Contro le eresie, IV, 13, 2-4 ; SC 100, 529
La Legge è stata promulgata dapprima per degli schiavi, per educare l’anima per mezzo delle cose esteriori e corporali, conducendola, in un certo senso, come per mezzo di una catena alla docilità ai comandamenti, affinché l’uomo imparasse ad obbedire a Dio. Il Verbo di Dio però, ha liberato l’anima; le ha insegnato a purificare liberamente, volontariamente, anche il corpo. Sin d’allora, occorreva che fossero sciolte le catene della schiavitù grazie alle quali l’uomo aveva potuto formarsi, e che ormai egli seguisse Dio senza catene. Ma allo stesso tempo in cui i precetti della libertà venivano redatti, occorreva rinforzare la sottomissione al Re, affinché nessuno tornasse indietro e si mostrasse indegno del suo Liberatore….
Per questo il Signore ci ha dato come parola d’ordine, al posto di non commettere l’adulterio, di neppure desiderarlo; in luogo di non uccidere, di neppure adirarsi; al posto di pagare semplicemente la decima, di distribuire i beni ai poveri; di amare non soltanto i nostri vicini, ma anche i nostri nemici; non solo di essere «generosi e pronti a dare» (1 Tm 6,18), ma ancora di dare gratuitamente i nostri beni a coloro che ce li prendono…
Nostro Signore dunque, il Verbo di Dio, prima condusse gli uomini a servire Dio, poi da servi li rese suoi amici, come disse egli stesso ai discepoli: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15)… Facendo dei suoi discepoli gli amici di Dio, mostra chiaramente di essere il Verbo, la Parola di Dio. È infatti per avere seguito la sua chiamata spontaneamente e senza catene, nella generosità della sua fede che Abramo è diventato «amico di Dio» (Gc 2,23; Is 41,8).
Omelie sulla prima lettera ai Corinzi, n° 27
« Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello »
La Chiesa non esiste perchè rimaniamo divisi pur radunandoci, bensì perchè le nostre divisioni vi siano spente; è questo il senso dell’assemblea. Se veniamo per l’eucaristia, non facciamo nulla che contraddica l’eucaristia, non causiamo dispiacere al nostro fratello. Poichè venite per rendere grazie per i benefici ricevuti, non separatevi dal vostro prossimo.
A tutti senza distinzione, Cristo offre il suo corpo dicendo: “Prendete e mangiatene tutti”. Perchè dunque non ammetti tutti alla tua mensa? … Fai memoria di Cristo e disprezzi il povero?… Prendi parte a quella divina cena; devi essere il più compassionevole degli uomini. Hai bevuto il sangue del Signore e non riconosci il tuo fratello?
Anche se fin’ora non l’avessi riconosciuto, a quella tavola devi riconoscerlo. Ci occorre essere tutti nella Chiesa come in una casa comune: formiamo un unico Corpo. Abbiamo un solo battesimo, una sola mensa, una sola sorgente, e anche un solo Padre (cfr Ef 4,5 ; 1Cor 10,17).
San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa
Introduzione alla vita devota, III, 8
« L’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio » (Gc 1,20)
Il santo ed illustre patriarca Giuseppe, quando dall’Egitto rispedì i fratelli a casa del padre, diede loro un consiglio: “Per via, non adiratevi” (Gen 45,24). A te dico la stessa cosa. Questa vita terrena è soltanto un cammino versa quella beata, non adiriamoci dunque per la strada gli uni contro gli altri; camminiamo tranquillamente e in pace con i fratelli e i compagni di viaggio. Con chiarezza, e senza eccezioni, ti dico: Se ti è possibile, non inquietarti affatto, non deve esistere alcun pretesto perchè tu apra la porta del cuore all’ira. San Giacomo, senza tanti giri di parole, dice chiaramente: “L’ira dell’uomo non opera la giustizia di Dio” (Gc 1,20).
Bisogna resistere seriamente al male e reprimere i vizi di coloro di cui abbiamo la responsabilità, con costanza e con decisione, ma sempre con dolcezza e serenità… La correzione dettata dalla passione, anche quando ha basi ragionevoli, ha molto meno efficacia di quella che viene unicamente dalla ragione… Che se poi giunge fino alla notte e il sole tramonta sulla nostra ira (Ef 4,26), ciò che l’Apostolo proibisce, si tramuta in odio e non te ne liberi più. Perchè essa si nutre di mille false convinzioni. Non si è mai trovato un uomo adirato il quale fosse convinto che la sua ira era ingiusta.
Meglio imparare a vivere senza collera, che volersi servire con moderazione e saggezza della collera, e quando, a causa della nostra imperfezione e debolezza, ci coglie di sorpresa, è meglio respingerla immediatamente che voler entrare in trattativa con essa.
San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della ChiesaCommento alla lettera ai Corinzi, n° 24
«Pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10,17). Cos’è questo pane? Il Corpo di Cristo. E cosa diventano coloro che lo ricevono? Il Corpo di Cristo. Non sono più diversi corpi, ma un solo Corpo. Quanti chicchi di grano compogono il pane! Eppure chi vede questi chicchi? Sono veramente nel pane che hanno formato, eppure nulla li distingue gli uni dagli altri, tanto sono uniti.
Così noi siamo uniti gli uni con gli altri e con Cristo. Non ci sono più parecchi corpi nutriti da parecchi cibi; formiamo un solo corpo nutrito e vivificato da un unico pane. Per questo Paolo dice: «Tutti partecipiamo dell’unico pane». Se partecipiamo tutti dell’unico pane, se siamo nutriti in lui al punto di diventare un medesimo corpo, perché mai non siamo uniti dal medesimo amore, strettamente legati tra noi dalla medesima carità.
Rileggete la storia dei nostri progenitori nella fede e troverete quel quadro insigne: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). Ma purtroppo, non è così oggi. Ai nostri giorni la Chiesa mostra lo spettacolo contrario; non si vedono che conflitti dolorosi, divisioni accanite tra i fratelli… Eravate lontani da lui, eppure Cristo non ha esitato ad unirvi a lui. E ora non vi degnate di imitarlo per unirvi di tutto cuore con il fratello?… A causa del peccato, i nostri corpi plasmati con la polvere del suolo (Gen 2,7) avevano perso la vita e erano divenuti schiavi della morte; il Figlio di Dio vi ha aggiunto il lievito della sua carne, libera da ogni peccato, in una pienezza di vita. E ha dato il suo corpo in cibo per tutti gli uomini affinché, rinnovati da questo sacramento dell’altare, partecipino tutti della sua vita immortale e beata.