“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose “PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Pietro Saltarelli… il Vecchio Fariseo commenta…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Dal Vangelo secondo LUCA 13,31-35
+ In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù nei Vangeli, appare totalmente proiettato alla salita verso Gerusalemme.
Egli volge lo sguardo indurito, deciso, determinato a salire a Gerusalemme.
Salire: un’indicazione geografica che dice il senso ed il verso della vita dell’uomo che si mette alla sequela di Gesù, per poter conoscere il volto di Dio.
Lì Gesù deve andare perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Lì Dio vuole dire qualcosa di Sé, anche ora che la stessa città si configura come il centro del rifiuto nei confronti del Figlio Suo.
Luca, attualizzando la parola di Gesù, vede Gerusalemme come il luogo dove deve compiersi l’esodo di Gesù, ma anche come la “casa” abbandonata da Dio, come la città che continua a uccidere i messaggeri: (la lapidazione di Stefano e l’uccisione dell’apostolo Giacomo in At 7,55-60; 8,1-4; 12,1-4).
Gesù viene informato che anche Erode lo vuole uccidere. Ma nonostante tutto egli non si lascia scoraggiare: prosegue nella missione di salvezza che Dio Padre gli ha affidato, anche a costo di sacrificare la propria vita.
Egli ci ha dimostrato un amore veramente profondo, un coraggio estremo: Egli ci manifesta chi è veramente Dio, che ci ama con infinita tenerezza, ci vuole proteggere (come fa una chioccia con i pulcini sotto sue ali, come ci dice oggi il Vangelo: (Lc 13,345), disposto a morire per rivelarci la sua infinita misericordia.
Ma perché dovrà essere Gerusalemme, e non la Galilea il luogo della dipartita di Gesù?
Perché chi deve decretare la morte di Gesù non è il re della Galilea, che rappresenta il nulla dinanzi alla storia.
Gesù non è venuto per salvare un villaggio, una provincia, una regione dell’Impero e neanche per la salvezza di tutto l’Impero di Roma.
Lui è venuto per salvare il mondo.
Lui è il dono del Padre al mondo ed è il mondo intero che dovrà condannarlo, rifiutarlo, decretare la sua morte.
E ora il mondo è rappresentato TUTTO in Gerusalemme.
A Gerusalemme vi è il mondo religioso e il mondo civile, vi è il mondo della fede e il mondo dell’idolatria.
Ed è quel mondo che sarà chiamato a decretare la sua morte in croce.
Fratelli e Sorelle, Gesù non è stato condannato dai Romani e neanche dagli Ebrei, ma è stato condannato dal mondo, essendo la sua morte il frutto di Romani e di Ebrei, che, insieme, hanno portato sul piatto della storia il proprio peccato, la propria immoralità, la propria superstizione.
Ed è anche accorato il lamento del Signore: Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!
La lettera ai Romani descrive l’Amore di Dio Padre per noi manifestato in Cristo.
Un Amore assoluto, che ci difende, che tutto ci dona.
Cristo oggi parla di sé come di una chioccia, che in tutti i modi cerca di coprire e difendere i suoi fragili pulcini con le ali.
La chioccia frappone fra la testolina dei suoi figli e ogni minaccia esterna, il suo corpo.
Cristo fa esattamente così con noi, prende il colpo al posto nostro, perché Gesù è venuto per combattere il male che assedia l’uomo.
Non può assolutamente rinunciare a questo compito, perché è in gioco la verità di Dio, e la dignità dell’uomo.
Colui che ha creato l’uomo, non può abbandonarlo al suo destino, Gesù deve portare a compimento la sua missione, ad ogni costo.
Il verbo iniziale indica una necessità che appartiene al progetto salvifico, qualcosa di assolutamente essenziale.
Per questo motivo il Nazareno non può sottrarsi, nessuno lo costringe ma è Lui che per amore dell’uomo sceglie di abbracciare questa storia.
Lo fa con piena consapevolezza, come appare nelle parole successive “…non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Un profeta deve arrivare a Gerusalemme perché ha il dovere di annunciare la Parola di Dio a quelli che hanno la suprema autorità religiosa.
La Città Santa non rappresenta il luogo del trionfo,cma del martirio, e Gesù lo sa.
E decide di andare avanti.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!