«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 19,13-15
+ In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Parola del Signore
Mediti…AMO
Un vangelo molto breve, di appena tre versetti, che ci descrive come Gesù accoglie i bambini.
Il contesto: portarono da Gesù alcuni bambini, affinché lui imponesse loro le mani e pregasse per loro. Ma vediamo che i discepoli ripresero le madri. Perché, probabilmente condividevano le norme severe delle leggi dell’impurità, ED EVIDENTEMENTE I BAMBINI PICCOLI, NELLE CONDIZIONI IN CUI VIVEVANO, ERANO CONSIDERATI IMPURI.
E, se toccavano Gesù, anche Lui sarebbe divenuto impuro. Per questo, per i discepoli era importante evitare che giungessero vicino a lui e lo toccassero.
Ricordiamoci che già era avvenuto una volta, quando un lebbroso toccò Gesù. In quel brano si disse che Gesù divenne impuro e non poté più entrare nella città, ma dovette rimanere in luoghi deserti (Mc 1,4-45).
Il verbo prosphérō, che significa “portare presso”, CI FA VEDERE IL DESIDERIO DI CREARE UN LEGAME DI INTIMITÀ.
È una scena molto familiare, icona di quella preoccupazione educativa che oggi imbarazza non pochi genitori.
C’è sempre folla attorno al Rabbi, che però non rifiuta nessuno, ma è sempre pronto ad accogliere tutti, anche nei momenti e nelle ore più impensate.
I discepoli sono meno disponibili del loro Maestro. Può anche darsi che sono preoccupati per Lui perché lo vedono affaticato e stanco, e forse potrebbe essere anche questo che li spinge ad allontanare i bambini. Ma lo fanno con una determinazione eccessiva “i discepoli li rimproverarono” (19,13).
Nelle parole dei discepoli c’è dunque un’eccessiva durezza, li allontanano con fastidio, come se la loro presenza fosse un ostacolo grave o addirittura una tentazione.
I bambini, invece, proprio loro hanno bisogno di crescere in un ambiente e con persone che aprono loro le porte del Cielo, persone che sanno aiutarli non solo a diventare grandi ma a scoprire le grandi verità della vita.
Si vede quindi chiaramente che tra Gesù e i suoi discepoli c’è un contrasto netto nel modo di comportarsi nei confronti dei bambini (per bambini si intende ragazzi, al di sotto dei 12/13 anni, l’età della cerimonia ebraica del “bar mitzwa”, che segna l’ingresso nel mondo adulto come figli del comandamento).
Ma a Gesù non importa trasgredire le norme che impediscono la fraternità e l’accoglienza da dare ai piccoli.
La sua comunione con Dio Padre, ha modellato la vita di Gesù e gli ha dato occhi nuovi per percepire e valutare LA RELAZIONE TRA LE PERSONE.
In gioco c’è una questione di fondo: come si presenta la signoria di Dio (nella grandezza o nella piccolezza?), come si riconosce, si accoglie e si segue la signoria di Dio (facendosi grandi o facendosi piccoli? Dominando gli altri o mettendosi al servizio di tutti, a partire dai più piccoli?).
Per Gesù non si tratta solo di buon cuore e di belle maniere; per Gesù si tratta di riconoscere e rispettare la signoria del Padre, le sue scelte, i suoi criteri di chiamata. Bisognerebbe ricordare quel che è narrato nel capitolo XI del vangelo di Matteo:
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“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza… Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11, 25-26.28).
Alla luce di queste parole comprendiamo che per Gesù quel passivo “furono portati”, che compare all’inizio di questo brano evangelico di oggi, ha un sapore teologico: attraverso quelle persone è il Padre stesso che gli porta questi bambini.
Allora si capisce che Gesù scorge nella piccolezza, nell’insignificanza di questi bambini il valore primo della vita, il titolo primo di appartenenza al Regno di Dio, la condizione fondamentale di beatitudine: la povertà in spirito.
Ecco perché I bambini sono perfettamente in linea con questa logica: per i bambini ciò che conta più di tutto è l’amore dei genitori.
C’è una considerazione molto efficace di SAN GIOVANNI CRISOSTOMO in proposito:
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“Anche se gli si mostrasse una regina con il suo diadema, egli (il bambino) preferirebbe la sua mamma anche se fosse vestita di stracci”.
Gesù si mette dal lato dei piccoli, degli esclusi e assume la loro difesa.
È meraviglioso vedere ciò che la Bibbia dice su gli atteggiamenti di Gesù in difesa della vita dei piccoli e degli esclusi, che ci invita a:
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Ringraziare per il Regno presente nei piccoli. La gioia di Gesù è grande, quando vede che i bambini, i piccoli, capiscono le cose del Regno che lui annunciava alla gente. “Padre, io ti ringrazio!” (Mt 11,25-26) Gesù riconosce che i piccoli capiscono più dei dottori le cose del Regno!
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Difendere il diritto di gridare. Quando Gesù, entrando nel Tempio, rovescia i tavoli dei cambiavalute, furono i bambini a gridare: “Osanna al Figlio di Davide!” (Mt 21,15). Criticati dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, Gesù li difende e nella sua difesa invoca le Scritture (Mt 21,16).
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Identificarsi con i piccoli. Gesù abbraccia i piccoli e si identifica con loro. Chi accoglie un piccolo, accoglie Gesù (Mc 9, 37). “E ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).
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Accogliere e non scandalizzarsi. Una delle parole più dure di Gesù è contro coloro che sono causa di scandalo per i piccoli, cioè, che sono il motivo per cui i piccoli non credono più in Dio. Per questo, meglio sarebbe per loro legarsi al collo una pietra da molino ed essere gettati nell’abisso del mare (Lc 17,1-2; Mt 18,5-7). Gesù condanna il sistema, sia politico che religioso, che è motivo per cui i piccoli, la gente umile, perde la sua fede in Dio.
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Diventare come bambini. Gesù chiede ai suoi discepoli di diventare come bambini e di accettare il Regno come i bambini. Senza questo non è possibile entrare nel Regno (Lc 9,46-48). Indica che i bambini sono professori degli adulti. Ciò non era normale. Siamo abituati al contrario.
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Accogliere e toccare (il vangelo di oggi). Madri con figli che giungono vicino a Gesù per chiedere la benedizione. Gli apostoli reagiscono e le allontanano. Gesù corregge gli adulti ed accoglie le madri con i bambini. Tocca i bambini e li abbraccia. “Lasciate che i piccoli vengano a me, non glielo impedite!” (Mc 10,13-16; Mt 19,13-15). Nelle norme dell’epoca, sia le mamme che i figli piccoli, vivevano, praticamente, in uno stato di impurità legale. Gesù non si lascia trascinare da questo.
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Accogliere e curare. Sono molti i bambini ed i giovani che lui accoglie, cura e risuscita: la figlia di Giairo, di 12 anni (Mc 5,41-42), la figlia della donna Cananea (Mc 7,29-30), il figlio della vedova di Naim (Lc 7,14-15), il bambino epilettico (Mc 9,25-26), il figlio del Centurione (Lc 7,9-10), il figlio del funzionario pubblico (Gv. 4,50), il fanciullo con i cinque pani ed i due pesci (Gv. 6,9).
Fratelli e Sorelle, noi sappiamo bene che ci vuole un cuore da bambini per imparare a stupirci delle grandi cose che Dio ha compiuto in Maria e che continua a compiere in noi…
Se diventiamo bambini, se lasciamo emergere in noi la parte più autentica e spontanea della nostra anima, la capacità di sognare, di emozionarsi, di credere, possiamo tranquillamente avvicinarci a Gesù e, attraverso di lui, accedere a Dio.
Ci benedice il Signore, impone le sue mani su di noi, ci invita a possedere il Regno.
Proprio perché i bambini, come le vedove, come i poveri contemporanei a Gesù, fanno parte delle categorie deboli della società ebraica, gli invisibili ignorati da tutti ma ben presenti nel cuore di Dio.
Lasciamo emergere in noi il bambino che ci abita, che realizza il Regno intorno a sé, che sa individuare la presenza di Dio in ogni cosa.
Mi piace ricorrere al Il Magistero del compianto Papa BENEDETTO XVI, che nella sua meravigliosa Esortazione Apostolica “AFRICAE MUNUS”, ai nn. 67-68, in merito, scrive:
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“LA CHIESA È MADRE E NON SAPREBBE ABBANDONARLI, CHIUNQUE ESSI SIANO. È nostro compito proiettare su di essi la luce di Cristo, offrendo loro il suo amore affinché si sentano dire «…Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e ti amo» (Is 43,4).
Dio vuole la felicità ed il sorriso di ogni bambino e il suo favore è per lui «perché a chi è come loro infatti appartiene il Regno di Dio» (Mc 10,14).
Cristo Gesù ha sempre manifestato la sua preferenza nei confronti dei più piccoli (Mc 10,13-16).
Lo stesso Vangelo è permeato in profondità dalla verità sul bambino.
Che cosa significa infatti «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3)? Gesù non fa forse del bambino un modello, anche per gli adulti?
Nel bambino vi è qualche cosa che non dovrebbe mancare mai a chi vuole entrare nel Regno dei cieli.
Il cielo è promesso a tutti coloro che sono semplici come i fanciulli, a quanti, come essi, sono pieni di uno spirito di abbandono nella fiducia, puri e ricchi di bontà.
Essi soltanto possono trovare in Dio un Padre e diventare, grazie a Gesù, figli di Dio. Figli e figlie dei nostri genitori, Dio vuole che siamo tutti suoi figli adottivi PER GRAZIA!”
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!