«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 4,16-30
+ In quel tempo, Gesù venne a Nàzareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore
Mediti…AMO
Questo brano del Vangelo di Luca è il primo discorso di Gesù, il discorso inaugurale che fa a Nàzareth, nel quale spiega il senso di tutta la sua azione.
E c’è un grande simbolismo, perché il suo racconto inizia con Gesù che insegna di sabato e termina con Gesù che insegna di sabato.
Ma in mezzo a questi due giorni altamente simbolici per Israele, c’è il suo stupendo insegnamento, che si conclude dicendo che LA SUA PAROLA COLPIVA TUTTI, PER LA SUA GRANDE POTENZA, TANTO CHE, CHE GLI STESSI NEMICI PORTANO A COMPIMENTO QUELLA PAROLA CHE IN LUI SI FA CARNE.
Fratelli e Sorelle, È LA PAROLA DI DIO, CHE IN GESÙ SI INCARNA, CHE CI GUARISCE, perché la malattia dell’uomo sta soprattutto nella menzogna.
Quella menzogna che fa sì che l’uomo viva secondo la parola che ha nella testa e nel cuore, cioè capisce, sente e agisce, E NON SECONDO LA PAROLA DI DIO.
Quindi se la parola è sbagliata, PERCHÉ NON VIENE DA DIO, l’uomo vive il suo massimo male possibile, PERCHÉ ROVINA LA RELAZIONE CHE HA CON SÉ E CON GLI ALTRI E CON LA NATURA, CHE È ANCH’ESSA CREATURA DI DIO.
LA PAROLA DI DIO, INVECE, È VERITÀ, È LUCE, DISSIPA LE TENEBRE, DISSIPA LA MENZOGNA.
E, abbiamo visto, nella seconda parte del brano del Vangelo di oggi, questa PAROLA, NON SOLO GUARISCE, MA RISTRUTTURA, CI DÀ LO STESSO VOLTO DEL FIGLIO.
E Gesù, dopo aver compiuto la scelta fondamentale che fa nel battesimo, nel fiume Giordano, di essere solidale con i fratelli e sorelle, ORA POSSIEDE IN PIENEZZA LO SPIRITO DEL FIGLIO, che gli consente di essere pienamente nostro fratello.
E, per la potenza dello Spirito, comincia il suo ministero e INAUGURA L’ANNO GIUBILARE IN CUI SI VIVE LA PATERNITÀ DI DIO NELLA FRATERNITÀ UMANA.
E, nel terzo Evangelo, l’episodio della predica di Gesù nella sinagoga di Nàzareth ha valore programmatico. Perciò è importantissimo capirne con esattezza il suo significato.
Spesso viene interpretato in modo erroneo, perché si cerca di imporre al testo di Luca la prospettiva del passo parallelo di Marco e Matteo, mentre l’orientamento di Luca è diverso.
Luca lo vediamo distingue chiaramente due tempi contrastanti in questa visita alla sinagoga di Nàzareth.
In un primo tempo Gesù legge una profezia di Isaia e la dichiara adempiuta, perché lui stesso sta predicando L’ANNO DI GRAZIA ANNUNZIATO DALL’ORACOLO PROFETICO.
La reazione della gente di Nàzareth è quanto mai favorevole “Tutti gli rendevano testimonianza scrive l’evangelista ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”.
In un secondo tempo, però, Gesù riprende a parlare citando l’esempio del profeta Elia e del profeta Eliseo, ENTRAMBI AUTORI DI MIRACOLI A PROFITTO NON DI CONNAZIONALI, BENSÌ DI STRANIERI: LA VEDOVA DI SAREPTA E IL SIRO NAAMAN IL LEBBROSO.
Allora la reazione dei concittadini si capovolge e “...tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno“, al punto tale da voler perfino uccidere Gesù, buttandolo in un precipizio.
Per spiegare la situazione correttamente, occorre capire i sentimenti dei compaesani di Gesù, che credono solo che sia “...il figlio di Giuseppe”, ma per sottolineare che è un loro compaesano. E Gesù avverte questi loro pensieri e non li accetta, anzi li denuncia “…di certo voi mi direte: Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui nella tua patria!“.
E il Signore ribatte “…nessun profeta è “accoglibile” nella sua patria” (“accoglibile” è il termine usato qui da Luca).
E Gesù lo spiega ricorrendo a Elia ed Eliseo. Il Maestro di Nàzareth si è opposto alla tendenza possessiva dei suoi concittadini e ha richiesto loro una grande apertura di cuore, invitandoli ad accettare che egli si dedicasse al servizio di altra gente, che andasse altrove a compiere i suoi miracoli. Ma così fa peggio, perchè l’affetto possessivo si muta in odio violento.
E ora, Fratelli e Sorelle, vorrei spendere due parole sul significato del “GIUBILEO”, utile a proclamare “…UN ANNO DI GRAZIA DEL SIGNORE”, citato nella pericope evangelica odierna.
È un “..anno di grazia del Signore”, detto anche “anno giubilare”, “anno accetto a Dio”, la cui istituzione è riportata nel capitolo 25 del Libro del Levitico, che indica quali sono le condizioni per rimanere nella terra promessa, che sono le condizioni per abitare la terra ancora oggi.
L’intuizione del Giubileo biblico parte dal concetto fondamentale del Sabato, dello Shabbàt, che, in ebraico, significa RIPOSARE. Perché l’uomo non è uno schiavo o una macchina fatto per produrre: HA SEI GIORNI PER FATICARE, MA UN GIORNO, IL SETTIMO, PER RIPOSARE.
E non solo l’uomo, ma anche le bestie e la Terra hanno diritto a riposare (Genesi, capitolo 1) e questo ha fatto si che, nel Giubileo biblico, divenisse fondamentale il riposo, non solo dell’uomo, ma anche degli animali e della Terra.
“Le Terre non si potranno vendere per sempre, la Terra è mia”, dice il Signore.”(Lev.25). Anche se noi lo abbiamo cancellato dalla nostra mente.
Il Giubileo deve portarci a tradurre in pratica i suggerimenti di Papa Francesco in “Laudato Sì”, tra i quali, il più fondamentale, È LA NUOVA NASCITA, DI UNA NUOVA RELAZIONE, TRA GLI ESSERI UMANI E IL CREATO.
E come cristiani ormai “tiepidi” dobbiamo impegnarci a vivere più sobriamente, per permettere a miliardi di impoveriti semplicemente di vivere e alla Terra di respirare.
Senza dimenticare quanto afferma Papa Francesco, nella stessa Lettera enciclica “...il debito estero dei paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma la stessa cosa non accade con il debito ecologico”(52).
L’Occidente deve pagare il debito ecologico ai paesi del Sud del mondo, perché il nostro cosiddetto ’sviluppo’ ha prodotto questa crisi ecologica che verrà pagata dai paesi impoveriti, in particolare dall’Africa che avrà milioni di ‘rifugiati climatici’.
E sempre partendo dal concetto del Sabato e contro la tendenza all’accumulo dei beni, in Israele, nelle mani di pochi a spese di molti morti di fame, che -nell’Israele biblico- venne lanciato un Giubileo “di sette anni di Sabati”, che esigeva la remissione dei debiti, la libertà agli schiavi e la restituzione delle terre a chi le aveva perdute (Deuteronomio, 15).
E più tardi i sacerdoti di Gerusalemme lanciarono un giubileo ancora più radicale ogni 50 anni.
Il tutto costruito sul concetto sabbatico: sette anni di sabati per 7 = 49.
E “…il cinquantesimo anno sarà per voi un Giubileo.” (Lev.,25)
Un Giubileo sabbatico aveva lo scopo di riequilibrare la società ebraica, che diventava sempre più strutturata nella disuguaglianza.
Sempre seguendo questa tradizione, Gesù proclamerà in questo testo, al suo popolo impoverito, indebitato, schiavizzato sotto il tallone dell’imperialismo romano, “l’anno di grazia del Signore,” un Giubileo. Ecco perché il ministero di Gesù in Galilea HA PROPRIO UNA TONALITÀ GIUBILARE, PARTENDO PROPRIO DALLA MISERICORDIA, che È PAROLA CENTRALE DI GESÙ. Tonalità giubilare, mantenuta e vissuta nelle prime comunità cristiane, soprattutto quelle paoline (2Cor.8-9).
Quindi Gesù è venuto a far si che avvenga quest’anno e che, la comunità cristiana primitiva, equivalga all’Israele che DEVE OSSERVARE OBBLIGATORIAMENTE L’ANNO SABBATICO.
Se si leggono i sommari della vita comunitaria cristiana nel capitolo 2’ del Libro degli Atti degli Apostoli, versetti 42 e seguenti, e il capitolo 4’ versetto 32, viene descritta una comunità cristiana dove tutto è in comune, e dove nessuno considera niente suo. Ma tutti ricevono secondo i propri bisogni e nessuno è in miseria.
Come a dire che, dove tutto è oggetto di condivisione, si realizza l’anno giubilare.
Gesù è venuto a portare sulla terra le condizioni per cui possiamo vivere da uomini.
E vivere da uomo vuol dire vivere da figlio e da fratello, riconoscendo l’uguale identità a tutti.
Se disprezzo uno, disprezzo Dio, che l’ha fatto come suo figlio. Ma allo stesso tempo disprezzo me perché sono uguale a lui.
Con altrettanto coraggio Papa Francesco lancia oggi il Giubileo della misericordia in un mondo dove pochi hanno quasi tutto a spese dei molti morti di fame e dello stesso Pianeta.
E’ lo stesso Papa Francesco che nella sua enciclica Laudato Si’ ci invita “ad ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.”(n.49)
Infatti il genere umano è imprigionato dentro un Sistema economico-finanziario che permette al 20% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni prodotti, immiserendo così oltre tre miliardi di persone e affamandone un miliardo.
Questo può avvenire perché i ricchi sono protetti da potentissime armi che ci costano quasi cinque miliardi di dollari al giorno.
Questo Sistema economico-finanziario militarizzato è talmente energivoro (soprattutto petrolio e carbone) che il Pianeta Terra sopporta sempre meno la presenza di Homo Sapiens. Vi è oggi infatti una profonda crisi antropologica.
In questo momento critico della storia umana, l’appello a fare Giubileo diventa imperativo se vogliamo salvarci non solo a livello personale, ma anche sociale e strutturale.
E vorrei soprattutto sottolineare l’aspetto sociale del Giubileo biblico, la remissione delle terre e infine far riposare la Terra perché ”quest’economia distrugge la Terra”, ha scritto Papa Francesco.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!