«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 4,31-37
+ In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola del Signore
Mediti…AMO
“…poi scese a Cafàrnao, città della Galilea”.
Man mano che leggiamo il Vangelo facciamo anche una conoscenza della geografia di quella zona in cui Gesù ha vissuto la sua missione.
La scena evangelica che ieri abbiamo proclamato era ambientata a Nàzareth, un piccolo villaggio posto tra colline della Galilea.
Oggi, invece, entriamo a Cafàrnao, un’importante città posta sul lago che allora contava parecchie migliaia di abitanti.
A Nàzareth Gesù incontra il rifiuto dei suoi concittadini, proprio là dove poteva pensare di trovare una cordiale accoglienza, si scontra con un muro di incomprensione.
A Cafàrnao, invece, dove ebrei e pagani vivono insieme, incontra spesso la fede sincera, come quella del centurione romano (7,1-10).
Di nuovo una sinagoga, di nuovo un insegnamento.
Ma l’esito, questa volta, è radicalmente diverso.
La folla è stupita dell’insegnamento di Gesù, certo, ma questa volta in maniera positiva.
Non si ferma davanti al fatto che a parlare non sia un rabbino famoso venuto dalla capitale ma un falegname di Nàzareth.
Non si scandalizza dal fatto che chi parla è cresciuto fra i vicoli polverosi della propria città, come invece era accaduto nel suo paese d’origine.
Nessun pregiudizio, nessun limite. Un cuore aperto che sa ascoltare e stupirsi della novità: un insegnamento mai udito.
E questo insegnamento autorevole suscita la fede e caccia i demoni.
Demoni che abitano anche il cuore del credente e del devoto, che entra nella sinagoga a pregare, che partecipa alle funzioni..
Ecco perché quando Gesù parlava, la gente era colpita dall’autorevolezza della sua parola.
Egli non si riferiva alla tradizione degli scribi, ma “parlava con autorità“: lo dicono e lo dimostrano tutti gli evangelisti.
Era la grande novità. In Israele il modo normale di insegnare era di riferirsi sempre all’insegnamento dei predecessori, alla tradizione.
Lo vediamo ancora oggi in tutti i documenti della tradizione giudaica: si riferisce quello che diceva rabbi Gamaliel, rabbi Achiba, o tanti altri…
Gesù invece parlava senza cercare appoggio sull’autorità di nessuno: aveva la sua autorità personale e questo bastava.
E il Vangelo di oggi ci mostra che questa autorità era poi confermata dalla efficacia della sua parola.
Sono infatti due cose diverse, parlare con autorità e avere un discorso efficace.
L’efficacia della parola di Gesù viene dimostrata dal suo intervento per scacciare un demonio.
Egli intima al demonio di tacere e di uscire dalla persona di cui si è impadronito; e il demonio non può fare altro che obbedire “Il demonio uscì da lui senza fargli alcun male“.
“Tutti furono presi da paura“, la paura che prende un uomo quando vede una manifestazione divina, “e si dicevano l’un l’altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi?“”
LA PAROLA DI GESÙ non è soltanto autorevole, ma è efficace.
Lo sappiamo, lo crediamo e questo è il fondamento della nostra sicurezza.
San Paolo nella 1Ts 5,1-6.9-11 dice “…Voi, fratelli, non siete nelle tenebre… Voi siete figli della luce, figli del giorno“.
SIAMO FIGLI DELLA LUCE GRAZIE ALLA PAROLA DI GESÙ, FIGLI DEL GIORNO GRAZIE ALL’EFFICACIA DI QUESTA PAROLA.
Nei Sacramenti della Chiesa LA PAROLA DI CRISTO CI RAGGIUNGE nel nostro cuore, nella nostra coscienza; ci purifica fino in fondo, e fa di noi I FIGLI DELLA LUCE.
Qualsiasi tribolazione venga, siamo attrezzati per trasformare le difficoltà in occasione di vittoria.
Anche a noi parla in profondità NELLA GRAZIA, a ciascuno in modo diverso anche tramite una stessa pericope evangelica, ad esempio, ascoltata la domenica.
E facendolo ci apre il cuore alla vita, ci guarisce gradualmente dalle ferite, dalle strutturazioni della mentalità, della cultura, umana, dai moralismi.
DIO CI PARLA, E DELLA SUA PAROLA FA PER NOI, UN DONO INFINITO, DA CUI NON FINIAMO MAI DI RICEVERE VITA, LUCE, AMORE, MERAVIGLIOSI, SERENI.
Quelli che sono attaccati ai beni terreni si trovano sempre nell’insicurezza; chi invece segue Cristo e accoglie la sua parola ha in se stesso la forza tranquilla che permette di superare ogni ostacolo.
“Dio dice Paolo non ci ha destinati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo“.
Cristo è morto per noi e LA SUA PAROLA ne ha acquistato tanta più potenza, tanta più efficacia, che ormai possiamo essere sempre con LUI, vivere con LUI e per LUI, e trovarci così nella più profonda pace.
E LA PAROLA DI GESÙ ha il potere di smascherare il male che sempre è rimasto nascosto.
Nella sinagoga c’era un uomo posseduto che cominciò a gridare “…Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”
FRATELLI E SORELLE, LA PAROLA DI DIO NON È MAI INNOCUA.
Se la Chiesa parla con l’autorità di Gesù, si trova inevitabilmente a scontrarsi con il male che accompagna la storia, quel male che si nasconde, tanto nei palazzi del potere, che nell’ipocrisia della gente comune.
LA SUA PAROLA scuote e mette in crisi, ma non forza nessuno, non convince tutti né può vincere il male che si annida nel cuore dell’uomo, SENZA UNA DURA BATTAGLIA.
LA PAROLA DI GESÙ costringe il male a venire fuori.
Un uomo posseduto dal demonio inizia a gridare contro di LUI, ma Gesù non si scompone, non apre il tavolo del confronto, non cerca di capire le ragioni.
CON IL MALE NON SI DIALOGA.
La risposta è un ordine imperativo “…Taci, esci da costui!” (4, 35).
Il Rabbì di Nàzareth non parla all’uomo, MA AL MALE CHE HA PRESO DIMORA IN LUI.
PERCHÉ LA PAROLA PURIFICA E DONA LA GRAZIA DI ALLONTANARE IL MALE.
E il miracolo È LA PAROLA CHE SI FA CARNE, IN AZIONE.
Davanti al Signore il male riconosce la sua difformità e, proprio in quanto male, urla la libertà e la santità di Dio come una rovina.
La potenza DELLA PAROLA è così evidente, che il demonio si sottomette silenziosamente e totalmente, tanto da uscire dal corpo dell’uomo senza contorcerlo e fargli alcun male, ma solo buttandolo nel mezzo.
Questo esorcismo contiene così UNA LIETA NOTIZIA: IL MALE DELL’UOMO È VINTO.
Ecco l’importanza di questo episodio narrato all’inizio del ministero pubblico di Gesù; questo è il suo programma di vita, addirittura incluso nella duplice menzione del potere della sua parola (vv. 32.36).
Indica il frutto maturo di questa parola: la riduzione al silenzio e la messa in fuga definitiva del male (v. 35).
E noi, Fratelli e Sorelle, abbiamo bisogno dell'”autorità” e del “potere” della Parola di Gesù.
Senza di essa i demoni e i loro inganni non si smascherano, e noi continuiamo a vivere nel peccato.
Mi PIACE lo STUPORE della gente che ascolta IL SIGNORE DEL TEMPO E DELLA STORIA.
La gente «…era stupita dell’insegnamento di Gesù, perché la sua parola aveva autorità», dice il brano odierno.
E poi di nuovo, proprio alla fine del passo, l’evangelista racconta che «…tutti furono presi da timore e si dicevano l’uno all’altro: che parola è mai questa, che comanda con autorità?»
Insomma «…la gente era stupita perché Gesù quando parlava, quando predicava, aveva una autorità che non avevano gli altri predicatori, che non avevano i dottori della legge, quelli che insegnavano al popolo».
La domanda da porsi è …ma cosa è questa autorità di Gesù, questa cosa nuova che stupiva la gente? Questa cosa differente dal modo di parlare, di insegnare dei dottori della legge?
E la risposta diventa decisiva.
Questa autorità è proprio LA IDENTITÀ SINGOLARE E SPECIALE DI GESÙ.
Infatti «…Gesù non era un predicatore comune; Gesù non era uno che insegnava la legge come tutti gli altri: lo faceva in modo diverso, in modo nuovo, perché lui aveva la forza dello Spirito Santo».
Ieri, nella liturgia, abbiamo letto quel brano nel quale Gesù si presenta, visita la sua sinagoga e di sé dice quella parola del profeta Isaia “...lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a fare questo”.
LA CONFERMA CHE L’AUTORITÀ CHE HA GESÙ VIENE PROPRIO DA QUESTA UNZIONE SPECIALE DELLO SPIRITO SANTO: GESÙ È L’UNTO, IL PRIMO UNTO, IL VERO UNTO.
E QUESTA UNZIONE DÀ AUTORITÀ A GESÙ.
L’IDENTITÀ PROPRIA DI GESÙ È L’ESSERE UNTO. EGLI È IL FIGLIO DI DIO UNTO E INVIATO, MANDATO A PORTARE LA SALVEZZA, A PORTARE LA LIBERTÀ.
DUNQUE QUESTA È L’IDENTITÀ DI GESÙ E PER QUESTO LA GENTE DICEVA “…Quest’uomo ha una autorità speciale, che non hanno i dottori della legge che ci insegnano”.
Esorcizzando il demonio e liberando l’uomo dalla possessione, Gesù si avvicina all’opera di Dio che fece uscire il popolo dalla schiavitù dell’Egitto «…con mano potente e braccio teso» (Dt 7,19).
Facendo le opere di Dio, Gesù manifesta la sua santità (v. 34) a cominciare dal silenzio imposto al nemico, che rappresenta tutte le forze ostili all’uomo.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!