«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 10,25-37
+ In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse «Va’ e anche tu fa’ così». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il viaggio del Signore verso Gerusalemme non è astratto e lontano dalla vita; passa per le strade degli uomini.
Così è per il Vangelo.
Fratelli e Sorelle, il Vangelo è vicino, si fa davvero prossimo a ciascuno di noi.
Al dottore della legge che vuole fare sfoggio della sua preparazione teologica con una domanda “da catechismo” “quale il primo dei comandamenti?“, alla quale l’interrogante stesso da una risposta esclusivamente teorica, Gesù spiega con una parola provocatoria, su quale livello occorre mettersi per capire il Vangelo.
“Chi è il mio prossimo?” – chiede il dottore della legge, quasi a voler inserire il prossimo in una categoria precisa, con la pretesa di sapere chi deve “essere salvato” e chi invece non lo merita.
Per spiegarlo, Gesù passa dalla teoria alla pratica e racconta di quel tale, derubato e seviziato durante il viaggio, che non viene soccorso da due passanti qualificati (un sacerdote e un levita), ma da un uomo proveniente dalla Samaria, patria di eretici, tutt’altro che praticanti la Legge di Mosè.
E, meraviglia delle meraviglie, quest’uomo, tutt’altro che credente, “…ebbe compassione“.
Una compassione talmente autentica, che il samaritano non solo gli si fece vicino, ma si prese cura del malcapitato: gli fasciò le ferite dopo aver versato l’olio e provvide a pagare per lui il pernottamento nella stessa locanda dove egli sostò, affidandolo poi – dietro sua retribuzione – all’albergatore perché compisse l’opera del trattamento più accurato.
E la parabola ci racconta che tornò anche per vedere se fosse guarito e per saldare il debito con l’albergatore.
Che meraviglia, Fratelli e Sorelle, questo gesto semplice, tenero, pieno di compassione del Samaritano, nemico storico degli ebrei, definito persino “cane” dal perbenismo giudaico, È LA RIVELAZIONE DI UN BELLISSIMO GESTO D’AMORE.
Siano benedetti, veramente, tutti quei gesti che, compiuti nella compassione e nella solidarietà, lontani da sdolcinate commiserazioni, DIVENTANO CONCRETA CONDIVISIONE, OLIO E VINO VERSATO SULLE MILLE FERITE PRODOTTE DA QUESTO NOSTRO MONDO FOLLE.
Ma cerchiamo di capire bene chi è il Samaritano, nel contesto storico in cui Luca sceglie di parlarci di lui.
Al tempo di Gesù, c’era uno scontro acceso tra Giudei e Samaritani:
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i primi si consideravano i puri discendenti del popolo ebreo e sua legittima continuazione;
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i secondi erano giudicati quasi come pagani, erano agli occhi dei Giudei, al livello più basso dei valori religiosi e morali.
Non è quindi casuale la scelta della figura del Samaritano: in aperta critica verso QUEI DOTTORI DELLA LEGGE CHE VIVONO QUELLA RELIGIONE LIMITATA AL POPOLO GIUDEO, CHE GESÙ INTENDE SUPERARE.
Il Vangelo nota che passavano per quella “…medesima strada”, quasi a dire che quell’uomo mezzo morto non era sconosciuto e lontano tanto da non accorgersene.
Infatti, nella parabola, il Sacerdote e il levita “…passano oltre”, invece il samaritano “passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione”.
Ovvero, quest’uomo fa una scelta precisa, QUELLA DI NON CHIUDERE GLI OCCHI.
Il samaritano è in viaggio, ha fretta, e deve raggiungere la sua meta al più presto, ma quando “lo vide” il cuore LO COSTRINGE A FERMARSI.
E proprio nel suo sguardo pieno d’amore per “il prossimo”, è racchiusa la volontà di non ignorare, perché non è lo sguardo degli occhi, MA QUELLO DI CHI SCEGLIE DI “COMPATIRE”, DI CONDIVIDERE CON L’ALTRO LA SUA SOFFERENZA E DI PROVARE ANCHE LA SUA INDIGNAZIONE.
E’ proprio in questo atteggiamento che si concretizza l’insegnamento del Signore: “…ama il prossimo tuo come te stesso”.
Dettato che, nelle parole del dottore della legge, rimane solo un’arida norma che non riesce ad umanizzare nella realtà, anche se è convinto di saperlo fare.
Il ferito della parabola è solo.
Ma in lui vediamo oggi tanti altri, uomini e donne, piccoli e grandi, giovani e anziani, lasciati mezzi morti lungo le strade di questo mondo.
Accanto a lui ci sono i milioni di profughi che in ogni tempo, fuggono dalle loro terre, che sono condannati a morte e isolati da tutti.
Ci sono talora popoli interi schiacciati dalla guerra e lasciati soli ai margini della storia; e tutti coloro che muoiono di fame e di torture, di violenza e di abbandono
A quest’uomo, il samaritano “…gli si fece vicino” e questo è l’atteggiamento di chi, in punta di piedi, vuole entrare nella vita di un’altra persona e farsi strumento di salvezza.
E gli fascia le ferite e condivide con lo sconosciuto i beni (che aveva riservato per il suo viaggio): l’olio e il vino, senza badare a ciò che resterà per lui stesso.
Lo porta alla locanda e si “…prende cura di lui” e il giorno dopo lo affida anche all’albergatore dicendo “…Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.
E’ un prendersi cura che si prende tutto il tempo e le risorse CHE SONO NECESSARIE.
Gesù in Giovanni 10,10 aveva detto “…Vi darò vita e vita in abbondanza” voleva dire proprio questo: NON MI PRENDO CURA DI TE CHE MI SEI ACCANTO SOLO ORA, MA MI ACCORGO E MI RICORDO DI TE ANCHE DOMANI, E IL GIORNO DOPO ANCORA, PERCHE’ IN TE, ANCHE SE NEMICO, SE DIVERSO, SE DI ALTRO COLORE DELLA PELLE, BRILLA L’IMMAGINE DI DIO.
La carità cristiana non è una via che si può percorrere in pienezza e, allo stesso tempo, abbandonarla subito, ma deve essere una scelta continua e instancabile.
Come diremmo oggi, IL SAMARITANO SA “FAR RETE”, NELL’ESERCIZIO DELLA CARITÀ, perchè si affida anche alla disponibilità dell’albergatore.
Perchè ha capito bene che è dovere di chi vive la carità, di coinvolgere anche coloro che ci sono attorno, facendo in modo di aprire gli occhi anche agli altri, per divenire “contagiosi” di tutte quelle nostre azioni, che MANIFESTANO L’AMORE DI DIO.
Tante generazioni cristiane hanno visto in quel samaritano, che si è rivoltato contro l’indifferenza del mondo, GESÙ STESSO.
Sta scritto infatti, che Egli prese a guarire quanti avevano bisogno di cure, ebbe compassione delle folle stanche, sfinite, abbandonate come pecore senza pastore.
Gesù è il compassionevole.
Infatti, «…pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6).
E ai discepoli di ogni tempo, noi compresi, lascia in eredità la sua compassione, perché,come Lui,
continuiamo a fermarci ai bordi delle strade della vita,per raccogliere coloro che hanno bisogno di
salvezza.
Allora, partendo da ciò di cui ho già fatto cenno, possiamo “tirare le fila” del discorso.
Gesù presenta sé stesso: è Lui il buon Samaritano.
La strada da Gerusalemme a Gerico appare quindi COME L’IMMAGINE DELLA STORIA UNIVERSALE.
E l’uomo, mezzo morto, sul suo ciglio, È IMMAGINE DELL’UMANITÀ.
Ma, se la vittima dell’imboscata è per antonomasia l’immagine dell’umanità, ALLORA IL SAMARITANO PUÒ SOLO ESSERE L’IMMAGINE DI GESÙ CRISTO.
DIO STESSO, CHE PER NOI È LO STRANIERO E IL LONTANO, SI È INCAMMINATO PER VENIRE A PRENDERSI CURA DELLA SUA CREATURA FERITA.
DIO, IL LONTANO, IN GESÙ CRISTO SI È FATTO PROSSIMO, INCARNANDOSI NEL TEMPO E NELLA STORIA, PER AMORE GRATUITO.
E, appare ormai chiaro che il grande tema dell’amore, che è l’autentico punto culminante di questo testo, raggiunge così tutta la sua meravigliosa e unica ampiezza
Diceva DON TONINO BELLO:
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“Prima di tutto dobbiamo liberarci dall’equivoco che la carità sia frutto del nostro ‘buon cuore’, della nostra bontà, elaborazione delle nostre virtù, merito da vantare davanti a Dio. La carità non è qualcosa per cui Dio debba ringraziarci, ma un qualcosa di cui noi dobbiamo ringraziare Dio”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!