GIOVEDI’ XXIX^ SETTIMANA DEL T.O. 21.10.2021 – Luca 12,49-53 “…non sono venuto a portare la pace sulla terra…”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

“…Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.”

Non si può dire che Gesù non sia chiaro quando parla!

E se ancora in Pietro e negli Apostoli poteva esserci qualche residuo di idea, che li portava a credere che stare con Gesù fosse un privilegio, credo fermamente che queste sue parole abbiano spazzato via con veemenza ogni dubbio e aperto l’orizzonte su una sequela autentica.

Gesù predica la pace, la beatitudine, la comunione… ma porta la divisione: il Regno di Dio è connotato da una violenza che non ha nulla a che fare con la guerra e le sopraffazioni di cui sono pieni i libri di storia.

È la violenza della forza di scegliere, di decidere una volta per tutte, con una assoluta radicalità delle prese di posizione. È la non accettazione dei compromessi e delle mezze misure. Il “TIEPIDO” non va bene per il Regno di Dio. E certamente Pietro, Paolo i fratelli Boanerghes e così via, non lo sono mai stati.

Con questo tono e in modo deciso Gesù descrive la sua volontà di accendere questo fuoco spirituale, di non cedere alla pigrizia e alla superficialità.

Come terribile e senza appello è anche la Parola che Cristo ci rivolge nel Libro dell’Apocalisse, al capitolo 3,15-19:

IO CONOSCO LE TUE OPERE, CHE TU NON SEI NÉ FREDDO NÉ CALDO. OH, FOSSI TU FREDDO O CALDO! COSÌ, PERCHÉ SEI TIEPIDO E NON SEI NÉ FREDDO NÉ CALDO, IO STO PER VOMITARTI DALLA MIA BOCCA. Poiché tu dici: Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda. Io riprendo e castigo tutti quelli che amo; abbi dunque zelo e ravvediti.”

LEGGENDO QUESTO PASSO RISULTA EVIDENTE CHE LA TIEPIDEZZA È INACCETTABILE DAL SIGNORE. PERCHÉ IL TIEPIDO NON HA ZELO PER IL SIGNORE.

Il suo cuore non brucia d’amore per Cristo! Perché quello che il “tiepido” vede è completamente diverso dalla quella che vede il Signore.

Infatti, mentre il Signore lo vede “disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo”, LUI SI VEDE INVECE RICCO E RITIENE DI NON AVER BISOGNO DI NULLA.

Il suo interesse principale non è per il Signore e per la Sua opinione, è solo per sé stesso. Infatti CREDE E DICE DI SÉ “…Io sono ricco, [io] mi sono arricchito… non devo nulla a nessuno. Ho confidato solo in me stesso e nelle mie capacità”.

Per il tiepido, probabilmente in passato Gesù Cristo era il suo Signore ed è stato professato come tale. Ma ora non è più il suo Signore. OGGI IL SUO CAPO È SÉ STESSO.

Gesù dunque ci esorta a non avere paura delle nostre idee cristiane. Ci invita ad affrontare anche le derisioni e gli attacchi da parte di chi è contrario al Vangelo e non rispetta la dignità umana.

La vita cristiana non è un quieto sdraiarsi all’ombra del nostro potere e delle nostre certezze umane, ma è sempre una scelta contro corrente.

Il fuoco che Gesù è venuto a portare è un fuoco che scalda che illumina, ma allo stesso tempo è un fuoco che brucia -se ben acceso- le nostre scorie di egoismo e di peccato.

Ma vediamo attentamente il testo. Non è esattamente una parabola quella odierna: Gesù descrive in modo plastico, con metafore, il suo desiderio (“Sono venuto a gettare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!“), dopodiché usa un paio di immagini frequenti nell’antico testamento per dare corpo al fuoco che accenna.

Tutto per dire che la sua pace, la sua beatitudine non sono da scambiare con discutibili immagini che nascono più da pigrizia e superficialità. E ci chiede di avere integra volontà di esprimere in noi quella immagine di Dio CHE GEME DAL DOLORE, e di rispettare, amare e far emergere -attraverso il nostro amore- l’immagine di Dio impressa negli altri.

L’immagine del fuoco ricorre spesso nella Bibbia e non ha solo un significato:

  • può essere l’immagine della devastazione e del castigo
  • può essere l’immagine della purificazione e dell’illuminazione
  • può evocare protezione come appare in Isaia “Se dovrai attraversare il fuoco, sarò con te”.

Ma mentre scrive, Luca racconta una realtà che ha sotto gli occhi: le prime persecuzioni hanno bussato alla porta dei seguaci di Cristo e tutti vivono sotto la tensione di un mondo che stenta ad accogliere il messaggio di Gesù.

Il Vangelo della Chiesa primitiva annuncia a coloro che seguiranno Gesù seguaci che la sua -e la loro- missione non è facile, anzi, assomiglia ad un fuoco che purifica, ma che purtroppo stenta ad accendersi.

Per Lui e per chi lo vuole seguire c’è il sacrificio supremo: quella croce che diventerà il segno cristiano, e il cuore della storia della Salvezza per l’uomo che cammina nel tempo.

La pace che Gesù ci dona e della quale i discepoli devono essere portatori, non si costruisce senza conflitti, ma è essa stessa causa di conflitto.

Essa non è una pace calata dal cielo senza alcun coinvolgimento degli uomini. Non può essere così. Infatti Gesù dichiara in Matteo 10,34 “…Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare una pace, ma una spada”.

La spada che Gesù è venuto a portare non serve per uccidere, e il Cristo impedirà sempre ai suoi discepoli qualunque atto di violenza (Mt 26,52 “…Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno”).

L’immagine della spada era adoperata nel mondo giudaico per indicare l’efficacia della Parola di Dio “Prendete la spada dello Spirito, cioè della parola di Dio”, la ritroviamo puntualmente in Ef 6,17; Sap 18,15; Is 49,2; Ap 1,16; 2,12.

LA SPADA DI GESÙ È QUELLA DELLA PAROLA DI DIO, “che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione della vita e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla e sa discernere i sentimenti e i pensieri del cuore” (di cui ci parla il Libro degli Ebrei al capitolo 4,12).

LA BUONA NOTIZIA DI GESÙ DIVIDERÀ QUANTI L’ACCOLGONO DA QUELLI CHE LA RIFIUTANO

Ed è per questo che Gesù prosegue affermando “Sono venuto infatti a dividere l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera” (Mt 10,35, lo dice riprendendo le parole del Profeta Michea 7,6, che aveva detto “…Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua.”).

Che la spada di cui parla Gesù sia la parola che divide, è confermato anche dal brano che oggi la liturgia ci propone tratto dal vangelo di Luca, che nel passo parallelo a Matteo, omette il termine spada e parla di divisione “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione” (Lc 12,51).

La frase non va interpretata in senso letterale, perché altrimenti risulterebbe in contraddizione con altri insegnamenti di Gesù, come ad esempio il “Porgi l’altra guancia” o il Chi di spada ferisce di spada perisce. In senso metaforico, vuole indicare che la scelta di seguire Gesù è costosa per la vita del discepolo e richiede molto impegno. La parola di Gesù è come una spada, paragone usato anche da Paolo di Tarso e anche nella Lettera agli Ebrei, al capitolo 4,12, che afferma «…infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore».

Come una spada, la parola di Gesù provoca un taglio e una divisione: divide le persone tra coloro che ascoltano la sua parola e coloro che non l’ascoltano, tra quelli che la mettono in pratica e quelli che non la mettono in pratica, ma divide anche le persone al loro interno, perché ciascun individuo ha un lato scettico e un lato credente, un lato egoista e un lato altruista, un lato buono e un lato cattivo.

Fratelli e Sorelle, se vi ricordate, Gesù ha già parlato dell’incompatibilità del suo messaggio (vino nuovo) con le vecchie strutture religiose e sociali (otri vecchi), incapaci di resistere all’impatto da lui portato, e della necessità che ormai esisteva, di un cambio radicale “vino nuovo in otri nuovi” (Mt 9,17).

Ora l’immagine del vino nuovo e dell’otre vecchio viene da Gesù applicata al nucleo familiare tenacemente radicato nella trasmissione delle tradizioni del passato, dove i padri resistono alla novità portata dai figli.

Ma attenzione: l’azione del Signore è quella di “ricondurre i cuori dei padri verso i figli” (Lc 1,17)

Perché è il passato che deve aprirsi al nuovo, sono i padri che devono accogliere la novità portata dai figli e non i figli a dover accettare la tradizione dei padri.

L’evangelista sottolinea come la novità portata dal Cristo sarà infatti:

  • accolta dalla nuova generazione (figlio/figlia/nuora)
  • e osteggiata da quella vecchia (padre/madre/suocera)

perché il suo messaggio inaugura un nuovo tipo di relazione incompatibile con i rapporti di potere e di obbedienza e di tradizione, come erano quelle del padre verso il figlio, della madre verso la figlia e della suocera nei confronti della nuora.

Per questo l’adesione a Gesù genererà un fuoco che diverrà causa di divisione.

Cerchiamo di capire bene…

Gesù non viene a distruggere la famiglia, ma a vivificarla.

E LO FA PER ACCEDERE A QUELLA PIENEZZA DI VITA E DI LIBERTÀ ALLA QUALE OGNI INDIVIDUO VIENE CHIAMATO DA DIO.

Ma per far questo, occorre che la famiglia venga liberata da quei ricatti affettivi che impediscono ai suoi componenti di crescere, perché:

  • mentre l’infanzia è caratterizzata dalla dipendenza dai genitori
  • la maturità è contraddistinta dalla libertà.

Per questo Gesù chiede ai figli di sciogliere quei vincoli che impediscono loro di crescere, troncando ogni tipo di dipendenza dai loro genitori e ai genitori di distaccarsi da quei legami verso i figli che condizionano la loro realtà di coniugi e la loro libertà.

Gesù non invita ad amare di meno i propri familiari, ma di più, liberando l’amore da quel senso di oppressione e di ricatto affettivo che gli impedisce di essere vero e spontaneo.

Ciò viene molto bene espresso nel Vangelo apocrifo copto di Tommaso DOVE ALL’ODIO PER IL PADRE E LA MADRE SI OPPONE POI UN AMORE SIMILE A QUELLO DI GESÙ:

  • Colui che non odia suo padre e sua madre come me, non è adatto ad essere mio discepolo. E colui che non ama suo padre e sua madre come me, non può divenire mio discepolo” (101).

In questo processo di riscoperta del vero amore i genitori devono riscoprire di essere marito e moglie prima ancora di padre e madre.

I FIGLI NON DEVONO SOSTITUIRSI AL LORO AMORE, NÉ ASSORBIRE TUTTO IL LORO AFFETTO

MA ESSERNE IRRADIATI E ARRICCHITI.

Padri e madri, pur continuando a essere genitori devono smettere di fare i genitori quando i figli sono adulti.

Quando i genitori smetteranno di preoccuparsi per i loro figli, consentiranno finalmente al Padre di occuparsene, con vantaggio di tutti:

  • DEI GENITORI CHE SI SENTIRANNO MENO ANGOSCIATI,
  • DEI FIGLI CHE SI SENTIRANNO PIÙ LIBERI,
  • E DEL SIGNORE CHE POTRÀ FINALMENTE EFFONDERE IL SUO GRANDE AMORE

Il Signore sta parlando delle forze avverse che sono in noi e che ci impediscono di vivere la nostra vita nel ruolo che ci è assegnato.

Questa vita è una prova, e per diventare veri figli di Dio si deve impugnare la spada della Verità che il Signore ci espone, e combattere contro questi coabitanti finché li ha vinti.

Se siamo nella carne è perché siamo peccatori, abbiamo un sacco di difetti e siamo limitati dalla tendenza al male che è in noi, e le brame carnali attanagliano tutto il nostro essere.

Quante volte siamo abbagliati dal potere, dall’ambizione, dall’orgoglio, dallo sfarzo, che diventano nostro padre e nostra madre, la nostra nuora e la nostra incommensurabile cecità, la nostra pigrizia e la nostra malignità.

Questi sono i veri coabitatori dell’uomo, i nemici che vanno combattuti con la spada della Verità enunciata con la Dottrina di Cristo.

Il Signore ci dice anche che il regno dei Cieli patisce violenza, ed è proprio questa la violenza che bisogna esercitare per suscitare l’incontro con il Signore. E si fa ancora più preciso “…Chi ama suo padre e sua madre più di Me, non è degno di Me, e colui che ha figli e figlie e li ama più di Me, non è degno di Me!

Chi non riconosce il Cristo come unico Salvatore è ben lieto di amare il sé stesso, con le proprie passioni, che generano di conseguenza azioni e opere (figli e figlie) per un personale benessere mondano.

Chi non rinuncia al mondo e a ciò che offre (prendere la croce) e non segue la Parola e le azioni di Cristo, non potrà mai provare la Comunione con il Signore, perché i beni di questo mondo accecano i nostri occhi e la nostra volontà. Potrebbe un cieco trovare la solo la strada?

Chi vorrà salvare la propria vita materiale, perderà quella spirituale, ma chi perderà la vita materiale a causa del cristo, troverà quella spirituale, che è la vera vita!

E chiudo questa lunga meditazione con le parole di Papa Francesco, nell’Angelus di domenica 18/08/2013, ha detto:

Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per sé stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34)“.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!