«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 22,1-14
+ In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo odierno narra la parabola di un banchetto, che si trova sia in Matteo, che in Luca, ma con differenze significative, procedenti dalla prospettiva di ogni evangelista.
Lo sfondo che conduce i due evangelisti a ripetere questa parabola è lo stesso.
Nelle comunità dei primi cristiani, sia Matteo che Luca, continuava ben vivo il problema della convivenza tra i giudei convertiti ed i pagani convertiti.
I giudei avevano norme antiche che impedivano loro di mangiare con i pagani.
Anche dopo essere entrati nella comunità cristiana, molti giudei mantenevano l’usanza antica di non sedersi alla stesso tavolo con un pagano.
Così Pietro ebbe conflitti nella comunità di Gerusalemme, per essere entrato a casa di Cornelio, un pagano e per aver mangiato con lui (At 11,3).
Questo stesso problema era vivo in modo diverso nelle comunità di Luca e di Matteo.
Nelle comunità di Luca, malgrado le differenze di razza, di classe e di genere, avevano un grande ideale di condivisione e di comunione (At 2,42 e 4,32 e 5,12).
Per questo, nel vangelo di Luca (Lc 14,15-24), la parabola insiste nell’invito rivolto a tutti.
Il padrone della festa, indignato per il mancato arrivo dei primi invitati, manda a chiamare i poveri, gli storpi, i ciechi, e li invita a partecipare al banchetto.
Ma c’è ancora posto.
Allora, il padrone della festa ordina di invitare tutti, fino a riempire la casa.
Nel vangelo di Matteo, la prima parte della parabola (Mt 22,1-10) ha lo stesso obiettivo di Luca.
Arriva a dire che il padrone della festa ordina di far entrare “buoni e cattivi” (Mt 22,10).
Ma alla fine aggiunge un’altra parabola (Mt 22,11-14) sul vestito di festa, che insiste in ciò che è specifico dei giudei, la necessità di purezza per potere comparire dinanzi a Dio.
Ecco, quindi, che la parabola che ci viene presentata dal Vangelo di Matteo in questa Domenica è davvero molto “inquietante”.
Essa ci fa sembrare strano il comportamento di questo re e non capiamo perché tutti gli invitati declinano l’invito alla festa di nozze e continuano a inseguire gli affari della loro vita.
Quegli invitati siamo noi, ciascuno di noi, che non riesce a comprendere il valore, la gioia di partecipare alla festa del banchetto di nozze, perché abbiamo “…altro da fare“.
Il re di cui parla il vangelo di oggi È IL SIGNORE NOSTRO, GESÙ CRISTO.
I servi che egli invia, sono in modo particolare gli apostoli e i loro successori, i ministri della Chiesa, coloro ai quali il Signore, alla fine del Vangelo di Matteo dice “…andate, e di tutte le nazioni fate i miei discepoli”.
Questo è l’invito alle nozze.
Questi inviati però sono anche i tutti i cristiani che il Battesimo e la Confermazione hanno reso “profeti”’.
Ovvero li hanno resi capaci di parlare “in nome di Dio”, ovvero essere annunciatori della SUA PAROLA.
Gli invitati a nozze sono tutte le genti, tutta l’umanità, poiché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati .
Il vangelo di oggi predice che questo invito a nozze, questo annuncio della Buona Novella incontrerà grandi ostacoli e anzi QUASI SEMPRE IL RIFIUTO.
MA IL VANGELO INSISTE SULLA ASSOLUTA DETERMINAZIONE DEL SIGNORE A NON ARRENDERSI DI FRONTE A QUESTA OPPOSIZIONE.
Ed ecco che allora lo vediamo inviare i suoi servi una prima, una seconda e una terza volta.
Ogni volta si ripropone però lo stesso scenario:
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l’ostilità, a volte anche estrema,
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o una accoglienza solo superficiale significata dall’invitato che raggiunge il banchetto ma non indossa l’abito nuziale, SIMBOLO DEI TANTI BATTEZZATI, LA CUI VITA PRATICA RESTA ESTERIORE, SENZA EVIDENZIARE UNA FEDE VIVA IN CRISTO.
Ma, in questo terribile scenario, come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, IN QUESTA NOSTRA SOCIETÀ POST-CRISTIANA, l’incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio?
Come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati”, UNA UMANITÀ APPARENTEMENTE SENZA APPETITO?
Fratelli e Sorelle è questo il compito appassionante di tutta la Chiesa, ESATTAMENTE UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE, deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio.
Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l’invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato.
Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi.
Ci saranno certamente quelli che rifiutano l’invito, ma poco importa, perché c’è ancora gente agli angoli delle strade.
Occorre però continuare ad annunziare, con convinzione, che noi andiamo al banchetto che il Signore ha preparato e che, l’invito di Cristo, è arrivato fino a noi.
Non solo, ma oltre l’invito, il Signore ci ha fatto conoscere anche come sono fatte le portate.
E ci basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
E L’URGENZA DI QUESTA NUOVA EVANGELIZZAZIONE PREME ALLE PORTE DI QUESTO MILLENNIO.
Siamo infatti “impantanati” in un contesto storico stagnante, nel quale il DIO UNO E TRINO, sembra non trovare cittadinanza.
E ci viene spontaneo chiederci quale sia la causa della diminuzione esponenziale della pratica religiosa negli ultimi decenni.
La risposta è molto semplice e va ricercata nel fatto che non abbiamo capito più nulla.
Non abbiamo compreso che:
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PRATICARE, OVVERO ESSERE FISICAMENTE PRESENTI AL BANCHETTO, È UNA COSA.
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MA ALTRA COSA, TRA L’ALTRO ASSOLUTAMENTE PIÙ IMPORTANTE, È INDOSSARE L’ABITO DI NOZZE.
L’abbassamento della pratica religiosa È CERTAMENTE INDICE DELLA PERDITA DI FEDE.
Ma è altrettanto vero che molta della pratica religiosa dei tempi passati era puramente nominale, sociologica, esteriore, e che proprio l’improvviso crollo dei valori degli anni settanta lo dimostra.
Appena la pratica religiosa cessò di essere socialmente obbligatoria, abbandonarono il banchetto tutti coloro che non avevano l’abito di nozze, tutti coloro che vi andavano solo per conformità, per abitudine, senza una fede viva, senza una vera adesione del cuore.
IN QUESTO SENSO DUNQUE, LUNGI DAL DOVER ESSERE INTERPRETATA NEGATIVAMENTE, NELLA SITUAZIONE ATTUALE SI PUÒ CERTAMENTE LEGGERE UN SEGNO DI PIÙ GRANDE AUTENTICITÀ: È MOLTO PIÙ PROBABILE CHE QUEI POCHI CHE OGGI VANNO IN CHIESA, LO FACCIANO PERCHÉ DAVVERO CREDONO.
MA C’È UN ALTRO IMMENSO PROBLEMA, DA ANALIZZARE, ED AL QUALE DOBBIAMO CERCARE DI DARE UNA RISPOSTA.
Perchè l’annuncio cristiano è così poco praticato, e così poco efficace?
Io credo che il cristianesimo oggi, soprattutto nei paesi occidentali, non cresce più.
E questo avviene, prima di tutto, perché i ministri del Vangelo, cioè coloro che Gesù invia, hanno perso “il loro smalto”, la loro determinazione e la loro credibilità.
Semplicemente sono diventati i “funzionari” di una istituzione.
Tutti siamo sempre meno dei servitori della Parola.
SIAMO SERVITORI CHE VIVONO E CHE MEDITANO SOLO SUPERFICIALMENTE GIORNO E NOTTE LA PAROLA DI DIO, E PER QUESTO SIAMO INCAPACI DI ANNUNCIARLA EFFICACEMENTE.
Essa non brilla più nella nostra vita e nella sua testimonianza, per cui ne consegue che, l’annuncio è stanco, vuoto, poco credibile e quindi insipido.
IL MALE DEL NOSTRO TEMPO È LA FORTE CRISI DELLA SPERANZA.
Non abbiamo più bisogno del Signore, nè di sperare in LUI, questo è il problema della società post-cristiana.
E questo non perché non soffriamo, non perché la vita non sia dura oggi come lo era in passato, non perché manchino i problemi, MA PERCHÉ LA NOSTRA SOCIETÀ SI È SPECIALIZZATA NELL’OFFRIRE ANESTETICI CHE CI FANNO DIMENTICARE LA NOSTRA SOFFERENZA, I NOSTRI PROBLEMI, LE NOSTRE PAURE.
E QUESTI ANESTETICI FORMIDABILI (NEGATIVAMENTE PERO’), SONO IL POTERE, ANCHE TECNOLOGICO, ASSOLUTAMENTE ILLUSORIO, IL BENESSERE, LA ANESTETIZZAZIONE DELLA COSCIENZA DELLE GENTI, CHE CI CIRCONDA.
Papa Francesco, al punto 2 della Esortazione Apostolica “LAUDATE DEUM”, appena pubblicata, parla adeguatamente del degrado attuale, che è sia ambientale, che di Fede:
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“…[c’è] un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. In sostanza, consiste nel pensare come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia». […] Negli ultimi anni abbiamo potuto confermare questa diagnosi, assistendo al tempo stesso a un nuovo avanzamento di tale paradigma. L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I RECENTI SVILUPPI TECNOLOGICI SI BASANO SULL’IDEA DI UN ESSERE UMANO SENZA LIMITI, LE CUI CAPACITÀ E POSSIBILITÀ SI POTREBBERO ESTENDERE ALL’INFINITO GRAZIE ALLA TECNOLOGIA. COSÌ, IL PARADIGMA TECNOCRATICO SI NUTRE MOSTRUOSAMENTE DI SÉ STESSO”.
Il grande Didaskaleion Alessandrino, TITO FLAVIO CLEMENTE ALESSANDRINO (150-215, Teologo, apologeta, vescovo e Padre della Chiesa), Stromati VII/7 [49,4], dice:
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“Tutta la vita del cristiano è una santa festa”.
Mi piace ricordare che CLEMENTE, in questa opera (“Stromati”, ovvero “Miscellanea”), ormai quasi sconosciuta ai più, ci ricorda che “il cristiano istruito (“il vero gnostico”) è il cristiano perfetto. E, colui che è asceso a questa quota è lontano dalla tentazione delle passioni; è unito a Dio, ed in un senso misterioso è uno con Lui”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!