«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perché io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,1-18
+ 1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. 12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. 17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e Sorelle, in una società che ci travolge con infinite e vuote parole, che si caratterizza per l’inconsistente verbosità, che cerca di sostituire l’incontro personale con il rapporto virtuale, attraverso i social media e i social networking, Giovanni, l’Evangelista, ci ricorda IL BUON ANNUNCIO che invade l’uomo e la storia:
“Il Verbo si è fatto carne e stabilisce la sua dimora, in mezzo a noi”.
Quindi, l’itinerario di annuncio, iniziato da Dio, che chiama le creature all’esistenza, trova il suo culmine nella sua PAROLA, CHE E’ IL FIGLIO, che Egli ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Oggi viviamo in una vera e propria ‘cultura’ della comunicazione, nella quale siamo immersi e in cui non smettiamo di sprofondare.
MA LA SCRITTURA, CI RICORDA CHE SI DEVE PASSARE DALLA COMUNICAZIONE EFFIMERA E NON REALE, dei social media e social netwoking, spacciati pomposamente per “facilitatori online o potenziatori delle reti umane: reti di individui che migliorano la connettività sociale”, a UN MODO DI COMUNICARE INTERPERSONALE, VERO E REALE, CHE SI BASA SULLA RELAZIONE E SU UN INCONTRO FISICO, VERO, REALE, ETERNO: quello COL CRISTO!
Perchè OCCORRE INCONTRARSI ED ASCOLTARSI, PER POTER REALMENTE CONDIVIDERE ED ESSERE TRAMITE DI SALVEZZA PER GLI ALTRI.
E DIO, FACENDO IRRUZIONE NEL TEMPO, CE LO HA MOSTRATO, REALIZZANDOLO PIENAMENTE.
Il Verbo, la seconda persona della Trinità, si è fatto carne nel grembo della Vergine Maria per dare a chi lo accoglie e a chi crede in lui il “potere di diventare figli di Dio”.
È quindi il completamento di ogni profezia, quella che il Verbo ha portato a compimento assumendo la carne DI UN FIGLIO D’UOMO PICCOLO E BISOGNOSO DI TUTTO.
E stabilire una relazione entrando in rapporto personale con Lui, così indifeso e accessibile, ci insegna a rifiutare ogni modalità violenta e aggressiva di rapportarsi con QUALSIASI CREATURA DI DIO.
È la “TEOLOGIA DELLA PACE”.
E, stare accanto alla sua povertà, ci mostra la bellezza di una esistenza aperta a tutti, senza muri né difese, che chiudono e impediscono la confidenza.
E ci insegna a vivere nella grotta della nostra esistenza, aperta a tutti, viandanti di altri tempi, che furono i magi e i pastori, e viatori moderni, affinchè possiamo stazionare ai piedi della sua culla, posta in una mangiatoia, per adorarlo.
Una mangiatoia che anticipa la croce, e che ci assicura che, anche nella sofferenza, è bene condividere la nostra esistenza, piuttosto che manipolando con arroganza quella dei nostri fratelli.
Dio ci dona nei secoli, attraverso questo piccolo bambino, una comunione e una libertà che più completa non si può, all’interno delle qiali ci è lascata la possibilità di condividere e portare agli altri, la vita stessa di Dio.
Dio si fa Uomo, e la natura umana viene assunta dalla Persona divina del Verbo.
Il volto di Dio infinito si nasconde nel volto dell’uomo finito.
La grandezza della fede e del pensiero cristiano sta nell’aver colto Dio come Padre, come fratello, come redentore, come amico dell’uomo poiché “amico è colui che nel finito trova l’infinito”.
Il Dio presente nascosto, il Dio che compie sulla terra l’esperienza comune ad ogni uomo è dentro ogni uomo, è nascosto nell’io più profondo dell’essenza di ogni uomo.
Ma anche se prende forma mortale e diventa uno di noi, DIO NON CESSA, UN SOLO ISTANTE, DI ESSERE DIO.
È un avvenimento sconvolgente, che caratterizza una svolta nella nostra storia e ciò che è indicibile e irrealizzabile, per noi, È PERFETTAMENTE FATTIBILE E CONCRETAMENTE REALIZZABILE DA PARTE DI DIO.
Chi avrebbe mai immaginato che l’Eternità potesse entrare nel tempo, o che la Trascendenza potesse abitare nell’immanenza?
Ci dice il Santo Vescovo di Lione, IRENEO:
- “Come l’uomo potrebbe andare a Dio, se Dio non fosse venuto all’uomo? Come l’uomo si libererebbe della sua nascita mortale, se non fosse ricreato, secondo la fede, da una nuova nascita donata generosamente da Dio, grazie a quella che avvenne nel grembo della Vergine?” (Ireneo di Lione).
È per la deificazione dell’uomo che il Verbo si è fatto carne, affinché l’uomo, essendo “adottato”, diventasse figlio di Dio:
- “Affinché l’essere mortale fosse assorbito e noi fossimo così adottati e diventassimo figli di Dio”.
QUINDI, È NEL VERBO CHE SI È FATTO CARNE, A BETLEMME, CHE L’UOMO TROVA L’ADOZIONE COME FIGLIO.
E IN LUI,DIO IRROMPE NELLA STORIA.
Non è più un essere lontano, ma diventa suo PADRE. Non è più un essere lontano, ma in Cristo, egli diventa suo FRATELLO.
Questo dono della figliolanza divina si accoglie credendo nel Cristo e approfondendo la nostra vita di fede in lui.
Accogliere il Verbo significa “credere nel nome” di Gesù, ossia aderire pienamente alla sua persona, impegnare la propria vita al suo servizio.
Il versetto 14 è come la sintesi di tutto l’inno: si afferma solennemente l’incarnazione del Figlio di Dio.
Il vangelo afferma che “il Verbo divenne carne“, cioè che la Parola si è fatta uomo, nella sua fragilità e impotenza come ogni creatura, nascendo da una donna, Maria.
E’ questo l’annuncio da credere per essere salvati: “Ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio” (1Gv 4,2-3).
Da qui la figliolanza.
E di questa figliazione e fratellanza l’uomo deve rendere GRAZIE ogni giorno della sua vita, tanto da vivere in se le parole di SAN GREGORIO IL NAZIANZENO:
- “Anch’io proclamerò le grandezze di questa presenza: il Verbo si fa carne… È Gesù Cristo, sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli che verranno… Miracolo, non della creazione, ma della ri-creazione… Perché questa festa è il mio compimento, il mio ritorno allo stato originario… Venera questa grotta: grazie ad essa, tu, privo di sensi, sei nutrito dal senso divino, il Verbo divino stesso”.
Fratelli e Sorelle, siamo una carovana di pellegrini, che ha bisogno di passi condivisi e incessanti.
La vita dell’umanità è un viaggio che da sempre ha avuto il sapore della precarietà, all’interno del quale la vita ci sfugge, di supera, e ci precede.
Ma l’anelito a raggiungtere la meta, l’invocazione di un traguardo infinito, l’attrazione di un futuro senza termine, ci mette continuamente in moto, verso la gerusalemme celeste.
Attraverso questo piccolo bambino, nello Spirito, siamo condotti fino al Padre.
In questo consiste l’opportunità che ci offre il mistero dell’incarnazione.
Tanto che S. AGOSTINO esclama:
- “Svegliati o uomo, per te Dio si è fatto Uomo perché noi diventassimo dei…”.
Di fronte a questa nascita, a Betlemme, davanti a questo piccolo Bambino divino, occorre che abbandoniamo l’accidia nella quale “ci è dolce” crogiolarci.
L’accidia e il torpore delle nostre miserie morali, del nostro vizio, della nostra concupiscienza e da quell’invitto orgoglio, che generano il peccato.
Questo Natale quindi ci deve ricordare che Dio esce dalla nube oscura ed accecante della sua gloria impenetrabile per farsi incontrare nell’uomo di Nazareth.
Ovvero in quel piccolo bambino, Figlio eterno di Dio, che nella sua esistenza terrena ci ha narrato tutto del Padre, sul cui volto si è specchiato il volto di Dio: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14, 9).
Fissiamo dunque lo sguardo su di Lui: È’ IL VOLTO DIVINO DELLA TENEREZZA E DELLA MISERICORDIA DI CHI HA PERDONATO PERSINO I SUOI PERSECUTORI, È IL VOLTO DELLA COMPASSIONE E DELLA SPERANZA DI CHI SI È CHINATO SUI MALATI E GLI AGONIZZANTI, È IL VOLTO DELLA CONDIVISIONE E DELLA GRATUITÀ DI CHI HA SPEZZATO IL SUO PANE E LA SUA VITA PER RENDERE TUTTI GLI UOMINI FRATELLI.
Purtroppo il mondo ci allontana da questa visione di FEDE, tanto che rimane sempre in piedi la domanda di Don Primo Mazzolari, che nel 1941 scriveva “Il cristianesimo ha esaurito la sua funzione storica?”
Possiamo rispondere dicendo che IL CRISTIANESIMO NON HA ESAURITO E NON ESAURIRÀ MAI LA SUA FUNZIONE, NEL TEMPO DELL’UOMO, SE ESSO RESTA RADICALE ED ESIGENTE, ESPLICITO E COMPLETO, FEDELE ALL’UOMO E PIENAMENTE RELIGIOSO.
E il Natale, portando in sé, il segno della pienezza misterica e dello svuotamento nella kenosys, esige questo carattere di “radicalità” ineliminabile.
Il mistero natalizio esprime, infatti, tutta la “tensione” che c’è fra cielo e terra, fra tempo ed eternità, fra l’inizio dell’exinanitio del Signore, sulla croce, e la conseguente gloria della risurrezione.
Il Natale è un evento trinitario: il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per poter inviare, con lui, lo Spirito su di esso, per dai vita, ad un tempo, il riscatto redentivo e l’inizio di una creazione nuova.
È quindi UN EVENTO DI GRAZIA, che si sostanzia CON IL GENERARE DEL PADRE E CON L’ESSERE GENERATO DEL FIGLIO: al mistero di Natale non può mancare nessuno di questi due misteriosi dinamismi.
È L’UMILTÀ DEL PADRE CHE CI DONA LA GRAZIA NATALIZIA DELL’UMILIAZIONE SALVIFICA DEL FIGLIO.
Un’ultimo pensiero.
NATALE È VIVERE OGNI GIORNO IN CRISTO GESÙ, SORGENTE LUMINOSA DI UMANITÀ.
QUESTO È IL NATALE… TUTTO IL RESTO È RETORICA VUOTA E FORMALISMO, SE LA CENTRALITÀ NON È IN GESÙ.
“Voluit venire, qui potuit sovvenire”, diceva S. Bernardo ( “scelse di venire, Colui che poteva sovvenire”).
Cristo non ci dato qualcosa di sé, o ci ha offerto un generico aiuto per salvarci e umanizzarci, MA HA DATO TUTTO SE STESSO, TUTTA LA SUA VITA, PER OGNUNO DI NOI.
Natale, allora, è incontro, è relazione giusta e solidale, è attraversare la Vita con gusto per condividerne ogni suo istante nel Bene.
Ma Natale è anche ferialità, quotidianità.
È vivere ogni giorno IN MODO STRAORDINARIO L’ORDINARIO.
OGNI VOLTA CHE CI INCONTRIAMO SE CI SAZIAMO GLI UNI DEGLI ALTRI E LA NOSTRA PAROLA COMUNICA DAL PROFONDO, ALLORA STIAMO VIVENDO IL NATALE.
Ci auguriamo allora che la povertà, vera ed in spirito, ABITI NEL NOSTRO CUORE, per renderlo ‘mangiatoia’ dove trovano posto tutti i bisognosi: questa è la bellezza del Natale.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!