“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 20,17-28
+ In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo di oggi ci presenta tre punti:
- il terzo annuncio della passione (Mt 20,17-19). Gesù cammina davanti a loro. Sa che lo uccideranno. Il profeta Isaia lo aveva già annunciato (Is 50,4-6; 53,1-10). La sua morte non è il frutto di un piano stabilito in precedenza, ma è la conseguenza dell’impegno assunto riguardo alla missione ricevuta dal Padre accanto agli esclusi del suo tempo. Per questo Gesù parla ai discepoli della tortura e la morte che lui dovrà affrontare a Gerusalemme.
- la richiesta della madre dei figli di Zebedeo (Mt 20,20-23). I discepoli non solo non capiscono la portata del messaggio di Gesù, ma continuano con le loro ambizioni personali. Quando Gesù insiste nel servizio e nel dono di sé, loro continuano a chiedere i primi posti nel Regno. La madre di Giacomo e Giovanni, portando con sé i figli, arriva vicino a Gesù. I due non capirono la proposta di Gesù. Erano preoccupati solo dei loro interessi.
- la discussione dei discepoli per il primo posto (Mt 20,24-28). Per quanto riguarda il posto d’onore nel Regno accanto a Gesù, colui che lo concede è il Padre. Ciò che lui, Gesù, ha da offrire, è il calice ed il battesimo, la sofferenza e la croce.
I discepoli chiedono onori e potere, Gesù invece li invita a diventare servi, che hanno un compito particolare.
Infatti, il Signore non chiede semplicemente di mettersi al servizio e di prendersi cura degli altri.
Cosa che rappresenta già un impegno non di poco conto.
Ma chiede di “diventare” servi, ovvero di dare a tutta la vita una specifica impronta, che permetta di riconoscere il timbro della fede, anche da lontano, anche da parte di chi non ha mai letto il Vangelo.
E la disponibilità al servizio, si concretizza nella sua forma più radicale, perché Gesù sceglie di servire fino a “…dare la vita”.
Ecco allora, che a quanto già meditato ieri, si aggiunge oggi il “…dare la vita”, ovvero il farsi servo, ha come suo ulteriore esito, IL DONO DELLA VITA.
Quanto stride l’annuncio della passione di Gesù rispetto alla richiesta di gloria da parte dei figli di Zebedeo.
Eppure anche noi non sappiamo quello che chiediamo quando, invece di utilizzare tutte le nostre capacità a servizio del Vangelo, le usiamo per ritagliarci un posto d’onore in mezzo alla comunità.
E non siamo certo disposti a dare tutto di noi stessi, così come solo Gesù ha saputo fare, salendo sulla croce…
Accanto alla croce, alla destra e alla sinistra di Gesù, non siederanno Giacomo e Giovanni, ma due ladroni.
Fratelli e Sorelle, la croce è sempre presente nel cuore di Gesù, è la meta della sua vita, un sacrificio liberamente offerto, e non solo un martirio: Gesù lo mostra annunciando con precisione ai suoi apostoli che cosa gli sarebbe accaduto.
Certo, aggiunge che “…il terzo giorno risusciterà”, ma ora è tutto rivolto alla passione che si avvicina.
I sentimenti di Giacomo, di Giovanni e della loro madre appaiono molto umani, direte voi.
Essi sono un bisogno di gloria, un bisogno di apparire, che abita in ciascuno di noi, che ha, in se’, il desiderio di dominare.
Ma il Signore ci avverte, come avverte Giacomo e Giovanni: se vogliamo essere con lui nella sua gloria, dobbiamo bere per intero il suo calice, cioè dobbiamo anche noi morire, facendo prima la volontà del Padre, e portando poi la nostra croce dietro a Gesù.
Tanto che, Gesù reagisce con fermezza a questa madre, e risponde ai figli e non alla madre “…Voi non sapete quello che chiedete. Potete forse bere il calice che io sto per bere?”
SI TRATTA DEL CALICE DELLA SOFFERENZA.
Gesù vuole sapere se loro, invece del posto d’onore, accettano di dare la propria vita fino alla morte.
I due rispondono “…lo possiamo!”
Era una risposta sincera e Gesù conferma “…voi lo berrete“.
“Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli”, anche la loro reazione di sdegno è umana.
Ma Gesù li invita a un rovesciamento totale di valori.
Nella nuova comunità per la quale Egli sta per dare la vita, il primo sarà l’ultimo, “…come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.
E quando Gesù definisce la sua vita e la sua missione, dicendo “…il Figlio dell’Uomo non è venuto ad essere servito, ma a servire e a dare la sua vita in riscatto per molti”, notiamo che, in questa affermazione divina, si rileva la presenza di alcuni titoli che lo definiscono e che erano diretti ai primi cristiani, e che fondano l’inizio della Cristologia:
- Figlio dell’Uomo,
- Servo di Yavè
GESÙ È IL MESSIA SERVO, annunciato dal profeta Isaia (Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12).
Fratelli e Sorelle, il Concilio Ecumenico Vaticano II, ha affermato che «…l’uomo acquisisce la sua pienezza attraverso il servizio di donarsi agli altri».
E quando ci sembra che diamo la vita, in realtà la stiamo incontrando.
L’uomo di per se’, non vive per servire, non è nella logica del mondo.
Il nostro modello deve diventare il Cristo, -uomo pienamente uomo- «”il Figlio dell’uomo”, che non è venuto per farsi servire ma per servire e a dare la sua vita come riscatto per molti».
Essere servo, ovvero essere schiavo così come ce lo chiede Gesù, è impossibile per noi.
Rimane fuori dalla capacità della nostra povera volontà: dobbiamo implorare, attendere e desiderare intensamente che ci siano concessi questi doni.
Preghiamo affinchè la Quaresima ci insegni che, per ricevere questi doni, dobbiamo prepararci adeguatamente.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!