BEATA VERGINE MARIA “MATER ECCLESIAE”

Beata Vergine Maria Madre della Chiesa

Lunedì dopo Pentecoste (celebrazione mobile)

 

Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980). Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste.

 

Per la prima volta, se non erro, nello svolgersi misterioso della vita della Chiesa Maria entra nella professione della santa fede non più soltanto in adiecto («ex Maria Virgine»), ma in recto e viene posta al centro del dogma della nostra salvezza. I due capoversi che il Vicario di Cristo, Maestro della Chiesa universale, ha dedicato alla Madre di Dio sono il compendio dei privilegi e dei meriti di Maria e quindi anche dei compiti di una robusta devozione mariana ch’è stata sempre, accanto alla devozione alla Croce ed all’Eucaristia, un pilastro fondamentale della pietà cattolica. Nella solennità che Papa Paolo VI, successore di Pietro, ha voluto dare alla sua professio fidei del 30 giugno «.con tutta la forza che un tale mandato – di confermare nella fede i nostri fratelli – imprime nel nostro spirito» ha presentato il suo solenne pronunciamento come la ripresa sostanziale del Credo di Nicea (325), come già avevano certamente pensato un secolo dopo anche i Padri del Concilio di Efeso (430) quando definirono Maria vera Madre di Dio. E possiamo allora dire che come Pio IX è passato alla storia come il pontefice dell’Immacolata e Pio XII come il pontefice dell’Assunzione, Paolo VI passerà come il pontefice di Maria Mater Ecclesiae alla quale nel 1966 dedicava l’Enciclica per l’invocazione di preghiere per la pace.

Non stupisce allora che il documento della professio fidei paolina vibri tutto di fermezza e tenerezza nel proposito di «rendere una ferma testimonianza alla Verità divina, affidata alla Chiesa, perché essa ne dia l’annunzio a tutte le genti». E vuole essere «a gloria di Dio Beatissimo e di Nostro Signore Gesù Cristo e con la fiducia nell’aiuto della Beata Vergine Maria e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo» la voce ferma «per confessare veramente, al di là delle umane opinioni, Cristo Figlio di Dio vivente. per il bene e l’edificazione della Chiesa». Così il Papa dell’epoca della scienza e della tecnica, quando tutto il mondo – mentre è scosso da parte a parte dai fremiti di libertà – è dovunque in tensione di catastrofi che possono ad ogni momento cambiare la figura dell’umanità, invita i credenti a stringersi nella fede alle verità che non mutano e che zampillano nello spirito una certezza di speranza per la vita eterna.

Il nucleo della mariologia di Paolo VI è quello che la Chiesa di tutti i tempi ha attinto direttamente dal Vangelo ossia la professione della Maternità divina di Maria: «Egli (Gesù Cristo, Figlio di Dio) si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». È attorno a questo nucleo che si muove l’intero organismo della nostra fede, poiché è grazie al consenso di Maria che «Dio è entrato nel tempo» (Kierkegaard) così che il tempo, e quando la libertà dell’uomo può scegliere nel tempo davanti a Dio e con la grazia di Cristo, può avere un’importanza eterna ossia liberamente decide della propria salvezza o dannazione eterna.

Non v’è dubbio che una robusta teologia dell’esistenza cristiana più penetrerà la ricchezza, l’altezza e la profondità del dogma cristologico, più dilaterà ed approfondirà le dimensioni del dogma mariano nel tessuto più vivo dello spirito nel circolo operante della persona come un tutto. La pietà mariana discende direttamente dal dogma, come i frutti con i fiori e le foglie discendono dal tronco. Ed anche ove la conoscenza del dogma resta elementare od appena embrionale, nella gente umile e poco adusata alla precisione dei termini ed al nesso astratto delle conseguenze, la fede che Maria è Madre di Dio dà la certezza che l’uomo può ormai avere accesso a Dio e confidare nella sua misericordia poiché Dio stesso ha avuto e voluto una donna per «madre». Il potere illuminante del nome di «madre», che non ha l’eguale nella semantica umana, l’uomo dell’esilio terreno lo trasfigura in Maria immediatamente in una rosa di fulgori celestiali ch’è la corona dei suoi privilegi.

Paolo VI intreccia questa corona con la mano ferma di maestro di verità e con la commozione del figlio devoto, deciso a fugare insinuazioni e oscillazioni vecchie e nuove che il pensiero moderno e la recente teologia protestante avevano messo in circolazione. La dichiarazione si può dividere in due parti: nella prima Maria è considerata soprattutto nel suo rapporto a Cristo: «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Signore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, essa, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature». È la Madre di Dio nei privilegi d’Immacolata e sempre Vergine, primizia purissima della redenzione di Cristo Salvatore.

La seconda parte espone l’attuazione dei compiti e dei privilegi di Maria verso Cristo e verso la Chiesa come suo Corpo mistico: «Associata ai Misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e Noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti». È la Madre di Dio ch’è diventata madre degli uomini per formare nei credenti, coi misteriosi tocchi della divina misericordia, l’Immagine del suo Figlio.

«Madre della Chiesa» Maria è stata fin dal fiat dell’Annunciazione e soprattutto dal fiat ai piedi della Croce, ma oggi abbiamo la gioia che questo titolo è entrato nella professione di fede dataci dal nostro Padre nella fede, il Papa. «Madre della Chiesa» Paolo VI aveva proclamato solennemente Maria nell’Allocuzione di chiusura della III Sessione del Concilio Vaticano II del 21 novembre 1964: «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano» (cf. Mater Ecclesiae 1965, 1, p. 5).

Padre Cornelio Fabro

 


 

La gioiosa venerazione riservata alla Madre di Dio dalla Chiesa contemporanea, alla luce della riflessione sul mistero di Cristo e sulla sua propria natura, non poteva dimenticare quella figura di Donna (cf. Gal 4, 4), la Vergine Maria, che è Madre di Cristo e insieme Madre della Chiesa.
Ciò era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole premonitrici di sant’Agostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando dice che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa. Queste considerazioni derivano dalla divina maternità di Maria e dalla sua intima unione all’opera del Redentore, culminata nell’ora della croce.
La Madre infatti, che stava presso la croce (cf. Gv 19, 25), accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero.
Premurosa guida della Chiesa nascente, Maria iniziò pertanto la propria missione materna già nel cenacolo, pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (cf. At 1, 14). In questo sentire, nel corso dei secoli, la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Benedetto XIV e Leone XIII.
Da ciò chiaramente risulta su quale fondamento il beato papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima», e stabilì che «l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con questo soavissimo nome».
La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980) e pubblicò altri formulari nella raccolta di messe della beata Vergine Maria (1986); ad alcune nazioni, diocesi e famiglie religiose che ne facevano richiesta, concesse di aggiungere questa celebrazione nel loro Calendario particolare.
Il Sommo Pontefice Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia iscritta nel Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste e celebrata ogni anno.


Autore: 
Card. Robert. Sarah