«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 19,11-28
+ In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore
Mediti…AMO
Cecilia è una delle sette donna martiri di cui si fa menzione nel Canone Romano. Ad essa è dedicata una basilica in Trastevere a Roma (sec. IV).
Il suo culto si diffuse dovunque prendendo l’avvio da una «Passio» nella quale viene esaltata come modello di vergine cristiana. La sua memoria il 22 novembre è già celebrata nell’anno 546, come attesta il «Liber pontificalis» (sec. VI).
Più tardiva è l’interpretazione del suo ruolo di ispiratrice e patrona della musica e del canto sacro.
Riguardo a Cecilia, venerata come martire e onorata come patrona dei musicisti, è difficile reperire dati storici completi ma a sostenerne l’importanza è la certezza storica dell’antichità del suo culto.
Due i fatti accertati: il «titolo» basilicale di Cecilia è antichissimo, sicuramente anteriore all’anno 313, cioè all’età di Costantino. La festa della santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell’anno 545.
Sembra inoltre che Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di San Callisto, in un posto d’onore, accanto alla cosiddetta «Cripta dei Papi», trasferita poi da Pasquale I nella cripta della basilica trasteverina.
La famosa «Passio», un testo più letterario che storico, attribuisce a Cecilia una serie di drammatiche avventure, terminate con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa.
Nel mosaico dell’XI secolo dell’abside della Basilica di Santa Cecilia a Roma oltre a Cristo benidecente, affiancato dai santi Pietro e Paolo, alla sua destra è rappresentata santa Cecilia, posta accanto a papa Pasquale I, che reca in mano proprio questa chiesa da lui fatta edificare nel rione Trastevere: l’aureola quadrata del Pontefice indica che egli era ancora vivo quando venne eseguita l’opera.
A sinistra di Cristo, invece, san Valeriano, sposo di santa Cecilia
Cecilia sposò il nobile Valeriano. Nella sua Passio si narra che il giorno delle nozze la santa cantava nel suo cuore: «conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa».
Da questo particolare è stata denominata patrona dei musicisti. Confidato allo sposo il suo voto di castità, egli si convertì al Cristianesimo e la prima notte di nozze ricevette il Battesimo da papa Urbano I.
Cecilia aveva un dono particolare: riusciva ad essere convincente e convertiva.
Le autorità romane catturarono san Valeriano, che venne torturato e decapitato; per Cecilia venne ordinato di bruciarla, ma, dopo un giorno e una notte, il fuoco non la molestò; si decise, quindi, di decapitarla: fu colpita tre volte, ma non morì subito e agonizzò tre giorni: molti cristiani che lei aveva convertito andarono ad intingere dei lini nel suo sangue, mentre Cecilia non desisteva dal fortificarli nella Fede.
Quando la martire morì, papa Urbano I, sua guida spirituale, con i suoi diaconi, prese di notte il corpo e lo seppellì con gli altri papi e fece della casa di Cecilia una chiesa.
Nell’821 le sue spoglie furono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere e nel 1599, durante i restauri, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo della martire che ebbe l’alta dignità di essere stata sepolta accanto ai Pontefici e sorprendentemente fu trovata in un ottimo stato di conservazione.
Il Cardinale commissionò allo scultore Stefano Maderno una statua che riproducesse quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di santa Cecilia, così com’era stato ritrovato, con la testa girata a tre quarti, a causa della decapitazione e con le dita della mano destra che indicano tre (la Trinità) e della mano sinistra uno (l’Unità); questo capolavoro di marmo si trova sotto l’altare centrale di Santa Cecilia.
MA VENIAMO AL TESTO CHE IL VANGELO ODIERNO CI REGALA.
Il tempo che viviamo, la nostra vita, la storia, è un tempo di transizione, CHE DA DIO TORNA A DIO, CIOÈ DALLA PIENEZZA TORNA ALLA PIENEZZA.
In questo “tempo di mezzo”, che ognuno di noi vive, il Signore ci affida l’annuncio del Regno, nonostante i nostri limiti, le nostre fatiche, le nostre incoerenze.
La Chiesa, cioè la comunità dei discepoli, è chiamata a rendere testimonianza al suo Maestro e Signore, a renderlo presente nelle cose che fa e che dice. Ognuno di noi ha ricevuto, per tale scopo, un dono prezioso a servizio degli altri: un tesoro da far fruttificare.
Luca parla di monete d’oro, Matteo di talenti, un’immagine immediata ed efficace per indicare il valore di ciò che siamo.
La FEDE valorizza ciò che siamo, fa fiorire le nostre capacità, le esplicita, ed esse possono essere:
- la nostra capacità all’ascolto
- la bravura organizzativa
- la compassione
- la capacità di relazionarsi con gli altri.
TUTTI POSSEDIAMO DELLE QUALITÀ, CHE SONO DONO DI DIO, CHE SIAMO CHIAMATI A METTERE A DISPOSIZIONE DEL REGNO.
Come fa Lui stesso -il Signore Gesù- che si sta dirigendo verso Gerusalemme, dove sarà messo in Croce. È Lui per primo che ha fatto fruttare il denaro che gli ha dato il Padre, non dieci volte tanto, MA CENTO VOLTE TANTO.
La sua predicazione ha radunato folle sterminate, PER LE QUALI Si è fatto cibo, E PER LE QUALI non ha risparmiato una sola ora delle sue giornate e del suo sonno.
Il Signore ha percorso migliaia di chilometri per rendere testimonianza al Padre. Ma sa anche che la tensione, attorno a lui, sta crescendo e che il momento in cui verserà il Suo sangue, per la salvezza dell’uomo, è ormai vicino.
I SUOI DONI, oltre alle qualità naturali, rappresentano le ricchezze che il Signore Gesù ci ha lasciato in eredità, perché le facciamo fruttificare:
- la sua Parola, depositata nel santo Vangelo;
- il Battesimo, che ci rinnova nello Spirito Santo;
- la preghiera – il “Padre nostro” – che eleviamo a Dio come figli uniti nel Figlio;
- il suo perdono, che ha comandato di portare a tutti; il sacramento del suo Corpo immolato e del suo Sangue versato.
Certamente, direte voi, questa parola di Gesù -posta all’interno della parabola delle mine- è proprio l’opposto della logica corrente e giusta, che attraversa il nostro tempo, segnato da un becero buonismo, CHE CERCA DI ATTENUARE I TONI E RISCHIA DI MINIMIZZARE LA VERITÀ.
Il Vangelo chiede di evitare i fragili compromessi e invita a compiere scelte forti e significative.
Non dobbiamo seguire le vie mediane, MA SOLO QUELLA VIA TRACCIATA DALLA PAROLA E DELLA VITA DI GESÙ, l’unica che riempie di vita e conduce alla vita senza fine.
E, chi si sforza di “conservare” la vita, perde tutto, mentre chi è pronto a “consumarsi” per il Regno, vince la partita decisiva.
Teologicamente questa parabola allude al fatto che Gesù sale al Padre per ricevere il suo Regno e ritorna per giudicare quelli che non accettano la sua autorità.
Questo ritorno è strettamente connesso con il giudizio di Israele e la caduta di Gerusalemme nel 70 dopo C., la QUALE È – A SUA VOLTA – UNA PREFIGURAZIONE PROFETICA DELLA SUA SECONDA VENUTA NELLA GLORIA ALLA FINE DEI TEMPI.
IL GIUDIZIO DI DIO COINCIDE CON LA SUA MISERICORDIA, LA QUALE APPARE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE E LA SUA GLORIA NELL’EVENTO DELLA CROCE E DELLA RESURREZIONE.
La moneta d’oro è la possibilità offerta a ciascuno di noi di corrispondere liberamente e responsabilmente all’amore misericordioso infinito di Gesù.
Ognuno di noi, indipendentemente dalla quantità dei doni ricevuti, ha la possibilità di accogliere la misericordia a lui donata, accettando di amare, cioè di non tenere per sé quello che è e che ha, nascondendolo « in un fazzoletto ».
Accettando liberamente di lasciarsi convincere, cioè di lasciarsi sconfiggere e far prigioniero, dall’amore di Gesù, RIVIVENDO QUESTO AMORE -COME OVVIA CONSEGUENZA, NELLA SUA PROPRIA VITA.
Al termine della vita, da quel letto che divenne la sua ultima cattedra, SANTA TERESA DI LISIEUX disse queste parole:
- “Molte anime dicono: Ma io non ho la forza di compiere un tale sacrificio. Che facciano dunque quello che ho fatto io: un grande sforzo. Il buon Dio non rifiuta mai questa prima grazia che dà il coraggio di agire; dopo di ciò il cuore si fortifica e si passa di vittoria in vittoria” (Ultimi colloqui, 8 agosto).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!