«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo LUCA 14,1-6
+ Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole. Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo di oggi ci narra un episodio della discussione tra Gesù ed i farisei, avvenuto nel lungo viaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme. È molto difficile collocare questo fatto nel contesto della vita di Gesù.
Ci sono somiglianze con un fatto narrato nel vangelo di Marco (Mc 3,1-6). Probabilmente, si tratta di una delle molte storie trasmesse oralmente e che, nella trasmissione orale, sono state adattate alla situazione, alle necessità e alle speranze della gente delle comunità.
Luca, nel 3’ Evangelo, aggiunge alle narrazioni precedenti un aneddoto, che segue l’altro somigliantissimo, della donna rattrappita, che riguarda un uomo idropico, che, in questo brano, sarà parimenti guarito, nel giorno di sabato dal Maestro di Nàzareth.
I due quadri si richiamano logicamente l’un l’altro, come una ripetuta e sfiduciata risposta alle precedenti domande sull’efficacia della predicazione di Gesù, ed è quindi opportuno presentarli uno di seguito all’altro.
Anche se la donna fu guarita poco prima della festa della Dedicazione e nella Giudea, mentre l’uomo poco dopo quella festa e probabilmente nella Transgiordania.
E NOI SAPPIAMO MOLTO BENE CHE, L’OSSERVANZA RABBINICA DEL SABATO, ERA UNO DEI PILONI SU CUI TRONEGGIAVANO I FARISEI, E CHE ESSO NON DOVEVA MAI CROLLARE.
Anche se i fatti miracolosi smentivano quell’osservanza, ciò non significava nulla: si trascurassero pure i fatti e si bestemmiasse anche lo Spirito Santo, purché rimanesse INTOCCATO, LO SHABBÀT farisaico.
Ma si dimentica che questa ferrea osservanza aveva anche eccezioni, ad esempio, sancite dallo Yoma VIII, 6 (La Mishnah è composta da sei ordini, di cui il Mo’ed Qatan (“Tempi delle feste”), che tratta del giorno di sabato e delle festività stabilite, è il secondo, ed è composto da 12 trattati di cui lo Yoma (in ebraico “Giorno”) è il quinto.):
- “Se uno ha male in gola gli si può mettere in bocca l’opportuna medicina in giorno di sabato, perché vi può essere pericolo di vita e per qualunque dubbio di pericolo di vita si può profanare il sabato”.
Ma, di fronte alle esigenze primarie di una vita minacciata, GESÙ NON SI PERDE IN INUTILI QUANTO INDISTRICABILI DISPUTE.
Taglia corto e guarisce l’idropico, AFFERMANDO IN TAL MODO LA PRIMARIETÀ DELL’UOMO SUL SABATO E SULLA STESSA TORAH.
La motivazione che porta a giustificazione del suo gesto è il ricorso, come avviene in Mt 12,10-12, allo ‘eruv7, una casistica di eccezioni all’osservanza del sabato, sviluppata nel tempo dalle scuole rabbiniche, che prevedeva la possibilità di violare il sabato per salvare la vita ad un uomo o ad un animale, evitando loro delle inutili sofferenze.
Bisogna ricordare che il rigore e la rigidità che si riscontrano nell’osservanza dello Shabbàt, risalgono probabilmente ai tempi dell’esilio (598-538 a.C.).
A causa dell’assenza del tempio, LE FESTIVITÀ NON POTEVANO ESSERE CELEBRATE CULTUALMENTE, pertanto il sabato divenne una sorta di distintivo del popolo ebreo in esilio e nel quale il pio ebreo riconosceva la propria identità.
Ma sarà soprattutto nel periodo postesilico che l’importanza del sabato si trasformerà in rigida osservanza, a causa della debolezza politica e religiosa in cui il giudaismo veniva a trovarsi.
Tuttavia, tale rigidità non era assoluta, e il buon senso popolare ammetteva di fatto delle trasgressioni del sabato in caso di particolari necessità.
Un adagio rabbinico, infatti, recitava “…SE VENISSE OSSERVATO ANCHE UN SOLO SABATO, GIUNGEREBBE IL MESSIA”.
Le stesse scuole rabbiniche formularono, poi, una casistica, che costituiva una serie di eccezioni all’obbligo del riposo assoluto in giorno di sabato.
Nacque in tal modo lo ‘eruv (mescolanza), una normativa CHE CONSENTIVA LAVORI PROIBITI ANCHE IN GIORNO DI SABATO.
Tra questi, a titolo esemplificativo, si consentiva di intervenire quando si trattava di salvare la vita ad un uomo o ad un animale o evitargli delle sofferenze.
Ed è proprio allo ‘eruv che Gesù si rifà in questo caso ed offre la prima regola, riguardante il sabato, ai credenti delle prime comunità giudeocristiane:
- primarietà della vita, primarietà dell’uomo e buon senso…
…poiché Dio non ama i sacrifici umani, ma desidera l’affermazione dell’uomo e con lui quella del creato. Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato (Mc 2,27).
E questa scena si svolge quindi, non in sinagoga, ma in casa di un notabile fariseo durante una cena, NON DI AMICIZIA, ma che è un ennesimo processo alle sue intenzioni.
Questa informazione iniziale sul ricevimento in casa di un fariseo dà a Luca la possibilità di raccontare diversi episodi che parlano di accoglienza a pranzo:
- la guarigione dell’uomo malato (Lc 14,2-6),
- la scelta dei luoghi per mangiare (Lc 14,7-11),
- la scelta degli invitati (Lc 14,12-14),
- gli invitati che non accettano l’invito (Lc 14,15-24).
Molte volte Gesù è invitato dai farisei a partecipare a pranzo. Ma quasi sempre nel loro invito c’è stato un motivo di curiosità e molta malizia.
Essi, infatti, volevano osservare Gesù per vedere come, e se, osservava le prescrizioni della legge.
Ma, davanti al dolore di un pover’uomo presente, il Signore mette alle strette tutti i presenti, che brandivano la Legge di Dio, come un coltello e che, DAVANTI A DIO PRESENTE IN GESÙ CRISTO, non sapevamo far di meglio se non di criticarlo.
Eppure, è tutto così semplice. Dobbiamo solo chiederci: Dio ama la vita o no? Preferisce la salute e la salvezza o L’OSSERVANZA AD UN NORMA, PER QUANTO IMPORTANTE ESSA SIA?
E vediamo che, in questo contesto, come in tutti gli evangeli, Gesù non si rifiuta di annunciare LA MISERICORDIA DEL PADRE, anche a chi la pensa diversamente, e si è arroccato sulla percezione DI UN DIO LEGATO ALLA SOLA OSSERVANZA.
Ma noi sappiamo che così non sarà mai, perché Dio, in Gesù Cristo, è venuto per offrire la salvezza a tutti, GRAZIE AL LIBERO DONO DELLA SUA VITA UMANA E DIVINA.
Ma questo i Farisei non lo hanno capito, perché, ostinatamente, si sono opposti, con la loro autosufficienza a Dio, RIFIUTANDOSI DI RICONOSCERLO COME FONTE DELLA GRAZIA E DELLA MISERICORDIA.
E, tutto il vangelo di Luca, CANTA LA MISERICORDIA DI DIO, affinché la Chiesa rimanga sempre nell’esperienza di Dio che salva e si senta sempre peccatrice perdonata.
Gesù, quindi, è costretto a rimproverare i farisei presenti alla guarigione dell’idropico: essi amano troppo poco.
FRATELLI E SORELLE, RICORDIAMOCI SEMPRE CHE LA LEGGE NON HA LO SCOPO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI LIMITARE O IMPEDIRE L’AMORE, PERCHÉ L’AMORE DI DIO NON CONOSCE LIMITI.
Per Gesù, il riposo del sabato, significa esclusivamente LA RIVELAZIONE DELLA BONTÀ DI DIO VERSO LE SUE CREATURE.
È UNA RIVELAZIONE DI PACE E DI SALVEZZA.
E GESÙ DÀ GLORIA AL PADRE PRESENTANDOLO AL MONDO, COME IL DIO CHE DONA E CHE PERDONA, IL DIO DEI POVERI E DEGLI OPPRESSI.
La storia “dell’asino nel pozzo”, in Israele, al tempo di Gesù, era uno di quegli esempi utili a spiegare l’osservanza della norma del sabato.
Tutti erano più o meno concordi che, nel giorno di SHABBÀT, nessuno doveva lavorare o accendere un fuoco o mettersi in viaggio.
Ma se il proprio asino, maldestramente, era caduto nel pozzo, nel quale si stava abbeverando?
Era tutt’altro che un “caso limite”.
Ma un caso davvero concreto e preoccupante, VISTO IL VALORE PREZIOSO DI QUESTO PICCOLO ANIMALE INDISPENSABILE, PER IL POVERO ISRAELITA, PER LAVORARE LA TERRA.
Ed ecco la casistica proposta:
per gli esseni, movimento radicale che si contrapponeva alla nuova gestione del tempio, non si poteva salvare l’asino, a costo di lasciarlo morire.
Per i farisei e i rabbini si doveva nutrire e accudire ma salvare solo il giorno dopo.
GESÙ, LIBERO NEL CUORE E UOMO DI BUON SENSO, fa notare agli astanti che tutti, dal primo all’ultimo, in caso di necessità avrebbero DOVUTO SALVARE QUEL POVERO ASINO, lasciando perdere la teoria… perché IL BENE VA SEMPRE FATTO!
È QUESTA LA LEGGE SUPREMA CHE SUPERA L’OSSERVANZA FORMALE DEL SABATO, ANZI CHE DÀ SENSO ANCHE AL SABATO.
Chiunque, infatti, anche se fosse di sabato, tirerebbe fuori il figlio o il bue dal pozzo in cui è caduto, perché c’è un comandamento che li comprende tutti, LA LEGGE DELL’AMORE, ISCRITTA DA SEMPRE NEL CUORE DELL’UOMO (SIN DALLA CREAZIONE DI ADAMO) E PORTATA A COMPIMENTO DA GESÙ.
Ce lo dice un piccolo verbo, caro all’Evangelista LUCA, con il quale l’evangelista mostra finalmente L’ACCADERE DELLA STORIA DELLA SALVEZZA, a cui lega un evento, che accade all’interno di un giorno di shabbàt e all’interno della casa di uno dei capi dei farisei:
- Kaì eghéneto, che vuol, dire “ed avvenne”.
Questo verbo, che quasi sempre passa inosservato, ci dice che ciò che ora viene raccontato, HA A CHE VEDERE CON L’ATTUARSI DELLA SALVEZZA NELL’OGGI DI GESÙ E NELL’OGGI DELLA CHIESA.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!