“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 14,13-21
+ In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore
Mediti…AMO
Il brano di Marco ci presenta i discepoli di ritorno dalla missione, dove li aveva inviati Gesù; tornare per fare riferimento ancora a Lui, la missione parte da Lui e arriva a Lui, proprio perché è Gesù l’autore principale della missione.
I discepoli hanno voglia e bisogno di raccontare al Signore ciò che hanno vissuto e visto; raccontare la propria vita, il raccontarsi al Signore, davanti al Signore è il luogo dell’agire di Dio, del discernimento, perché è rileggere la propria vita alla luce e sotto lo sguardo di Dio per capirla e interpretarla secondo la sua logica, i suoi pensieri, la sua volontà.
È lo stesso Gesù che si vuole prendere del tempo con i suoi discepoli, con me (Os 2,16) “…io mi metto davanti al Signore e mi racconto, e ancora una volta gli affido la mia vita e me la faccio spiegare”.
La folla cerca Gesù non perché non sa dove sia andato, ma perché il Signore sa cosa dare loro.
Gesù accoglie la folla, parla del Regno e viene incontro alle necessità fisiche.
L’episodio della condivisione dei pani e dei pesci è talmente importante che tutti e quattro gli evangelisti
lo riportano. Lo riportano perché in questo episodio non vedono soltanto un segno compiuto dal Signore, ma in esso raffigurano e anticipano la cena eucaristica. Quindi tutto il brano è un anticipo – ed è una comprensione – del significato profondo della cena eucaristica di Gesù.
Per questo l’evangelista mette delle indicazioni nel testo per far comprendere che non sta narrando un semplice fatto di cronaca, ma sta trasmettendo una verità teologica.
Dice che sul far della sera si avvicinano i discepoli, c’è la folla che ha seguito Gesù e ha iniziato il nuovo esodo, la nuova liberazione, e i discepoli, che non sono solidali con la gente e non capiscono, chiedono a Gesù di licenziare la folla perché vada a comprarsi da mangiare.
Poveri Apostoli, non hanno accolto ancora lo spirito delle beatitudini, della condivisione.
Ma Gesù, “principe” nel vero senso della parola, doveva rendere quella giornata indimenticabile, concedendo in dono alle folle un lauto pasto che fece distribuire dagli apostoli.
Anche oggi ci tratta così… se solo avessimo occhi per vedere!
Il Maestro replica, e qui c’è l’indicazione profonda del significato dell’eucaristia “…non occorre che vadano”, e a quelli che hanno usato il verbo comprare Gesù replica con il verbo dare.
Non c’è da comprare, ma c’è da condividere.
Ma la particolare forma verbale adoperata dall’evangelista nell’esprimere questa frase ha un significato particolare.
Gesù dice “Voi stessi date loro da mangiare”, letteralmente “date a loro voi da mangiare”.
E questo è il vero significato dell’eucaristia, dove Gesù si fa pane, alimento di vita, perché quanti poi lo accolgono siano capaci a loro volta di farsi pane, alimento di vita per gli altri.
NON BASTA DARE IL PANE ALLA GENTE, MA OCCORRE FARSI PANE PER LA GENTE.
Ecco perché l’evangelista usa quest’espressione “…date loro voi da mangiare”.
Perché il Signore Gesù pone la sfida su due piani:
– CI CHIEDE L’IMPEGNO PERSONALE A DARE UNA RISPOSTA A CHI HA FAME; Gesù chiede di sporcarmi le mani, di metterci del mio tempo, delle mie energie, forze, intelligenza per trovare una risposta significativa ed efficace alle domande dell’umanità, e delle singole persone che incrociano il mio cammino.
– CI CHIEDE IL DONO DI NOI STESSI. A Gesù non basta un poco del nostro tempo, le nostre cose, le nostre energie o i nostri soldi; potremmo dire che non si accontenta del “poco”.
MA CHIEDE AI DISCEPOLI DI DIVENTARE PANE, DI LASCIARSI MANGIARE; CHIEDE DI DIVENTARE PANE SPEZZATO PERCHÉ GLI ALTRI SI POSSANO SFAMARE.
“Date voi stessi da mangiare”, È LA VITA STESSA CHE SI FA NUTRIMENTO, DONO; IL SIGNORE STA CHIEDENDO TUTTO, IN MODO COMPLETO E TOTALE, SENZA RISERVE, MEZZE MISURE.
Diventare pane spezzato è lasciarsi modellare, impastare da Dio, lasciarsi cuocere dal fuoco del suo Spirito e del suo amore, por poi lasciarsi spezzare per essere mangiato da tanti; diventa il dono della vita fatto quotidianamente e totalmente.
Come sempre, Gesù considerò i bisogni degli uomini più importanti della propria sicurezza e rispose senza esitazione alle loro richieste, concedendo guarigioni ed insegnando alle migliaia di uomini che gli correvano incontro.
Ma leggiamo bene il testo con attenzione e così vediamo chiaramente che il testo non annota nessuna richiesta da parte della gente, PARLA UNICAMENTE DI GESÙ: È LUI CHE VEDE E SCEGLIE DI INTERVENIRE.
L’evangelista ci regala l’immagine di Gesù, come il “buon pastore”, che si prende cura del”suo” popolo.
È la gente che lo cerca, e Lui è venuto proprio per loro, per regalare a tutti luce e speranza.
Non poche volte nella prima Alleanza i profeti hanno denunciato con parole severe la mancanza di pastori buoni.
Nel libro di Sofonia leggiamo “…I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti. I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge” (Sof 3,4)
Gesù, invece, è IL buon Pastore che riscatta tutti i cattivi pastori.
In altre parti l’evangelista sottolinea il ministero della Parola, QUI INVECE PARLA SOLO DELLE GUARIGIONI.
Questo intreccio virtuoso permette di ancora una volta di sottolineare che il Figlio di Dio è venuto per salvare TUTTO: L’UOMO, ANIMA E IL SUO CORPO.
La Chiesa è chiamata a donare a tutti il pane della Parola ma non può chiudere gli occhi sulle necessità che accompagnano il cammino dell’umanità.
Anzi, il miracoli dei pani è il segno che l’opera che siamo chiamati a esercitare lungo i secoli è ben più grande delle nostre capacità e delle nostre risorse.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!