DOMENICA XIV^ T.O. – Mc 6,1-6 Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il Vangelo ci riporta a Nazareth con Gesù che torna nella sua “patria”. La sua fama si era diffusa ben oltre la Galilea e aveva raggiunto persino Gerusalemme. Molti erano accorsi nella sinagoga per ascoltare le parole del loro illustre concittadino. Tutti i presenti, nonostante lo conoscano bene, restano stupiti delle parole che escono dalla sua bocca e si chiedono “…Donde gli vengono tali cose?”.

Se avessero ricordato le antiche parole rivolte a Mosè “…IL SIGNORE TUO DIO SUSCITERÀ PER TE, IN MEZZO A TE, FRA I TUOI FRATELLI UN PROFETA PARI A ME; A LUI DARETE ASCOLTO” (Dt 18 15), avrebbero accolto non solo le parole ma lo stesso Gesù come inviato di Dio.

Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si bloccano davanti al carattere ordinario della sua presenza: non è così che essi immaginano un inviato di Dio; lo immaginano straordinario e prodigioso, dotato di forza e di potenza umana.

Gesù, invece, si presenta loro come un uomo normale, fragile, indifeso, falegname… e nemmeno sembra godere di particolare stima da parte dei nazareni “…Non è il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”

Gli riconoscono certamente una notevole sapienza e una rilevante capacità taumaturgica, ma la vera questione è che essi non possono accettare che egli parli con autorità sulla loro vita e sui loro comportamenti. IN BUONA SOSTANZA CHE ABBIA AUTORITA’ SU DI LORO.

E quel che sembrava un trionfo divenne un totale fallimento.

 

Certamente un brutto episodio, permeato da INVIDIA E RIFIUTO, IN PREGIUDIZIO DEI QUALI LA FEDE IN DIO E LA REDENZIONE CHE CI OFFRE GESÙ CRISTO DIVENTANO INACCESSIBILI.

Gli abitanti di Nazareth avrebbero dovuto instaurare una relazione di intimità con il Redentore per essere salvati.

Ma è quello che continua ad accadere… facciamo fatica a credere che Gesù sia il Messia… non ha nulla di quel Dio onnipotente, Signore degli eserciti che ci eravamo immaginati… troppo umano, troppo fragile. Troppo UGUALE A NOI.

Sono sempre le aspettative che ci fregano… le nostre maledette convinzioni…

Se il Signore capitasse un giorno nella nostra chiesa e cominciasse a parlare… anche noi avremmo qualcosa da ridire e qualcosa da insegnare.

Soprattutto, se quel “Signore” lo abbiamo visto crescere e, se conosciamo di lui vita, morte e miracoli, come si suol dire…

Incredibile… invece di accogliere benevolmente il Signore Gesù, perché tutti lo conoscevano da sempre, compaesani e parenti lo rifiutano…proprio perché lo conoscevano.

SE IL VANGELO POTESSE PARLARE, LAMENTEREBBE LA SOLITUDINE IN CUI SPESSO IL CRISTO È RELEGATO.

E accuserebbe anche “NOI” per le tante volte che lo spingiamo ai margini della vita, lasciandolo muto, perché non parli e non agisca. Perché ciò che dice NON CI FA COMODO.

Gli uomini di Dio, i profeti, lo sanno bene “…Me infelice! Madre mia che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese”, grida Geremia (15, 10).

Ed Ezechiele si sentì preannunciare lo stesso dramma: “Io ti mando dagli Israeliti, a un popolo di ribelli…”

Tuttavia, il Signore aggiunge: “Ascoltino o non ascoltino – perché sono una genia di ribelli – sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”. Dio è fedele, sempre. La Parola non tace, e il Vangelo sarà sempre predicato. Chi lo accoglie e lo mette in pratica salva la sua vita.

Chi si comporta come gli abitanti di Nazareth, ossia chi non accetta LA SIGNORIA DI DIO nella sua vita, impedisce al Signore di operare. Sta scritto che a Nazareth Gesù non poté operare miracoli; non è che non volle, “non poté”, perché essi non avevano capito che non si trattava di prodigi o di magie al servizio della propria fama. Il miracolo è la risposta di Dio a colui che tende la mano e chiede aiuto. Nessuno di loro tese la mano, ma tutti avanzavano pretese.

Altro punto di vista:

la tristezza….

I Vangeli, che leggiamo, ci mostrano un Gesù, che ha un insegnamento diverso da quello degli scribi e dei farisei, completamente diverso e completamente nuovo: non più leggi, ma SOLO L’AMORE DEL PADRE.

Non statuti ma miracoli. Non fedeltà a una legge a scapito dell’uomo, ma la salvezza dell’uomo anche a scapito della legge.

La gente attorno a lui si accalcava, ci stava volentieri, la folla lo seguiva!

Dopo questo successo, Gesù torna a Nazareth. I suoi concittadini lo vedono tornare, vanno ad ascoltarlo nella sinagoga, il primo sabato e subito si scandalizzano di lui!

Cosa sta dicendo IL FIGLIO DI MARIA, IL FIGLIO DEL CARPENTIERE, partito dal paese qualche anno addietro, del quale loro, i nazareni sapevano tutto.

Non era possibile che Dio si manifestasse in un personaggio così poco appariscente, senza titoli, né niente che avesse accreditato dai maestri del paese.

Essi AVEVANO LA CERTEZZA CHE DIO NON SI MANIFESTA NELLA QUOTIDIANITÀ E NELLA FERIALITÀ e per di più in una banale cittadina qualunque.

Gesù provò tanta tristezza e non poté operare nessun miracolo!

E Gesù cita “Nemo propheta in patria sua” -nessuno è profeta nella sua patria-.

Istintivamente si è più inclini a credere a qualcuno che viene da lontano, a qualcuno che non conosciamo.

Quello che colpisce del Vangelo non è dunque lo stupore della gente, ma quello del Signore “…che si meravigliava della loro incredulità”, dice Marco. E questa incredulità era tale che Gesù non poté compiere alcun miracolo.

Eppure, avrebbe dovuto aspettarselo, no? Già nell’Antico Testamento Dio aveva suscitato profeti e, prima di inviarli, li aveva avvertiti che il popolo sarebbe stato duro di cuore, maldisposto ad ascoltare la loro parola.

Prima ancora di parlare, l’apostolo sa che non verrà ascoltato. Tempo perso! Ebbene sì; se ragioniamo alla maniera di questo mondo, può sembrare veramente tempo perso, fatica sprecata… Ma per Dio no!

Ciò che per gli uomini è tempo perso, per Dio e per il cristiano è tempo guadagnato; ciò che per gli uomini è fatica sprecata, per Dio e per il cristiano è cosa santa.

Siamo talmente poco muniti di FEDE e di CERTEZZA RIPOSTA NELLA PAROLA DI DIO, che impediamo che avvengano miracoli. E anche se questi avvengono, non li vediamo, non li riconosciamo, e dunque questi restano eventi inutili, miracoli che non ottengono il loro fine. E COSÌ, NELLA NOSTRA VITA, MAI ARRIVERA’ IL GIORNO IN CUI DIO PASSA…

E se passa un “uomo di Dio” ci rifiutiamo di riconoscerlo, come è avvenuto per il “maestro”, che era sì capace di operare guarigioni, era un bravo predicatore, aveva autorevolezza e parola che colpiva. MA era così dimesso (inconcepibile per essere Dio), e non aveva nulla che nemmeno visivamente, proclamasse la sua gloria e la sua funzione.

Era “uno di noi”, che conosciamo fin troppo bene. Dunque che cosa vuole, perché dovrebbe essere davvero “altro”?

Sì, Gesù era un uomo come gli altri, si presentava senza tratti straordinari, appariva fragile come ogni essere umano. ESATTAMENTE COME NOI. ECCO PERCHÉ’ NON POTEVA ESSERE DIO.

Gesù allora prova a curare i malati là presenti, e ne guarisce anche qualcuno, ma è come se non avesse operato miracoli, perché il miracolo avviene SOLO QUANDO IL TESTIMONE HA FEDE.

Qui invece sono tutti increduli, per questo Marco scrive “…non poté compiere nessun miracolo”. Gesù è ridotto all’impotenza, non può agire con potenza, non può neanche fare il bene, PERCHÉ NON C’È FEDE IN LUI DA PARTE DEI PRESENTI.

Rispetto a quei “suoi”, IL CRISTO camminava troppo avanti, teneva un passo troppo veloce, vedeva troppo lontano, aveva il coraggio di dire ciò che gli altri non dicevano, osava pensare ciò che gli altri non pensavano, E TUTTO QUESTO LO FACEVA RESTANDO TROPPO UMANO.

Ecco il nocciolo della infinità dei nostri limiti umani: LA MANCANZA DI FEDE NEL “LEGGERE” IL DISEGNO DI DIO.

Come i compaesani di Gesù, non concediamo alle persone con le quali siamo in rapporto, di oltrepassare i limiti nei quali le abbiamo rinchiuse e soprattutto non sopportiamo che l’altro sia migliore di noi.

E così impediamo alla potenza di Dio di allargare i confini della relazione con la novità che sgorga dall’altro e ci fermiamo all’apparenza, senza dare spazio alla costruzione della profondità e dello spessore nel rapporto interpersonale.
Così facendo rimaniamo vittime del passato, e non permettiamo al presente di sorprenderci, di stupirci. E rimaniamo inesorabilmente SOLI, perché il nostro Dio, che ci sarebbe stato donato dalla gioia della testimonianza del nostro prossimo, è rimasto VELATO, non gli abbiamo concesso di manifestarsi a noi.

E RIMANIAMO SOLI CON UN DIO CHE NON SALVA, PALLIDISSIMA IMMAGINE DEL DIO DEI CIELI CHE SI È FATTO UOMO PER LA SALVEZZA DELL’UOMO. Pallidissima immagine perché è un idolo che abbiamo costruito noi, A NOSTRA IMMAGINE, con dimensioni più grandi, ma non diverso da noi.

Il nostro atteggiamento rimane abituale, quotidiano: un atteggiamento, cioè, che non spera nulla e non attende nessuno; e soprattutto, atteggiamento che non riesce a immaginare che dal quotidiano, dall’altro che ci è familiare, da colui che conosciamo possa scaturire per noi LA PAROLA DI DIO.

 

Sia Lodato Gesù, il Cristo!