“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 18,1-5.10.12-14
+ In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e Sorelle, nel capitolo 18, di Matteo, inizia il quarto grande discorso sulla Nuova Legge, il cosiddetto “Discorso della Comunità”.
Come ho già detto in precedenza, il vangelo di Matteo scritto per le comunità dei giudei cristiani della Galilea e della Siria, PRESENTA GESÙ COME IL NUOVO MOSÈ.
Nel Vecchio Testamento, la Legge di Mosè venne codificata nei cinque libri del Pentateuco, per cui, Matteo, imitando il modello antico, rappresenta la Nuova Legge in cinque grandi Discorsi:
- Il Discorso della Montagna (Mt 5,1 a 7,29);
- Il Discorso della Missione (Mt 10,1-42);
- Il Discorso delle Parabole (Mt 13,1-52);
- Il Discorso della Comunità (Mt 18,1-35);
- Il Discorso del Futuro del Regno (Mt 24,1 a 25,46).
LE PARTI NARRATIVE INTERCALATE TRA I CINQUE DISCORSI, MOSTRANO COME GESÙ PRATICAVA ED INCARNAVA LA NUOVA LEGGE NELLA SUA VITA.
Ma il vangelo di oggi riporta la “chiave” del “Discorso della Comunità”, che ha come parola chiave i “piccoli”.
I “PICCOLI” NON SONO SOLO I BAMBINI, MA ANCHE LE PERSONE POVERE E SENZA IMPORTANZA NELLA SOCIETÀ E NELLA COMUNITÀ.
Gesù chiede che questi piccoli siano sempre nel centro delle preoccupazioni della comunità, poiché “il Padre non vuole che si perda nemmeno uno di questi piccoli” (Mt 18,14).
E il Signore Gesù ci invita a diventare come bambini.
Non a “tornare” bambini: non parla di una regressione, né fa dell’infanzia un modello, un mito, come se l’essere piccoli fosse in sé un merito e non una condizione inevitabile.
Ma “diventare” bambini da adulti significa abbandonare tutte le sovrastrutture mentali, le malizie, i complottismi che abbondano nel nostro mondo.
Ed anche una certa determinazione che diventa aggressività, nel lavoro e in ogni ambiente.
Diventare adulti, insieme ad evidenti vantaggi, PORTA CON SÉ IL RISCHIO DI DIVENTARE CINICI E DI VIVERE NEL DISINCANTO.
Impariamo dai bambini a fidarci di Dio, a vedere la realtà con lo sguardo trasparente che abbiamo ricevuto dal Signore e che, purtroppo, rischiamo di appannare.
E facciamolo difendendo l’infanzia: ancora troppi bambini, nei paesi in via di sviluppo, non possono studiare e giocare, condannati al lavoro o, nel peggiore dei casi, addestrati alla guerra.
In occidente, spesso, i bambini sono le prime vittime di separazioni rissose e assurde.
Abbiamo ancora un lungo cammino da fare lungo i secoli, per arrivare a fare ciò che il Signore ci indica.
E qui entra in ballo, nel testo, la parabola della pecora smarrita, che ci viene in aiuto per condurci a centrare l’obiettivo: come quotidianamente ci ricorda papa Francesco, non dobbiamo avere paura della tenerezza, della compassione.
Il bambino si emoziona, si affida, esprime con naturalezza le proprie sensazioni e le proprie emozioni.
Spesso, troppo spesso, il bambino che era in noi, invece, è rimasto zittito, tenuto umbavagliato in un angolo, obbligato a tacere, perché lo temiamo.
Noi non vogliamo affrontare i nostri fantasmi e le nostre emozioni, perchè abbiamo paura che possano travolgerci e ferirci.
Non è così: facciamo per primi esperienza dell’essere trovati da Cristo, accolti e condotti per potere finalmente tornare a sentirci amati ed imparare ad amare i fratelli che il Signore ci mette sulla strada e, attraverso i quali, Egli stesso, interpella il nostro amore.
E vorrei concludere con un bellissimo racconto tratto da un poema inglese, risalente al Medioevo, che parla di un gioielliere, che aveva sognato di aver ritrovato sua figlia, Perla, morta in tenera età.
La piccola gli era apparsa in Paradiso, vestita come una regina, la sposa dell’Agnello.
Il padre gioì nel rivederla, ma, nello stesso tempo, fu sorpreso per via della sua veste regale.
La bimba gli spiegò, nel sogno, che la Vergine, Madre di Gesù, che, in quanto Imperatrice del cielo, comanda su ogni cosa, non rifiutava a nessuno la sua eredità, A CONDIZIONE CHE QUESTI FOSSE PURIFICATO DAL SANGUE DI CRISTO.
Così Perla aveva ottenuto quella ricompensa non di diritto, non grazie alla preghiera e al sacrificio, MA SOLTANTO GRAZIE ALLA SUA INNOCENZA.
È certamente illuminante il riferimento al brano del Vangelo di Matteo letto oggi, che si può fare, del racconto di Perla.
Mentre i discepoli rimproverano le madri per aver portato i loro bambini con la speranza che Gesù li toccasse, sentiamo dire proprio da Gesù che il regno dei cieli è per i bambini, per coloro cioè che sono innocenti, senza macchia e senza peccato.
Si svela così il senso allegorico DELLA PERLA “DI GRANDE VALORE”, che, per comprarla, il mercante vende tutti i suoi averi (Mt 13,45-46).
Fratelli e Sorelle, ne discencde che, ognuno di è chiamato a “diventare” come un bambino, cioè rinascere NELLA GRAZIA E PER MEZZO DI UN’UMILE PENITENZA.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!