GIOVEDI’ XXXIII^ SETTIMANA DEL T.O. 18.11.2021 – Lc 19,41-44 “Se avessi compreso in questo giorno la via della pace”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Luca 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Eccola Gerusalemme, la città santa, bella come solo essa sa essere, rinata dalle sue ceneri, orgogliosa di avere riavuto il suo tempio, dopo una così lunga attesa.

Il futuro sembra realizzarsi, pieno di luce e di speranza.

È rinata la classe sacerdotale, nel tempio si celebrano gli olocausti, decine di migliaia di persone salgono in Giudea, portando, oltre alla manifestazione della propria Fede, anche benessere e commercio.

Infatti, terminata la ricostruzione nel 63 d.C., dopo ottant’anni di lavori, nel 70, dopo appena 7 anni, il tempio sarà definitivamente bruciato.

Ben quattro Legioni romane (la V’ Macedonica, la X’ Fretensis, la XV’ Apollinaris e la XII’ Fulminata) al comando del nobile italico appartenente alla gens Flavia, il Generale Titus Flavius Caesar Vespasianus Augustus, Tito Flavio Cesare Vespasiano Augusto (il futuro imperatore Tito) assediò e conquistò la città di Gerusalemme, occupata dai ribelli ebrei sin dall’inizio della rivolta, nel 66. Ecco come sintetizza il tutto Giuseppe Flavio, storico ebraico contemporaneo agli eventi, nella sua celebre GUERRA GIUDAICA, V 6.1.257:

«La città di Gerusalemme venne abbattuta dalla rivoluzione, poi i Romani abbatterono la rivoluzione, che era molto più forte delle sue mura; e di questa disgrazia si potrebbe attribuirne la causa all’odio di chi si trovava al suo interno, ai Romani il merito di aver ripristinato la giustizia. Ma ognuno può pensarla come crede, vedendo come accaddero i fatti realmente

E il Signore del Tempo e della Storia piange… “Dominus Flevìt”…

Sente la tensione crescere e ne ha compassione. Come è possibile che la gente non capisca ciò che sta per accadere?

Che si illuda di essere protetta dietro quelle poderose mura di pietra?

Per di più, non ascoltano la Parola, né la profezia, né accolgono il Messia, inconsciamente convinti di non averne bisogno.

Piange, il Signore, di compassione, di stanchezza, di tristezza.

L’uomo non ha capito, non ha accolto, non ha voluto gioire del volto straordinario del Dio che Gesù ci ha raccontato.

Stanco, allora si siede e guarda lo splendore del tempio, le bianche pietre, lo splendore dell’oro che sormonta il Santo dei santi, le case che si abbarbicano sulla collina, guarda al brulichio di persone il cui vociare giunge fino alla collina degli ulivi.

Piange perché vede la conseguenza di questo rifiuto, vede già gli eserciti assediare la città Santa e distruggerla, raderla al suolo, ancora una volta.

Così purtroppo è l’uomo, soddisfatto di ciò che ha, convinto di sapere in cosa consista la propria effimera felicità e come fare per ottenerla.

Piange, Dio, come una innamorata non ricambiata, come una madre non compresa, come un padre offeso, mentre si incammina deciso verso l’unica cosa che può e deve ancora fare… salire sulla croce.

Gerusalemme purtroppo è troppo presa dal suo tempio per occuparsi delle cose di Dio. Come d’altronde lo siamo noi, fallaci maestri del nostro tempo, mentre ancora una volta mettiamo in scena il nostro terribile atteggiamento.

Videns civitātem flevit” … e pianse su di essa….

Spesso ho sentito interpretare questa pericope, in cui banalmente si dice che Gesù piange per la sua sorte.

Ma Gesù pianse per la sorte che attendeva la sua città amata, dove patriarchi e profeti avevano dato voce alla Parola di Dio, testimoniandola fino a morire, pur di tener fede alla sua Verità.

E ciò che fa più dolore al Signore è la costatazione di una chiusura che è di totale ignoranza circa le strade che conducono alla pace.

Perché la pace non è un fiore che abbellisce il sentiero della vita.

Ma è ESSA STESSA il sentiero della vita.

E non è che cala dal cielo, ma occorre costruirla giorno dopo giorno.

Dentro e fuori di noi.

Non è fatta da mielosi sentimenti, né da contemplazione della natura.

La pace è piuttosto la conoscenza amorosa del cuore che si lascia invadere dalla Parola di Dio e, con la forza-consolazione dello Spirito Santo, e decide quindi di incamminarsi sulla sua strada.

La pace è “nihil Christo Praeponere”, ovvero “niente e nessuno si può anteporre all’amore di Cristo” perché siamo convinti, grazie alla Fede, che SOLO LUI È LA NOSTRA PACE.

Sì, perché è Lui che ci aiuta a mettere ko in noi i veri nostri nemici: orgoglio, presunzione, egoistica sete di possedere e ogni malevola intolleranza verso il prossimo.

Diceva Papa Paolo VI:

  • “Per avere una vera pace, bisogna darle un’anima. Anima della pace è l’amore”.

Ma il cuore dell’uomo non capire mai di essere stato visitato, fino a quando non riconoscerà che è Dio l’origine della pace: quella pace che ti fa stare bene e che ti fa amare il prossimo.

Senza questa certezza la nostra vita sarà una Gerusalemme circondata dalle 4 Legioni di Roma, e assediata e stretta da ogni parte.

L’uomo ha UNA SOLA POSSIBILITA’ DI SALVEZZA: quella di accogliere Gesù come il vero, il solo, l’unico Messia di Dio, l’unico, il solo il vero Mediatore tra Dio e l’umanità, il solo, l’unico, il vero Redentore e Salvatore dell’uomo, ovvero Colui che è venuto per darci la Grazia e la Verità.

Senza la fede in Cristo Gesù e l’appartenenza al suo popolo, non c’è alcuna conversione.

IL DIO DI MOSÈ È OGGI IL DIO DI GESÙ CRISTO.

È IL DIO DEL VANGELO.

È IL DIO DELLA CHIESA UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA.

Gerusalemme non ha riconosciuto il Signore, non lo ha accolto nella sua verità, santità, giustizia perfetta, e nella sua Rivelazione piena, che le erano state offerte per mezzo del Signore Gesù.

Ha preferito rimanere nelle sue tenebre. E Il prezzo da pagare sarà altissimo. Queste tenebre l’avvolgeranno e la distruggeranno.

Le tenebre sono sempre devastatrici. La luce ci è donata da Dio, in Cristo, Luce del Mondo, per la nostra salvezza.

Ma se essa non viene accolta, perché non la si vede come luce del Signore, le tenebre aumentano il loro potenziale smisurato di morte e annientano l’uomo.

Per questo è giusto che nessun uomo si lasci ingannare da un altro uomo.

Ognuno è responsabile della sua eternità, del suo futuro di oggi e di domani e deve mettere ogni attenzione per accogliere la luce del Signore.

E allora, Fratelli e Sorelle, accogliamo il Principe della Pace, vittorioso sulla morte e il peccato, che viene a noi per condurci, amorevolmente, per il cammino della pace.

Entriamo nella nostra vita senza timore, percorrendo, con Lui, il cammino della conversione, cioè della pace che sgorga dal perdono, sino alle porte del Regno di pace, la Gerusalemme celeste sposa del Signore, senza macchia né ruga, il nostro destino preparato dall’amore del Padre.

E vi lascio con le parole di un grande scrittore, filosofo e teologo greco antico, ORIGENE ADAMANTIO, (185-254), e la sua splendida “Omelia sul Vangelo di Luca”, 38,1-4

  • Avvicinandosi a Gerusalemme, alla vista della città, Gesù pianse e disse: “Se in questo giorno avessi conosciuto ciò che ti porta alla pace, ma ormai è nascosto ai tuoi occhi. Verranno giorni per te in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee” (Lc.19,42-43). Queste parole contengono dei misteri e speriamo, se Dio ce li rivela, di poterne scoprire il senso nascosto. Prima di tutto bisogna vedere il senso del suo pianto su Gerusalemme… Io mi chiedo se questo pianto di Gesù non si riferisca alla nostra Gerusalemme. Noi infatti siamo la Gerusalemme sulla quale Gesù ha pianto. Se dopo aver conosciuto i misteri della Verità, dopo aver ricevuto la Parola del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa, uno di noi pecca, vi saranno pianto e lacrime su di lui. Non si piange su quelli che non sono credenti, ma su quello che dopo aver fatto parte di Gerusalemme, smette di appartenerle. Si piange su questa nostra Gerusalemme, perché, dopo che ha peccato, la assedieranno i nemici, cioè le potenze avverse, gli spiriti malvagi e scaveranno attorno ad essa una trincea, l’assedieranno e non lasceranno pietra su pietra“.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!