“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 14,15-24
+ In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”». Parola del Signore
Mediti…AMO
“Venite, è pronto”.
Riferendosi a questo banchetto celeste, Gesù racconta una parabola di un uomo che preparò una gran cena e invitò molti e all’ora della cena inviò un servo a dire agli invitati che la cena era pronta.
Era consuetudine tra gli ebrei dare un doppio invito, il primo invito serviva agli ospiti per informarli riguardo il giorno e il secondo invito era il giorno della cena quando tutto era pronto, il padrone di casa mandava così il servo a chiamare gli invitati (Ester 5,8 e 6,14).
“Venite, è pronto”. Questa parola è come il ritornello di un inno alla gioia, nel quale Dio invita gli uomini ad esultare con lui.
È il banchetto di amicizia preparato per tutti i popoli, il che significa comunicazione, fiducia, desiderio di intesa e buon umore, all’interno del quale il padrone ha previsto tutto, perché i suoi invitati assaporino la vera gioia, la gioia della salvezza.
E a questo padrone bisogna rispondere, con il cuore più che con le labbra, ma questo non avviene.
Nel testoi vediamo le scuse degli invitati nel declinare l’invito. E questo indicava una mancanza di cortesia, era un comportamento offensivo, era un forte messaggio sociale negativo, utile a sfidare l’autorità e l’onore di chi ospitava.
Ma vediamo che sono scuse, senza senso, utili solo a dimostrare che questi non ci volevano proprio andare.
“Tutti insieme”, indica che sono stati unanimi nel rifiutare l’invito accampando varie inesistenti scuse.
1) La prima scusa: l’uomo aveva comprato il campo e lo doveva andare a vedere. Una bugia. Ma come si fa a comprare un campo senza, prima, vederlo? E anche se l’avesse comprato, il campo, non scappava via, poteva vederlo anche il giormno seguente.
2) La seconda scusa: l’uomo che ha comprato cinque paia di buoi e voleva andarli a provare. L’acquisto di cinque paia di buoi indica che era ricco, cinque paia di buoi erano sufficienti per lavorare 45 ettari di terreno, sicuramente un grande acquisto. Ma anche in questo caso vale la stessa cosa del primo caso. Poteva provarli un’altra volta.
3) La terza scusa: l’uomo che ha preso moglie e non poteva andare. Secondo la legge, l’uomo che si doveva sposare, o appena sposato non doveva andare in guerra per un anno come per affari importanti, quale aver comprato casa, o una vigna (Deuteronomio 20,5-7; 24,5), ma non che era esente dal partecipare a un banchetto.
L’invito è stato rifiutato quindi da tutti gli invitati.
Allora vengono chiamati altri, lungo la strada ed essi hanno riempito la sala.
Il Vangelo non dice che cosa hanno risposto: la loro risposta è stata quella di venire, con il cuore pieno di gioia.
Ogni invitato fin dal battesimo, può, se lo vuole, farsi avanti senza esitare e prenda il posto che è a lui destinato: “La festa è pronta; partecipate tutti; nessuno se ne vada affamato. Tutti si dilettino al banchetto della fede.
“Entrate tutti nella gioia del vostro padrone”, diceva san Giovanni Crisostomo in un sermone di Pasqua.
Si tratta di capire allora che il Regno di Dio è questo invito del Signore a renderci disponibili per accogliere, già qui e ora, la sua gioia.
Questo è prioritario nella nostra “fede”, che non va vissuta come una serie di doveri, di pesi e fatica da accollarsi inderogabilmente.
Il Signore ci chiama al banchetto, alla festa del suo amore.
Certo, c’è poi l’operosità dei nostri impegni, vissuti, in questa ottica, in una atmosfera dove, quel che conta, è la festa dello stare intimamente uniti nel cuore, all’Amato da cui attingo serenità e forza per operare il bene.
La stoltezza, dunque, sta nel preferire i propri affari, gli affetti limitati e lasciarsi interamente assorbire da essi:
- “Devo andare a vedere il campo che ho comprato”.
- “Devo andare a provare cinque paia di buoi… Ho preso moglie”.
E’ uno stratificarsi di priorità effimere e comunque sbagliate, di fronte alle quali, per paura di rinunciare ad esse, ci precludiamo l’entrata al banchetto della gioia.
La voce di Papa Francesco «L’esistenza cristiana è un invito: diventiamo cristiani soltanto se siamo invitati. Abbiamo ricevuto un invito gratuito e il mittente è Dio. Ma la gratuità implica anche delle conseguenze, la prima delle quali è che, se non si è stati invitati, non si può reagire semplicisticamente rispondendo: «Comprerò l’entrata per andare!. Infatti non si può! Per entrare non si può pagare: o sei invitato o non puoi entrare. E se nella nostra coscienza non abbiamo questa certezza di essere invitati, non abbiamo capito cosa è un cristiano. Siamo invitati gratuitamente, per la pura grazia di Dio, puro amore del Padre. È stato Gesù, con il suo sangue, che ci ha aperto questa possibilità. […] L’entrare nella Chiesa è una grazia, un invito; non si può comprare questo diritto. In secondo luogo, comporta il fare comunità, partecipare tutto quello che noi abbiamo – le virtù, le qualità che il Signore ci ha dato – nel servizio l’uno per l’altro. Questo comporta essere disponibili a quello che il Signore ci chiede».”
Dall’Omelia a Santa Marta, 5 novembre 2013
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!