«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 18,12-14
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi la Scrittura ci regala una parabola, che non è un insegnamento da ricevere in modo passivo, bensì è un invito a partecipare alla scoperta di quella verità che ci rivela sul mondo.
Gesù comincia chiedendo “…che ve ne pare?”
Una parabola è una domanda con una risposta non definita, perchè la risposta dipende dalla reazione e dalla partecipazione degli ascoltatori.
E, per suscitare questa risposta, Gesù racconta una storia molto breve e molto semplice: un pastore ha 100 pecore, ne perde una, lascia le 99 sulla montagna e va alla ricerca della pecorella smarrita, e chiede “…che ve ne pare?”
Ovvero “Voi fareste la stessa cosa?”
Quale sarà stata la risposta dei pastori e delle altre persone che ascoltavano Gesù raccontare questa storia, non ci è dato di sapere dal testo.
Essendo una domanda che interpella ogni uomo che vive nei secoli eterni.
A prima vista si può dire che, lasciando le 99 abbandonate in luoghi di difficile accesso, di strapiombi e pieni di ladroni, forse solo una persona con poco buon senso farebbe ciò che fece il pastore della parabola di Gesù.
Non si abbandonano novantanove pecore per salvarne una, se no si perdono tutte e novantanove.
Quindi il Pastore della parabola, ha poco buon senso questo.
Questa parabola circolava già in ambiente giudaico con una variante: che se il pastore perdeva una pecora, andava a cercarla, dopo aver messo le altre al sicuro con il custode, e trovatala, le rompeva la gamba, così imparava a non perdersi e poi la riportava a casa.
Qui, invece, non rompe la gamba: va a cercarla.
È bello allora il vedere che, dove uno è smarrito, è il luogo dove uno non è abbandonato, ma è cercato dal Padre, che non lo punisce, ma lo fa oggetto della sua gioia.
Tornando al testo, io immagino, perchè il racconto non lo dice, la risposta di Gesù a questa obiezione, che sicuramente si è sollevata: Gesù dice loro “…questo pastore è Dio, nostro Padre, e la pecora smarrita sei tu”.
Detto con altre parole, chi compie questa azione è Dio mosso dal suo grande amore per i piccoli, i poveri, gli esclusi.
Perchè SOLO DIO HA UN AMORE TALMENTE GRANDE, che lo rende capace di compiere una follia così evidente, agli occhi del mondo.
Fortunatamente l’amore con cui Dio ci ama, è TOTALE, PIENO E PERFETTO, e supera la prudenza ed il buon senso umano.
È UN AMORE, QUELLO DI DIO, CHE È CAPACE DI COMMETTERE FOLLIE.
E Gesù, ci è venuto a dire chi è Dio, che cosa pensa Dio, che cosa fa Dio.
Lo ha detto con forza e verità inaudita, perché LUI E IL PADRE SONO UNA COSA SOLA, lo ha detto con passione e coraggio, perché il Signore sa quanto per noi sia difficile aprirci alla verità.
Dio è un pastore, un pastore buono che si mette a cercare la pecora che si è perduta e che, invece di caricarla di bastonate, se la mette sulle spalle, aggiungendo fatica a fatica, e la porta con sé.
Dio è uno che gioisce per avere ritrovato la pecora perduta, non le fa la predica, non la rimprovera, ma manifesta la sua gioia con passione e verità.
E quella del “buon pastore” è quell’immagine che, attraverso il cammino dei secoli, rimane sempre uguale, in ogni momento del tempo e della storia.
E’ l’immagine del “buon pastore”, che questo passo di Matteo ci presenta come una perla incastonata nel bell’arazzo del capitolo 18, tutto dedicato alla vita fraterna.
Surreale a uno sguardo superficiale, nella sua veste paradossale, TRADUCE L’IDENTITÀ DEL DIO DI GESÙ CRISTO, CHE NON SI CARATTERIZZA PER DELICATEZZA DEI TRATTI O PER SUSSIEGOSA SIGNORILITÀ DI COMPORTAMENTO, MA SVELA LA SUA ESSENZA FACENDOLA COINCIDERE CON IL RUOLO DI PASTORE.
DISPONIBILE E ATTENTO A TUTTI, RIESCE A VEDERE CIÒ CHE L’UOMO NON VEDE, FACENDOSI PROSSIMO A TUTTI.
UN DIO CHE, NON ASPETTA ALTRO CHE LA POSSIBILITÀ DI MANIFESTARE LA SUA SOLERZIA VERSO TUTTI, ANCHE QUANDO NON NE E’ RICHIESTO.
E’ un livello diverso di vita, che ci fa avvertire quanto i nostri pensieri siano ancora lontani dai pensieri di Dio.
E, per mezzo di questa parabola, Gesù rivela alcune situazioni intollerabili nelle comunità: capita che uno dei piccoli si smarrisca e che per gli altri sia irrimediabilmente perduto.
Non così è per Dio.
La sua critica si indirizza alle comunità di un tempo come a quelle che camminano nel tempo e nella storia, che dimenticano i gruppi marginali, coloro che sono meno privilegiati, i poveri o gli stranieri, e che non li integrano.
Non vi è dunque nulla di sorprendente se sbagliano cammino e si smarriscono, se perdono il loro orientamento e la loro fede.
Nella sua parabola Gesù DÀ CRITERI DI RELAZIONE, CON I NOSTRI FRATELLI, PIÙ GIUSTI: perchè per il Signore, questo piccolo che si è perduto, HA UNA TALE IMPORTANZA CHE SI TRASCURANO TUTTI GLI ALTRI PER ANDARE A CERCARLO E RITROVARLO, POICHÉ DIO È CHIARAMENTE DALLA PARTE DI COLORO CHE VENGONO RESPINTI AI MARGINI DELLA SOCIETÀ E CHE VENGONO DIMENTICATI.
Egli cerca “chi si è smarrito”, “chi non si ha più”, “non si ritrova più”.
Egli cerca me, te, cerca noi, che forse non abbiamo nemmeno compreso di essere smarriti, e di conseguenza, crediamo di non essere cercati da nessuno.
Ma il CRISTO DI DIO, invece, come l’innamorato cerca l’amata, ci cerca sempre perché “siamo preziosi ai Suoi occhi” (Is 43,4) e vuole ridarci la dignità del ” figlio amato”.
E, COME UN PADRE CHE SOFFRE, DIO CI ATTENDE, COME AMICO FEDELE CI VIENE A CERCARE, PERCHÈ OGNUNO DI NOI È LA GIOIA DI DIO.
E Dio si è fatto uomo -in Cristo- per svelarci il suo vero volto.
Dio è morto in croce come un maledetto per affermare in maniera definitiva ed irrevocabile questa certezza.
Prepariamoci, allora – in questo tempo di attesa, tempo di silenzio e preghiera, di notti passate a vegliare – A LASCIAR NASCERE DENTRO DI NOI QUESTA NUOVA E SCONCERTANTE NOTIZIA:
DIO DESIDERA SALVARTI, PERCHE’ TU SEI LA GIOIA DEL TUO DIO.
Ognuno di noi è quella pecorella speciale, agli occhi del mondo, INUTILE.
Ognuno di noi deve sentirsi unico come quella pecora per il cui amore il pastore mette a repentaglio tutto pur di ritrovarla.
Solo quando avremo compreso questo, la nostra giornata diventerà luce, diventerà serena quotidianità, diventerà LUOGO INTERIORE, nel quale l’uomo prenderà finalmente coscienza DELLA GRANDEZZA DEL CUORE DI DIO…
Papa LEONE I’, detto MAGNO, (della gens “QUINTILIANA” 390-461), 45’ Vescovo di Roma, scrisse:
- “Come Dio non perde le sue caratteristiche nel momento in cui è misericordioso, così l’uomo non viene annullato dalla dignità divina”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!