo Egli non mancherà di ricolmarci della sua GRAZIA.
In quel tempo, c’erano molti preconcetti sul Messia che impedivano alla gente di capire nel modo corretto la Buona Notizia del Regno annunziata da Gesù. Per questo fatto, Gesù chiede ai discepoli di essere consapevoli dei preconcetti con cui ascoltano l’insegnamento che lui presenta.
Mediante questa frase di Gesù, Luca sta dicendo alle comunità ed a tutti noi “…Fate attenzione alle idee con cui voi guardate Gesù!”
Se l’idea con cui guardo Gesù è sbagliata, tutto ciò che riceve ed insegno su Gesù sarà minacciato di errore. Se penso che il Messia deve essere un re glorioso, non vorrei sentire niente di quanto Gesù insegna sulla Croce, sulla sofferenza, sulla persecuzione e sull’impegno, e perderò perfino ciò che pensavo di possedere.
Meditiamo, Fratelli e Sorelle…Gesù sulla Croce, in cima al Golgota, è la nostra lampada, FONDAMENTALE per illuminare la nostra vita e il nostro cammino verso di Lui… “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 118, 105).
Le Sue braccia spalancate mi fanno pensare a un candelabro che fa luce… e che luce!!!… “E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).
La Parola di Dio è la lampada che deve rimanere sempre accesa nel nostro cuore, e l’unico modo per alimentarla è la preghiera costante e fiduciosa insieme ai Sacramenti che Gesù ha DONATO E AFFIDATO ALLA SUA CHIESA.
Chiediamo al buon Dio di rafforzare ogni giorno la nostra fede, chiediamogli di darci nuovi occhi per vedere non una luce qualunque… ma la vera Luce.
Se guardiamo Gesù in modo superficiale e tiepido, anche la nostra testimonianza sarà superficiale e tiepida.
Guardare Gesù nel modo giusto ci permetterà di riflettere veramente la Sua luce.
Una luce che dà forza, coraggio, gioia, sicurezza… Non possiamo farne a meno, credetemi, perché senza la Sua luce le nostre debolezze e le tenebre del mondo prenderanno prima o poi il sopravvento e ci allontaneranno da Lui.
E allora la nostra testimonianza non sarà altro che una contro testimonianza “…Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani…” (Rm 2, 24).
Ma Gesù oggi ci avverte “…Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”.
La Parola seminata desidera produrre il suo frutto non solo per chi l’accoglie: essa è capace di accendere dallo stesso “spreco” d’amore di colui che l’ha seminata anche colui che l’ha accolta con cuore bello e buono per renderlo “luminoso”, trasparente alla parola che lo abita.
Egli ne diventa un “portatore”.
Il dono della Parola dunque non può e non deve essere nascosto: ma perché dia luce è necessario che bruci, che arda continuamente nel cuore!
Ecco allora l’ammonizione di Gesù ai discepoli «…state dunque attenti a come ascoltate». Non basta ascoltare, bisogna vigilare sul proprio ascolto, viverlo con consapevolezza crescente e disponibilità a una sempre nuova accoglienza del dono.
Perché chi ha questa capacità di accoglienza e obbedienza alla Parola, riceverà da Dio ancor di più in capacità di accoglienza stessa e comprensione e conoscenza del mistero del Regno. Ma a chi questo non ha, tutto sarà tolto.
È lo stesso dinamismo messo in moto dal comandamento dell’amore, che abbiamo incontrato qualche giorno fa: a chi dà sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante sarà versata suo nel grembo (Lc 7,38).
Più apri il cuore ad accogliere e più sei colmato; più sei saziato e dissetato e più hai fame e sete e il cuore, nell’accoglienza instancabile del dono, viene dilatato sempre più.
È la logica dell’amore, che cresce nella misura in cui è donato. Se invece chiudi il cuore alla Parola, la rendi infeconda, non le permetti di crescere in te e il circuito del dono si spezza.
Non dobbiamo dunque nascondere la luce che ci è data dal Vangelo, ma renderla manifesta in ogni nostra azione e decisione: togliere le tenebre dalla nostra vita, impedendo anche agli altri di accedere alla luce.
La vera e profonda testimonianza del cristiano irradia la luce che porta dentro: consideriamo quanto bene hanno fatto i santi con la loro presenza e la loro vita, diventando un richiamo per tutti.
Proviamo a diventare anche noi, con l’aiuto del Signore, una piccola fiaccola, proviamo ad essere un punto di riferimento per gli altri non solo con le labbra…
Il nostro comportamento e le nostre parole possono essere o luce o tenebra, sta a noi decidere cosa vogliamo diventare, sta a noi decidere se guardare con amore l’Amore Crocifisso O SE VOGLIAMO CROCIFIGGERE L’AMORE.
Tanto grande è l’amore di Dio per noi, tanto grande e grave è la nostra responsabilità nel rispondere o non rispondere al suo amore.
Gesù deve diventare la nostra Luce, il nostro consigliere, il nostro rifugio, la nostra forza…
O Spirito di Dio, rendimi attento alle parole del Vangelo, e aperto e coraggioso nel far brillare la fede e la carità davanti a tutti, superi la paura dell’indifferenza e della superficialità, evitando compromessi e mentalità mondane.
Madre Teresa di Calcutta diceva:
“Resterò di continuo assente dal Paradiso, per accendere la luce a quelli che vivono nell’oscurità sulla terra”
E Papa Francesco, nella meditazione mattutina a Santa Marta, il 19 settembre 2016, parlando di questo argomento ha detto:
«Siate figli della luce, e non figli delle tenebre; custodite la luce che vi è stata data in dono il giorno del battesimo». E, concludendo, ha invitato «tutti noi che abbiamo ricevuto il battesimo» a pregare lo Spirito Santo affinché «ci aiuti a non cadere in queste abitudini brutte che coprono la luce, e ci aiuti a portare avanti la luce ricevuta gratuitamente, quella luce di Dio che fa tanto bene: la luce dell’amicizia, la luce della mitezza, la luce della fede, la luce della speranza, la luce della pazienza, la luce della bontà».
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!