“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 1,14-20
+ Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore
Mediti…AMO
Diversamente dai popoli del Mediterraneo, gli ebrei non hanno una gran confidenza con l’acqua che rappresenta sempre il male.
Ma un mare segna anche un confine geografico, in questo caso fra Israele e i popoli pagani, a est.
Gesù cammina lungo i confini, cerca discepoli ai margini.
E il mare, nella Scrittura, indica il luogo sconosciuto, da temere.
Segna anche i confini in un paese che ha una lunga porzione di territorio affacciata sul mare.
Marco chiama il grande lago di Tiberiade mare di Galilea, probabilmente per ricordare tutti questi significati.
E lungo il lago di Tiberiade, sulla spiaggia, quando Giovanni esce dalla scena, perché messo in prigione, Gesù entra in punta di piedi iniziando la sua predicazione, e chiama i primi discepoli, Simone e Andrea, fratello di Simone.
È un giorno qualunque, in un luogo qualunque, nel quale Gesù cammina e guarda.
- Vede Simone e in lui intravede Kepha, la Roccia.
- Vede Giovanni, ma nel pescatore, vede il discepolo dalle più belle parole d’amore.
- Un giorno guarderà l’adultera, ma in lei vedrà non la peccatrice, ma una povera donna.
Il Signore ha uno sguardo che rivela, crea, coinvolge, ed una PAROLA irresistibile: “…venite dietro a me”.
Tanto che, basta questa sola parola, che subito essi abbandonano le reti, abbandonano il padre, abbandonano quella società di pescatori di cui facevano parte e subito seguono Gesù.
E quei pescatori che sapevano solo le rotte del lago, scoprono dentro di sé la mappa del cielo, del mondo, dell’uomo.
Però, come sempre, c’è un “però”.
Sempre nel Vangelo di Marco, al capitolo 14,50, dove si dice che Gesù è stato arrestato, troviamo le stesse espressioni che abbiamo udito in questoi brano:
- brano odierno “…e subito, abbandonate le reti, seguirono Gesù”.
- Marco 14,50 al momento dell’arresto dice “…allora tutti, abbandonato Gesù, fuggirono”.
Fratelli e Sorelle, ecco la sequela come può andare a finire, pur se ha avuto un inizio glorioso, alla fine essi hanno “abbandonato Gesù”.
Proprio loro che avevano abbandonato la casa, il lavoro, il padre, il mestiere, le barche, alla fine abbandonano Gesù, e fuggono.
E NON LO SEGUONO PIÙ.
Ma il Signore non si stanca di noi e pone sempre in noi la sua fiducia, continuamente.
Infatti Gesù li ripiglierà, li chiamerà di nuovo in Galilea. Significativamente qui tutto è iniziato e sempre in Galilea li farà di nuovo ripartire in una nuova sequela dietro a Lui, in una nuova missione nel mondo.
Ma tornando al luogo geografico, esso ci dice che Gesù sceglie i discepoli SU UN ALTRO CONFINE, QUELLO CHE DIVIDE LA TERRA DALL’ACQUA, LA CERTEZZA DALL’INSICUREZZA.
Siamo discepoli di un Dio che abita le periferie, che si avventura sui confini, che preferisce il meticciato alla purezza di idee e di convinzioni.
Torniamo ad abitare questi luoghi fisici e dell’anima, a raggiungere con la Parola le tante periferie delle nostre città e le persone che vi abitano.
In questi tempi fluidi e incerti, il Signore ha bisogno di discepoli che, come lui, li abitino per evangelizzarli, perchè, per seguirlo, dobbiamo abbandonare le reti, ciò che ci tiene legati al passato, i legami con la famiglia, con tutto ciò che ci impedisce di essere liberi.
L’invito di Gesù “seguitemi” comporta una duplice caratteristica: lasciare il passato (in questo caso abbandonare la pesca) e iniziare un nuovo futuro (diventare “pescatori di uomini“).
Seguire Gesù è la condizione fondamentale per vivere nel suo amore, comprendere la sua figura e attuare poi concretamente il suo messaggio evangelico.
Gesù chiama in suoi discepoli non in situazioni straordinarie, ma nella ordinarietà della loro vita (in questo caso i futuri discepoli erano pescatori).
E questo perchè è suonata l’ora messianica.
L’attesa è finita poiché il regno di Dio si è fatto vicino, ed è ormai presente nella storia, perciò non è più possibile rimandare la decisione, occorre convertirsi, cioè cambiare sia la testa che la direzione del cammino, credendo al vangelo.
CONVERSIONE E FEDE non sono due azioni susseguenti, MA DUE MOMENTI DEL MEDESIMO MOVIMENTO:
- quello negativo del distacco,
- quello positivo di fondare la vita sul vangelo, cioè credere, mettendosi a seguire Gesù, appunto come hanno fatto Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni.
Abbiamo davanti a noi un Gesù che annuncia IL PADRE MISERICORDIOSO a tutti.
Un Gesù che ci ricorda in ogni istante della nostra vita, qualsiasi cosa abbiamo fatto, che un’altra storia è possibile, che un altro sistema è possibile, che un altro modo di vivere è possibile, che la felicità è SEMPRE possibile.
PERCHE’ IN LUI STA IL SEGRETO.
Giovanni è arrestato ma la Buona notizia del Regno non è incatenata, il Regno di Dio ( ovvero il mondo come Dio lo sogna) è sempre più vicino.
Perché Dio ormai ha fatto irruzione nella storia, e non solo ci ha raggiunto nella nostra quotidianità, ma vuole ABITARE NEL NOSTRO CUORE.
E in Gesù ci chiede di essere accolto e di convertirci a Lui, in una conversione che non è tanto una esigenza morale, che si accontenta che smettiamo di fare il male.
Certamente questo ci è richiesto, ma Gesù va oltre e ci parla di una conversione che ci rende capaci di capire che stiamo camminando su una strada sbagliata, che la felicità sta da un’altra parte.
Convertirsi allora è un invito a voltarsi vero la luce (“cum+vertere”, a cambiare direzione), a uscire dall’ombra, a rimettersi in cammino.
E non si stanca mai di ripeterci che per vivere bene la nostra storia, DOBBIAMO ESSERE PERSONE PROFONDAMENTE INNAMORATE, al punto tale da dover uscire dalle nostre chiusure e dalle nostre certezze.
Perché sennò corriamo il rischio DI CAMMINARE SENZA VEDERE E DI CALPESTARE I MIRACOLI CHE LA VITA FA GERMOGLIARE INTORNO A NOI.
Ecco allora che Gesù ci prospetta due cose da fare:
- andare dietro a Lui,
- e andare verso gli uomini.
È la duplice direzione essenziale di ogni vita:
- andare dietro a Cristo, cercare di mettere i nostri passi nelle sue orme, moltiplicare i suoi gesti, prolungare le sue azioni.
- E poi andare verso il prossimo, custodendo con la nostra vita altre vite, e dilatando insieme gli spazi che respiriamo.
E, una volta che abbiamo deciso di “mettere mano all’aratro” mai dobbiamo voltarci indietro, e dimenticare l’impegno che abbiamo preso col Signore.
Perchè nel momento in cui Dio si è manifestato a noi, dobbiamo aver messo in atto una vera conversione, DEFINITIVA.
E, SE QUESTO NON ACCADE, se si segue Gesù solo secondo i propri tornaconti, se si continua a calpestare i fratelli, se non si accettano le incertezze di un percorso stabilito da Gesù e non da noi, se non si vogliono mollare le reti e la barca (che rappresentano la sicurezza e la fonte di vita), se emerge in continuazione il proprio io, ALLORA NON SOLO SI STA PERDENDO TEMPO, MA CON IL PROPRIO COMPORTAMENTO MALSANO SI ALLONTANO TANTE ANIME DA DIO.
Le false vocazioni ci sono sempre state e ci saranno sempre e purtroppo sono una spina nel fianco della Santa Madre Chiesa.
Tutte le anime, consacrate e non, dovrebbero spargere il buon profumo di Cristo: IL NOSTRO COMPORTAMENTO, IL NOSTRO PARLARE, IL NOSTRO TACERE, I NOSTRI SGUARDI, I NOSTRI GESTI… DOVREBBERO SEMPRE RENDERE VISIBILE IL VOLTO DEL SIGNORE GESÙ.
Nella nuova relazione con Dio che Gesù propone, quella con il Padre Suo e Nostro, non c’è più la LEGGE (la TORAH), un codice esterno all’uomo che l’individuo deve osservare, MA C’È L’ACCOGLIENZA E LA PRATICA DI UN AMORE, QUANTO MENO, SIMILE AL SUO.
IL DIO DI GESÙ NON GOVERNA GLI UOMINI EMANANDO LEGGI CHE QUESTI DEVONO OSSERVARE, MA COMUNICANDO LORO INTERIORMENTE LA SUA STESSA FORZA, IL SUO STESSO SPIRITO CHE LI RENDE CAPACI DI AMARE GENEROSAMENTE COME DA LUI SI SENTONO AMATI.
Il regno di Dio è vicino, ma per far sì che questo diventi realtà, c’è bisogno di una decisione da parte dell’uomo, che è una vera e definitiva la conversione.
L’evangelista non adopera il verbo convertire che indica un ritorno alla religione, a Dio, ma indica un cambio di mentalità che incide profondamente nel comportamento, una rinuncia all’ingiustizia e l’orientamento della propria esistenza al bene degli altri.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!