GIOVEDI’ 1 SETTIMANA DI AVVENTO, ANNO C 02.12.2021 – Matteo 7,21.24-27 “Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.”

li… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 7,21.24-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Soltanto se la nostra vita è radicata nel messaggio evangelico ed è fondata sulla carità, ha la consistenza necessaria per superare le difficoltà e le avversità della nostra esistenza quotidiana, perché Dio ci dà l’illuminazione e la forza per vincere.

Scriveva il 26 maggio 2012 il grande Papa Benedetto XVI’:

  • “Nella società attuale viviamo una situazione per certi versi precaria, caratterizzata dalla insicurezza e dalla frammentarietà delle scelte. Mancano spesso validi punti di riferimento a cui ispirare la propria esistenza. Diventa, pertanto, sempre più importante costruire l’edificio della vita e il complesso delle relazioni sociali sulla roccia stabile della Parola di Dio, lasciandosi guidare dal Magistero della Chiesa”.

Gesù ci ricorda che non basta pregare a forza di parole, ma occorre concretamente fare la volontà di Dio, nelle situazioni di ogni giorno.

Non ci si deve accontentare di buone intenzioni, di “pie” chiacchiere, ma accettare quello che Dio ci prepara, affrontando con coraggio e con gioia la realtà quotidiana.

Solo così costruiremo una “casa sulla roccia“, non sulla sabbia che il vento disperde.

E la nostra “roccia” è la persona di Cristo nella sua testimonianza di vita e nel suo messaggio evangelico.

Noi viviamo in una società che oggi è in affanno, è delusa, smarrita, non sa più come reggersi. La cui casa è costruita sulla sabbia della parola dei falsi profeti che sono divorzisti, abortisti, propugnatori dell’eutanasia, della droga, dell’alcool, dell’ingiustizia, dell’abolizione dello stesso matrimonio, del libero amore, delle coppie di fatto anche dello stesso sesso, dell’idolatria, dell’abbandono della legge morale.

Questo punto in cui ci troviamo, che a mio avviso, con molta ilarità chiamiamo “progresso”, altro non è che una micidiale combinazione di eventi, inesorabile, che ci porterà all’involuzione.

La nostra casa è distrutta perché l’abbiamo privata di quel fondamento solido, che è la Parola di Cristo.

E Dio lo abbiamo lasciato fuori della nostra casa. E quando pensiamo di apportare qualche miglioria alla società, con nuove leggi astruse, che hanno solo un profilo laico, altro non facciamo che aggiungere danno a danno e rovina a rovina.

Cristo Gesù è venuto per darci una casa di amore sulla terra e nei cieli. Ma noi non siamo interessati: ce ne stiamo costruendo una fatta di parole, anzi di parole di odio.

Abbiamo bisogno di parole pervase dall’amore e di parole che allo stesso tempo siano credibili, e magari anche pronunciate da persone che vivono ciò che dicono.

Possiamo pensare di poter essere graditi a Dio solo con ciò che diciamo o facciamo.

È possibile, tuttavia, pronunciare le parole “giuste” e fare le cose “giuste“, ma se il nostro cuore è concentrato su come appariamo agli altri o su come potremmo trarne profitto in qualche modo terreno, in realtà non siamo graditi a Dio.

Ne abbiamo un esempio dalla folla del brano evangelico, che È AMMIRATA DA GESÙ PERCHÉ, DIVERSAMENTE DAGLI UOMINI RELIGIOSI DEL SUO TEMPO, FA CIÒ CHE DICE.

Perciò la sua parola è autorevole, viene ascoltata ed è accolta.

Ma non sono parole ormai antiche, rivolte ad una folla che ormai non è più.

Ma sono parole eterne, e quindi sono rivolte soprattutto a noi.

A noi, poveri viatori che camminano sulle sconnesse carreggiate del tempo, che cerchiamo con difficoltà, ma anche con autenticità, di vivere il Vangelo, sperando che che esso porti frutto nelle nostre povere esistenze.

E quel «non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli», ci riguarda direttamente.

Perché corriamo il rischio di parlare tanto di lui, di pregarlo, di impegnarci senza troppa convinzione, FACENDO SI CHE ALLA FINE LA SUA PRESENZA NON ABITA NELLE NOSTRE QUOTIDIANITÀ.

Diceva il Vescovo Sant’ILARIO DI POITIERS:

  • “Egli condanna ancora l’inganno dei falsi profeti e le simulazioni degli ipocriti, che presumono di trarre gloria dall’efficacia della parola con un insegnamento profetico, con lo scacciare i demoni e con miracoli di questo genere.

Per questo essi promettono a sé stessi il regno dei cieli, come se veramente dipendesse da loro ciò che dicono e ciò che fanno e non fosse la potenza di Dio a compiere tutto, quando è invocata.

È la lettura invece che dona la scienza della dottrina ed è il nome di Cristo che provoca l’espulsione dei demoni”.

La buona notizia del Vangelo deve PERMEARE la NOSTRA vita di ogni giorno, perché il cammino della sequela, che si esprime attraverso piccoli passi quotidiani, DEVE RAPPRESENTARE IL COMPIMENTO DELLA VOLONTÀ DEL PADRE.

Solo così ci accorgiamo, allora, se siamo davvero credenti, se il Vangelo ha scavato profondamente nella nostra vita, mettendoci al riparo davanti alle tempeste inattese e devastanti.

Quando la malattia o il fallimento bussano alla nostra porta, allora ci rendiamo conto se abbiamo permesso alla Parola di Dio di irrobustire a sufficienza la nostra Fede e se veramente ci siamo convertiti.

E allora, in ogni occasione ascoltiamo e meditiamo la Parola, perché affondi nel terreno delle nostre convinzioni e ponga fondamenta ben salde per la nostra vita, per le tante cose che costruiamo e che restano in piedi solo se poggiano su Dio.

Fare la volontà del Padre equivale ad amare Gesù Cristo, essere suoi discepoli, lasciarsi rivestire da lui, lasciarlo vivere dentro di noi, PER COMPIERE OPERE DI MISERICORDIA E DIFFONDERE L’AMORE DI DIO.

Ecco cosa vuol dire “Gesù è il Signore!”: è il Signore, il padrone della mia vita.

Il bene che il Signore ci chiede DI FARE, non è quello che si identifica in modo immediato con la nostra coscienza, le nostre convinzioni, la nostra libertà d’azione, MA È IL BENE CHE NASCE DAL RINNEGAMENTO DI NOI STESSI E DALL’ASCOLTO DELLA SUA VOLONTÀ.

Non ci è chiesto semplicemente di fare ciò che è bene, MA QUEL BENE CHE IL SIGNORE VUOLE DA OGNUNO DI NOI.

Molti sono quelli che cadono in questo inganno, nell’illusione di una giustizia che non è scaturita dal Figlio, ma dall’uomo e dalla sua presunzione di poter operare in nome di Dio.

Ricordiamoci che Satana può rivestirsi delle sembianze di un angelo di luce e fare opere potenti agli occhi degli uomini. Ma, alla fine, il Signore “dirà a quelli, manifestamente, davanti a tutti e in modo inequivocabile: “Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, operatori d’iniquità.””

Diceva SAN GIROLAMO, il grande traduttore della Sacra Scrittura:

  • “Non ha detto: Voi che avete operato iniquità, ma: voi che operate iniquità, cioè voi che fino a questo momento, cioè fino al momento del giudizio avete ancora desiderio di peccare, anche se non ne avete più la facoltà.”

Ma riprendiamo il testo:

  • “24 Pertanto ognuno che ascolta queste mie parole e le fa, sarà simile a un uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia; 25 e scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, e non cadde: era stata infatti fondata sulla roccia”.

Il turbine delle passioni non può nulla contro la FEDE nel Signore, che è ascolto obbediente della Sua volontà.

Tutta la natura dell’uomo sembra congiurare ed essere contro: eppure Dio compie il miracolo e rende il nostro cuore come una roccaforte inespugnabile.

Sapiente non è chi parla ed opera nel nome di Dio, ma chi ascolta e lascia operare Dio stesso.

È Gesù la roccia su cui è fondata la nostra fede: su di Lui il nostro cuore riposa al sicuro.

Infelice e misero il discepolo che ascolta e non obbedisce: nel momento della prova non c’è chi lo soccorra.

26 E ciascuno che ode queste mie parole e non le fa sarà simile a un uomo stolto, che costruì la sua casa sulla sabbia; 27 e scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa e cadde e la sua rovina era grande.

Non c’è peggiore sorte di chi ha accolto la Parola di Dio e ha fatto delle scelte in Suo nome, ma poi si è arenato.

Più si sale in alto e più si è esposti ad una caduta rovinosa.

Non basta cantare ogni giorno le lodi del Signore, nella sua casa, bisogna tenere saldo il fondamento della fede.

Il Signore ci renda servi umili ed obbedienti; ci doni la forza e l’entusiasmo per fare sempre la Sua volontà, senza presunzione riguardo al passato, ma pieni di fiducia per l’avvenire. Non saranno delusi coloro che confidano nel suo Figlio.

Che questo tempo di Avvento sia allora per noi un periodo santo, una opportunità di GRAZIA, che ci è data per vivere la nostra vita cristiana, ri-esaminando le nostre azioni, leggendo con la giusta attenzione e la giusta saggezza la PAROLA di Dio, e dedicandoci con rinnovato, inesauribile, quotidiano impegno alle opere di carità.

Ricordiamoci che la FEDE si accende e si alimenta con lo stupore e la meraviglia che la PAROLA DEL SIGNORE suscita nei cuori.

Un cuore che non è più capace di stupirsi per la Parola e di stupire con la Parola è ormai lontano dal Signore e privo di vita.

Questa è stata la causa della fine degli scribi e dei farisei, che non ascoltavano più la Parola.

E questa sarà la stessa sorte di tutti coloro che, dopo aver udito la Parola, non la metteranno in pratica e non ne sperimenteranno la potenza vivificante.

E qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini.” Scrive Paolo di Tarso alla sua amata comunità che vive a Colossi, fondata dal Vescovo Epafra, provincia romana della Frigia, in Asia Minore (attuale Turchia) (Colossesi 3,23).

E vi lascio, come al solito con il pensiero di un grande monaco moderno, il beato Charles Eugene De FOUCAULD, (1916-2016 Il 13 novembre 2005 è stato proclamato beato da papa Benedetto XVI. Il 27 maggio 2020 a Santa Sede ha attribuito alla sua intercessione un miracolo, che consentirà la sua canonizzazione, prevista per il 15 maggio 2022.) diceva:

  • “L’ora meglio impiegata della nostra vita è quella in qui maggiormente amiamo Gesù”.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!