Yehoshua (Gesù) Ben Sirach Scriba
PERSONAGGI BIBLICI |
II sec. a.C. |
«Mio nonno Gesù, dopo essersi dedicato per tanto tempo alla lettura della legge, dei profeti e degli altri libri dei nostri padri, avendone conseguito una notevole competenza, fu indotto a scrivere qualcosa anche da parte sua, su ciò che riguarda la dottrina e la sapienza, affinché, venendolo a conoscere quanti amano lo studio, possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge». Così si legge nel prologo che precede un libro sapienziale biblico, il Siracide – di cui si legge nella liturgia di questa domenica un brano tratto dal capitolo 3 -, libro denominato in passato “Ecclesiastico”, non solo per metterlo in parallelo con 1″Ecclesiaste”, cioè Qohelet, ma anche perché esso era molto usato nella comunità ecclesiale cristiana, soprattutto nella formazione dei catecumeni (già nel III sec. san Cipriano di Cartagine lo denomina “Ecclesiaco” e lo usa come testo sacro). Ma chi era questo Gesù, autore di un ampio scritto a noi giunto nella versione greca del nipote? Prima di tutto ricordiamo che l’opera, a partire dalla fine dell’Ottocento, grazie ad alcuni manoscritti scoperti nell’antica sinagoga del Cairo, e successivamente coi celebri documenti delle grotte di Qumran, presso il Maro Morto, è stata ricostruita per due terzi nell’originale ebraico. Ebbene, nella finale greca di quest’opera si legge: “Un insegnamento di sapienza e di scienza ha condensato in questo libro Gesù, figlio di Sirach, figlio di Eleazaro, di Gerusalemme” (50, 27). L’originale ebraico, invece, offre qui un altro nome: “Simeone, figlio di Gesù, figlio di Eleazaro, figlio di Sira”. A questo punto si è preferito ricorrere al patronimico Ben Sirach, “figlio di Sirach”, o Siracide: di lui non si sa altro, se non la sua visione del mondo espressa nella sua opera, composta probabilmente attorno al 190-180 a.C. Conosciamo, però, con precisione la data della traduzione greca eseguita dal nipote dell’autore: sempre nel prologo sopra citato egli ricorda di aver completato il suo lavoro “nell’anno trentottesimo del re Evergete” di Egitto. Questo titolo greco, che significa “Benefattore”, fu attribuito a vari sovrani ellenistico-egiziani, tra i quali, il più probabile per il nostro caso, è Tolomeo III Evergete Fiscone (145-1 16 a.C.). Saremmo, perciò, nel 132 a.C. Il nonno Siracide era certamente un sapiente, uno scriba ebreo di Gerusalemme, formato nelle tradizioni dei padri, attento a impedire che lo spirito religioso di Israele non venisse fagocitato e deformato dalla cultura razionalista greca allora dominante. Tuttavia egli non si accontenta di conservare la dottrina tradizionale in modo rigido; evidente è lo sforzo di aggiornarla secondo le nuove istanze, sia pure sempre nella fedeltà. Indispensabile, perciò, per conoscere il pensiero di Gesù Ben Sirach (o Ben Sira) è la lettura dei 51 capitoli del suo libro che offrono una massa ricchissima di consigli, riflessioni, meditazioni e anche quattro inni di forte intensità poetica e spirituale. In particolare ricordiamo l’inno del capitolo 24, che celebra la Sapienza divina, e quel delizioso cantico delle creature che si apre in 42,15 e si conclude in 43,33. Autore: Gianfranco Ravasi |
INTEGRAZIONE:
Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách, “sapienza di Sirach“e iun lingua latina Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l’Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cattolica (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato solo nella tradizione cattolica e ortodossa, mentre è escluso dal canone ebraico e protestante perché considerato apocrifo.
Originariamente scritto in ebraico, sarebbe stato tradotto in lingua greca dal nipote di Giosué figlio di Sirach in Egitto. Il nipote avrebbe anche aggiunto una prefazione.
È stato scritto originariamente in ebraico a Gerusalemme attorno al 180 a.C. da “Gesù figlio di Sirach”, poi tradotto in greco dal nipote poco dopo il 132 a.C. È L’UNICO TESTO DELL’ANTICO TESTAMENTO DEL QUALE È POSSIBILE IDENTIFICARE CON CERTEZZA L’AUTORE.
È composto da 51 capitoli con vari detti di genere sapienziale, sintesi della religione ebraica tradizionale e della sapienza comune.
L’autore, Yehoshua ben Sira (tradotto “Gesù figlio di Sirach”, da qui il nome del libro “Siracide”), era un dotto scriba ebreo di Gerusalemme; avrebbe scritto il libro circa nel 196 a.C.-175 a.C.
Il Siracide è conosciuto in varie forme testuali: greca (due versioni, una breve e una lunga), ebraica (il testo è frammentario, ne abbiamo un migliaio di versetti su 1600), siriana e la Vetus latina.
Sebbene il Siracide non presenti un piano organizzato e premeditato, in quanto tocca temi diversi e si muove con libertà tra l’uno e l’altro, si possono individuare quattro linee dottrinali principali:
- la sapienza come caratteristica del popolo ebraico – La sapienza è identificata in concreto con la legge data al popolo eletto, cioè Israele;
- solo i fedeli a Dio possono accedervi;
- premio e castigo in questo mondo;
- la ricchezza non è una virtù.
Il libro contiene soprattutto massime etiche, avvicinandosi così al libro dei Proverbi. Si ignora se Yehoshua ben Sira fu un autore originale o semplicemente un compilatore, sebbene lo stile uniforme della redazione faccia pensare alla prima soluzione.
Tratta di temi diversi:
- dalle regole di cortesia e di umiltà
- ai precetti rispetto al culto,
- il superamento delle prove
- ed il timore di Dio,
- passando per i doveri verso lo stato,
- la società ed il prossimo.
Gli ultimi capitoli sono dedicati alla lode del creato e all’elogio degli antichi padri.